domenica 8 dicembre 2013

E Siamo a Quattro


Dopo la prima una classica IPA, la seconda una American IPA e la terza scura Stout, siamo arrivati alla quarta una APA ricchissima di luppoli Australiani e Neozelandesi.

La ricetta iniziale come al solito è stata modificato in corso d'opera:

Uluru Australian Pale Ale ALL Grain BIAB


Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficenza :70 %
OG :1055
ABV :5.5 %
IBU :42.5
EBC : 14

Fermentabili
Maris Otter           3000 gr 46 %
Pils                      2500 gr 38 %
Biscuit                   400 gr 6 %
Barley, Flaked        300 gr 5 %
Crystal 150L          300 gr 5 %
Totale                 6500 gr

Luppoli
Galaxy               10 gr 60 min
Nelson Sauvin    10 gr 30 min
Pacifica              10 gr 30 min
Pacifica              10 gr 15 min
Nelson Sauvin    10 gr 15 min
Nelson Sauvin    10 gr 10 min
Pacifica              10 gr 10 min
Nelson Sauvin    10 gr 5 min
Pacifica              10 gr 5 min
Pacifica              25 gr 0 min
Nelson Sauvin    25 gr 0 min
Totale              150 gr 

Lieviti
2 SafAle US 05


Protein Rest 50°C 10 min.
Betamilasi 64°C 25 min.
Alfamilasi 70°C 35 min.
Mash Out 78°C 0 min.

Anche questa volta gli appassionati di foto romanzi, rimarranno delusi, visto l'unica foto nel momento di maggiore relax, la fine.
L'importante è stato aver preparato il materiale alla sera, la mattina è più facile iniziare.
Una premessa, sarà importante creare un planning dove scrivere bene in chiaro tutte le operazioni da compiere, perchè siamo ancora un pò sbandati, e un aiuto scritto da seguire ci può servire in quei momenti di appannamento.
Abbiamo avuto qualche problema all'inizio e successivamente con, prima la pompa che ha deciso di non funzionare e poi con il termometro che non voleva stare in posizione.
All'inizio tutto bene Andrea ha versato i soliti, ormai, 39 litri nella pentola, con padronanza, in un attimo. Poi abbiamo cominciato a mettere il fondo e la bag, tutto bene.
Ora di accendere la pompa, dopo aver collegato il tubo al rubinetto, e aver legato il termometro al tubo di uscita della pompa, la pompa non va.
"E aperto il rubinetto?" " Si ma non va" dico io "cavolo eppure lo pulita bene l'ultima volta" dico ancora. Andrea si accorge che la pompa non va perchè non gli arriva corrente. Il trasformatore è acceso, ma i fili sono scollegati.
Un lavoro importante da fare è creare un sistema definitivo per collegare la pompa, avere i fili attaccati con il nastro non è da noi.
Finito di ricollegarli tutto bene la pompa parte e insieme a lei anche l'acqua che comincia a girare. Spremo un paio di limoni e li butto dentro, per abbassare un pò il pH che come al solito alla fonte è di 7,7, la temperatura iniziale era 7 °C.
Siamo un pò in ritardo, la pompa ci ha rubato un pò di tempo e siamo indietro con la macinatura, dei grani.
Andrea pesa i grani e io mi attacco al mulino e cominciamo a macinare, intanto la temperatura sale.
Finiamo di macinare i 3 Kg. di Maris Otter e i 2,5 Kg di Pils con i 500 gr. di Biscuit e i 200 gr. di Crystal 150L, poco prima di raggiungere i 50 gradi, giusto il tempo di vuotarli e spegnere, i 300 gr. di fiocchi li mettiamo dopo in betamilasi a 64°C.
Io mescolo e la temperatura rimane costante, questa volta non ci facciamo fregare, siamo a 50°C e non si muove di un grado, per dieci minuti mescolo a 50°C anche la pompa gira.
C'è molta schiuma e il mosto è molto torbido, sembra lattiginoso. 
Dopo di 10 minuti di Protein rest riaccendiamo e misuriamo il pH 5,7 e già discreto anche se l'ottimo dovrebbe essere 5,3.
3 cc. di acido lattico.
Il pHmetro non funziona bene, stranamente, anche questa volta non da un valore fisso ma scende ogni secondo sembra un counter, non è normale per uno strumento di precisione, cmq negli strumenti, se si vuole qualcosa di sicuro bisogna spendere qualcosa in più, ne parleremo successivamente.
In 11 minuti siamo a 64°C, e qui comincia il problema del termometro, ci accorgiamo che il termometro si è slegato dal tubo della pompa e non riusciamo a sistemarlo, siamo nervosi.
Perdiamo un pò di tempo, e rischiamo di uscire fuori dai parametri della temperatura di betamilasi. Infatti quando riusciamo a sistemare il termometro, ci accorgiamo che la temperatura reale è 68°C, siamo decisamente fuori dai parametri che ci eravamo prefissati.
Non ci perdiamo d'amino e allunghiamo a 35 minuti il primo step e decidiamo di accorciare il secondo a 25 minuti, in tutto questo casino riusciamo anche a misurare il pH che è 5,5.
Dobbiamo migliorare il posizionamento del tubo di uscita della pompa e del termometro. Nonostante tutto riusciamo a tenere costante la temperatura intorno ai 66°C.
Passati i 35 minuti a 66°C accendiamo e in sei minuti arriviamo a 70°C.
Ci siamo chiesti, ma i minuti che passano tra un passaggio e l'altro, possono rientrare negli step? I 6 minuti che sono passati tra i 66°C e i 70°C a che processo fanno parte? A betamilasi o alfamilasi? Secondo le temperature, possono quindi rientrare nei processi, se gli betamilasi lasciano il passo a 68°C il tempo che è passato da 68°C a 70°C fanno già parte dell'alfamilasi, si può ridurre il tempo dello step togliendo dal tempo deciso il tempo necessario per salire a 70°C, la prossima cotta valuteremo anche questo.
Dopo i 25 minuti, finito lo step a 70°C decisamente molto più costanti degli altri, per questa tecnica di tenere sempre il fornellone sempre acceso e modulare l'intensità della fiamma, certo che questo comportata un continuo controllo della temperatura e della fiamma.
Test dello iodio OK alziamo la fiamma verso i 78°C.
Qui abbiamo notato che abbiamo perso troppo tempo nel tirare su la bag e strizzarla e abbiamo perso 17 minuti per concludere l'operazioni e la temperatura del mosto è scesa molto fino a 63°C, questo non va bene, la prossima cotta, una volta tirata su la bag dobbiamo riaccendere subito e non far scendere così tanto la temperatura.
Alla fine dell'operazioni, misuriamo i litri che sono 36 e la densità perboil 1,042. La densità risulta un pò bassa, secondo me, forse il protein rest doveva essere allungato di altri 5 minuti, non c'è stata un estrazione sufficiente, bisogna anche dire che c'è stato un pò di casino dovuto ai problemi del termometro, da evitare assolutamente al prossima volta.
Ci sono voluti 23 minuti per arrivare in bollitura.
In questi minuti in superficie, si è formata una crema densa dovuta alle proteine in eccesso, che è stata asportata meccanicamente con un colino.
Nel frattempo arriva la moglie con la polenta e funghi, sarà il nostro pranzo durante la fase di bollitura dei luppoli, che ci permette, in tranquillità di fare un abbuffata, tutto innaffiato da una buonissima birra fresca, una lager fatta ad alta fermentazione, diventata una golden ale con il kit della coopers con una modifica importante, l'aggiunta di biancospino in fiori e foglie che ha dato un sapore amaro particolare. Peccato l'eccessiva carbonazione, che la fa sembrare una spuma, ma la polenta e funghi è divina!
Le gittate sono moltissime e i luppoli selezionati sono tutti provenienti dall'Oceania, Australia e Nuova Zelanda.
Nella prima gittata dell'amaro abbiamo utilizzato 10 grammi di Galaxy veramente favoloso, è pungente l'aroma che sprigiona, poi dopo 30 minuti le successive gettate di 10 grammi di Nelson Sauvin e Pacifica ai 30 minuti, 15 minuti, 10 minuti 5 minuti e infine una mega gettata di 25 grammi per ciascuno a 0 minuti.
Intanto effettuiamo la reidratazione delle due buste di Safale US-05 come sempre, con acqua a 25°C e un pizzico di zucchero nei due bicchieri, mescolata energica per scioglierlo e per incamerare ossigeno.
Il raffreddamento è quasi immediato, la temperatura dell'acqua del rubinetto e intorno ai 3°C e in 10 minuti, la serpentina fa il suo lavoro e con Andrea che agitandola raffredda velocemente il mosto.
Estraiamo la serpentina ed effettuiamo il mulinello, sia per concentrare le farine al centro, ma anche per effettuare un ossigenazione per la iniziale moltiplicazione del lievito.
Purtroppo l'ambiente, nonostante l'accensione della stufa, non fa caldo per i nostri amici che "faranno la birra", infatti dopo 20 minuti non appare ancora la classica schiuma dell'avvenuta attivazione.
La temperatura del mosto è intorno ai 20°C e decidiamo di aprire il rubinetto per versare il mosto nel fermentatore, caduta a gravità che crea un gran schiuma.





 





Alla fine abbiamo 26 litri di mosto, ancora una energica mescolata e decidiamo, nonostante l'assenza di schiuma di inoculare il lievito, la "schiuma" la farà nel fermentatore.






Un bel primo piano del colore di questa meraviglia, leggermente ambrata.

Come al solito, visto che non siamo riusciti ad attivare la cella climatica, siamo costretti a fare il trasporto del fermentatore in casa, con la paura che si rompano le maniglie durante il breve tratto, sarebbe un disastro, mai pulito il mosto in terra????



Ora il fermentatore è li tranquillo con il livello nel gorgogliatore che prelude nella notte, ai primi vagiti, la temperatura è di 21°C.
Retiffico in corso d'opera, sta emettendo i suoi primi vagiti!!!

Il rammarico più grosso è che nel trambusto dell'intensa giornata, ci siamo dimenticati di assaggiare il mosto, e non abbiamo idea di una prima impressione della cotta, non vediamo l'ora del travaso per sentire come è venuta.

Alla fine è venuta così:

Uluru Australian Pale Ale ALL Grain BIAB



Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :26
Efficenza :74 %
OG :1056
ABV :5.6 %
IBU :40.5
EBC : 11

Fermentabili
Maris Otter       3000 gr 46 %
Pils                   2500 gr 38 %
Biscuit                500 gr 8 %
Barley, Flaked     300 gr 5 %
Crystal 150L       200 gr 3 %
Totale              6500 gr

Luppoli
Galaxy             10 gr 60 min
Pacifica            10 gr 30 min
Nelson Sauvin  10 gr 30 min
Pacifica            10 gr 15 min
Nelson Sauvin  10 gr 15 min
Pacifica            10 gr 10 min
Nelson Sauvin  10 gr 10 min
Pacifica            10 gr 5 min
Nelson Sauvin  10 gr 5 min
Pacifica            25 gr 0 min
Nelson Sauvin  25 gr 0 min
Totale            150 gr


Lieviti

2 SafAle US 05

Protein Rest 50°C 10 min.
Betamilasi 66°C 35 min.
Alfamilasi 70°C 25 min.

Mash Out 78°C 0 min.

Dovevamo fare una weizen e invece, alla fine abbiamo cambiato rotta, e abbiamo preferito questa meraviglia ricchissima di luppolo.
Adesso non Vi prometto il tipo che faremo, ma che ci sentiamo presto.
Una chicca per gli amanti delle etichette.




martedì 3 dicembre 2013

Imbottigliamento & Etichettatura IPA


Finalmente, dopo circa un mese dall'imbottigliamento, abbiamo etichettato le prime bottiglie di birra fatta con il metodo All Grain BIAB.
Di seguito abbiamo raccolto qualche foto della fase di imbottigliamento che si svolge, come la maggior parte delle lavorazioni della birra, con assoluto rispetto dell'igiene e della sanificazione di tutto ciò che va a contatto con la birra.
L'attività principale, dopo naturalmente, la sanificazione del fermentatore utilizzato per l'aggiunta dello zucchero per il priming dove viene travasato il mosto prima dell'imbottigliamento, che in questo caso, trattandosi di Indian Pale Ale prevede da 2,5 a 4,5 gr. di zucchero per litro di birra, noi abbiamo aggiunto 5 gr/lt, preferendo un birra più frizzante.

Lo zucchero viene versato dentro un pentolino con acqua in ebollizione e sciolto completamente. L'acqua viene fatta bollire per essere sicuri che sia sterile.
La soluzione così ottenuta, viene raffreddata e portata a temperatura del fermentatore, poi vuotata all'interno e si mescola delicatamente senza ossigenare. Bisogna ricordarsi, durante l'imbottigliamento di mescolare delicatamente ogni 5 - 6 bottiglie, perchè lo zucchero tende a stratificarsi e potrebbe succedere di avere bottiglie con più zucchero e altre meno.
Risulta, a mio parere, il metodo migliore.
Molti utilizzano anche il metodo di zuccherare bottiglia per bottiglia, prima di versarci la birra. Esistono misurini con dosi esatte, poi una volta versato e chiusa la bottiglia, viene agitata per scioglierlo.

Il priming, o carbonazione, serve per "gassare" naturalmente la birra, senza aggiunta di anidride carbonica, e viene ottenuta aggiungendo alla birra degli zuccheri fermentabili prima dell'imbottigliamento. Gli zuccheri possono essere ad esempio i classici zuccheri da cucina, o miele o anche estratto di malto secco, naturalmente la quantità di zucchero fementabile cambia, quello di riferimento e lo zucchero da cucina che vale 1, il miele vale 0,58, quindi fate le giuste proporzioni, di seguito una tabella comparativa:

brewing sugar destrosio
  
0,95
fruttosio

0,91
lattosio

0,08
malto chocolate

0,22
malto cristal

0,42
malto liquido

0,63
malto roasted

0,09
malto secco

0,77
miele

0,58
sciroppo d'acero

0,53
zucchero bianco

1,00
zucchero caramelizzato

0,42
zucchero di canna

0,77
zucchero grezzo

0,77


Come Vi dicevo la fase più importante dell'imbottigliamento è la preparazione e sanificazione delle bottiglie.
Le bottiglie normalmente vengono lavate bene con acqua calda e lasciate 24 ore con una soluzione di acqua e candeggina.
Poi vengono risciacquate e si può utilizzare la lavastoviglie, naturalmente senza detersivo, e si fa fare un ciclo per la sterilizzazione.
Poi vengono lasciate raffreddare e successivamente si lavano con una soluzione di 4 cucchiaini di bisolfito e acqua fredda. 
Vendono uno strumento manuale, sterilizzatore per bottiglie, che premendo sull'ugello a molla, un getto viene diretto all'interno della bottiglia lavandola completamente.



Sopra si vedere lo sterilizzatore con Andrea in procinto di versarci dentro la soluzione di bisolfito.
Qui di fianco, la bottiglia viene infilata e premendo viene lavata completamente all'interno.
Poi le bottiglie vengono messe a scolare, ma non risciacquate, e poi si procede all'imbottigliamento.
















Noi utilizziamo il tappatore a colonna con tappi corona personalizzati.
Una volta imbottigliate le bottiglie vanno tenute, almeno per una quindicina di giorni, a temperatura uguale a quella del fermentatore, per far ripartire la fermentazione in bottiglia.

Poi comincia il lavoro di etichettatura.
Inizialmente si cerca un nome da dare e poi si cerca un idea per fare un etichetta.



Questa è l'etichetta che ne è scaturita.
La birra veniva prodotta per “sopravvivere” all’estenuante viaggio dall’Inghilterra alle colonie inglesi in India. 
Così abbiamo pensato di inserire alcune immagini dell'India e naturalmente anche per il nome abbiamo scelto una regione dell'india.
Il Software utilizzato per creare quest'etichetta è GIMP, un software grafico gratuito, utilizzato per il fotoritocco ma non solo.
Lo potete trovare a questo indirizzo http://www.gimp.org/ è molto semplice, ma per essere utilizzato al meglio prevede un pò di pratica. Può essere utile visionare i molti video che ci sono in rete, per esempio su youtube.
Con lo stesso soft è stata creata anche l'etichetta posteriore e l'etichetta collare.






Ecco alla fine della giornata il risultato.





Prima dello spostamento in cantina ad una temperatura inferiore per la maturazione che durerà almeno 4-5 mesi, abbiamo azzardato l'assaggio di una bottiglia a circa un mese dall'imbottigliamento.
Sapevamo che in questo momento sarebbe stato un azzardo, la birra risulterà un pò "acerba", ma non resistevamo dall'assaggiare il nostro primo prodotto in All Grain.
Siamo rimasti stupiti di quanto sia già buona, si sente abbastanza la ricca luppolatura che comporta una birra amara, ma notevole l'aroma terroso e erbaceo classico dei luppoli inglesi.
Il sapore del malto, visto che oltre al classico Pale, sono stati utilizzati in stile, malti caramellati come il Crystal, risulta biscottato e caramellato.
Alla fine comunque è una birra secca, molto secca, dovuta al fatto che lo step in betamilasi ha creato moltissimo maltosio, zucchero estremamente fermentabile, diventando una birra con un tasso alcolico importante.




sabato 30 novembre 2013

La Nostra Cantina.

Ciao a Tutti, siamo qui finalmente a raccontare questa storia infinita.
La nostra Cantina.
Abbiamo avuto problemi con la cantina da subito, anche se non c'è ne siamo accorti subito, ma già dopo un pochi mesi, dopo aver buttato via, perchè pieni di muffa, scarpe e libri, suppeletti vari, particolarmente sensibili agli ambienti umidi. 
C'è ne siamo accorti perché capitava spesso, soprattutto quando faceva molto freddo, di vedere il vetro del lucernario, colare di acqua, e non c'era verso di lasciare niente di utile a parte qualche pala, persino i manici di legno marcivano.
Non parliamo dei muri con un umidità di risalita notevole con buchi nell'intonaco, e il pavimento di cemento sempre umido se non bagnato, con a volte pozze.
Abbiamo chiesto agli altri inquilini, e ci hanno confermato il tutto, dicendoci che c'è una falda che passa sotto alla casa, e che è capitato anche una volta che le cantine si fossero allagate.
L'anno scorso, il nostro vicino a completamento raso al suolo e rifatto il garage e abbiamo notato che l'impresa di costruzione, ha rifatto il fondo scavando in profondità e utilizzando i famosi "vespai areati" o come vengono comunemente chiamati iglù.
Sono stato folgorato da un idea pazzesca, una delle tante!
E se lo facessimo anche noi?
Nello stesso giorno in poche ore, per mi conosce lo sa che la pazienza e le riflessioni non fanno parte della mia vita, piuttosto mi fanno compagnia le ossessioni, mi sono messo in contatto con il mio muratore di fiducia e con la ditta che aveva fatto i lavori al vicino per avere un preventivo. Dopo qualche giorno sono andato a prendere i preventivi, e all'apertura delle buste mi sono sentito male.
"Non è possibile, non si può spendere tanti soldi così per fare questo lavoro e se c'è lo facessimo noi?" gli dico ad Andrea, che con entusiasmo "dai così facciamo la micro birreria".
Così ignari dell'immensa impresa che stavano per cominciare, ho iniziato a girare i rivenditori di materiali edili e una volta scelto il più conveniente, ho parlato con il muratore chiedendo se ci poteva dare qualche consiglio e se avessimo avuto bisogno, se era disponibile a venire a farci vedere. Nessun problema, una grande persona che ci ha dato un grande supporto e una grossa mano, per pochi soldi, ma un bel rifornimento a vita, di birra!!!
E così verso febbraio abbiamo cominciato con i lavori.


Andrea si è subito dato da fare cominciando a togliere scaffali, muretti, tavole, quasi del tutto marcio e fradicio.
Qui potete vedere, una volta tolti i muretti che ospitavano alcune tavole che facevano da scaffali, completamente marci e con una strato di muffa arcaica, che parevano alberi. 
Come potete vedere, l'umidità è arrivata fino al soffitto e l'inquilino di sopra a dovuto fare alcune iniezioni di schiuma 
poliuretano  per fermare l'umidità che si era passata in casa, questa ha bloccato l'umidità nella cantina cominciando ad intaccare l'intonaco, spaccandolo e facendo penetrare la muffa all'interno del muro.
Impossibile risolvere la cosa, non sarebbe servito mettere dei panelli ci carton gesso, dopo poco tempo sarebbe rifiorito tutto, ma soprattutto non avremmo risolto l'infiltrazione di acqua. L'unica cosa da fare sarebbe stato spostare le fondamenta, infilare uno o più strati sotto, di materiale impermeabile e poi rimettere le fondamenta. Eh!??!! 
Certo non si può fare. 
Allora... bisognava creare una bolla separata da tutto!!! Facile da dire ma estremamente faticoso da creare, come al solito tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Prima lavoro da fare, togliere tutto lo strato di cemento che ricopre il pavimento.

 Inizialmente abbiamo cominciato con la mazzetta (abbiamo iniziato completamente ignari della attrezzatura fosse necessaria, certo che se avessimo saputo cosa ci aspettava non so se l'avremmo fatto) pensando che lo strato di cemento, magrone, fosse più sottile.
Il fatto è che, si che c'era uno strato sottile di qualche centimetro di cemento puro, che però posava su uno strato di cemento, calce e pietrine di fiume, duro ma duro che sembrava cemento armato.
Così piano piano ci siamo resi conto che rompere lo strato ci sarebbe servito un martello pneumatico.
Non pensavo fosse così difficile e stancante tenere un martello pneumatico, dopo pochi minuti ero distrutto, per fortuna Andrea ha fatto il lavoro, facendosi un notevole bip!
Qui potete vedere il particolare del martello conficcato nello strato, e potete vedere la composizione a strati del pavimento.
Questa foto mette bene in risalto che dopo una decina di centimetri di cemento-cemento calce e pietrine- e pietre piccole e pietre grandi, c'è uno strato di terra argillosa compatta come pietra.
Il martello è inutilizzabile ,
rimane piantato nella argilla, l'unico molto è il picco. Qui le bolle nelle mani la fanno da padrone, e son dolori e cerotti. 
Se fosse stata tutta argilla sarebbe stato faticosa si ma, niente in confronto a quello che ci sarebbe aspettato, pietre ovunque e sono manici che saltano e mani che sanguinano.

Si continua a scendere, ma tutto il materiale di risulta dove?
Lo abbiamo fatto passare dalla finestrella, da dentro, al livello strada e poi nel furgone.
Si scava in continuazione obbiettivo 50 cm. sotto il livello originale.

E più si scende, e più ci sono pietre grosse, un fondo perfetto fatto negli   anni 50.

Peccato che fosse per più di trequarti, soprattutto le zone verso i muri perimetrali, molto umide e ricche di acqua.







Questo è uno dei massi che abbiamo trovato, forse il più grosso, nonostante tutti gli sforzi per sollevarlo, per farlo passare dal finestrino, che tra l'altro si trovava, man mano che scendevamo, sempre più in alto, abbiamo dovuto lasciare nella cantina.







 
Alla fine diventerà il testimone dell'impresa.













Finalmente arrivati a ground zero, 55 centrimetri sotto il livello originale del pavimento, peccato che la foto evidenzi solo un angolino sotto la porta, il resto era ancora da fare!











Piano piano giorno dopo giorno siamo andati avanti.
Una fatica che alla fine abbiamo pagato caro, è stata quasi la spesa più grande, lo smaltimento di pietre e terra.
Ad un certo punto ci siamo stancati di fare fatica a caricare un furgone  e poi ancora pagare per rovesciarlo in una cava dove veniva triturato e mescolato con altre pietre per essere puoi rivenduto ad altri.
Gli ultimi 10 quintali sono finiti nel orto, anche se questo a causato un notevole indurimento del terreno, modificando la capacità di filtrazione dello stesso, rendendolo molto più argilloso e impermeabile.


Ecco qui il masso che ci farà da macchina del tempo, visto che abbiamo fatto una buca e c'è lo abbiamo messo dentro sotterrando vicino anche una scatola con la nostra foto, con qualche oggetto, e una lettera per i posteri che troveranno questi oggetti, una piccola navicella nel futuro.



Successivamente siamo passati alla pulizia delle pareti, raschiamo bene tutto e cercando di livellare al meglio il terreno.





Particolare del dislivello e dell'altezza della finestra

  





Il muro completamente scrostato a nord







Il muro completamente scrostato a est





Qui si può vedere bene il livello che ha raggiunto l'umidità di risalita, praticamente aveva intaccato l'intera parete fino al soffitto. 








Il lavoro più lungo e stancante era stato fatto, ma era stato il lavoro che ci siamo fatti completamente da soli, spendendo relativamente pochi soldi visto che avevamo solo speso per smaltire.
Così ho cominciato ad acquistare la ghiaia, un pozzetto, per convogliare le eventuali acque che sarebbero venute dal suolo, e che sarebbe servito in un secondo tempo come pozzetto per la punta per la messa a terra dell'impianto elettrico.


Qui si comincia a fare sul serio.
Con calma abbiamo steso un paio di mq di ghiaia bella grossa, da creare un cuscinetto tra il cemento del basamento e l'argilla sottostante. Non è stato difficile e non era obbligatorio avere un piano in bolla, abbiamo solo cercato di renderlo il più piano possibile.
Poi ci siamo fatti prestare la betoniera dal nostro amico muratore e abbiamo fatto l'impasto da stendere sopra la ghaia.
L'impasto non andava troppo solido e se non ricordo male la proporzione che abbiamo fatto con un sacco di cemento da 25 Kg / 75 kg. di sabbia, proporzione 1/3.
L'acqua aggiunta è stata di circa due secchi d'acqua da 10 litri, ma li bisogna dosare secondo la necessità, per avere, in questo caso, un consistenza morbida ma non liquida.


Qui potete vedere come abbiamo applicato il cemento, creando due strisce laterali parallele di cemento e poi riempiendo lo spazio tra loro, il tutto cercando di tenere il piano prima sulle strisce, posizionando una livella lunga.

Il lavoro finito. Come vedete non è perfettamente liscio, ma in questo momento non è importante, questo sarà il basamento degli iglù.
Ci è voluto molto per asciugare, anche se lo strato non superava i 5-6 cm e rimasto umido per 10 giorni,

anche se in superficie era asciutto il giorno dopo, si vedeva dalla colorazione, che all'interno era ancora umido.

Poi abbiamo acquistato gli iglù, che visto l'altezza che avevamo da ricoprire abbiamo optato per quelli alti 25 cm. Qui li vediamo presentati sul basamento per vedere se quelli che avevamo preso erano sufficienti.
Gli iglù poi sono stati montati, sono molto semplici da inserire uno dentro l'altro, lateralmente, l'unica cosa è rispettare il verso, ci sono comunque delle frecce da seguire.


E' stato lasciato uno spazio tra il vecchio muro e il bordo degli iglù, questo sarà l'intercapedine, che eviterà di avere il nuovo muro a contatto con quello vecchio.


A sinistra il lato verso il muro più impregnato, dove sono stati lasciati 12 cm. mentre a destra il lato del finestrino, 10 cm., i due muri esterni, mentre di lato lo spazio minimo per il muro interno, 4 cm. che confina con la cantina accanto.










Vista della zona del pozzetto, dove sono stati tagliati tutto intorno.


Il lavoro non è stato complicato, anche se deve essere eseguito con calma e assicurarsi che gli iglù siano incastrati alla perfezione.
Le difficoltà maggiori sono state, quelle legate agli iglù tagliati che non aventi più le quattro gambe di appoggio sono stati necessari l'inserimento di blocchetti di gasbeton per consentire un appoggio solido agli iglù, che non ci dimentichiamo dovranno sostenere tutta la struttura sovrastante.
Una volta terminato la sistemazione degli iglù, è stata creata l'armatura tutto intorno al perimetro degli iglù, dove all'interno sarà gettato il cemento che diventerà la base del nuovo pavimento, lasciando tutto intorno uno spazio vuoto che permetterà la circolazione d'aria sotto al pavimento.
Una volta terminata la sistemazione dell'armatura è stata stesa una rete elettrosaldata sopra, per permettere un ulteriore robustezza del pavimento e così legare ancora più saldamente gli iglù tra loro.



Nella foto sopra si può vedere anche la sistemazione di un paio di guaine, una di scorta, che verrà utilizzato per portare la corrente nella zona che sarà dedicata al banco bar. Naturalmente, la rete è legata tra i vari pezzi, per aumentare la resistenza e che durante la gettata di cemento non si possa spostare.



  


Il cemento posato, prima di tutto negli spazi creati dagli iglù, così che il cemento che verrà posato sopra, possa avere un maggior numero di punti di aggancio.




Andrea durante la fase di riempimento






Con cura ed entusiasmo a seguire tutti i profili e i bordi





La fatica e lo stress si cominciamo a farsi sentire, non è tanto la fatica, che c'è ma si supera, ma l'insicurezza di fare il lavoro bene.










                                                                                                                                La cura dei particolari.
E' importante in questa fase evitare di formare delle cunette, che vanno spianate.


                                                     Lavoro terminato


























In attesa che lo strato di 10 cm di cemento asciugasse molto bene, fondamentale per stendere il massetto per le piastrelle, sono stati posate le guaine dell'impianto elettrico che passano nell'intercapedine tra i due muri. Qualche immagine.









I punti più critici sono quelli dove le guaine escono dal pavimento e non essendoci altra possibilità devono entrare nel gasbeton del futuro muro interno. Particolare qui sotto.

     




Successivamente abbiamo cominciato la costruzione del muro interno.
Qui abbiamo chiesto aiuto al nostro amico muratore che ci ha messo a disposizione le stanghe molleggiate da mettere nei quattro angoli per poi tendere le lenze da seguire per l'esecuzione dei muri.
Certo non è stato facile, e se devo essere sincero il muro più lungo non è proprio venuto dritto, ma a vista non si percepisce.
E venuto comunque un lavoro quasi perfetto.

Qui le foto in sequenza della costruzione del muro interno.










Una nota estremamente importante, esternamente, nei muri a nord e a est, sono stati effettuati due fori larghi 10 cm. che permettono la comunicazione dell'aria all'interno dell'intercapedine, tra l'esterno e l'aria presente negli iglù, creando così una corrente d'aria, che permette di mantenere la bolla asciutta, separando completamente i muri esterni, con la cantina all'interno.
Alla fine ci sono stati un paio di lavori più difficili.
La zona più difficile in assoluto è stato senz'altro il lavoro eseguito intorno al finestrino, per creare dei blocchi tagliati su misura ed inoltre anche inclinati per far proseguire l'inclinazione che aveva il muro esterno. Il lavoro si è rivelato estremamente complesso tanto che è stato rifatto un paio di volte.
Inoltre è stato inserito un nuovo piano di marmo che doveva, anch'esso, mantenere la vecchia inclinazione.


Inoltre il muro una volta arrivato al soffitto, non permetteva di inserire un blocco interno anzi è rimasto uno spazio di 6 cm, che a richiesto la pazienza del taglio di tutto il perimetro di blocchetti di gasbeton, alti 5 cm, per poterli inserire, perchè se fossero stati di misura non sarei riuscito ad infilarli.



Il modo più semplice, che permette di avere anche una mobilità del muro, che con il tempo avrà degli movimenti naturali, è stato l'utilizzo di schiuma espansa che poi è stata tagliata quella in eccesso.







Il tutto è stato lasciato asciugare per 15 giorni per avere anche la conferma che eventuali assestamenti del gasbeton si potessero assestare.
Nel frattempo è stato sistemato tutto l'impianto elettrico con il passaggio dei cavi e la sistemazione di prese ed interruttori e dei punti luce.
Tutto è andato bene, la schiuma a permesso di avere una certa libertà per il muro che si è assestato senza creare crepe.
Dopo i 15 giorni è stato preparato il massetto per la posa delle piastrelle.
Qui il lavoro è stato affidato al nostro amico professionista, perchè fare un piano per le piastrelle non è un lavoro semplice, e se non è eseguito alla perfezione si rischia poi di dover rompere tutto per essere rifatto.
Avete mai visto piastrelle che si staccano dopo poco tempo? Questo è causato dalla non permetta preparazione del massetto che non ha permesso un perfetto appoggio di tutta la piastrella.








Il lavoro terminato, perfettamente piano e liscio.
Il tutto è stato nuovamente fatto asciugare molto bene, anche grazie alle temperature estive.
I primi giorni è stato leggermente bagnato tutti i gironi per evitare che si seccasse troppo velocemente e si potessero creare crepe.

Nell'attesa della sistemazione delle piastrelle sono stati eseguiti i classici lavori di rifinitura, come la tinteggiatura del soffitto e di una parte dei muri, dove è stato fondamentale l'aiuto della moglie, che esegue sempre lavori precisi e splendidi.
Successivamente sono stati sistemati, tramite tasselli speciali per gasbeton, listelli di abete precedentemente impregnati dove saranno inchiodate le perline da 1 cm.  





















I listelli sono stati messi sfalsati per favorire il passaggio dell'aria dietro alle perline.




Una volta tutto pronto, le piastrelle sono state applicate dal nostro amico muratore, il lavoro è venuto davvero bene, alla fine stentavo a riconoscere la cantina, anche se naturalmente lo spazio interno è stato diminuito.












Alcuni giorni dopo è stato applicato lo stucco tra le fessure, di colore grigio nel tentativo di simulare la posa di piastrelline di cotto.












Favoloso!




Ultimo grosso lavoro, la sistemazione delle perline per tutto il perimetro, ma lasciando una striscia in alto, per poi dipingere un motivo di foglie frutti di luppolo.








Le perline sono state prima impregnate con un impregnante all'acqua incolore, per creare con il tempo quella colorazione bruna naturale del legno quando invecchia. 




Deliziose anche le cornicette create intorno a interruttori, prese e al quadro.









Inoltre è stata posata una cornicetta sopra e sotto le perline e le angoliere.
L'impresa era quasi terminata, mancava il dipinto sul soffitto e intorno.
Una carrellata di foto.

                                                               






                                                        
 Ho cominciato con tracciare le linee        che rappresentato gli ipotetici rami          rampicanti del luppolo

                                                               
 Poi con degli stencil sono stati creati foglie frutti












Particolare del frutto che è uno dei protagonisti nella fabbricazione della birra.









Dopo circa sei mesi siamo riusciti a creare qualcosa di grande, quasi da soli e con un notevole risparmio. Alla fine stentiamo a riconoscere questa cantina, che di fatto è diventata una nuova stanza, dove abbiamo trasformato un luogo umido e malsano in una stanza confortevole e sana.
Ma la storia non finisce qui.
Ora c'è da costruire l'interno di questa splendida scatola e siamo, dopo quasi un anno in dirittura d'arrivo. 
Ma questa è un'altra storia che Vi racconterò quando conclusa .... tra non molto.
A presto.




















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