sabato 26 novembre 2016

Degustazione Il Faro Birra senza Glutine

Siamo finalmente giunti alla prima degustazione della birra senza glutine il Faro. Forse un pò presto, per assaggiare questo fermentato di Sorgo, visto che sono passati appena una trentina di giorni.
Ho cercato di sgombrare dalla mente il sapore e il gusto della birra d'orzo, ma è difficile bere questa birra senza pensare alla più tradizionale.
La birra è risultata un pò troppo frizzante, diciamo più in stile birra di frumento che di Belgian Ale. Probabile che l'accumulo di anidride carbonica all'interno del mosto più la carbonazione con i 5 grammi litro di zucchero abbia contribuito a far crescere il gasato.
All'olfatto è una birra piuttosto piatta, si sente un leggero aroma fruttato, ma soprattutto un odore di zolfo, classico dei lieviti belgi che stanno ancora lavorando.
Il corpo è appena percettibile, come l'amaro. Diciamo pure una birra secca, molto carbonata e con poco corpo e per niente amara.
Non si possono fare raffronti, ma chi credeva di utilizzare il sorgo per fare una birra tradizionale rimarrà deluso. Chi invece prende la cosa, come una nuova esperienza, per incontrare nuovi gusti ed aromi, potrà valutare meglio il fermentato.
La birra comunque risulta fresca piacevole e spero che nelle prossime settimane sparisco l'odore di zolfo, davvero fastidioso.
Non mi rimane che darvi appuntamento tra due settimane per l'assaggio della IGA Le Foglie Secche, l'altra birra fatta con l'estratto di Sorgo e con l'aggiunta di uva fragola.



Buona visione

mercoledì 23 novembre 2016

Grainfather dal Archivio del Signormalto

Visto il successo dell'articolo sul Grainfather, abbiamo pensato di fare cosa gradita riproponendo il vecchio articolo della cotta fatta insieme all'amico Mario, in attesa di ripetere l'esperienza molto presto, buona lettura.

Grazie all'amico Mario, abbiamo avuto la possibilità di vedere in azione il Grainfuther. La giornata è iniziata molto presto, alle 6 siamo partiti alla volta di Saluzzo per incontrare Mario Pons, e poter seguire insieme, una cotta eseguita con questa macchina automatica di produzione Neozelandese.
Al nostro arrivo era già tutto pronto. Macchina in temperatura per il primo step a 44°C, grani macinati e l'acqua di sparge pronta nella sua pentola sopra il gas . Dopo i convenevoli di rito, Mario ci ha illustrato la macchina, ma soprattutto l'ArdBir, le funzionalità e come utilizzarlo. Non gli rende giustizia la scatola in cui è posizionato, ma l'importante è che funzioni e funziona alla grande.
La ricetta utilizzata da Mario è stata creata apposta per la nostra visita, con molti step per vedere al meglio le funzionalità del dispositivo. Si tratta di una Weiss.
Abbiamo inserito i grani, lentamente e mescolando bene. Una volta miscelato perfettamente, Mario a aggiunto il disco di filtraggio superiore e il raccordo per il tubo del troppo pieno. Premuto il tasto start sul ArdBir si parte, si accende la pompa e comincia il riciclo del mosto.
Durante le fasi del mash abbiamo potuto parlare un pò, e ne abbiamo approfittato per conoscerci un pò meglio e abbiamo pensato di condividere con voi questo breve excursus sulla storia birraria di Mario, trascrivendo la breve chiacchierata qui. http://brewinginabag.blogspot.it/2016/04/una-chiacchierata-con-mario-pons.html
L'atmosfera è strana, stiamo tranquillamente seduti a parlare e bere (anche se è un pò presto!), mentre il Grainfather stata eseguendo le operazioni impostate da Mario su l'Ardbir. Un'ora e mezza passa davvero in fretta, soprattutto quando si è in ottima compagnia e sul tavolo c'è ottima birra.
Dopo questo periodo di completo relax, torna in gioco l'uomo e dobbiamo verificare l'avvenuta trasformazioni degli amidi. Torniamo un pò nell'atmosfera del HB che conosciamo. La prova della tintura dello iodio da esito positivo si può proseguire con il mash out. Come per tutte le fasi, il display del ArdBir riporta tutti i passaggi programmati da eseguire. Dopo il mash out, si passa al lavaggio delle trebbie, l'operazione è semplice come la macchina. Si solleva il cestello contenete le trebbie e ci si versa dentro l'acqua di sparge. Quando si solleva il cestello il mosto tende a splasciare molto, e visto che si sta sempre molto attenti a non incamerare ossigeno in queste fasi, mi lascia qualche dubbio. Potrebbe essere interessante trovare il modo di posizionare il cestello in posizioni intermedie e piano piano sollevarlo. La soluzione potrebbe essere saldare altri piedini come quelli della zona inferiore del cestello, anche nella zona centrare e inizialmente posizionare il cestello più in basso e solo quando il livello del mosto sale, sollevarlo nella posizione più alta.
L'acqua di sparge viene immessa tramite un rubinetto collegato ad una pentola che Mario scalda tramite un fornello a gas, tenendo la temperatura sotto controllo tramite una sonda collegata ad un STC 1000.
In contemporanea Mario da il consenso all'accensione della resistenza per salire in bollitura, così si recupera altro tempo. Siamo quasi alla fine, sono passate poco più di due ore, e saliamo in bollitura. Sono rimasto stupito della bollitura vigorosa, nonostante l'ArdBir non fosse impostato a 100°C. Avevo sempre pensato, sbagliando, che le resistenze avessero difficoltà a portare il mosto il bollitura, e per lo più riuscissero a smuovere appena la superficie del mosto. Invece qui la bollitura è talmente vigorosa che la temperatura è settata a 98°C, per evitare di far fuoriuscire il mosto fuori dal Grainfather.
Anche la gestione del luppolo è programmata, con tanto di segnale acustico e visualizzazione sul display delle gittate e del tempo rimanente. Qui il luppolo utilizzato è in un unica soluzione, amaro a 60 minuti, ma si possono impostare tutte le soste desiderate. Il luppolo utilizzato è in pellets e inserito all'interno di un hopbag.
Ultima parte della cotta, il raffreddamento. E qui il Grainfather sfodera l'ennesima sorpresa. In dotazione insieme alla macchina c'è un controflusso. Apparecchiatura davvero efficace. Poco prima del termine della bollitura Mario lo collega alla pompa e la accende, per sterilizzare il tubo dove passa il mosto, mentre  i tubi dell'acqua che raffredderanno il mosto, sono ben segnalati con il tubo blu dove si collega al rubinetto e il tubo rosso nello scarico da dove esce l'acqua calda.
Siamo davvero alla fase finale, la resistenza si spegne e parte la pompa per far circolare il mosto all'interno del controflusso non ci resta che aprire il rubinetto dell'acqua ed iniziare a raffreddare. 
Il raffreddamento è istantaneo, l'acqua esce da subito ad una temperatura intorno ai 50°C per poi scendere sempre più man mano che il mosto si raffredda. Se penso a quanto tempo ci mettiamo noi, è un sistema davvero efficace.
Il tempo passa davvero in fretta abbiamo raggiunto il tempo massimo dobbiamo tornare a casa e lasciamo Mario a terminare le ultime fasi da solo. Ci dispiace davvero andare via, ma non possiamo prolungare oltre la visita.
Abbiamo comunque avuto il tempo necessario per dire che il Grainfather è un sistema automatico di grande utilità per tutti quegli homebrewer che hanno problemi di spazio e sono costretti a birrificare in casa ho in ambienti piccoli, come cantine o scantinati. Non è detto che comunque possa essere utilizzato anche da chi ha comunque poco tempo e vuole semplificarsi le cotte.
Naturalmente la modifica con ArdBird lo rende molto più simile al più blasonato Braumeister, ad un prezzo davvero competitivo. Come vi dicevo prima, il lavaggio delle trebbie fatto così, potrebbe essere migliorato con l'adozione di supporti per l'appoggio del cestello, anche 
nella zona centrale per effettuare un sparge in due fase ed evitare di splashare il mosto. Un appunto finale è per il quantitativo che si ottiene alla fine, ma essendo una sistema automatico casalingo, ritengo che i 23 litri canonici, sono una quantità accettabile. Insomma un giudizio finale positivo.
Ringraziamo Mario per la sua squisita ospitalità e disponibilità. Un saluto anche a Luca, compagno di Mario nelle cotte, che è passato a salutarci.
Programmiamo con Mario un prossimo incontro, magari con più calma per approfondire, insieme a lui, l'argomento. Ci salutiamo e lo ringraziamo ancora per tutto, è stata davvero una gran mattinata, una nuova avventura che va ad arricchire il nostro bagaglio birrario.

Grazie Mario! alla prossima.

sabato 19 novembre 2016

Video Tutorial su come fare un etichetta

Dopo il video tutorial di come fare lo zucchero candito in casa, torniamo con un nuovo tutorial video.
Questa volta trattiamo l'argomento etichette. Un video su come fare un etichetta utilizzando il soft grafico GIMP. GIMP è un soft grafico gratuito che non ha nulla a che invidiare ai più blasonati soft a pagamento. Il video mostra gli strumenti più importanti sviluppando un etichetta semplice ma che può essere di spunto per tutti.
Il video purtroppo è stato pesantemente tagliato per farlo rimanere nei nostri canonici 15 minuti. Se ritenete che ci siamo passaggi poco chiari o punti che meritino un approfondimento, segnalatelo nei commenti. Successivamente saranno approntati video più specifici. Grazie.

Buone Etichette a Tutti

martedì 15 novembre 2016

Una Chiacchierata con.....Giorgio Salgoni

Dopo l'incontro con Daniele "Ciarly" homebrewer ed utente del forum Areabirra.it, continuiamo questa avventura nel mondo della birra artigianale italiana con un nuovo amico. Questa volta ci è venuto a trovare per una chiacchierata un po’ diversa dal solito Giorgio Salgoni proprietario del Beer Shop “Due Di Piccole” di Loano (SV), Homebrewer che ha trasformato la sua passione in lavoro.


Ciao Giorgio, benvenuto nel nostro salotto virtuale, cominciamo con qualche domanda su di Te, per scaldare un pò l’ambiente, presentati ai nostri lettori?
G: Ciao a tutti sono un giovane trentenne con una sfrenata passione per la birra di cui mi piace scoprire ogni nuova sfaccettatura e sperimentazione. Sono nato e vivo in un questo piccolo paese della riviera ligure, Loano, molto poco movimentato, ma che ha tanto da offrire, dove ho deciso di aprire un piccolo beershop di sola birra artigianale.

La Tua passione per la birra quando è nata?
G: Beh la mia passione è nata ormai da una decina d'anni e come penso per tanti della zona, il mio primo approccio e il vero amore è sbocciata con una visita fugace all’ormai mitico Baladin di Piozzo. Io consueto consumatore assiduo di birra, quella sera scoprii che ne esistevano tipi e stili diversi e con una qualità fino ad allora neanche immaginata, da li cominciai ad assaggiare e ad informarmi sul movimento artigianale italiano.

Quando avuto idea di metterTi in gioco aprendo un beershop?
G: La vita è strana, dopo anni di lavoro da dipendete in un settore completamente diverso ho avuto una rottura con il mio datore di lavoro, e quindi l’idea che avevo in testa da un pò ha preso forma con un serie di coincidenze. Prima il lavoro, poi il locale in centro vicino a casa che si libera, l’era della birra artigianale in forte espansione, tutto sembrava urlare "dai buttati e prova", e io noto fifone di bassa lega ci ho messo parecchio per decidermi, poi supportato da tutte le persone a me vicine e fatti bene due conti seri, mi sono lanciato.

Parlaci del Tuo locale, delle persone che lo frequentano e come sviluppi le attività di contorno?
G: Il mio locale rispecchia un pò me, piccolo, accogliente, essenziale, diretto, io vendo solo birra artigianale e quasi tutta italiana, con una selezione sia in bottiglia sia a tre spine a rotazione per poter far sempre assaggiare qualcosa di nuovo agli avventori. Capisci bene che in una cittadina piccola come la mia è difficile spezzare la routine e fare entrare nella consuetudine delle persone qualcosa di nuovo ma piano piano cominciano ad apprezzare la diversità delle birre e sopratutto l’amaro, questa bestia nera. In questi mesi ho proposto serate a tema e supportato eventi nella città con tipologie di birre diverse ogni volta. Proprio adesso sto valutando la poss
ibilità di fare una specie di “chiacchierata birraia”, cioè diverse serata con vari stili, assaggi di birra per promuovere il dibattito, coadiuvato da una delle maggiori associazioni italiane.

Quali sono i gusti dei Tuoi clienti, che birre preferiscono?
G: Ogni cliente è diverso dal precedente e dal successivo, i gusti sono molto variopinti e vasti, come l’eta, vanno dalle bianche alle stout. I giovani dai 25 ai 35 anni diciamo che si orientano quasi tutti su ipa e apa, per il resto qui è proprio un mercato vergine, siamo all’inizi e bisogna lavorare molto per far capire che ci sono birre diverse da quelle che fin da piccoli ci hanno insegnato a bere. Bisogna iniziare dalle basi, golden ale ,pils, weisse per preparare l’arrivo delle birre più complesse.

Quali sono gli stili maggiormente richiesti?
G: Per gli stili dipende sempre dal periodo e dal clima. In estate più luppolate e rinfrescanti, con l’avvento del freddo più corpose alcoliche. Quindi dalle blanche,weiss, alle apa, ipa, alle red ale, scoth ale per arrivare alle stout, porter ed imperial stout.

Qual’è età media dei Tuoi clienti?
G: Essendo una località prettamente turistica e orientata sul turismo famigliare, il mio cliente medio non può che essere tra i 30 e 35 anni a volte con famiglia al seguito.

Quali sono i Tuoi progetti per il futuro della Tua attività e non solo?
G: Io sono in continuo movimento per cercare sempre qualcosa di nuovo, cerco di non soffermarmi mai alle cose semplici o alla birra di moda cerco di considerare anche il contesto e la storia delle birre che propongo. Per il futuro della mia attività cercherò qualsiasi qualcosa che possa avvicinare più persone a questa realtà, siano eventi o serate o collaborazioni, diciamo che sono sempre aperto a tutto purché resti quell’ambiente familiare e informale che mi contraddistingue.

L’ambiente è caldo Giorgio, dicci qualcosa che riguarda il mondo della birra più in generale.
Qual’è la Tua definizione di Birra Artigianale?
G: Bella domanda, per me è la massima espressione di una passione, di un amore, di una voglia di sperimentare, riscoprire gusti e profumi di una volta. La Birra, con la B maiuscola, è quella che si fa mettendoci dentro tutto te stesso, e il voler dare la possibilità al mondo di scoprire una parte del tuo essere.

Qual’è il Tuo giudizio, sul prodotto birra artigianale Italiana?
G: Ottimo e in continua evoluzione su livelli che forse nessuno si aspettava. La birra italiana viene apprezzata in tutto il mondo, esportiamo anche in zone in cui il mercato è saturo, quindi il prodotto è eccellente. A mio modesto parere il movimento birra è relativamente giovane ma ha una grande qualità e sopratutto un grande estro.

Pensi che il grande successo della birra artigianale del momento sia solo una moda passeggera o rappresenta anche una nuova cultura del bere?
G: Se pensassi che sia una moda passeggera non avrei mai iniziato il mio lavoro, penso sinceramente sia una nuova cultura del bere, che ci sia una gran voglia di capire come vengono fatte le cose e di una gran voglia di qualità e originalità.

Quali sono i maggiori ostacoli per un decollo in Italia della Birra artigianale?
G: Diciamo la cultura, non ci hanno mai insegnato la differenza fra le birre, come invece ci viene naturale capire la differenza tra un vino in cartone e uno invecchiato in botti. Per quasi tutti, una birra è una birra e basta, esiste la bionda, la rossa e la mitica ed eroica “doppio malto”, questo è l’ostacolo maggiore.

Che idea Ti sei fatto delle istituzioni italiane verso la birra, secondo Te si tende a favorire il mercato del vino?
G: Sinceramente non so se sia per favorire il vino, anzi a mio personale parere in questo paese qualsiasi cosa di nuovo e giovane che comincia a funzionare invece di essere incentivato viene caricato di oneri, a volte difficili da coprire. La burocrazia per i birrifici è tanta e lacunosa in molti aspetti, tanto che molti passano più tempo a compilare le scartoffie che a produrre birra.

Esiste uno stile italiano?
G: Si da quest’anno abbiamo il nostro primo stile unico e riconosciuto all’estero ed è l'IGA (Italian Grape Ale), un intreccio magico e quasi filosofico di due mondi completamente opposti e in continua lotta. È una birra prodotta con una parte di mosto di birra e una parte di mosto uva, un abbraccio armonioso di due tradizioni italiane.

Il continuo fiorire di nuovi birrifici artigianali nella penisola, secondo Te, sono in grado di mantenere un standard qualitativo e di gusto ottimo, rispetto ai nostri concorrenti europei e di oltre oceano?
G: l’incremento esponenziale dei birrifici italiani andrà a rallentare molto nei prossimi anni secondo gli esperti, e piano piano si farà un pò di selezione naturale su chi resterà in piedi o chi finirà la sua avventura. Il numero maggiore di menti che producono birra non può che portare ad una evoluzione qualitativa enorme, anche perché si fanno molte collaborazioni sia interne alla penisola che con birrifici stranieri.

Pensi che i consumatori, abbiamo capito le differenze tra la birra artigianale ed industriale?
G: No non ancora. O per lo meno la maggioranza è ancora nel limbo, però una nota positiva effettivamente c’è, se le birre industriali cominciano a produrre birre particolari e che richiamano alle artigianali un motivo ci dovrà pur essere.

Lancia un appello per far conoscere il Tuo locale e le sue iniziative.
G: Se avete voglia di assaporare birra buona, far due chiacchiere, sentirvi un pò a casa o anche solo una birretta in compagnia da oggi sapete che in piccolo paese, Loano in provincia di Savona ci sono io che vi aspetto molto volentieri.

Abbiamo terminato Giorgio, è stata una lunga e piacevole chiacchierata, dove abbiamo toccato molti aspetti del mondo della birra artigianale.
Ti ringrazio per la Tua disponibilità e simpatia, spero che questo sia l’inizio di una collaborazione che tocchi anche il mondo della birra casalinga e non solo.
Naturalmente Ti aspetto ancora qui da noi.
G: Grazie per aver dato questo spazio. Spero che sia una delle tante volte che ci sentiremo, sai benissimo che sono sempre a disposizione e ti aspetto sempre per una birra.


sabato 12 novembre 2016

Joe Alba 120 Video Degustazione dopo 6 mesi


A volte il destino ci viene incontro. Quando si parla di superluppolate si parla di birre veloci da bere, pena la perdita dell'aroma del luppolo.
Io ho sempre sostenuto che le superluppolate si possono bere anche più mature che cmq la perdità dell'aroma del luppolo viene migliorato in generale dal gusto più completo della birra.
Involontariamente mi è venuto in aiuto una bottiglia finita chissà come mai dietro ad altre della mitica Joe Alba 120 IBU e ci ha dato la possibilità di assaggiare una birra superluppolata dopo 6 mesi dall'imbottigliamento.
E' stata una piacevole sorpresa. L'aroma non si è assolutamente spento o trasformato in amaro. La birra è risultata più avvolgente e l'aroma del luppolo è appena scemato ma ancora importante.

Buona Degustazione.

In Primo Piano

Nelle nuvole di Venere

Non ricordo esattamente quando, ma direi mesi chissà anni che sono qui davanti a questa pagina bianca per enunciare grandi birre e magari pu...