Siamo ormai alle porte dell'estate, i primi caldi portano inevitabilmente il pensiero alle alte temperatura che ci costringeranno a prenderci una pausa, e a dar fondo alle bottiglie in cantina, che in realtà non chiedono altro! Chi invece ha trovato il metodo per conservare sia le bottiglie che il mosto in fermentazione, in ambienti più freschi, avrà sicuramente meno problemi e continuerà inesorabilmente a produrre e a bere!
La nostra cantina, dopo la ristrutturazione e l'isolamento, ha modificato la temperatura media, e rispetto ai 17°C di prima, adesso arriva fino a 22°C. Apparentemente una cosa negativa, però ora abbiamo uno spazio pulito ed utilizzabile, era inutile avere 17°C e poterci coltivare più funghi e muffe, che lieviti, e d'inverno la temperatura non scende più a 6°C ma rimane costante intorno ai 10°C, da inizio novembre a inizio aprile.
Non avendo un vero e proprio impianto di raffreddamento, ma una semplice cella riscaldante, non ci rimarrà che provare, per la prima volta, quante bottiglie di acqua ghiacciata serviranno, cambiate giornalmente, per mantenere la temperatura intorno ai 18°C- 20°C. Visto l'isolamento della cella, confidiamo che per pochi gradi di differenza l'impresa dovrebbe riuscire senza eccessive difficoltà. Vi racconteremo successivamente.
Non avendo un vero e proprio impianto di raffreddamento, ma una semplice cella riscaldante, non ci rimarrà che provare, per la prima volta, quante bottiglie di acqua ghiacciata serviranno, cambiate giornalmente, per mantenere la temperatura intorno ai 18°C- 20°C. Visto l'isolamento della cella, confidiamo che per pochi gradi di differenza l'impresa dovrebbe riuscire senza eccessive difficoltà. Vi racconteremo successivamente.
Nelle settimane precedenti a questa giovane cotta, abbiamo continuato a lavorare, per cercare di migliorare ulteriormente il nostro impianto, soprattutto con l'aggiunta di qualche nuovo strumento. In primo luogo abbiamo acquistato un termometro degno di questo nome, ci siamo indirizzati verso uno strumento professionale della Hanna Instruments a tenuta stagna, l'HI 935005.
HI 935005 è un termometro portatile che utilizza un sensore a termocoppia tipo K, realizzato in robusta plastica ABS, il corpo dello strumento è a tenuta stagna, con forma ergonomica e dotato di cinturino per il polso. Grazie al suo microprocessore interno HI 935005 visualizza simultaneamente sia la temperatura corrente che i valori massimo e minimo registrati durante l’intero ciclo di lavoro. All’accensione il display visualizza inoltre la percentuale di carica residua delle batterie. Il pulsante HOLD permette di fissare la misura sul display per annotarla comodamente, mentre il pulsante °C/°F seleziona la lettura in gradi Celsius o Fahrenheit.
Alimentazione: 3 x 1.5V AA / circa 1600 ore di uso continuo; autospegnimento selezionabile dopo 8 o 60 minuti di inattività (può essere disabilitato)
Condizioni di utilizzo: da -10 a 50°C; U.R. max 100%
Dimensioni e peso: 150 x 80 x 36 mm; 235 g
Precisione a 20°C temperatura: ±0.5%
Risoluzione temperatura: 0.1°C (da -50.0 a 199.9°C) e 1°C (oltre); 0.1°F (da -58.0 a 399.9°F) e 1°F (oltre)
Scala temperatura: da -50.0 a 199.9°C; da 200 a 1350°C; da -58.0 a 399.9°F; da 400 a 2462°F
Sonda supportata: termocoppia tipo K serie HI 766
Tipo Termometro: termocoppia
In abbinata al termometro è stata acquistata una sonda la HI 766TR1.
HI 766TR1 è una sonda a termocoppia tipo K, dotata di una punta speciale per la misura della temperatura tramite penetrazione in sostanze semisolide. È dotata di stelo in acciaio inossidabile, miniconnettore e 1 metro di cavo.
Specifiche:Dimensioni sonda: 500 mm; diametro 10 mm
Sensore/i: acciaio inossidabile
Temperatura massima: 250°C
Tempo di risposta: 90% del valore finale: 10 secondi.
Uso: semisolidi, liquidi
Un appunto, la sonda presenta una punta un pò troppo appuntita, bisogna stare attenti o si rischia di bucare la sacca.
Uso: semisolidi, liquidi
Un appunto, la sonda presenta una punta un pò troppo appuntita, bisogna stare attenti o si rischia di bucare la sacca.
Un altro problema che ci aveva dato qualche grattacapo, era l'utilizzo di luppolo nel formato pellet, utilizzato libero nel mosto, tendeva inesorabilmente a tappare i filtri durante la fase di travaso nel fermentatore. Abbiamo così deciso di acquistare l'Hop Basket di Bac, in versione Easy modello 12 x 40 cm. Il tubo con una maglia finissima in acciaio inox 304 da 350 micron, è fatto con estrema attenzione e la possibilità di smontare il fondo per migliorare la pulizia dopo l'uso, lo rendono uno strumento indispensabile per chi vuol utilizzare il luppolo un pellet.
Esistono anche delle versioni più professionali e con la possibilità di avere un tappo per chiudere il contenitore ed utilizzarlo in Dry Hopping e fanno parte delle versioni Top. Fate un salto sul sito di Francesco Teboni, in arte Bac, e oltre a visionare questo prodotto potete spaziare in un ricco catalogo di prodotti appositamente studiati per HomeBrewer. L'indirizzo è http://www.bacbrewing.com
Infine, ultimo ma non ultimo, lo strumento che tanto abbiamo desiderato in questo ultimo anno, lo scambiatore di calore in controflusso, acquistato dalla ditta Braumaster http://www.braumaster.com/home.html
La scelta del sistema di raffreddamento ha tenuto occupati i nostri pensieri per oltre un anno, precisamente da quando siamo in possesso della pentola da 100 litri. Prima in qualche modo si riusciva a gestire 25 litri di mosto in 30 - 45 minuti, ma successivamente il raffreddamento di 50 litri di mosto, aveva portato il tempo di raffreddamento ad oltre un ora e mezza, una quantità di tempo impensabile per il raffreddamento del mosto, per mille ragione, dal tempo, alla possibilità di esporre maggiormente il mosto a infezioni e alla notevole aumento dell'ossidazione del mosto. Bisognava prendere una decisione, o non avremmo potuto più utilizzare la pentola da 100 litri. Le abbiamo studiate tutte, cercando di valutare bene i pro e i contro dei sistemi presi in esame. In primo luogo avevamo pensato a costruirci o farci costruire una serpentina dimensionata per la pentola più grande. Sicuramente è il sistema che crea meno svantaggi, visto che praticamente c'è scarse possibilità di infezioni. L'unico neo è il tempo di raffreddamento, che comunque nel caso dell'utilizzo di acqua corrente porta con sè il limite della temperatura dell'acqua molto spesso non troppo fredda. L'ideale sarebbe stato quello di utilizzare un sistema di raffreddamento dell'acqua continuo a circolo chiuso magari utilizzando delle grosse quantità di ghiaccio e sale.
Avevamo preso in esame anche la possibilità di raffreddare istantaneamente il mosto concentrato, dal mash alla bollitura, arrivando poco prima del travaso nel fermentatore all'aggiunta del ghiaccio necessario che oltre a raffreddare alla temperatura desiderata, sarebbe servito per raggiungere la densità stabilita. Consigliatomi vivamente dal mio Mastro, ha trovato in me sempre un senso di diluizione, che non mi ha mai convinto, anche se il sistema dell'Ice Addition è utilizzato da molti con ottimi risultati, ma è una delle mie tante tare mentali!
Avevamo preso in esame anche la possibilità di raffreddare istantaneamente il mosto concentrato, dal mash alla bollitura, arrivando poco prima del travaso nel fermentatore all'aggiunta del ghiaccio necessario che oltre a raffreddare alla temperatura desiderata, sarebbe servito per raggiungere la densità stabilita. Consigliatomi vivamente dal mio Mastro, ha trovato in me sempre un senso di diluizione, che non mi ha mai convinto, anche se il sistema dell'Ice Addition è utilizzato da molti con ottimi risultati, ma è una delle mie tante tare mentali!
Nel mondo del Homebrewer il metodo più utilizzato è sicuramente lo scambiatore di calore a piastre saldobrasate in rame ed acciaio, ho cercato di trovare in tutti i modi i lati positivi di questo sistema, ma non c'è stato verso, non mi è mai piaciuto. Il problema principale è che un liquido molto denso e vischioso come il mosto di birra, avrebbe dovuto passare in minuscole anse, e sarebbe stato inevitabile che si depositassero qualche scoria e qualche polvere di farina e proteine che sarebbe stato difficile pulire per evitare al successivo utilizzo una infezione della nostra birra. Molti amici mi hanno incoraggiato, dandomi le giuste indicazioni per una pulizia perfetta, ma non c'è verso, per me risulta un sistema di difficile pulizia. Il sistema necessità di pompa, e qui nasce l'altra difficoltà, il tempo di raffreddamento, se la velocità del mosto è alta non si riesce a raffreddare in un solo passaggio, e quindi d'obbligo rallentare il flusso inserendo nella pompa un bypass che permetta di regolare il flusso, per evitare di raffreddare il mosto due passaggi, raddoppiando le problematiche di esposizione ad agenti patogeni e alle ossidazioni. Certamente gli scambiatori a piastre ispezionabili sono naturalmente tutta un'altra cosa, ed è sicuramente il sistema migliore, professionale, e potendo smontare le piastre anche la pulizia è perfetta, l'unico problema è il costo proibitivo per un HB.
Il sistema che invece incontrava i nostri favori era lo scambiatore di calore in controflusso. Anche in questo caso il tubo dove scorre il mosto, deve essere accuratamente pulito, ma essendo semplicemente un tubo in acciaio, è sicuramente molto più facile ripulirlo, rispetto ad una serie di angusti spazi. Inizialmente avremmo voluto costruircelo, su Youtube ci sono parecchi video che mostrano come costruirne uno, ma vuoi il tempo e le problematiche degli ultimi mesi, la difficoltà di reperire tutto il materiale in zona, e l'inesperienza nella costruzione di sistemi idraulici, ci ha portato a cercare qualcuno, già pratico, che l'avrebbe potuto costruire per noi. Siamo stati in contatto per diversi mesi con un amico del forum, senza però alla fine ottenere quello che volevamo. Alla fine grazie ad un serie di scambi di opinioni con alcuni Amici più intimi, ho avuto l'indicazione del prodotto che cercavamo. Lo splendido controflusso che vedete in foto, semplice ed efficace. Ci mancano ancora i raccordi per collegarlo alla rete idrica, un paio di fascette, i due tubi in silicone e saremo pronti per utilizzarlo.
Il sistema che invece incontrava i nostri favori era lo scambiatore di calore in controflusso. Anche in questo caso il tubo dove scorre il mosto, deve essere accuratamente pulito, ma essendo semplicemente un tubo in acciaio, è sicuramente molto più facile ripulirlo, rispetto ad una serie di angusti spazi. Inizialmente avremmo voluto costruircelo, su Youtube ci sono parecchi video che mostrano come costruirne uno, ma vuoi il tempo e le problematiche degli ultimi mesi, la difficoltà di reperire tutto il materiale in zona, e l'inesperienza nella costruzione di sistemi idraulici, ci ha portato a cercare qualcuno, già pratico, che l'avrebbe potuto costruire per noi. Siamo stati in contatto per diversi mesi con un amico del forum, senza però alla fine ottenere quello che volevamo. Alla fine grazie ad un serie di scambi di opinioni con alcuni Amici più intimi, ho avuto l'indicazione del prodotto che cercavamo. Lo splendido controflusso che vedete in foto, semplice ed efficace. Ci mancano ancora i raccordi per collegarlo alla rete idrica, un paio di fascette, i due tubi in silicone e saremo pronti per utilizzarlo.
Le misure standard sono: 6 12 18 24 36 metri, adatti rispettivamente per raffreddare 25 50 75 100 150 litri di mosto
Portata (dislivello 1 m) litri/minuto 5 4 3 2, per i 150 litri è necessario l'utilizzo di una pompa.
T°C: raffredda il mosto a circa 3 °C superiore alla temperatura dell' acqua di rete
CARATTERISTICHE standard:
TUBO INTERNO Ø 12 mm INOX AISI 304
TUBO ESTERNO PET Nero-Blu ø 20 mm
DIAMETRO spira 750 mm
METRI per spira ca 2,35 m
OPZIONI o possibili RICHIESTE (da preventivare separatamente)
TUBO ESTERNO isolato senza giunte in multistrato Allu PE bianco
DIAMETRO spire ridotto minimo 400 mm
DOPPIO stadio con valvole intercettazione ottone
RACCORDO portagomma ø 14 ottone oppure altro
ISOLAMENTO con tubo polietilene espanso grigio
Un ultima cosa, il diametro di base 75 cm, può sembrare ingombrante, ma se avete a disposizione uno spazio che non Vi crea problemi, è meglio mantenere questa dimensione, perchè il processo di riduzione del diametro, può causare restringimento, ma anche il solo fatto di stringere il diametro, i liquidi scorreranno con più difficoltà, raffreddando meno. Il diametro di 750 mm proposto dalla Braumaster è la giusta dimensione per ottenere il massimo rendimento.
Oltre a sistemare il nostro processo con nuovi strumenti, abbiamo anche fatto qualcosa di più concreto e nell'ultima settimana siamo riusciti a imbottigliare la Avanz. Una birra strana, forse a causa di questo pazzo guazzabuglio di ingredienti scaduti che hanno portato alla fine ad un gusto mal assortito. Il mash eseguito con una temperatura più alta, per favorire i zuccheri meno fermentabili, a creato una densità finale piuttosto alta, e non abbiamo idea se l'utilizzo di lievito scaduto, abbiamo aggiunto una maggiore possibilità del blocco della fermentazione, e pensavamo che l'aggiunta di un'ulteriore settimana, avrebbe aiutato a attenuare maggiormente, invece la densità è rimasta piantata sui 1022, creando così una birra dal corpo deciso, speriamo non troppo pastosa. Con l'esperienza maturata probabilmente oggi faremmo un mash ad una temperatura più bassa.
Come sempre il travaso è stato effettuato con la tecnica del rubinetto-rubinetto. Il colore marrone-granata, nasconde una birra con aromi contrastanti, dove l'alta percentuale di malto Crystal ha portato ad un gusto eccessivamente caramellato, impedendo di fatto l'amalgamarsi degli altri malti. Nonostante questo il profumo di tostato è importante, si sente bene e de molto gradevole, anche se il quantitativo di malti scuri è stata inferiore al 5%.
Per la rifermentazione abbiamo preferito tenerci bassi, e abbiamo aggiunto 100 grammi di zucchero bianco ai 22 litri, attestandoci sotto i 5 grammi a litro, 4,5 per l'esattezza.
Ecco qui il nostro bottino imbottigliato, pronto ad essere sistemato nella cella climatica in cantina, a terminare la rifermentazione in bottiglia.
Mentre attendevamo il laborioso lavoro dei nostri amici lieviti, ha preso forma l'etichetta, che andrà ad abbracciare la nuova nata. Il layout è rimasto più o meno invariato rispetto alla precedente, ancora semplicità ed essenzialità monocolore, posizione delle scritte e dei simboli, mentre la scritta in verticale Eaglolf Home Brewer è stato portata in orizzontale e la modifica principale a interessato l'inserimento della scritta "prodotto non destinato alla vendita", visto il crescente successo delle nostre bionde, e non si sa mai che qualche bottiglia finisca in mani sbagliate. Per far posto alla nuova scritta è stato sacrificata l'identificazione fisica dei nostri nomi e dell'indirizzo. Probabilmente lo spazio in basso a sinistra sarà modificato alla prossima birra e continuerà questa fase di studio di un ulteriore semplificazione.
Infine è stato dedicato altro tempo al progetto della rubrica "Una Chiacchierata con....", dove sono state terminate le bozze di tutte le interviste, e sono state messe in bella e spedite ai rispettivi interessati. I realtà ne manca ancora una, ma siamo ormai in dirittura d'arrivo. La prima fase è terminata, ora aspettiamo le risposte da inserire, sperando che la tanta disponibilità iniziale ad aderire al progetto, si trasformi in un fiume di parole scritte da inserire nella rubrica del blog.
Ma diamo fiato alle trombe ed entriamo nel vivo del post, come da titolo, qui si parla di giovani, di giovani che scoprono le mille opportunità del utilizzo di una tecnica semplice ed efficace come il BIAB per creare una birra.
Mentre attendevamo il laborioso lavoro dei nostri amici lieviti, ha preso forma l'etichetta, che andrà ad abbracciare la nuova nata. Il layout è rimasto più o meno invariato rispetto alla precedente, ancora semplicità ed essenzialità monocolore, posizione delle scritte e dei simboli, mentre la scritta in verticale Eaglolf Home Brewer è stato portata in orizzontale e la modifica principale a interessato l'inserimento della scritta "prodotto non destinato alla vendita", visto il crescente successo delle nostre bionde, e non si sa mai che qualche bottiglia finisca in mani sbagliate. Per far posto alla nuova scritta è stato sacrificata l'identificazione fisica dei nostri nomi e dell'indirizzo. Probabilmente lo spazio in basso a sinistra sarà modificato alla prossima birra e continuerà questa fase di studio di un ulteriore semplificazione.
Infine è stato dedicato altro tempo al progetto della rubrica "Una Chiacchierata con....", dove sono state terminate le bozze di tutte le interviste, e sono state messe in bella e spedite ai rispettivi interessati. I realtà ne manca ancora una, ma siamo ormai in dirittura d'arrivo. La prima fase è terminata, ora aspettiamo le risposte da inserire, sperando che la tanta disponibilità iniziale ad aderire al progetto, si trasformi in un fiume di parole scritte da inserire nella rubrica del blog.
Ma diamo fiato alle trombe ed entriamo nel vivo del post, come da titolo, qui si parla di giovani, di giovani che scoprono le mille opportunità del utilizzo di una tecnica semplice ed efficace come il BIAB per creare una birra.
I primi caldi svegliano le menti dei nostri ragazzi, che piano piano emergono dal letargo invernale, sprizzando ormoni in tutte le direzioni, e improvvisamente si ritrovano pieni di idee ed energie.
E così è il caso di Andrea, che ha deciso di tagliarmi fuori (qualcuno starà pensando che era ora!) e brassare in compagnia del suo Amico del cuore, Alby, una APA superluppolata.
E inevitabile a quell'età (la mia è tutta invita naturalmente), voler dimostrare qualcosa a se stessi, e cosa c'è di meglio che brassare una bella bionda beverina, di veloce fermentazione, da bere tra un paio di mesi sotto un bel pergolato nella calura estiva? Niente ... o quasi.
Ma andiamo con ordine. Questa volta non mi sono occupato di niente, sono quà in veste di narratore e basta.
Venerdì è partita questa giovane avventura, Andrea era molto eccitato e non gli ho neanche dovuto dargli le indicazioni, si è dato da fare da solo, andato a prelevare l'acqua alla fonte.
Il Sabato è stato dedicato soprattutto alla preparazioni dell'attrezzatura, ma le cose basi, pentola e il carretto, perchè Andrea a preferito concludere le operazioni di riempimento della pentola e macinazioni dei grani con Alby.
Eccoli qui di prima mattina alle prime battute, sistemazione della sacca e mescolamento del succo di un limone.
Per la prima volta Andrea si è alzato prima di me, e senza dirgli niente o quasi, (il limone se l'era dimenticato, ma capita anche a me), si è recato in garage a iniziare i preparativi per questa giovane cotta. Anche Alby arrivato molto presto e puntuale sprizza gioia, desiderio e voglia di fare, da tutte le parti.
Qui li vediamo già in azione, macinazione grani, dalle facce si vede che sono ancora nelle braccia di morfeo!!!
La birra in questione è un evoluzione della nostra Oro, una americana supperluppolata, come piace hai più giovani del momento, è una moda ormai bere birre con forte aroma di luppolo, in particolare con luppoli di origine americana, agrumati e resinosi.
La ricetta è stata fatta da entrambi in pochi giorni, privilegiati già dalla base di quella splendida americana fatta qualche mese fa. La Oro è stata paragonata all'ultima evoluzione, la Midas, e visti i risultati, la birra è rimasta troppo caratterizzata dalla quantità abbondante di malti speciali, hanno deciso di abbassare le dosi dei malti speciali e di aggiungere pochissimo Carapils e Biscuit e lasciare la parte più caratterizzante al Pale. La parte che invece è stata stravolta completamente, è la parte riguardante i luppoli, con l'inserimento di luppoli americani molto particolari e nel formato pellets.
Vediamo la ricetta:
MataMua
American Pale Ale ALL Grain BIAB
American Pale Ale ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 60
Litri in pentola : 39
Litri in fermentatore : 26
Efficienza : 75 %
OG : 1050
ABV : 4.9 %
Plato : 12.4
IBU : 44.3
BU/GU : 0.89
EBC : 4
Malti e Fermentabili
Pale 5500 gr 92 %
Fiocchi d'Orzo 300 gr 5 %
Biscuit 110 gr 2 %
CaraPils 110 gr 2 %
Totale 6010 gr
Luppoli
Rakau (AA 10.4) 5 gr 30 min Pellet
Equinox (AA 13.9) 12 gr 15 min Pellet
Rakau (AA 10.4) 12 gr1 5 min Pellet
Equinox (AA 13.9) 18 gr 10 min Pellet
Rakau (AA 10.4) 18 gr 10 min Pellet
Rakau (AA 10.4) 24 gr 5 min Pellet
Equinox (AA 13.9) 24 gr 5 min Pellet
Rakau (AA 10.4) 55 gr 1 min Pellet
Equinox (AA 13.9) 50 gr 1 min Pellet
Rakau (AA 10.4) 40 gr. Dry Hopping Pellet
Equinox (AA 13.9) 40 gr. Dry Hooping Pellet
Rakau (AA 10.4) 40 gr. Dry Hopping Pellet
Equinox (AA 13.9) 40 gr. Dry Hooping Pellet
Totale 298 gr
Lieviti
SafAle US 05 17 gr.
Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash-out 78°C 2 min
Mash-out 78°C 2 min
Bollitura 70 min
Per la tecnica utilizzata, al contrario degli ultimi sperimentazioni, hanno preferito rimanere sul più tranquillo BIAB Classico con tutta l'acqua all'inizio. La proporzione seguita è quella consolidata di tante cotte eseguite con successo 6,5 litri per chilo di grani.
Il godimento lo si legge sulla faccia dei ragazzi, è una bella soddisfazione quando si vede i figli sereni e contenti, sicuri di avere a disposizione un bel pò di litrozzi da gustare!
Per il mash hanno preferito orientarsi su un classico bistep, con la fase di saccarificazione del mosto a 66°C, una via di mezzo tra una trasformazione degli amidi in zuccheri più fermentabile e meno, prediligendo i primi, ma con una dose sufficiente di destrosio per creare non solo una birra secca. La seconda sosta a 72 gradi è stata programma per aiutare a creare una schiuma più corposa e persistente. Mash out a 78°C, un paio di minuti e poi su la sacca, lasciata scolare sopra la pentola per qualche minuto, e poi strizzata. La temperatura è stata presa con il nuovo termometro della Hanna Instruments, che ha svolto perfettamente il proprio lavoro. L'incredibile precisione dello strumento ha evidenziato un certa difficoltà di circolazione del calore attraverso il nuovo fondo, che tende a rallentare i flussi termici che salgono verso l'alto. Infatti durante il passaggio dal 66°C a 72°C dopo l'accensione ci sono voluti qualche minuto e qualche mescolata di mestolone per far salire la temperatura fino in superficie, mentre verso il fondo della pentola stagnava una temperatura più alta di un grado.
La strizzatura è stata leggera per evitare di intorbidire troppo il mosto.
Intanto mentre si attendeva che la temperatura salisse per la fase di bollitura, abbiamo cominciato a prepararci per il pranzo e abbiamo iniziato ad aprire qualche vecchia bottiglia, per creare quella atmosfera necessaria perchè le cose vadano per il verso giusto senza troppi pensieri!
Una volta arrivati in bollitura, è stato inaugurato un l'altra novità di questa cotta, l'Hop Basket di Bac, ideale per l'utilizzo dei ragazzi, del luppolo in pellets.
L'Hop Basket che abbiamo acquistato è quello più piccolo, 12 cm di diametro e 40 cm di altezza, ma per la nostra pentola più piccola è perfetta, tocca il fondo e si appoggia sul bordo, svolgendo il suo compito, di trattenere la polvere del luppolo in pellets, in modo egregio.
Dalla foto non si vede molto bene, ma il cilindro è per un quarto pieno della pasta creata dal pellet, con oltre i 200 gr, non hanno occupato molto spazio. Più o meno l'Hop Basket ha una capacità di contenere quasi un chilo di luppolo in pellet. Eccezionale.
Naturalmente all'interno dell'Hop Basket, per la sua conformazione, sembra che non riesca a far bollire il mosto a contatto con il luppolo, ma è solo un impressione, essendo a mollo in un liquido a quasi 100°C, la cessione degli aromi è identica se fossero libero. Così per paura che non ci fosse una buona circolazione del mosto, i pellets sono stati mescolati manualmente con il mestolo piccolo di plastica. A mio avviso questa azione, a permesso ad una parte delle polveri più sottili più passare attraverso le maglie finissime da 350 micron, intorbidendo un pò mosto.
Per la fase di bollitura i ragazzi hanno scelto una via di mezzo tra il canonico 60 minuti e i 90 minuti che normalmente utilizziamo noi, scegliendo 70 minuti, uno per aumentare leggermente la densità del mosto, l'atra per caramellare e scurire un pò il mosto.
La prima gittata è stata fatta a 30 minuti, per evitare che l'alta percentuale di alfa acidi dei luppoli utilizzati potessero amaricare eccessivamente la birra, riducendo in unica soluzione l'amaro. Le gittate successive da aroma sono state fatte proporzionalmente a 15 10 e 5 minuti più un ultima gittata poco prima di spegnere. Interessante è stato la proporzionalità della quantità dei luppoli, iniziando a 15 minuti con 12 gr, poi con aggiunta di 6 gr. 18 gr a 10 e 24 gr. a 5 minuti. Invece non segue la logica dei 6 gr. la gittata, praticamente a fine bollitura, con un etto abbondante.
Alla fine non è che rimasta che una poltiglia verde, dal profumo inebriante e anche invitante, che ha attirato Alberto e Andrea ad assaggiare il blob finale.
Siamo quasi alla fine, ma abbiamo saltato un passaggio. Prima di estrarre l'Hop Basket, è stata introdotta la serpentina, per sterilizzarla, e nonostante il piccolo spazio della pentola i due oggetti ci stanno senza problemi.
Qui dall'alto potete apprezzare lo spazio che ancora è presente.
Qui si sono fermati e in attesa del raffreddamento, si sono accomodati a tavola e hanno dato fondo alle cibarie, senza dimenticarsi di annaffiature il tutto da ottima birra. A disposizione c'erano una delle ultime bottiglie della Raj la prima birra fatta in BIAB maturata da oltre un anno, come la Kashmir, le due birre inglesi amare, poi la Toc Toc l'ambrata di stampo americano, prima ricetta solista di Andrea, ma come sempre la scena è stata catturata dalla Oro l'americana superluppolata, di cui purtroppo non ho fatto in tempo a berne neanche un goccio....
Nonostante siano passate quasi 5 ore, i ragazzi sono ancora carichi e frizzanti, non solo per le birre che si sono scolati, ma di tutta l'energia che hanno immagazzinato durante la cotta, è bellissimo guardarli con tutto questo entusiasmo, analizzando passo per passo tutta la cotta, pensando già alle future modifiche da apportare.
Ora siamo davvero alla fine, whirpool potente e poi una decina di minuti di riposo per fare concentrare le farine, le polveri del luppolo e le proteine residue, al centro della pentola.
Faccio in tempo a fare un paio di foto al travaso nel fermentatore, prima che il fermentatore venga chiuso e portato in cella giù in cantina.
Il mosto ha un profumo intenso, e al gusto è importante il gusto dolce del pale, mentre si sente appena l'amaro; il colore è molto chiaro, la quantità così bassa del biscuit, l'unico in grado di scurire, ha mantenuto l'EBC sotto il 5, decisamente molto chiara.
Come sempre la foto non rende, anche se si può notare la torbicità del mosto, e molto chiara, sarà più simile ad una Lager che ad una Ale.
Per il lievito hanno scelto il secco della Fermentis US-05, utilizzato per il suo carattere neutro, in grado di esaltare l'aroma del luppolo senza coprirlo con sentori fruttati e speziati.
Dopo poche ore dall'inoculo, l'inizio della fermentazione, culminata il giorno dopo con una fase tumultuosa degna di questo nome. Certo che tanto più potente è la fase tumultuosa, tanto meno è il tempo necessario per la trasformare della maggior parte degli zuccheri più fermentabili in alcool.
Sabato abbiamo travasato la birra, mi sono sostituito ad Alby per aiutare Andrea nella semplice operazione.
La birra si presentava torbida, incredibile la grande quantità di lieviti ancora in sospensione, che comunque hanno svolto egregiamente il loro lavoro visto che la densità si è assestata sui 1012, decisamente già in linea con la ricetta, e difficilmente scenderà ancora.
E' stata effettuata la luppolatura a freddo con una dose massiccia dei due luppoli utilizzati, Equinox e Rakau, in parti uguali per un totale di 80 gr. Il luppolo è stato utilizzato libero nel fermentatore, sarà poi filtrato in fase di travaso pre imbottigliamento. Incredibile già la frizzantezza che ha creato a contatto con il luppolo una schiuma verde.
Terminato il travaso, sul fondo del fermentatore donatore, abbiamo trovato due dita di lievito, se pensiamo a quanto ancora è in sospensione, è incredibile quanto si sia moltiplicato. Al contrario di come normalmente lavora l'US-05, abbiamo trovato un fondo molto compatto alla S-04 per intenderci e una flocculazione polverosa tipo T-58.
Ora non rimane che attendere un'altra settimana prima di riporre il nostro liquido preferito al buio delle bottiglie a rifermentare.
L'ultima considerazione la voglio fare sul nome della birra, che mi ha molto colpito.
MataMua ha un significato profondo per il popolo antico della Nuova Zelanda, i Maori. Nelle leggende antiche Mata Mua era interpretato come "C'era una volta" o "In tempi antichi", qui invece l'uso delle parole Matamua è inteso come primo, inizio, e de bellissimo accostarlo ad una birra, alla loro prima birra.
Questa è l'etichetta della birra, splendida, fresca, creata da Alby realizzata naturalmente con gimp. Bellissima l'idea delle cornici laterali con bande verdi, che incorniciano una visione di pace e serenità. Molto bello anche il carattere utilizzato, e perfetta la fusione dei nomi in cui emerge la collaborazione tra homebrewer.
Siamo davvero alla fine, pur rimanendo in disparte, e avervi raccontato questa storia come narratore non partecipante, mi ha arricchito di una nuova esperienza. E stato bellissimo vederli così concentrati ed entusiasti di poter creare qualcosa di unico e voglio fargli un augurio, che questa sia la prima di una lunga serie di cotte e chissà di successi, accompagnati da una amicizia profonda.
Benvenuti!
Intanto mentre si attendeva che la temperatura salisse per la fase di bollitura, abbiamo cominciato a prepararci per il pranzo e abbiamo iniziato ad aprire qualche vecchia bottiglia, per creare quella atmosfera necessaria perchè le cose vadano per il verso giusto senza troppi pensieri!
Una volta arrivati in bollitura, è stato inaugurato un l'altra novità di questa cotta, l'Hop Basket di Bac, ideale per l'utilizzo dei ragazzi, del luppolo in pellets.
L'Hop Basket che abbiamo acquistato è quello più piccolo, 12 cm di diametro e 40 cm di altezza, ma per la nostra pentola più piccola è perfetta, tocca il fondo e si appoggia sul bordo, svolgendo il suo compito, di trattenere la polvere del luppolo in pellets, in modo egregio.
Dalla foto non si vede molto bene, ma il cilindro è per un quarto pieno della pasta creata dal pellet, con oltre i 200 gr, non hanno occupato molto spazio. Più o meno l'Hop Basket ha una capacità di contenere quasi un chilo di luppolo in pellet. Eccezionale.
Naturalmente all'interno dell'Hop Basket, per la sua conformazione, sembra che non riesca a far bollire il mosto a contatto con il luppolo, ma è solo un impressione, essendo a mollo in un liquido a quasi 100°C, la cessione degli aromi è identica se fossero libero. Così per paura che non ci fosse una buona circolazione del mosto, i pellets sono stati mescolati manualmente con il mestolo piccolo di plastica. A mio avviso questa azione, a permesso ad una parte delle polveri più sottili più passare attraverso le maglie finissime da 350 micron, intorbidendo un pò mosto.
Per la fase di bollitura i ragazzi hanno scelto una via di mezzo tra il canonico 60 minuti e i 90 minuti che normalmente utilizziamo noi, scegliendo 70 minuti, uno per aumentare leggermente la densità del mosto, l'atra per caramellare e scurire un pò il mosto.
La prima gittata è stata fatta a 30 minuti, per evitare che l'alta percentuale di alfa acidi dei luppoli utilizzati potessero amaricare eccessivamente la birra, riducendo in unica soluzione l'amaro. Le gittate successive da aroma sono state fatte proporzionalmente a 15 10 e 5 minuti più un ultima gittata poco prima di spegnere. Interessante è stato la proporzionalità della quantità dei luppoli, iniziando a 15 minuti con 12 gr, poi con aggiunta di 6 gr. 18 gr a 10 e 24 gr. a 5 minuti. Invece non segue la logica dei 6 gr. la gittata, praticamente a fine bollitura, con un etto abbondante.
Alla fine non è che rimasta che una poltiglia verde, dal profumo inebriante e anche invitante, che ha attirato Alberto e Andrea ad assaggiare il blob finale.
Siamo quasi alla fine, ma abbiamo saltato un passaggio. Prima di estrarre l'Hop Basket, è stata introdotta la serpentina, per sterilizzarla, e nonostante il piccolo spazio della pentola i due oggetti ci stanno senza problemi.
Qui dall'alto potete apprezzare lo spazio che ancora è presente.
Qui si sono fermati e in attesa del raffreddamento, si sono accomodati a tavola e hanno dato fondo alle cibarie, senza dimenticarsi di annaffiature il tutto da ottima birra. A disposizione c'erano una delle ultime bottiglie della Raj la prima birra fatta in BIAB maturata da oltre un anno, come la Kashmir, le due birre inglesi amare, poi la Toc Toc l'ambrata di stampo americano, prima ricetta solista di Andrea, ma come sempre la scena è stata catturata dalla Oro l'americana superluppolata, di cui purtroppo non ho fatto in tempo a berne neanche un goccio....
Nonostante siano passate quasi 5 ore, i ragazzi sono ancora carichi e frizzanti, non solo per le birre che si sono scolati, ma di tutta l'energia che hanno immagazzinato durante la cotta, è bellissimo guardarli con tutto questo entusiasmo, analizzando passo per passo tutta la cotta, pensando già alle future modifiche da apportare.
Ora siamo davvero alla fine, whirpool potente e poi una decina di minuti di riposo per fare concentrare le farine, le polveri del luppolo e le proteine residue, al centro della pentola.
Faccio in tempo a fare un paio di foto al travaso nel fermentatore, prima che il fermentatore venga chiuso e portato in cella giù in cantina.
Il mosto ha un profumo intenso, e al gusto è importante il gusto dolce del pale, mentre si sente appena l'amaro; il colore è molto chiaro, la quantità così bassa del biscuit, l'unico in grado di scurire, ha mantenuto l'EBC sotto il 5, decisamente molto chiara.
Come sempre la foto non rende, anche se si può notare la torbicità del mosto, e molto chiara, sarà più simile ad una Lager che ad una Ale.
Per il lievito hanno scelto il secco della Fermentis US-05, utilizzato per il suo carattere neutro, in grado di esaltare l'aroma del luppolo senza coprirlo con sentori fruttati e speziati.
Dopo poche ore dall'inoculo, l'inizio della fermentazione, culminata il giorno dopo con una fase tumultuosa degna di questo nome. Certo che tanto più potente è la fase tumultuosa, tanto meno è il tempo necessario per la trasformare della maggior parte degli zuccheri più fermentabili in alcool.
Sabato abbiamo travasato la birra, mi sono sostituito ad Alby per aiutare Andrea nella semplice operazione.
La birra si presentava torbida, incredibile la grande quantità di lieviti ancora in sospensione, che comunque hanno svolto egregiamente il loro lavoro visto che la densità si è assestata sui 1012, decisamente già in linea con la ricetta, e difficilmente scenderà ancora.
E' stata effettuata la luppolatura a freddo con una dose massiccia dei due luppoli utilizzati, Equinox e Rakau, in parti uguali per un totale di 80 gr. Il luppolo è stato utilizzato libero nel fermentatore, sarà poi filtrato in fase di travaso pre imbottigliamento. Incredibile già la frizzantezza che ha creato a contatto con il luppolo una schiuma verde.
Terminato il travaso, sul fondo del fermentatore donatore, abbiamo trovato due dita di lievito, se pensiamo a quanto ancora è in sospensione, è incredibile quanto si sia moltiplicato. Al contrario di come normalmente lavora l'US-05, abbiamo trovato un fondo molto compatto alla S-04 per intenderci e una flocculazione polverosa tipo T-58.
Ora non rimane che attendere un'altra settimana prima di riporre il nostro liquido preferito al buio delle bottiglie a rifermentare.
L'ultima considerazione la voglio fare sul nome della birra, che mi ha molto colpito.
MataMua ha un significato profondo per il popolo antico della Nuova Zelanda, i Maori. Nelle leggende antiche Mata Mua era interpretato come "C'era una volta" o "In tempi antichi", qui invece l'uso delle parole Matamua è inteso come primo, inizio, e de bellissimo accostarlo ad una birra, alla loro prima birra.
Questa è l'etichetta della birra, splendida, fresca, creata da Alby realizzata naturalmente con gimp. Bellissima l'idea delle cornici laterali con bande verdi, che incorniciano una visione di pace e serenità. Molto bello anche il carattere utilizzato, e perfetta la fusione dei nomi in cui emerge la collaborazione tra homebrewer.
Siamo davvero alla fine, pur rimanendo in disparte, e avervi raccontato questa storia come narratore non partecipante, mi ha arricchito di una nuova esperienza. E stato bellissimo vederli così concentrati ed entusiasti di poter creare qualcosa di unico e voglio fargli un augurio, che questa sia la prima di una lunga serie di cotte e chissà di successi, accompagnati da una amicizia profonda.
Benvenuti!
Grandissimo come sempre!
RispondiEliminaCome già discusso in precedenza, l'idea del controflusso è ottima.
Noi ne usiamo uno in rame ed è efficientissimo, per l'acciaio sicuramente dovrai regolare il flusso del mosto in modo che scenda più lentamente, ma facendo tutto per caduta, non avrai problemi, potrai tranquillamente fare tutto regolandoti con il rubinetto.
Alla prossima!
Guido