mercoledì 30 gennaio 2019

Due chiacchiere con la Malteria del Monferrato

Come mio solito sono stato alla Malteria del Monferrato per fare incetta di malto base, Pils e Pale Ale.
Ho colto l’occasione per fare due chiacchiere con Davide, titolare dell’attività.
Durante i mesi di convalescenza, dopo un infortunio al ginocchio di Davide, nel 2015 nasce la malteria del Monferrato. Davide mi spiega che il processo di maltificazione lo ha sempre affascinato e durante quei mesi si è documentato meglio e ha preso la decisione di avviare questa attività.
Il percorso non è stato immediato, prima di attivarsi in Italia ha sostenuto diversi stage ed approfondimenti in varie parti del mondo, Canada, Stati Uniti, Germania ecc. da dove ha appreso spunti e “trucchetti” per la produzione del malto.
Una volta rientrato in Italia, e dopo aver preso contatti con il CERB, nell’estate del 2017 parte il progetto Malteria del Monferrato.
Un percorso non immediato in quanto si sono dovute individuare le aziende locali che fossero interessate a produrre l’orzo secondo un rigido capitolato tecnico.
Al momento una quindicina di aziende hanno aderito al progetto e producono orzo distico che, con le sue sapienti conoscenze, Davide lavora per grandi e piccoli produttori di birra.
Al momento la lavorazione avviene con appositi macchinari, ma il sogno e quello di realizzare parte del prodotto direttamente a terra come si faceva una volta.
Bene adesso che conosciamo l’azienda è giunto il momento di carpire anche noi qualche “segreto” del malto. 
Esiste la macinazione perfetta?
No, o meglio non credo. Ogni macinazione deve essere regolata in funzione del produttore da cui si compra il prodotto e dai diversi lotti. In ogni caso il chicco deve avere dimensioni minime di 2,5mm e quindi tarando il mulino, considerando questo valore, bene o male i chicchi vengono aperti. Ricordo di non esagerare per non polverizzarlo.

Meglio macinare a umido o a secco?
Ma guarda tutte e due le procedure hanno dei pro e dei contro. La macinatura ad umido ha una migliore reazione nello spezzamento ma va da se che una volta bagnato il malto deve essere utilizzato. Mentre a secco hai maggiori problemi di polverizzazione ma riesci a conservarlo meglio una volta macinato.

Perfetto, una volta macinato, a secco, il malto quanto si conserva e come?
Una volta macinato il malto deve essere conservato ben chiuso ed in un locale fresco ed asciutto, e comunque entro 48 ore deve essere utilizzato per evitare che si ossidi.

Come possiamo conservare in modo corretto il malto a casa Nostra?
Il grado di umidità del malto deve essere mantenuto tra il 4 e il 5%. Per fare ciò i birrifici hanno dei locali con temperatura e grado di umidità costantemente controllati. Capisco che in casa questo non sia possibile ma è sufficiente tenere sempre ben chiusa la confezione e ricoverare il prodotto in un locale fresco e asciutto. Nel caso in cui il malto dovesse prendere eccessiva umidità, tra il 6 e l’8%, si potrebbe avere una resa inferiore alle aspettative. Oltre cercate un parente con le galline.

Sicuramente queste due righe non possono essere esaustive sul mondo del malto, ma spero di aver chiarito alcuni dei dubbi che avevo anche io.

a cura di:

Corrado Angeloni 49 anni, professione progettista di impianti elettrici. Nel novembre 2017 organizzatore della manifestazione torinese Birrafacendo. Dal 2018 birrifica con il metodo classico 3 pentole. Si occupa della produzione di birra casalinga.

lunedì 28 gennaio 2019

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 3)

Disclaimer
In questo articolo vediamo come è possibile automatizzare un impianto di birra. Sono richieste competenze elettriche e si usa la corrente a 220 Volt, è molto pericoloso, fatelo soltanto se siete elettricisti o se siete assistiti da personale competente! 
SignorMalto non si prende nessuna responsabilità in caso di incidenti domestici.

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 3)

Entriamo ora nella terza ed ultima parte di questo processo di automazione ossia nell’implementazione di un software che possa leggere le temperature della nostra sonda e che possa leggere e scrivere sui nostri relè. Ovviamente in questa fase è necessaria una conoscenza di un qualsiasi linguaggio di programmazione e la scelta del linguaggio va un attimo pensata e ponderata. Io programmo da circa 30 anni (mamma mia come passano gli anni) e ho sempre avuto la convinzione che un linguaggio vale l’altro, l’importante è che il software faccia il compito per il quale è nato, tuttavia questa volta non è proprio cosi…
Vi riporto alcuni pensieri che ho fatto sulle diverse tecnologie, ovviamente sono pareri personali dove altri informatici potrebbero non essere d’accordo con me. 
  • Interfaccia WEB: oggi vanno molto di moda e molti sanno programmare per il web, tuttavia una soluzione del genere richiede l’installazione di un server web su un raspberry. Tecnicamente la cosa è possibile, sul raspberry è possibile un server LAMP (Linux Apache MySQL PHP) però pretendere che con l’hardware limitato che ha, abbia anche delle buone prestazioni sarebbe chiedere troppo. Dall’altra parte se per leggere la temperatura, valutare se spegnere la resistenza elettrica e successivamente spegnere la resistenza elettrica richiedesse del tempo di latenza alto, pensiamo anche solo 6 secondi (che sono 2 secondi per attività) per lo scopo che abbiamo potrebbe essere troppo. 
  • Python : E’ un linguaggio di programmazione molto usato in questi anni grazie alla sua semplicità, tuttavia ho scartato questa opzione perchè non ha la possibilità in maniera nativa di creare interfacce grafiche (a meno di non fare salti pirotecnici creando interfacce WEB ma si torna al punto precedente), altro vincolo, questo linguaggio rientra nella categoria dei linguaggi interpretati che richiede un framework per girare quindi anche in questo caso non è il massimo come performance. 
  • Linguaggi compilati: Cadono in questa categoria tutti quei linguaggi che una volta compilati generano codice macchina (i file .exe per Windows o binari per Linux). Sono linguaggi compilati linguaggi come il C/C++, Pascal etc. Va da sé che da un punto di vista delle performance questa sia la soluzione migliore. 
La mia scelta è caduta sull’uso del Pascal (che non è più il vecchio Pascal degli anni ‘90) appunto perchè è un linguaggio compilato e perchè ho usato questo linguaggio a livelli professionali per anni quindi lo conosco molto bene.
Per il mondo Linux (quindi per il raspberry) esiste un progetto open source clone del più famoso Delphi che si chiama Lazarus (link : https://www.lazarus-ide.org/) è un progetto maturo ed io lo uso tuttora al lavoro perchè mi permette di creare interfacce grafiche con estrema facilità e la libertà di programmare in Pascal. Un’altra alternativa valida potrebbe essere la programmazione C/C++, ma questa l’ho scartata perchè non ho esperienza nella creazione di interfacce grafiche con questo linguaggio. 

Entriamo nel merito dell’interfaccia grafica, all’avvio del software viene selezionata la ricetta (precedentemente inserita) e verranno visualizzati i vari step di Mash


nell’esempio, la mia Weiss esegue i seguenti step di mash: 
  • 5 minuti a 54 gradi 
  • 30 minuti a 63 gradi 
  • 30 minuti a 68 gradi 
  • 10 minuti a 78 gradi
La temperatura dell’acqua di sparge è settata a 78 gradi e il tempo di bollitura è 60 minuti.
Una volta che sono stati settati i parametri apparirà la seconda videata, quella della cotta


Nella parte superiore è visibile la temperatura dell’acqua o del mosto con il relativo valore settato. Cliccando il tasto a destra “Start Mash” inizierà la fase di mash portando la temperatura al valore settato (nell’esempio 54 gradi). Durante tutta la fase di Mash e bollitura verrà graficato la temperatura, questo è molto utile perchè si vedrà se ci sono dei cali termici
Non mancano ovviamente alcuni tasti fondamentali, come il tasto di emergenza dove si spengono tutte le resistenze, o pulsanti per accendere o spegnere la singola resistenza.
Altra caratteristica utile è la visualizzazione del tempo impiegato nella cotta, dal momento che si preme il tasto Start Mash fino alla fine del fase di bollitura. Io faccio cotte da 15 litri e ci metto 3 ore e 20 minuti, naturalmente poi va aggiunto il tempo di raffreddamento mosto e travaso nel fermentatore.

Codice
Mostrare e spiegare tutto il codice in un singolo articolo è una impresa impossibile, ad ogni modo per chi fosse curioso o volesse collaborare alla stesura di questo progetto mi può contattare privatamente, al momento attuale il codice è eternamente “work in progress” tuttavia ho una versione stabile e una in sviluppo che conta ormai oltre 1200 righe di istruzioni. Le parti fondamentali sono leggere la temperatura della sonda e scrivere il valore 0 o 1 sui relè (con 0 si apre il circuito quindi si spegne la resistenza con 1 l’opposto). Vediamo qualche pezzo di codice che reputo interessante al fine della birrificazione.
Per quanto riguarda la temperatura, io ho fatto una sola funzione che prende come input la sonda alla quale siamo interessati di leggere il valore, questo comporta che quando si chiama la funziona bisogna sapere quale pin della GPIO (trattato nel precedente articolo) vogliamo leggere.



In maniera analoga, quando vogliamo spegnere una resistenza ho implementato una funzione che prende in input la resistenza e il suo valore (OFF)








Caso diverso invece quando vogliamo accendere una resistenza, in un caso siffatto prima è necessario spegnere tutte le altre resistenza (ad esclusione della pompa), diversamente si supera il voltaggio che ho a disposizione in casa e questo mi farebbe saltare la corrente. 



Infine questo codice mostra come viene eseguito il controllo in fase di Mash, se la temperatura corrente è uguale o maggiore di quella impostata allora viene spenta la resistenza di Mash. Qua va tenuto presente un aspetto che forse migliorerà in futuro, al momento attuale ogni 20 secondi leggo la temperatura e valuto il da farsi, questo comporta che la resistenza potrebbe essere stata accesa per 19 secondi oltre la temperatura impostata, da aggiungere che al suo spegnimento esiste comunque un aumento della temperatura dovuto al fatto che la resistenza resta calda per un certo arco temporale. Al momento mi regolo ad occhio, se voglio impostare 53 gradi, io setto 52 o 51. 


Conclusioni
E’ una passione e un bellissimo passatempo, da soddisfazione vedere la produzione di birra in modo automatizzato e sapere di aver creato il tutto da zero. Come dicevo il software cambia di cotta in cotta e per testarlo, evitando di usare pentole e litri di acqua, alla presa attacco 4 lampadine che si accendono e spengono (simulando di fatto l’accensione o lo spegnimento delle resistenze). Per testarlo in tempi celeri, ho una cotta di test dove gli step di Mash sono solo 2 entrambi di un minuto e le temperature sono di 20 e 25 gradi (velocemente raggiungibili da una lampadina) e il boil è settato a 30 gradi dalla durata di un minuto. In questo modo la cotta di test dura 4 o 5 minuti e so se il software funziona o meno. Inutile nascondere che un po’ di agitazione il giorno della cotta c’è.

a cura di:
Stefano cresciuto in un paesino della provincia bergamasca, nella vita si occupa di Sicurezza Informatica ed ha voluto unire le sue competenze professionali con il suo hobby di Homebrewing. Birrifica dal 2017 con metodo All Grain classico con i tre tini. Da questa passione ha scoperto la bontà delle birre ambrate.
Ha un sito internet. http://www.stefanolorenzi.org/site/ 
Si occupa, all'interno del Gruppo, della parte informatica del processo di produzione e gestione della fermentazione con spiegazioni di programmazione e sviluppo di app.






sabato 26 gennaio 2019

Grainfather Controller Bluetooth - Il Video

Anche questo sabato ci tiene compagnia Michele con un nuovo video dedicato al Grainfather. 
Questa volta ci parla del controller bluetooth. Un video specifico sulla programmazione del controller con esempio pratico di impostazione di una cotta. Presentazione della modalità ritardata utile quando si vuole avere alla mattina a disposizione l'acqua alla temperatura di mash.
In realtà questa è una prima parte perchè sabato prossimo completerà il video con una importazione di ricetta dall'app Brewfather tramite il soft Grainfather direttamente nel controller.
Se avete dubbi scrivete a signormalto@gmail.com
Buona Visione.

Link diretto: https://youtu.be/vIcTpz4h78k



martedì 22 gennaio 2019

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 2)



Disclaimer
In questo articolo vediamo come è possibile automatizzare un impianto di birra. Sono richieste competenze elettriche e si usa la corrente a 220 Volt, è molto pericoloso, fatelo soltanto se siete elettricisti o se siete assistiti da personale competente! 
SignorMalto non si prende nessuna responsabilità in caso di incidenti domestici.

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 2)
In questa seconda parte entreremo nel vivo dello “smanettamento” hardware e nel prossimo post entreremo nel vivo nella parte software. Va da sè che smanettare con l’hardware del Raspberry richiede alcune nozioni sia del sistema operativo Linux sia di un po’ di elettronica, ad ogni modo chi necessita di chiarimenti può contattarmi. Resta chiaro che questa è la parte più “pericolosa” quindi ci tengo a sottolineare il Disclaimer sopra. In questa fase si lavora con la corrente, quindi non prendete sottogamba nulla, dovete lavorare in massima sicurezza. 
Come sappiamo la cosa più importante nella fase di birrificazione è garantire gli step di ammostamento, quindi la prima cosa di cui ci dobbiamo occupare è saper leggere le temperature dal nostro Raspberry. Dopo diverse ricerche io ho optato per le sonde ds18b20 dell’azienda AZDelivery facilmente reperibili su Amazon 
esistono principalmente due versioni, quella water-proof ( a prova d’acqua) e una versione che non resiste all’acqua, a noi ovviamente serve la prima. 
L’immagine sotto a sinistra mostra i collegamenti alla GPIO del raspberry (poi spiego cosa è), senza entrare in tecnicismi dovete mettere la resistenza da 4.7 OHM, semplificando al massimo (elettricisti perdonatemi per la superficialità) la resistenza ha il compito di trattenere della corrente, che se arrivasse tutta alla sonda verrebbe bruciata perchè non potrebbe reggere a quel carico (a me è successo), non entro nello specifico del perchè da 4.7 OHM, fidatevi. 
Mentre la foto qui sotto mostra il mio circuito saldato (non sono un bravo saldatore)

GPIO
Le GPIO sono collegate direttamente ai pin del processore e non sono protette.
In uscita forniscono una tensione di 3.3v e in ingresso non sono tolleranti ai 5v.
Fate molta attenzione, sbagliare i collegamenti può comportare danni irreparabili al vostro Raspberry.
Il cavo rosso, porta corrente, mentre il cavo blu è la massa infine il cavo giallo è dove si andrà a leggere il dato. Ripeto è fondamentale tra il cavo giallo e il cavo rosso mettere la resistenza di 4.7 OHM, diversamente brucerete la resistenza. 
In fase di test è possibile usare le basette elettriche, ma non pensateci nemmeno un secondo ad usarle per la birrificazione, usatele solamente in fase di test per leggere le temperature, poi sarà necessario saldare il circuito elettrico che darà maggior garanzie di tenuta. I fili dalle basette si staccano con troppa semplicità, mettendo a rischio la possibilità di leggere il valore, per questo motivo sarà necessario, finiti i test saldare il circuito. 
Fatto questo potete dare i comandi che vedete nell’immagine sotto, nel percorso /sys/bus/w1/devices verrà creata una cartella con nome 28-00000XXXXXXXX che riporterà il numero della vostra sonda. A questo punto viene creato un file w1_slave con la vostra temperature, sia in formato esadecimale che in formato “numerico” intero nel caso specifico il numero è 28625 che corrisponde a 28,625 gradi Celsius. Fate delle prove usando acqua calda e acqua fredda e vedete che la temperatura si aggiornerà (mi pare una volta al secondo)



I relay
Ancora una volta voglio ricordare la pericolosità di questa operazione, se nella parte precedente si rischia di bruciare una sonda o il raspberry, qua avremo a che fare con la corrente a 220 Volt per questo motivo fate moltissima attenzione!!!
I relè sono degli apparecchi che possono aprire o chiudere un circuito elettrico. Nel primo caso la corrente verrà interrotta, mentre nel secondo la corrente passerà, vengono chiamati Normalmente Aperti o Normalmente Chiusi. Quindi il primo consiglio è quello di usare relè normalmente aperti, in questo modo la corrente non passerà e il nostro impianto anche se attacchiamo la spina non funzionerà finchè non diremo al relè di chiudersi. Altra cosa importante, non tutti i relè sono uguali, esistono da diversi amperaggi, il relay che io ho usato è il seguente (25A/250V). Se ben ricordo costano 6 euro l’uno su Amazon.

Impianto Finito
L’immagine sotto mostra l’impianto finito, nella sua prima versione, al momento attuale sto lavorando sulla seconda versione che mostrerò le foto nel prossimo articolo. 
Come vedete in alto c’è il Raspberry e a sinistra i 4 Relays (Mash, Sparge, Pompa e Boil) e a sinistra l’impianto saldato per le sonde.
Per motivi di sicurezza sui relay ho messo del nastro isolante inoltre come doppia sicurezza ho messo una copertura in plastica. Questa doppia sicurezza serve per evitare che accidentalmente qualcuno tocchi la parte dove passa la corrente a 220V.
In realtà non sono strettamente necessari 4 relè, perchè quando inizia il boil, non vi serve più lo sparge e il Mash quindi ne basterebbero 3 (addirittura due se non avete la pompa).
Per questo motivo io ho due sonde, perchè per il boil uso la sonda dello sparge.
Insomma, c’è la possibilità di creare un impianto molto modulare e flessibile.



a cura di:
Stefano cresciuto in un paesino della provincia bergamasca, nella vita si occupa di Sicurezza Informatica ed ha voluto unire le sue competenze professionali con il suo hobby di Homebrewing. Birrifica dal 2017 con metodo All Grain classico con i tre tini. Da questa passione ha scoperto la bontà delle birre ambrate.
Ha un sito internet. http://www.stefanolorenzi.org/site/ 
Si occupa, all'interno del Gruppo, della parte informatica del processo di produzione e gestione della fermentazione con spiegazioni di programmazione e sviluppo di app.


lunedì 21 gennaio 2019

Aggiornamento organico Gruppo Signormalto

Cari Amici e simpatizzanti del Signormalto, sono qui a comunicarvi con questo breve post che c'è stato un cambiamento nell'organico del Gruppo Signormalto. 
Diego purtroppo per questioni di salute non può più fare parte del Gruppo, lasciando di fatto il posto a Corrado che si occuperà di produzione di birra casalinga.
A Diego va tutto il nostro augurio e un in bocca al lupo siamo certi che a breve riprenderai il Tuo posto.

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Non ricordo esattamente quando, ma direi mesi chissà anni che sono qui davanti a questa pagina bianca per enunciare grandi birre e magari pu...