sabato 22 marzo 2014

Imbottigliamento Blanche Rosaura

Ciao a Tutti, in attesa domani di brassare la replay della American IPA, oggi ci siamo dedicati all'imbottigliamento della Blanche.
Come sempre abbiamo iniziato il giorno prima con la sterilizzazione delle bottiglie, utilizzando la lavastoviglie con programma ad alta temperatura, e naturalmente, senza utilizzo di detersivi.


Una volta terminata la fase di sterilizzazione, le bottiglie vengono lasciate raffreddare all'interno della lavastoviglie e solo successivamente posizionate sullo scolabottiglie, in attesa di essere sanificate con il bisolfito di potassio.


Stamattina, la giornata è iniziata presto con la sanificazione di tutti i materiali necessari al travaso, Andrea è l'addetto che normalmente si occupa di questo passaggio molto delicato.


Intanto io preparo lo zucchero per il priming. Eravamo indecisi se fare 6 o 7 grammi litro, alla fine abbiamo optato per 6,5 gr./lt che rientra perfettamente nello stile della belga bianca. Così con l'aiuto della nostra fedele bilancia elettronica, abbiamo pesato i 160 grammi di zucchero bianco da cucina. 


Nel frattempo ho preparato un pentolino con 300 ml di acqua e messo sul fuoco a bollire. Giunto a ebollizione ho versato lo zucchero, mescolato bene e lasciato bollire per qualche minuto, per caramellare leggermente lo zucchero.
Per aiutare Andrea, ho  iniziato a sanificare le bottiglie con il cosiddetto avvinatore, dove viene versata la soluzione di bisolfito, in dose di 4 cucchiaini rasi in un litro di acqua.


Una volta sanificato il fermentatore per l'imbottigliamento, si comincia a travasare la birra dal secondo fermentatore al terzo. L'operazione viene effettuata per evitare di ritrovarsi a miscelare lo zucchero del priming, con il fondo di lievito e finire per riportarlo all'interno della birra intorbidendola, anche se comunque con questa blanche di lievito sul fondo c'e ne era ben poco visto che parecchio era in sospensione, caratteristica della birra bianca chiamata proprio così per la sua torbicità dovuta al lievito.


La birra nonostante le foto che non rendano giustizia, è di un bel colore biancastro, tendente leggermente al giallo paglierino. Al travaso era molto forte l'odore zolforoso classico di questo lievito S-33 della fermentis, utilizzato per birre bianche e trappiste belghe. Odore che tende a scomparire con la maturazione della birra.
In mezzo a tutte queste operazioni si trova il tempo anche per sanificare  tappi, sia quelli a corona che i meccanici.


Il tempo corre veloce e Andrea è impaziente di terminare, e così si occupa del raffreddamento dello zucchero. Nella foto si può ancora vedere i postumi dell'infortunio alla mano, e non contento proprio ieri ha pensato bene di rifarsi male alla stessa mano.


Mentre Andrea raffredda, io prelevo un campione di birra per verificare la densità finale, che non si è mossa da  due giorni, 1014. Importante per imbottigliare è che la densità rimanga uguale per almeno due giorni. Anche se  non ha raggiunto i 1013 della ricetta, decidiamo di imbottigliare lo stesso, al massimo potrà essere leggermente più gasata. Finito di raffreddare, si passa al versamento della soluzione, acqua e zucchero, all'interno del fermentatore e mescolando molto delicatamente, per evitare di ossigenare la birra.


Quindi si passa all'imbottigliamento vero e proprio. 


La posizione non è delle migliori, ma efficace. Importantissimo mescolare bene ogni 5 - 6 bottiglie per evitare che lo zucchero si stratifichi, che può causare bottiglie super gasate e altre completamente lisce. Una cosa che ci era stato chiesto in un articolo precedente, era dove appoggiavamo il mestolo tra una mescolata e l'altra.


Ecco quà, una volta finito di mescolare, di solito mescolo contando fino a trenta, appoggio il mestolo e sopra ci metto il coperchio e continuo a riempire le bottiglie.


Qui potete vedere come facciamo, prendiamo le bottiglie che servono ogni volta, con le 33 cl ne riempiamo 6  e dopo averle riempite, mescolo e Andrea le prende e le tappa.


Normalmente riempio la bottiglia fino a quando sta quasi per fuoriuscire, una volta sollevata l'asta rimangono un paio di centimetri, non lasciate tanto spazio tra il tappo e la birra, va bene anche un pò più basso, diciamo che 4 centimetri sono il limite minimo.
Questa volta finito l'imbottigliamento abbiamo raccolto il lievito per preparare una pasta di riporto per la prossima pizza.


Come vedete il lievito presente sul fondo non era per niente compatto e sono bastati i pochi millilitri di birra rimasta imbottigliata, per renderlo completamente liquido.
Successivamente è bastato unire un paio di etti di farina 00 per creare un panetto.


Nel giro di pochi minuti il panetto è stato lasciato lievitare, naturalmente durante la giornata, il panetto è stato, ogni due tre ore rimpastato, unendo altra farina per fargli prendere forza.


Stanotte sarà lasciato lievitare a temperatura ambiente, possibilmente fresca intorno ai 18°C, poi domani sarà messo in un contenitore ermetico e infilato in frigo. Mercoledì o giovedì, il panetto sarà "rinfrescato", con un cucchiaio di acqua e un pò di farina, fatto nuovamente lievitare e il giorno successivo rinfilato nel frigo, sabato sera potrà essere utilizzato insieme a farina fresca e gli altri ingredienti per creare l'impasto della pizza. Sarà fatto lievitare tutta la notte al fresco, per poi fare le pizze a mezzogiorno. Pizza a mezzogiorno e una buona birra, combinazione perfetta!!!
Ma intanto alla fine rimane solo da pulire!!!   


E siccome non mi fido di nessuno, mi pulisco tutto io.

lunedì 17 marzo 2014

Travaso della Blanche Rosaura

Ciao A Tutti, ieri siamo riusciti a travasare la Blanche, nessun problema tutto è andato bene, semplice e liscio. Per questo travaso, abbiamo deciso di non incrementare l'aroma eccessivo già del luppolo, quindi niente DH.
Andrea ha cominciato a sanificare tutto con il solito bisolfito in proporzione di 3 cucchiaini in 1 litro di acqua.
Intanto io ho prelevato un campione di mosto per verificare la densità, visto che ero un pò in apprensione per la breve fase di fermentazione tumultuosa, durante solo dieci ore. Invece siamo stati felicemente sorpresi per la notevole attenuazione che già presentava, dopo una settimana, 1016 e visto che da ricetta dovrebbe raggiungere 1013, direi che siamo già a buon punto, e se non dovesse scendere direi che può andare bene.


Il colore è di un giallo fosforescente, non abbiamo mai avuto una colorazione così. A luci spente e molto più bianca opalescente, alla luce dei led risulta molto più gialla.


Abbiamo posizionato il fermentatore ricevente al di sotto del livello di quello pieno e abbiamo unito i due fermentatori con un tubo crystal alimentare.


Qui sotto potete vedere bene il colore durante il travaso, sempre però colpito dalle luci, che sfalsano un pò il colore e anche la foto eseguita con lo smartphone non è proprio fedele, ma Vi da un idea.


Il fermentatore vuoto presenta un fondo molto fluido e non eccessivo, di solito si depositano fino a due litri di lieviti esausti, farine e proteine, invece questa volta ci sarà stato un litro scarso, e dal colore opalescente si capisce che molto lievito sta ancora girando per il mosto, d'altronde la birra è definita bianca anche per il lievito che rimane in sospensione.


Come potete vedere in alto, nella zona di fermentazione delle birre ad alta fermentazione, sul bordo c'è una crosta dura della schiuma che si è formata durante le prime fasi della fermentazione, una parte anche galleggiava sulla superficie della birra.


Prima di vuotare la provetta del densimetro è d'obbligo l'assaggio, e la misura della densità e anche una scusa per verificare come procedono i lieviti nella preparazione del nostro nettare prelibato.


Prima di tutto è visibile la torbidità della birra che lontano dalla luce risulta molto più bianca di quanto non sembri sotto le luci. L'aroma che sale nel naso, purtroppo, è sbilanciato verso il Citra che domina l'acido classico del grano e del lievito. All'assaggio è immediato il sapore ancora grezzo del malto, e l'acidulo classico del grano, ma si sente troppo l'amaro del luppolo. Lo sbaglio è stato il mio, in fase di bollitura ho aumentato le dosi, perchè ci ritroviamo circa 400 grammi di luppoli vari che scadono questo mese, e per evitare di buttarli, pensavo che fosse giusto metterne un pò di più, ma così ho perso di vista cosa stavo facendo, e forse è meglio buttare qualche grammo di luppolo, piuttosto che snaturare un bel pò di birra.
Il retrogusto è persistente, l'agrumato delle spezie si percepisce come l'acidulo che risale nel naso. In complesso, sono un pò rammaricato per questo eccessivo gusto  di luppolo che non c'entra proprio con la Blanche, come diceva in un commento del post precedente Joseph, ma siamo convinti che con il tempo, possa scendere un  pochino la concentrazione dell'aroma del luppolo e migliorarsi.
Adesso a poche ore dal travaso è ripartita la fase di fermentazione tumultuosa, con gorgoglii intensi e continui, forse dovuti, alla leggera ossigenazione causata dal movimento del mosto durante il travaso. Ancora adesso a 20 ore dal travaso qualche gorgoglio si sente.
Ora non rimane che attendere un'altra settimana, per poi imbottigliare. Dobbiamo comunque stare attenti alla densità, e imbottigliare quando, oltre al livello raggiunto alla densità anche dal suo valore costante per almeno due giorni consecutivi.
Poi vedremo se riusciremo ad imbottigliare sabato, domenica ci aspetta una nuova cotta, questa volta un replay, una American IPA super luppolata, per poter utilizzare il più possibile questi luppoli in scadenza.
Per la cotta seguiremo la ricetta della prima American IPA che abbiamo fatto a Novembre con alcune modifiche riguardanti soprattutto il tempo e  le fasi di mash, più che gli ingredienti.
A presto.


venerdì 14 marzo 2014

Chinook, Willamette e Columbus da fare crescere.

Ciao a Tutti, da qualche mese ci frullava in testa la possibilità di coltivare da se il luppolo da utilizzare nelle nostre birre. L'impresa non è semplice, più che altro, visto il volume di birre che facciamo, il quantitativo di luppolo fresco da produrre, è impegnativo.
Inizialmente pensavamo di utilizzare luppolo selvatico dele nostre zone. Così l'anno scorso ero andato, purtoppo da solo, Andrea era ancora giù in riviera fare il bagnino, alla ricerca di zone con luppoli selvatici idonei all'utilizzo. Purtroppo, nonostante l'impegno profuso, oltre a non essere in grado di capire quando raccogliere e come conservare, le varietà selvatiche presenti nei paraggi di Pallare sono tante e tutte diverse, e alla fine ne ho raccolte alcune senza però utilizzarle.
Ci sono varietà più piccole rotonde e altre più grandi con coni allungati, non ho foto ma Vi prometto che quest'anno mi darò da fare per tirare giù una serie di foto per classificare qualche varietà. C'è anche l'intenzione di incontrare Flibus Mastro Birraio e proprietario del Birrificio Scarampola, di Millesimo, per parlare con lui, del suo progetto ormai decollato di "Birra a km.0" con l'utilizzo di luppoli autoctoni, che ha detta sua assomigliamo molto a quelli inglesi.
Entusiasti di poter applicare sul campo le nostre esperienze e sperimentazioni, abbiamo ordinato tre varietà americane, robuste e semplici da coltivare, per prendere un pò di confidenza con le piante di luppolo, capire le esigenze e comprendere lo sviluppo sia radicale e della zona aerea, e capire bene l'esposizione solare, insomma saranno le piante guida per capire come coltivare questa splendida  e profumatissima pianta, parente della proibita canapa indica o cannabis.
Così oggi sono arrivati i rizomi.


I rizomi sono arrivati confezionati separatamente, in buste di plastica, leggermente inumiditi e con molti germogli già attivi. 


Devo dire che i rizomi della varietà Columbus erano quelli più belli, sia per dimensione dei due rizomi, sia per le radici già presenti e per l'abbondante presenti di germogli.
Buoni anche i rizomi del Willamette, in particolare uno molto robusto, mentre per il Chinook, che risulta un luppolo veramente forte e con poche pretese, dalla grande produzione già dai primi anni, i rizomi non erano molto belli, addirittura uno era semplicemente un pezzo di ramo secco con un paio di piccoli germogli, ma con nessun evidente rizoma collegato.
Inizialmente volevamo piantali in terra, ma la zona che avevamo deciso di utilizzare per la propagazione dei luppoli, non era ancora pronta, il muro che doveva ospitare un reticolo di cavi su cui far aggrappare le piante necessitava ancora di lavori. E così abbiamo deciso di farli dimorare, per quest'anno, in vaso, in attesa di portare a termine i lavori. C'è anche l'eventualità di trovare un terreno adatto alla coltivazione ed eventualmente cominciare tra un paio d'anni una più seria coltivazione. Purtroppo finora sono stati trovati terreni non serviti da acqua e quindi estremamente scomodi e in un terreno poco sciolto e non adatto alla coltivazione. Speriamo di trovare zone con percentuali più alte di sabbia nel terreno e magari servite da pozzo. Se questo dovesse succedere si può avviare anche una selezione di luppoli nostrani, con l'aiuto di Flibus, per capire come procedere.
Così insieme ad Andrea, con estrema calma, abbiamo preparato i vasi, la terra e il drenaggio per poter procedere con l'impianto.


Questo è il rizoma più bello appartenente alla varietà Willamette.


La foto non rende, ma si può vedere la parte di rizoma parzialmente coperto dal terriccio e un enorme radice, e tutti i germogli, già molto attivi con addirittura già qualche foglia pronta ad aprirsi.


Qui i vasi appena sistemati a mezz'ombra in attesa che i germogli possano dare inizio ad una crescita vigorosa, che per quest'anno si dovranno accontentare della staccionata da condividere con un parte del kiwi vicino. Cmq il primo anno, lo sviluppo aereo dovrebbe essere modesto, complice anche il fatto che sono in vaso e non posso affondare le radici nel terreno, e dovranno accontentarsi di questo misero spazio chiuso.


Particolare del Chinook con alcuni germogli che escono dal terreno.
Ora non ci resta che attendere la crescita delle piante e poter osservare bene le esigenze per cominciare a capire e farsi quell'esperienza necessaria per poter iniziare a creare una coltivazione, perchè la prima cosa e farle vivere e poi farle sviluppare. Poi penseremo ai fiori e a aumentare la fioritura e solo alla fine l'esperienza per capire quando raccogliere e come conservare.
In attesa che tutti questi propositi si possano avverare, pensiamo a domani, a travasare la nostra silente signora bianca, sperando che abbia già fatto molto del suo lavoro, ma questa ve la raccontiamo domenica.
A presto con il travaso della Blanche e l'infuso di spezie come Dry Hopping.



lunedì 10 marzo 2014

Una Italianissima Witbier Belga, una Blanche da nome Rosaura

Ciao A tutti, finalmente siamo riusciti a brassare questa Blanche, che tanto ci ha fatto sospirare, anche se comunque le cose sin dall'inizio, non sono andate come dovevano.

Ricetta
Rosaura Blanche ALL Grain BIAB


Minuti ammostamento :120
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficienza :72 %
OG :1052
ABV :5.2 %
Plato :12.9
IBU :33.4
BU/GU :0.64
EBC : 3

Fermentabili
Pilsner 3400 gr 49 %
Frumento non maltato (grano) 2800 gr 41 %
Fiocchi di Avena 400 gr 6 %
Fiocchi di Orzo 300 gr 4 %

Luppoli
Citra (AA 12.5) 25 gr 60 min
Hallertauer Hersbrucker (AA 2.2) 20 gr 30 min
Coriandolo (AA 0) 20 gr 15 min
Buccia di Arancia (AA 0) 33 gr 15 min
Saaz (AA 4) 15 gr 10 min
Citra (AA 12.5) 20 gr Dry-Hop
Coriandolo (AA 0) 10 gr Dry-Hop
Buccia di Arancia (AA 0) 10 gr Dry-Hop

Lieviti
SafBrew S-33 23 gr. (due buste)

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 20 minuti
Beta-amilasi 63 °C 70 minuti
Alpha-amilasi 70 °C 30 minuti
Mash Out 78 °C 0 minuti

Una serie continua di intoppi che tra l'altro si sono protratti anche dopo aver terminato la cotta visto che improvvisamente oggi pomeriggio a smesso di gorgogliare dopo solo 18 ore e addirittura sta già scendendo di pressione, ma partiamo dall'inizio.
Come al solito Andrea è impegnato, e passo il Sabato pomeriggio a preparare tutto il necessario, compreso il riempimento della pentola per la cotta di Domenica.
La mattina inizia con la taratura del phmetro.


La taratura è semplice e veloce, basta un piccolo cacciavite e regolarlo sui liquidi di riferimento.


Prima tarando la vite sinistra per la regolazione del campione a 7,01 e poi la vite destra per la regolazione del campione 4,01.


Finito la regolazione, prendo il Mac, il mortaio per il coriandolo, che mi ero dimenticato e mi riverso in garage. Andrea arriverà più tardi, e quindi mi tocca iniziare da solo, e mi chiedo ma come fate a fare le Vostre cotte da soli?


Arrivo in garage, e mi accorgo che nella fretta del giorno prima c'è già qualcosa che non va. Il fornellone non è messo nella posizione giusta, la manopola del gas e sotto al rubinetto della pentola, non Vi racconto chi è sceso dal cielo, ma era già abbastanza arrabbiato, quando alla visione della madre, mi accorgo che il rubinetto della pentola e montato al contrario e lo posso aprire solo parzialmente perchè tocca sulla pentola.....esclamazione di sgomento....seguito da un urlo. 
Ormai avevo già versato l'acqua dentro alla pentola e non avevo voglia di svuotarla e poi dove l'avrei messa, per togliere il rubinetto girarlo, posizionare il fornello nella posizione giusta, andiamo avanti così.  Mentre cerco di calmarmi, decido di accendere la stufa per aumentare un pò la temperatura visto che eravamo intorno agli 8 gradi e fuori la nottata aveva steso il suo alito gelato su tutto. Niente non c'è verso di accenderla, complice la carta umida è perdo un sacco di tempo, sono sempre più nervoso. Con fatica riesco ad accendo la stufa e comincio a macinare il frumento. Dentro trovo di tutto  rametti, paglia, foglie, non c'è che dire sicuramente un grano biologico.


Comincio a macinare, ma è davvero duro e macinare quasi tre chili di roba ci metto un pò di tempo. Mentre macino mi accorgo, purtroppo, che non tutti i chicchi sono uguali e così mi rendo conto che i chicchi più piccoli passano indenni i rulli #@#!!


Dopo aver passato tutto, decido di stringere i rulli e di dargli un'altra passata, questa volta sembra funzionare, anche se però così facendo, forse sgretolo troppo lo strato ci crusca.



Nel frattempo ho acceso il gas e comincio a scaldare l'acqua, e quando arriva a  20°C  ne prelevo un pò e misuro il pH siamo a 6,90 e come al solito ci verso dentro il limone compagno fedele di queste cotte, un acidificante eccezionale, e dopo dieci minuti raffreddo il campione a 20°C e misuro il pH, 4,84!! Nel casino di alzare il coperchio prendere il campione, il tubo della pompa salta fuori e comincia a pisciare come un bambino in gita, alla prima sosta in autogrill!!! Acqua dappertutto, nella sfortuna, la fortuna è che solo acqua.


Azz, il pH è un pò basso, non c'è niente da dire quando l'acqua è povera di carbonati, come questa acqua minerale che abbiamo utilizzato, il pH scende alla grande.
Intanto continuo a macinare i quasi 3 chili e mezzo di pilsener belga.


Normalmente tengo la misura dei rulli quasi a metà o poco meno e le cotte fatte in precedenza hanno questo tipo di regolazione, ma sfarinano tanto e lasciano molte farine sul fondo della pentola, proveremo per le prossime cotte, ad allargare leggermente i rulli.


In meno di mezz'ora macino tutti i grani e dopo ulteriori venti minuti, raggiungiamo i 50°C. Siamo pronti per buttare i grani macinati, più 400 grammi di fiocchi di avena, visto che in grani non l'avevo trovata, verso, spengo e mescolo. La temperatura scende a 49°C riaccendo e a 50°C rispengo. Cerco di tenere la temperatura agendo sulla manopola del gas. Dieci minuti e misuro il pH, 5,72.

  
Man mano che il tempo passa si sente il classico profumo di pane, questa volta e più difficile del solito mantenere la temperatura cosatnet, la pentola ha una strana inerzia termica, o sale troppo o scende tropp. Alla fine la temperatura rimane tra i 49 e 52°C per i 20 minuti stabili per il protein rest.


Dopo i venti minuti, il profumo di pane è davvero intenso, penso che sia tutto pronto per salire allo step successivo, beta amilasi 63°C per 70 minuti.
Il colore del mosto è di un torbidoso bianco, qui potete vedere anche il rubinetto al contrario.


Arrivati a 63°C butto i 300 grammi fiocchi d'orzo e mescolo bene, spengo. Dieci minuti è prelevo un campione, verifico il pH, 5,84. Invece di scendere il pH continua a salire, così decido di versare 6 cc di acido lattico e dopo altri dieci minuti riverifico il pH scende a 5,5. Decido che va bene e comincio a preparare le spezie e i luppoli. Con il mio fedele mortaio compagno di tante avventure gastronomiche, comincio a pestare il coriandolo.


L'aroma che si sprigiona Ti prende il naso.


Qui potete vedere le capsule rotte. Intanto peso la scorza di arancia.


Preparo le tre gettate di luppoli Citra da amaro a 60 minuti Hallertauer Hersbrucker a 30 minuti e Saaz da aroma a 10 minuti.


Intanto arriva Andrea, " Ciao Pa, come è?", così comincio a illustrargli tutti i problemi che ho dovuto incontrare e lui si fa un paio di risate, beato lui.
Dopo i 70 minuti si sale per l'alfa amilasi a 70°C per 30 minuti.



Il colore del mosto muta e diventa quasi grigio, è molto più trasparente.
Anche su questo passaggio troviamo difficoltà a mantenere la temperatura costante e arriviamo anche a 72°C, e pensate che ho il rims, che è lo strumento creato apposta per mantenere la temperatura costante durante le fasi di mash, ma mi manca ancora la sonda e il pozzetto dove inserirla all'interno, e poi utilizzando un termostato, stc1000 che avevo comprato per il freezer, potrò iniziare a tararlo, spero che non faccia la fine della cella climatica. 
Dopo i 30 minuti test dello iodio, tutto ok.


Accediamo e portiamo a 78°C, raggiunti tiro su la sacca senza spegnere e comincia la fase di strizzatura.


Con Andrea infortunato, è impossibile eseguire la sua manovra di spremitura, ma riesce ugualmente a schiacciare la sacca e recuperare più o meno quasi lo stesso quantitativo di mosto. Questa volta esce anche parecchio glutine, sembra una melma gelatinosa.



Intanto mentre si va in bollitura si prepara la reidratazione del lievito secco scelto, un Fermentis Safbrew S-33 ideale per le birre bianche e trappiste belghe, anche se detta da molti un pò rognoso, poco attenuante, staremo a vedere.


La reidratazione procede come sempre, acqua sterilizzata precedentemente bollita e raffreddata a 22°C e poi l'aggiunta di una punta di zucchero, una volta sciolto lo zucchero, si versa il lievito secco e si mescola bene fino a scioglierlo bene, creando una specie di crema, nell'operazione si cerca di inglobare più ossigeno possibile.


Una volta terminata la fase di preparazione, li mettiamo davanti alla stufa cercando di fargli prendere un pò di aria tiepida, ma il lievito sembra già partito alla grande.


Con la paura di avere un lievito lento ad attivarsi, lo abbiamo reidratato presto, forse troppo presto. Di solito lo reidratiamo mezz'ora prima, questa volta invece lo abbiamo preparato un'ora prima. 
Durante la precedente fase di preparazione delle gettate, Andrea intravede nel frigo delle confezioni di nutrimento per lievito, mai usato, e mi chiede cosa sono. Gli spiego e non si capacità di perchè ne abbia preso una valanga se poi c'è ne fa 3 grammi per cotta, "Ma Pa, qua di nutrimento c'è ne anche per mio figlio!!", detta a denti stretti, sa che a volte sono un pò esagerato!


Nel frattempo si raccoglie un bel pò di proteine che vengono a galla in fase di pre bollitura e io con calma misuro la quantità di mosto rimasto 36,5 litri, più o meno come sempre, quel mezzo litro e quello che si è sparso sul pavimento durante il problemino iniziale, e tiro giù un campione per la densità preboil, 1044, e penso che abbiamo avuto una buona estrazione. Con il foglio di bollitura che mi ha gentilmente concesso un Amico, per raggiungere la densità desiderata basta 44 minuti. Penso bene così non si schurisce tanto e rimane bella chiara.
Comincia la bollitura e facciamo subito la prima gettata di 25 grammi di Citra. Poi dopo 20 minuti (invece di trenta, così che la bollitura l'abbiamo accorciata di 10 minuti) il Hallertauer Hersbrucker 20 grammi, e poi dopo altri 15 minuti si getta le spezie insieme in un unico filtro e dopo 5 minuti oltre la serpentina anche i 15 grammi di Saaz.


Arrivati a 50 minuti spegniamo. Il mosto è pieno di farine e agglomerati di proteine che nuotano in un mare giallo.


Attacchiamo i tubi è apriamo l'acqua.


Qui Andrea che prova a muovere la serpentina per migliorare il raffreddamento, ma è in difficoltà, per la mano infortunata. Così lo sostituiamo.


Mia moglie misura la temperatura, non ricordo bene l'ilarità del momento ma deve essere successo qualcosa a Diana la nostra cagnetta, mentre Andrea faceva la foto.


Qui vedete bene quando è torbido il mosto, sembra limoncello!!
Arrivati a 22°C togliamo tutto, mentre la moglie comincia a lavare, cominciamo a fare mulinare il mosto. Dopo 5 minuti smettiamo e copriamo la pentola e aspettiamo che finisca di ruotare e dare il tempo alle farine e le proteine in sospensioni, che si depositino al centro.
Ci vuole un bel pò, e intanto il lievito ha già schiumato e sta già regredendo. 


All'inizio cercando di prelevare un campione per la misura della densità iniziale, tiriamo giù un pò di farine e prima di inserire il densimetro mi rendo conto che è quasi completamente una massa grigia melmosa, completamente farine, lo butto.
Provo di nuovo ora è più limpido e decidiamo di aprire il rubinetto molto piano.


Il colore è incredibile, giallo limone.


Potete vedere quanto sia torbido, nonostante il mulinello e la poca apertura del rubinetto (qui vedete di nuovo il rubinetto al contrario tra l'altro più di così non si apre se non si leva la leva), sembra veramente limoncello!


Poi improvvisamente diventa limpido.

  
E decidiamo di prelevare un campione per la misura della densità finale.


Alla fine sarà 1052. Finito il travaso nel fermentatore dopo un ora dall'attivazione del lievito, do una mescolata ai bicchieri e si crea una schiuma intensa , versiamo tutto nel fermentatore, ancora una bella mescolata, si chiude il coperchio e si sale in casa a metterlo in dimora.
Arrivati su vediamo che la temperatura è un pò alta, siamo già a 22°C e la fermentazione non è ancora partita. Azz ci siamo caduti un'altra volta. Riempiamo il gorgogliatore e il rubinetto con liquido sanificante.
Stamattina alle 5 il bambino borbottava alla grande, sembrava impazzito, addirittura il liquido usciva dal gorgogliatore, purtroppo tutte le mie paure notturne si sono avverate, temperatura a 26 gradi, noooo!!! Il lievito S-33 mal sopporta, rispetto ad altri secchi, temperature così alte, pena il blocco della fermentazione. Infatti alle 15 al mio arrivo a casa, dopo 10 ore sembrava un pesce fuori dall'acqua boccheggiava lentamente ogni tanto, fino al tardo pomeriggio quando improvvisamente cessa e addirittura scende il livello del liquido, denotando una mancanza di pressione, come se avesse esalato l'ultimo respiro.
Ora è li silenzioso, il colore che traspare dalla plastica, sembra latte leggermente giallo. Chissà cosa sta succedendo... ma questa storia ve la racconto la prossima settimana.
A presto.








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