sabato 12 aprile 2014

Imbottigliamento della American Indian Pale Ale Chua

Allora ragazzi, siamo ripartiti alla grande. Anche oggi ci siamo buttati a capofitto, è in attesa di brassare domani una tripel, stamattina ci siamo cimentati nell'imbottigliamento della American IPA Chua.
Come sempre abbiamo iniziato presto, subito sotto con la sanificazione di tutto, comprese le bottiglie, che già ieri avevano subito un passaggio in lavastoviglie per la sterilizzazione ad alta temperatura.


Intanto mentre Andrea prepara tutto, io comincio a tirare giù un campione di birra per la misura della densità. Il campione risulta di un fantastico colore ambrato.


Anche il profumo è superbo, fin dall'inizio ho capito che questa sarà una birra superluppolata, come la volevamo. Inserisco il densimetro e subito capisco che sarò anche alcolica 1006 la FG.


Si comincia con il travaso, come sempre rubinetto - rubinetto,  e si prepara lo zucchero, siamo sui 6 gr.lt.


Metto su un pentolino con circa 300 ml. di acqua e appena bolle ci butto lo zucchero.



Lasciamo bollire un paio di minuti, e poi raffreddiamo alla stessa temperatura del fermentatore, circa 20°C.


Aprendo il fermentatore mi rendo conto che l'esperimento del pellets libero, non è stata una buona idea, ma il profumo che esce è davvero inebriante, ha dell'incredibile, fa quasi lacrimare gli occhi, tanto è intenso.
Il luppolo invece di depositarsi sul fondo, è tutto a galla, e ci costringere a una raccolta con il colino, ma il risultato non è dei migliori.


Con il colino, cerchiamo di raccogliere il più possibile.


Ma molto rimane nella birra, e penso che sarà un casino imbottigliare!


La prossima volta, lo metteremo nel solito filtro per tisane. Appena aperto il rubinetto per il travaso, si nota il luppolo presente nella birra, che fluisce nel fermentatore che utilizziamo per l'imbottigliamento.


Guardano il fermentatore si vede anche un notevole fondo nonostante sia il secondo travaso. E visibile anche uno strato di luppolo, la foto non rende, purtroppo.


Finito il travaso versiamo lo zucchero e diamo una mescolata, lentamente per non ossigenare eccessivamente. E cominciamo ad imbottigliare.


Qui cominciano le difficoltà. Il luppolo in sospensione, tende a tappare l'asta, accumulandosi verso l'uscita. Per fortuna premendo ripetutamente ad intermittenza il luppolo passa insieme alla birra, l'unica cosa che ci troviamo le bottiglie con un bel pò di Simcoe in sospensione. Ma è un problema o invece ci ritroveremo con una birra con gusto di luppolo esplosivo, priming con luppolo!!


Qui si vede bene, le particelle del luppolo, in sospensione nella birra. Purtroppo la frittata è fatta e non c'è modo di rimediare. Una volta maturate, un paio di giorni in frigo prima di essere bevute, faranno precipitare tutto il luppolo e la birra sarà bella limpida, e se no ci berremo anche un pò di luppolo.


Anche qui potete vedere il luppolo, inoltre la birra è risultata anche un pò torbida negli ultimi litri, complice un US-05 per nulla compatto che è rimasto parecchio in sospensione, sembra quasi più un APA che una IPA.
Alla fine rimane una bottiglia da 33 cl mezza vuota, vogliamo mica buttarla via, no!!
Un esplosione di luppolo, alla faccia della superluppolata, e talmente forte l'aroma e l'amaro del luppolo, non si sente quasi altro, appena accennato il gusto caramellato del Crystal, ma alla fine la fa da padrona l'amaro e i vapori di alcol che salgono dal naso, sembra molto più alcolica di quanto non dica la densità finale, un'altra AIPA da 7% gradi!! Non proprio in stile!
Domani ci attende un'altra giornata dedicata alla birra, in particolare alla prima con il RIMS e speriamo questa volta di riuscire finalmente a tenere costante la temperatura durante il mash, ma questa storia ve la racconto domani.





venerdì 11 aprile 2014

RIMS - Recirculation Infusion Mash System (Ricircolo di infusione del sistema di ammostamento)

Dopo circa quattro mesi di rinvii e problematiche varie, sono riuscito a montare, sistemare e tarare il RIMS, un sistema unico per mantenere costante la temperatura durante la fase di mash.


La storia inizia, ancora prima di iniziare a fare All Grain, durante le mie nottate alla ricerca di materiale utile, su internet, soprattutto sui forum, per compiere il passo verso la realizzazione di una birra diversa e forse migliore della classica latta già pronta.
In mezzo alle sigle insensate che mi scorrevano davanti agli occhi, c'era anche RIMS.
Dopo la scorsa estate, è iniziata la nostra avventura All Grain. All'inizio la materia sembrava ostica, così abbiamo partecipato ad un incontro insieme ad Andrea e Alberto, un nostro Amico anche lui birraiolo casalingo, è abbiamo assistito a una cotta. Siccome il locale  non permetteva l'utilizzo di più pentole,  la dimostrazione utilizzava il metodo BIAB con una sola pentola.  Dopo aver girato in lungo e largo il web a cercare di capire come fare la nostra birra in AG, vedere quella dimostrazione fu una folgorazione.


Era tutto più semplice di quanto avevo immaginato, almeno sembrava. 
Così abbiamo iniziato a comprare la pentola e poi a bucarla per metterci il rubinetto, il fondo costruito con un coperchio bucandolo con un trapano come colabrodo, poi abbiamo preso la pompa, il mestolo, il termometro digitale.
I problemi sono iniziati quando ho ordinato la sacca. Dopo aver letto e riletto blog e forum, ero arrivato alla conclusione che la sacca migliore la faceva Mareth, in Irlanda, e tra me  e me mi sono detto "la voglio".  
Ma mi ci sono andati tre mesi per capire come ordinare, altre tre mesi per aspettare che ci fosse la possibilità  di ordinare e poi un mese di attesa. Nel frattempo posseduti dalla scimmietta pazza, abbiamo effettuato la nostra prima cotta con una sacca fatta in casa, che si è rivelata non proprio adatta, ma ci ha comunque permesso di fare la nostra prima esperienza.
Dopo l'arrivo della sacca, ci è stato un notevole miglioramento dell'efficienza e della facilità di strizzamento per il recupero della maggior parte del mosto intrappolato nelle trebbie.
Dopo altri miglioramenti, conducibili alla macinazione dei grani, al pH del mosto, alla variazione della durata e della temperatura del mash, ci siamo accorti che non riuscivamo a mantenere costate la temperatura del mash, a volte con oscillazione di oltre due gradi, diventava così inutile tutte le accortezze se poi non riuscivamo a mantenere la temperatura. E così che mi rivenne in mente, in mezzo a tutte quelle sigle, il RIMS.
Il RIMS è un sistema, che tramite una pompa, una resistenza e un termostato, mantiene costante la temperatura durante le fasi di mash.
Il RIMS è costruito tramite un tubo in acciaio inox.


Qui sopra potete vedere tutti pezzi che compongono il RIMS, con l'alloggiamento per la resistenza dove viene fatto circolare in continuo il mosto tramite la pompa.
La resistenza a sua volta, è collegata ad un termostato che controlla la temperatura e una volta fuori dai parametri stabiliti attacca la resistenza fino al raggiungimento della temperatura stabilità.
La resistenza utilizzata è in acciaio inox da 1500W e serve solamente per mantenere la temperatura di mash costante. Una volta raggiunta la temperatura con il gas, si accende il Rims e la temperatura di mash viene mantenuta costante, per tutto il tempo necessario.


Qui la scatola contenete il termostato/termoregolatore,  che inizialmente era stata costruita per trasformare un freezer in una cella climatica, progetto non ancora attivato, e quindi preso in prestito, fino alla sistemazione con un sistema più adatto, utilizzando un PID (Proportional-Integral-Derivative), ma ne parleremo un'altra volta.


La resistenza


I componenti della parte della resistenza


La parte opposta dove trova sede la sonda


La sonda in sostituzione di quella montata sul termoregolatore STC-1000, una sonda NTC 10K


Qui con l'attacco rapido, camlock, in entrata 


E in uscita dalla parte della sonda


Qui potete vedere più definite le dimensioni, non è certo un peso piuma! per il nostro piccolo impianto.


Negli scorsi giorni, dopo averlo montato e utilizzato il teflon, per evitare perdite dalle giunzioni, ho provveduto a sistema il tubo, su una tavola, sistemazione provvisoria in attesa di inserirlo in un sistema stabile sul banco di lavoro, magari saldando una lastra di ferro, su cui fissare il RIMS e la pompa ad un lato del banco.


Il mosto esce dal rubinetto, entra nella pompa, dalla pompa entra nel tubo tramite l'attacco rapido e incontra la resistenza, scorre lungo il tubo per poi uscire dalla parte opposta, dove incontra la sonda e tramite la gomma rifluisce nella pentola.


Il lavoro più complicato è stato tarare il termoregolatore, per riuscire a capire come uguagliare le temperature tra la sonda del termostato e il termometro digitale. Naturalmente la temperatura pilota e più sicura è quella del termometro digitale, mentre le sonde devono essere tarate in funzione del termostato utilizzato. Per esempio qui potete vedere la differenza di temperatura tra i due dispositivi, uno segna 63,6°C,  l'altro 65,2°C. Alla fine la differenza si è stabilizzata sui 5 gradi di differenza tra sonda e termometro.


Qui i due strumenti regolati.
Ora è tutto pronto per fare la prima cotta, visto che è possibile che siano differenze tra un fluido come l'acqua utilizzata oggi per la prova e il mosto vero e proprio, un liquido molto più denso.

Etichettatura Rosaura Blanche Birra di Grano Belga

Ragazzi dopo un paio di settimana di attività ridotta, si riparte e abbiamo iniziato con la etichettatura della penultima nata, la Blanche, birra di grano non maltato e spezie belga. 


Qui ci potete vedere nel pieno delle operazioni, con entusiasmo, soprattutto da parte di Andrea.


Per le etichette utilizziamo GIMP un programma di fotoritocco  gratuito, che si presta bene alla costruzione da zero di etichette per le nostre birre.
L'importante è avere un idea da trasferire prima sullo schermo e poi sulla carta.
Una volta realizzata, non rimane che trasferirla su carta per stampate laser e poi eseguire la stampa. Utilizziamo una stampante laser, sia per la brillantezza dei colori e la rifinitura dei bordi e delle linee, ma anche per evitare che durante la sosta in frigo, l'etichetta non si squagli!
Siccome non utilizziamo carta adesiva, soprattutto perchè risulta poi più difficile toglierle, dobbiamo utilizzare della colla. 
Le idee che si trovano in rete sono molte, ma a volte anche complicate, così abbiamo provato con la colla stick, quella che normalmente si utilizza a scuola per incollare la carta, e dopo qualche cotta abbiamo deciso che il sistema era ottimo. Facile da applicare e facile da togliere.
Le etichette con l'andare del tempo sono diventate rettangolari, perchè più semplici e veloci da ritagliare, rispetto alle ovali o quelle con forme particolari.
E così in un'oretta abbiamo fatto tutto.


Io sono addetto all'applicazione della colla, mentre Andrea le applica sulle bottiglie.


E alla fine non rimane che ammirarle, tutte in fila come una orda di guerrieri che attende il segnale di avanzare.



L'unica superstite quando sarà scatenata la guerra, sarà il mignon che rimarrà con noi per sempre,  e andrà ad aggiungersi alla schiera di guardie in cantina.


Finito di etichettare, le abbiamo portate giù in cantina a cominciare la maturazione. In tutto questo trambusto ci siamo dimenticato di aprire la bottiglietta creata per l'assaggio post etichettatura. Sarà per domani.. o no.
Ecco qui il nostro scaffale pieno di birre, con anche la presenza della nuova arrivata.


Nel pomeriggio ho finalmente finito di assemblare e tarare il RIMS, ma questa è un'altra storia. 

domenica 30 marzo 2014

Travaso della American Indian Pale Ale

Ciao a Tutti, sabato abbiamo effettuato il travaso della AIPA Chua, brassata domenica. Un lavoro semplice e veloce, di tutte le fasi della produzione della birra in casa, questa è sicuramente quella che si effettua nel minore tempo possibile, ma non per questo meno importante.
La pulizia della birra dai lievito esausti è un operazione importante per il sapore e il gusto.
E anche la fase di pulizia è veloce, visto che c'è da pulire un solo fermentatore e pochi altri attrezzi.
La cucina è pronta per affrontare la sfida di oggi.


Si inizia con la sanificazione di tutti i componenti, il fermentatore è il componente fondamentale.


Gli altri componenti sanificati, il mestolo, il gorgogliatore e l'antisedimento.


Necessari per le operazioni di misura della densità, il densimetro e la provetta.


E' stato deciso di fare un Dry Hopping con Simcoe in pellets, circa 70 grammi, perchè come ben sapete dal post precedente, scadeva a breve e la quantità non è poi così elevata, diciamo abbondante.


Prima di collegare i fermentatori, prelevo un campione di mosto, per verificare la densità. 1012 già più bassa della ricetta che prevedeva 1015. Molto bello il colore rubino sangue, è disarmante la limpidezza già in questa fase.



Il metodo utilizzato e sempre lo stesso, collegamento tra fermentatori con tubo tramite rubinetti.


Per il luppolo, questa volta abbiamo scelto di utilizzarlo senza bag, libero, e lo abbiamo adagiato sul fondo del fermentatore, e successivamente mescolato un pò.


Una volta riempito e dopo aver mescolato un pò per togliere i grumi del luppolo,  tende a sciogliersi e creare uno strato in superficie.


Non avendo mai effettuato un DH con luppolo in pellets libero, non sappiamo come si comporterà, la maggior parte si dovrebbe depositare sul fondo, se no staremo attenti a tirarlo su con un colino, per evitare che intasi il rubinetto.
La Temperatura è di 20°C .


Alla fine non resta che coprire tutto con il coperchio e inserire il gorgogliatore, aggiungendo liquido fino alla tacca.


La soluzione viene utilizzata anche per mettere dentro al rubinetto per evitare muffe. Il rubinetto non pulito bene, è il maggior colpevole di infezioni.


Un volta posizionato il tutto non rimane che aprire il fermentatore e darci una pulita.


Nonostante il mosto uscito dalla pentola sia stato molto limpido, sul fondo del fermentatore e pieno di grumi delle farine.


Un primo piano del fondo. Sotto alla strato di grumi, un letto di lievito dal colore rosa carne. Ora non rimane che attende un'altra settimana per l'imbottigliamento, anche se a fine della prossima settimana saremo molto occupati e sarà difficile rispettare la scadenza. Se dovessimo spostare l'imbottigliamento, non sarà un problema, vorrà dire che il Simcoe avrà più tempo per cedere l'aroma alla birra.
E alla fine cosa rimane?? Pulire tutto per bene. Effettuiamo un lavaggio di tutto quello usato con acqua calda, poi uno sciacquo con detersivo per piatti neutro, risciacquati con acqua calda e poi un lavaggio con candeggina e nuovamente risciacquati con acqua calda, e poi tutto asciugato con una tovaglietta.


E quello che non si riesce ad asciugare con la tovaglietta, al caldo!


Anche questa è fatta, e stiamo già preparando le ricette per le prossime cotte di aprile e maggio, Tripel, Foreign Extra Stout, Imperial Stout, Dark IPA, dove a parte la prima che sarà divisa in due fermentatori più piccoli, da 16 litri, dove in uno sarà utilizzato il lievito secco S-33 e nell'altro sempre un secco T-58, per poter scoprire le differenze tra i due lieviti con ceppi belghi, le successive tre saranno concatenate ed utilizzato il lievito delle precedente per la successiva. Quindi il lievito della Foreign Extra Stout sarà utilizzato per la Imperial Stout e il lievito della Imperial sarò utilizzato per la Dark IPA.
Ma queste sono altre storie.
A presto.

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