martedì 30 luglio 2019

Il Meglio Parte IX - Luppolo Selvatico

Nono appuntamento con il del Meglio del Signor Malto.
Un post che ha riscosso molte discussioni ed interessamento. Nell'articolo trovate anche un metodo empirico (poco esatto ma indicativo) per calcolare gli IBU dei luppoli selvatici. 
Il post è del 2014.

Buona Lettura!


Ricordo lo scorso anno quando girando con Diana, la nostra cagnetta, ci siamo imbattuti in zone ricche di luppolo selvatico. Il primo pensiero è stato quello di utilizzarlo per produrre una birra con solo luppolo selvatico, ma i primi commenti di amici e conoscenti ci aveva lasciati un pò delusi. La maggior parte, ripeteva che non ne valeva la pena, troppo poco il potere amaricante rispetto ai suoi cugini domestici, selezionati dopo un secolo o più di selezioni e incroci, altri hanno tirato fuori odori e aromi assurdi, tanto che avrebbero scoraggiato chiunque a provarci, noi no.
Quest'anno siamo ripartiti alla grande, impossibile resistere alla visione di tutti quei grappoli che aspettavano solo di essere raccolti, c'è n'era dappertutto. Così abbiamo cominciato a fare qualche giro, e a selezionare delle zone, verificare e scegliere visivamente le caratteristiche dei coni, rotondi, allungati o molto allungati ed escludere altre zone con coni piccoli, molto piccoli. Ci è capitato anche di vedere anche alcune piante con infiorescenze maschili, che successivamente sono diventati coni femminili. Scientificamente non è possibile, ma vi assicuro che non avevamo bevuto.
Dopo aver individuato le zone più ricche, abbiamo cominciato ad assaggiare i coni, cercando di annotare le caratteristiche al gusto. Le sensazioni principali sono prima di tutto il gusto erbaceo del cono, con un crescendo di amaro man mano che si mastica, per poi arrivare alle caratteristiche speziate.  Per alcuni coni gli aromi sono stati molto forti che ci hanno costretto a sputarlo. Purtroppo non è stato possibile assaggiare un luppolo domestico fresco, per verificare direttamente la differenza. Purtroppo la piante acquistate in primavera non hanno prodotto coni e non abbiamo potuto fare una comparazione. Purtroppo, in primis, le condizioni ambientali di quest'estate e l'impianto in vaso, non ci ha aiutati nella prima esperienza di coltivazione,  e ci siamo ritrovati con le piante colpite da peronospora, sopratutto il Chinook, che ha presentato foglie gialle e bruciate dal fungo, ma i rizomi dovrebbero essere salvi.
Migliore sorte hanno avuto il Columbus e soprattutto il Willamette, ma il fatto di averli messi in vaso e in un terriccio per niente fresco e sciolto, ha creato delle zone di umido e secco alternato, che hanno causato dei danni meccanici alle radici, rompendo continuamente i peli radicali della zona pilifera, responsabile della precaria salute delle piante.
Il prossimo anno per mantenerli in vita dobbiamo per forza piantarli in pieno campo, e pensiamo di aver individuato una zona provvisoria di confine con un vicino, dove c'è una rete di separazione che potrebbe servire ai tralci per aggrapparsi.
Siamo sempre alla ricerca di un terreno adatto
alla coltivazione, ma per ora non abbiamo trovato niente di adatto, terreni troppo compatti che andrebbero fresati a fondo e mescolati alla sabbia, invece quelli adatti sono distanti o occupati e quelli liberi sono senza un approvvigionamento di acqua, e diventa impossibile coltivare il nostro amato luppolo senza acqua!
In attesa di poter confrontare qualche cono fresco domestico con quello selvatico abbiamo diversificato le zone delle raccolte del selvatico, dandoci dei nomi: "fiume" per la zona vicino al fiume, "campo" per le piante vicino al campo sportivo, e "nord" per le zone alla fine del paese.
Una volta raccolti, i coni sono stati prima divisi in sacchetti e poi pesati. Il peso è importante per stabilire in giusto grado di essiccazione e far perdere la gran parte di acqua contenuta, riducendo il peso di circa 80%.
Grazie alle giornate tiepide di questo Settembre, siamo riusciti ad essiccare bene, quasi tutti i coni, naturalmente l'essiccazione deve avvenire al riparo della luce solare diretta, in ambiente tiepido e non umido, solo alcuni etti hanno avuto bisogno di un supplemento in forno. Abbiamo quindi creato alcuni griglie su cui appoggiare i coni, per essere posizionati nel forno.
La costruzione è stata semplice, è abbiamo utilizzato materiale avanzato da altre  lavori precedenti. Lo scheletro è stato fatto con pezzi di perline e una rete metallica, avanzate dai lavori in cantina. Le perline sono state tagliate a 45 gradi e successivamente scartavetrate e unite tramite graffette, tutto molto semplice.
E a sua volta è stata attaccata la rete sempre con le graffette e successivamente rifilata.
Una volta sistemate abbiamo posizionati i coni sulle griglie e inseriti in forno alla temperatura di 40°C per circa un ora. Il tempo è stato breve perchè avevano già subito un primo essiccamento in garage per tre giorni, penso che sarebbero necessari almeno 5 ore a 40°C, per abbassare il peso dell'80%.
Naturalmente il forno è stato lasciato leggermente aperto.
Prima di terminare il lavoro, mettendo i coni essiccati, sottovuoto, per cercare di mantenere intatte le caratteristiche, abbiamo dovuto affrontare un dubbio amletico che  ci attanaglia fin dall'inizio, dovevamo stabilire la percentuali di alfa acidi presente nei nostri coni.
Non disponendo di strumentazione da laboratorio, e non volendo spendere una fortuna nel far analizzare il nostro luppolo selvatico, l'unica cosa che potevamo fare era semplicemente una prova comparativa, utilizzando come riferimento, del luppolo acquistato dove la percentuale di alfa acidi è scritta sulla confezione. La difficoltà di sapere con approssimazione la percentuale di alfa acidi, penso che riguardi anche chi coltiva direttamente il luppolo a casa e non dispone di attrezzatura da laboratorio. Per farvi un esempio, anche tra il luppolo che acquistiamo, stesso tipo, troviamo differenze a volte anche grandi. Noi siamo affezionati  al Cascade, uno splendido luppolo americano dal suo aroma agrumato inconfondibile, abbiamo avuto confezioni con percentuali alfa acidi da 4,5 a 7,7, e non mi sembra che sia poca la differenza. Quindi anche chi coltiva da se alcune varietà, non conosce con  esattezza la percentuale di alfa acidi.
Così con Andrea abbiamo pensato che preparando due the e poi comparando l'amaro, avremmo potuto stimare la potenza dei nostri coni selvatici. Abbiamo così preparato due the di luppolo, uno con un luppolo di cui conoscevamo la percentuale di alfa acido e uno con il nostro luppolo selvatico.
Abbiamo preso un pentolino e con mezzo litro di acqua, un cucchiaino di zucchero per aumentare la solubilità delle resine rispetto a sola acqua, e 10 grammi di luppolo selvatico fresco e abbiamo fatto bollire, coperto, per mezz'ora.
Stessa cosa con il luppolo confezionato, con la sola differenza che il luppolo confezionato è essiccato e quindi ne abbiamo utilizzato il 20% quindi 2 grammi.
Dopo la bollitura abbiamo fatto riposare fino a temperatura ambiente e poi li abbiamo versati in un bicchiere.
Quello giallo di sinistra è il Cascade, mentre quello rosso di destra è il selvatico. Abbiamo iniziato ad assaggiarli. Prima abbiamo assaggiato entrambi scoprendo che il luppolo confezionato era più amaro.  Poi abbiamo aggiunto circa 5 grammi di zucchero per volta, fino ad arrivare al punto di equilibrio tra amaro e dolce. Per quanto riguarda il luppolo confezionato abbiamo messo 5 cucchiaini colmi, circa 25 grammi di zucchero, mentre per il luppolo nostrano abbiamo aggiunto 3 cucchiaini colmi, circa 15 grammi di zucchero.
A questo punto entra in gioco Andrea, mente giovane e fresca, e soprattutto con ancora un tenue ricordo della matematica studiata a scuola, e ha praticamente creato un formula semplicissima con i dati in possesso, quantità di zucchero utilizzato per i due the e la percentuale di alfa acido del luppolo conosciuto, e l'incognita, la percentuale di alfa acido del luppolo selvatico. Quindi 15 grammi di zucchero del luppolo nostrano, diviso, i 25 grammi di zucchero di luppolo confezionato, il risultato moltiplicando con la percentuale del luppolo conosciuto 5,5%. Risultato 3,3%.
Tutto molto semplice, ma cè qualcosa che non ci convince. Dopo aver assaggiato il mosto della PallaRE, la birra fatta con il luppolo autoctono, risulta poco amara. Per calcolare la percentuale  di alfa acidi, abbiamo usato un luppolo essiccato e un luppolo fresco. Forse questa differenza ci ha falsato il risultato, è probabile che la percentuale di alfa acidi sia più bassa di quella stimata. Non rimarrà che ripetere le operazioni questa volta con entrambi i luppoli essiccati, e vedere se riusciremo ad avvicinarci meglio alla percentuale esatta.
La fase finale è stata il confezionamento, dopo avere essiccato tutti i circa 4,5 chili di luppolo fresco, prelevato in tre zone, alla fine abbiamo 800 grammi.
Per questa operazione abbiamo utilizzato una macchina per il confezionamento sottovuoto, che ci permette di lasciare all'interno dei sacchetti niente o pochissimo ossigeno, responsabile dell'ossidazione delle resine e della perdita di efficacia. 
L'altro fattore negativo per la conservazione è la luce, purtroppo non avendo a disposizione sacchetti che potevano bloccare la luce, ci siamo dovuti adeguare ai soliti sacchetti trasparenti.
Durante la fase di aspirazione della macchina, la cosa più importante è tenere ben premuto il sacchetto contro il luppolo,  per far si che tutta l'aria venga aspirata.
Per ora abbiamo fatto una sola birra di prova con il luppolo con un valore stimato di amaro medio, e all'assaggio del primo travaso, risulta poco amara, ma è anche vero che deve maturare, ma le possibilità che l'amaro aumenti sono poche, mentre l'aroma pepato, anche se poco percettibile, è il fattore distintivo di questo nostro luppolo selvatico. La quantità di luppolo utilizzato è stato discreto, pensando ai soli 10 litri finali, 20 grammi da amaro a 60 minuti più 40 grammi  da aroma diviso in due gittate una a 15 minuti e l'altra a 5, in più appena spento ancora 10 grammi. Avevamo calcolato un indice di amaro intorno ai 30 IBU, ma penso che alla fine saremmo intorno ai 10 - 12 IBU al massimo, con una percentuale di alfa acidi del nostro luppolo selvatico varietà "Fiume" intorno a 1,5% contro i 3,3% che avevamo preventivato. Un altro fattore che potrebbe aver influito sulla la qualità dei coni è stato il ritardo nella raccolta, infatti  molti coni presentano già delle zone secche, il prossimo anno dovremmo essere più tempestivi, e raccoglierli al momento di massima presenza di luppolina.
Ora non ci resta che provare una nuova cotta questa volta con la varietà "Campo", il luppolo con i coni più grossi, pesanti e amari, magari prima rifacendo la prova comparativa.
L'ultima varietà raccolta è stata la "Nord", un luppolo che alla fine si è rivelato con pochissima percentuale di alfa acidi, e sarà utilizzata solo per l'aroma, in quantità abbondante, visto che il suo apporto sarà davvero minimo. 
I prossimi passi saranno, prima di tutto rifare le prove comparative, poi fare qualche birra di prova con le due varietà selezionate, "Fiume" e "Campo", con quantitativi maggiori e per tempi più lunghi di bollitura, e poi tireremo le somme se ne vale la pena di continuare con queste varietà o il prossimo anno allontanarsi di più da casa,  per ampliare le ricerche e scovare qualche zona particolarmente interessante.
Questi sono gli undici sacchetti sottovuoto che sono il risultato finale della raccolta ed essiccazione dei nostri luppoli selvatici. Per chi mi conosce sa che questo è solo l'inizio di una avventura che non finirà mai, o almeno finché non troveremo qualcosa che ci soddisferà, e avrete modo, anche voi, di seguirci in questa avventura, qui sul blog,  appena il sole tornerà a splendere e con esso il caldo e la voglia di riprendere questa ricerca, ma queste saranno tante nuove storie. Ora non ci resta che imbottigliare la prima birra fatta con il luppolo selvatico PallaRE, ma questa è un'altra storia.


Vi ricordo che il meglio del Signor Malto - 2 uscite settimanali dall'archivio del Signormalto oltre 350 post.
Martedì uno degli articoli più cliccati di sempre.
Giovedì un post che ha riscosso meno successo. 
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giovedì 25 luglio 2019

Il Meglio Parte VIII - Birra senza Glutine

Ottavo appuntamento con il del Meglio del Signor Malto.  A tutti gli effetti questa è una guida su come fare la birra senza glutine con il kit. Il Post non ha riscosso un gran successo, forse perchè chi ha problemi con il glutine difficilmente beve birra, magari più per disinformazione che per reale difficoltà. 
Nel post trovate specificato ricetta e metodologia.
Il post è del 2016.

Buona Lettura!

Cari Amici dopo qualche mese riprendiamo le attività brassicole con una novità importante. In questa nuova stagione abbiamo deciso di dedicare parte delle cotte per brassare qualche birra senza glutine. Una scelta da una parte dettata dalla necessità, quindi una scelta di vita, dall'altra cercare una strada diversa per ottenere un prodotto nuovo con qualità organolettiche diverse, una nuova esperienza da condividere con tutti, come sempre, in un mondo che in Italia ha poche informazioni e molto spesso viene relegata come medicinale.
Il problema di questo nostro primo approccio è stato reperire le informazioni. Scarne, confuse, preda soprattutto di false credenze, che non ci hanno aiutato molto nelle prime scelte. Per fortuna all'occorrenza i soliti pochi amici fedeli sono stati pronti a dare qualche consiglio. Grazie.
Alla fine dopo aver rimandato per qualche settimana abbiamo deciso di intraprendere la strada più semplice, utilizzando lo sciroppo di Sorgo, per poter iniziare la nuova avventura.
La nostra scelta è ricaduta sull'estratto GWTW da 1,5 Kg. L'estratto in questione è quello che si trova nei normali canali online di vendita per prodotti per fare birra in casa.
La ricetta naturalmente è semplice, non tanto per il fatto che si tratta di una birra preparata con estratti, ma perchè abbiamo cercato di aggiungere il meno possibile, prima di tutto renderci conto delle caratteristiche del Sorgo, ma comunque caratterizzarla.
Alla birra ho dato un nome simbolico "Il Faro", proprio come un punto di riferimento iniziale, e abbiamo cercato nella semplicità di legarla ad uno stile belga, non proprio semplice, sia per le caratteristiche degli zuccheri canditi utilizzati, sia per il tipo di lievito utilizzato, forse meno appropriati i luppoli, ma nel ottica di utilizzare ingredienti senza glutine, abbiamo optato per i luppoli di produzione propria sicuri che non contengano contaminazioni.
Naturalmente anche lo zucchero candito sia il Dark realizzato con zucchero di canna integrale, sia l'Amber con zucchero bianco rigorosamente di produzione propria per lo stesso motivo.
Ma vediamo insieme la ricetta

Il Faro Belgian Brown Ale - E
Litri in pentola 10
Litri finali 25
Minuti bollitura 30
OG 1046
ABV 4,6%
Plato 11,6
IBU 26
BU/GU 0,57
EBC 29

Malti e Fermentabili
Estratto liquido di Sorgo 3000 gr. 81%
Zucchero Candito Dark 350 gr. 9%
Zucchero Candito Amber 250 gr. 7%
Fiocchi di Mais 100 gr. 3%

Luppoli
Chinook 10 gr. 30 min
Chinook 20 gr. 20 min
Columbus 30 gr. 10 min
Willamette 30 gr. 5 min
Willamette 18 gr. 0 min

Lievito
Safbrew BE 256 (ex Abbaye) 11,5 gr

Fermentazione 19°C
Priming 5 gr

Al contrario dalla passata stagione non abbiamo applicato la solita organizzazione minuziosa nelle fasi preparatorie della cotta, forse un pò superbi nel sottovalutare quella che ha torto ritenevamo un birra facile. Nei giorni precedenti alla cotta abbiamo acquistato tutta l'attrezzatura nuova, per evitare qualunque contaminazione. 
Consiglio per gli amici celiaci: acquistate attrezzatura completamente nuova per evitare problemi di contaminazione.
La mattina di Venerdì, giorno non proprio abituale per noi, Andrea si è recato alla sorgente per prelevare l'acqua. Come succede in questo periodo di fine estate, e nonostante le piogge torrenziali, sgorgava talmente piano da simulare la pipi di infante! 1h e 45 min per raccogliere 40 litri di acqua. Prima disattenzione: non abbiamo inserito una parte dell'acqua in frigo.
Dopo pranzo con molta calma abbiamo preparato gli ingredienti necessari, i due barattoli dello sciroppo di Sorgo, le due versioni di zucchero candito, il lievito, i luppoli e i fiocchi di mais.
Intanto abbiamo sistemato sui fuochi la pentola principale con 10 litri di acqua dentro, una pentola più piccola con 4 litri di acqua per gli eventuali rabbocchi durante l'evaporazione e da utilizzare per pulire i barattoli di Sorgo e un'altra pentola con acqua del rubinetto per mettere a bagnomaria i barattoli di Sorgo.
Acceso tutto e siamo partiti.
Per prima cosa abbiamo sistemato la sacca dentro la pentola e arrivati a 70°C abbiamo versato i 100 grammi di fiocchi di mais. Siamo stati in dubbio nel inserire i fiocchi, per evitare di creare una birra torbida.
L'utilizzo dei fiocchi in una specie di minimash di 40 minuti deriva dai tempi delle prime esperienze con i kit quando utilizzavamo questa tecnica, con fiocchi di orzo, per migliorare la schiuma. I buoni risultati passati ci hanno convinti a riproporli anche qui. Passati i 40 minuti abbiamo sollevato la sacca, l'abbiamo lasciata un pò scolare e dopo qualche minuto leggermente strizzata. Abbiamo aggiunto i due barattoli con lo sciroppo di Sorgo riacceso e siamo partiti per la fase di bollitura. Durante la risalita sono venute a galla molte proteine, creando una schiuma compatta e spessa, che abbiamo provveduto a schiumare.
Appena il mosto di Sorgo ha cominciato a bollire abbiamo cominciato ad inserire il luppolo. Come vi dicevo prima, i luppoli utilizzati sono di nostra produzione e confezionati in ambiente non contaminato da orzo o frumento.
Il Chinook che fin dalla apertura del sacchetto ha rivelato quel suo carattere forte e pungente, resinoso, è stata una piacevole sorpresa pensare che quel luppolo era stato confezionato 12 mesi prima e lo avevamo cresciuto noi. Un pò meno entusiasti per gli atri due. Il Columbus colore giallo verde chiaro segno di invecchiamento probabile presenza di ossigeno nel sacchetto sottovuoto, l'aroma floreale era appena percettibile. Il Willamette con una colorazione verde intensa ma all'apertura ci ha donato un aroma poco intenso, poco erbaceo, più simile ad un Fuggle inglese che ad un Willamette americano. Per dare un giudizio più completo attenderemo l'assaggio della birra e dare così un voto all'esperienza della coltivazione casalinga di luppoli americani.
Il Chinook è un luppolo davvero potente e resistente alle condizioni climatiche del nostro paese e anche di questa zona prealpina, ci sentiamo di consigliarlo a tutti i neofiti che vogliono iniziare a farsi un idea su come coltivare il luppolo.
La fase di bollitura è durata 30 minuti, il tempo necessario perchè il luppolo rilasci le sue caratteristiche amaricanti ed aromatiche, evitando che il mosto scurisca troppo. Così appena arrivati in bollitura abbiamo unito al mosto la prima gittata di Chinook 10 grammi per dare un pò di amaro. A 20 minuti la seconda gittata di Chinook con 20 grammi. A 15 minuti dalla fine della bollitura è stato il momento degli zuccheri canditi. Anche gli zuccheri canditi sono stato auto prodotti, per evitare i soliti problemi di contaminazione che risulta dai sacchetti in vendita dove spesso c'è la dicitura "Può contenere tracce di orzo, frumento e fiocchi".
La ricetta mi è stata donata da un amico e si possono trovare video sulla preparazione su Youtube. Anche noi nel nostro piccolo, nel video che seguirà l'articolo questo sabato (ndr), ho inserito all'inizio le riprese delle fasi salienti di come abbiamo prodotto il nostro zucchero candito. La ricetta è semplice
1000 gr di zucchero
250 ml di acqua (chiaro) 300 ml di acqua (scuro)
5 gr di acido lattico
2 gr di bicarbonato di ammonio
Per lo zucchero potete usare sia zucchero bianco che zucchero di canna come abbiamo fatto noi. Diciamo che con quello di canna è più difficile capire a che colorazione si va incontro, è scuro dall'inizio alla fine ed ideale per fare il tipo più scuro. Notevoli le caratteristiche olfattive aromatiche dalla liquirizia alla nocciola tostata, sentiremo all'assaggio della birra se ritroveremo questi aromi. Il bianco classico da cucina invece si presta meglio ad una colorazione più chiara, ma alla fine rimane semplicemente una aroma di zucchero filato, vi ricordate..., e un sapore molto dolce. Come acidificante abbiamo usato il limone, ma non riteniamo sia stata la scelta più azzeccata. Purtroppo mi sono accorto di non aver più acido lattico e il limone è stato un ripiego. Il problema del limone è che non si è certi della quantità di acido citrico che contiene, mediamente un 6-7%, e dosarlo non è semplice.
Riteniamo dopo la nostra esperienza che un paio di cucchiai sia il massimo per evitare poi di inibire la cristallizzazione dello zucchero. Se potete utilizzate l'acido lattico.
Per il bicarbonato di ammonio, è stato semplice reperirlo, in una pasticceria. Si tratta della ammoniaca per dolci che potete reperire in qualunque supermercato nel reparto dolci. Ne va utilizzato una punta di cucchiaino. Non abbondate assolutamente, primo perchè la reazione può essere molto più lunga e la schiuma continuare a formarsi per diversi minuti, ma soprattutto perchè si sviluppano vapori di ammoniaca. Areate il locale durante queste fasi perchè i vapori che si sviluppano oltre a essere fastidiosi sono anche nocivi.
Per l'inserimento degli zuccheri abbiamo preferito diluire il chiaro con un paio di bicchieri di acqua bollente per creare alla fine uno sciroppo denso, aggiungendo così un pò di acqua al mosto che durante la bollitura evapora. E' importante cercare di mantenere in un mosto di 10 litri la quantità di acqua costante per evitare di alterare gli IBU della ricetta, visto che si tratta di un mosto molto concentrato. Invece lo scuro abbiamo inserito i pezzi direttamente nel mosto e mescolando bene lo abbiamo sciolto. Mi raccomando mescolate bene per evitare che lo zucchero rimanga attaccato sul fondo della pentola e poi si bruci.
Terminato di mescolare a 10 minuti dalla fine abbiamo inserito i 30 grammi di Columbus. A 5 minuti e a 0 cioè appena spento il fuoco abbiamo inserito il Willamette per dare un pò di aroma erbaceo che non sta male.
Siamo alla fase di raffreddamento. Il fatto che fosse una pentola con circa 10 litri di mosto non gli abbiamo dedicato la giusta attenzione, che ha causato un allungamento dei tempi di raffreddamento prolungando ad oltre un ora il raffreddamento da 100°C a 22°C. L'acqua del rubinetto non è ancora fredda e alla fine abbiamo dovuto aggiungere del ghiaccio nell'acqua per abbassare la temperatura.
Nella attesa ci siamo deliziati con una merenda a base di crostata di albicocche e una pinta della nostra scura.
Siamo alla fine, una volta terminata la fase di raffreddamento abbiamo preparato il fermentatore con dentro qualche litro di acqua e gli abbiamo versato il mosto facendolo passare attraverso un colino in acciaio inox per trattenere il luppolo libero.
Ci ha creato qualche problema con qualche pezzetto di luppolo e qualche seme che è finito nel mosto, sicuramente la prossima cotta il luppolo lo sistemeremo nei pratici filtri per la bollitura del luppolo. Prima di versare l'acqua per raggiungere il livello finale di 25 litri abbiamo versato una parte di lievito.
Per questa birra senza glutine abbiamo utilizzato il secco di Fermentis ex Abbey BE 256 utilizzato soprattutto per le birre di abbazia per la sua capacità di sopportare le alte gradazioni alcoliche, garantito da Fermentis "Senza Glutine".
Terminato di versare il lievito abbiamo aggiunto l'acqua versata dall'alto per ossigenare il mosto. Qui ci siamo accorti di non aver preso l'unico dato importante, la densità iniziale. Di solito è sconsigliato prendere il campione dopo aver versato il lievito, ma non potevamo far altro, un'altra disattenzione. La misura della densità a stabilito il perfetto raggiungimento della ricetta con 1046.
Non ci è rimasto che aggiungere il restante lievito, mescolare energicamente e chiudere il coperchio. Il fermentatore è stato successivamente posizionato in cantina nella cella riscaldante con la temperatura a 19°C.
Sabato mattina il gorgogliatore era muto, una novità per noi che siamo abituati ad avere una fermentazione piuttosto tumultuosa già dopo poche ore. Il liquido nel gorgliatore era in pressione ma non sufficiente da far fuoriuscire l'anidride carbonica, in superficie non era presente alcuna schiuma o residui e il mosto era stranamente limpido come se non ci fosse attività da parte dei lieviti. Stesso discorso domenica pomeriggio, nessun gemito dal gorgogliatore, solamente aumentata la pressione all'interno del fermentatore al limite dello scavalcamento della curva, ma la cosa più evidente era uno strato alto un paio di centimetri di lievito sul fondo del fermentatore.
Ieri mattina mi sono recato in cantina munito di densimetro pronto per passare all'azione se ce ne fosse stata la necessità. Appena aperta la cella ho notato che il livello del liquido nel gorgogliatore non era cambiato, ma sul fondo mi sembrava ci fosse ancora più lievito, di una rosa intenso. Preso sinceramente un pò dallo sconforto, ho prelevato un campione di mosto per verificare se c'era stata una fermentazione. All'apertura del rubinetto è scesa un quantità notevole di lievito e quando ho inserito il densimetro ho schiumato affondo il mosto che appena ho cominciato ad agitare il densimetro a creato una schiuma esagerata, rivelando la notevole quantità di anidride carbonica intrappolato nel mosto "ecco perchè non gorgogliava, tutta l'anidride carbonica è intrappolata nel mosto!"
La misura della densità è stata di 1032, non ha attenuato molto ma comunque la fermentazione è partita con calma, ma è partita.
Di istinto ho scrollato il fermentatore e la pressione è salita alla grande cominciando a gorgogliare.
L'assaggio del campione ha rivelato un gusto pungente e speziato mentre la dolcezza del sorgo si è trasformato in un gusto aspro e astringente simile al tamarindo.
Stamattina anche se con la consueta calma gorgogliava e mi è pure sembrato che sul pelo del mosto ci fosse un pò di schiumetta.
Stiamo a vedere come si trasforma nelle prossime settimane. Mi dovrò adeguare al suo andamento lento ed è probabile che il travaso venga effettuato tra una settimana.
C'è anche da dire che è il primo tentativo, se facciamo un raffronto con la nostra prima birra da kit, c'è ancora moltissima strada da fare.
Un'esperienza che ci ha fatto capire prima di tutto, che qualunque birra (cosa) si faccia con qualunque tecnica si decisa, bisogna essere attenti e affrontare le cose con umiltà, gli ostacoli possono trovarsi ovunque, anche nelle cose più banali.
Le prime impressioni sono contrastanti, sinceramente pensavamo che il mosto fosse semplicemente diverso per gli aromi, senza considerare che senza glutine avesse delle caratteristiche diverse anche per il percorso nel diventare birra, d'altronde pensavamo che erano comunque semplicemente zuccheri. Invece il mosto si è comportato in maniera completamente diversa facendoci addirittura credere di non aver fermentato.
Mi vengono in mente i primi momenti della prima birra in latta, la Draught della Coopers, la stessa trepidazione per quel maledetto gorgogliatore, che alla fine non risulta determinante per la trasformazione degli zuccheri, come poi ho capito in seguito quando abbiamo avuto delle trasformazioni senza che il gorgogliatore se ne accorgesse.
Questa prima cotta pilota, perchè questa era una cotta pilota, è stata fatta per capire e comprendere le caratteristiche e il comportamento di un malto senza glutine.
Per la prossima cotta, replicheremo ancora una birra senza glutine soprattutto per vedere se abbiamo capito qualcosa di questa prima cotta pilota, sempre con lo stesso sciroppo di Sorgo, magari con qualche modifica negli aromi, visto che per ora non possiamo far altro.
Ora non ci resta che aspettare qualche giorno per vedere quanto tempo ci metterà per concludere la fermentazione da ricetta intorno a 1012, ma se ci mette il tempo che ci sta mettendo a fermentare dovremmo aspettare qualche settimana.
Vi ricordo che sabato sarà online sul canale YouTube del Signormalto, la video cotta completa di questa birra senza glutine.
Restate sintonizzati.

Vi ricordo che il meglio del Signor Malto - 2 uscite settimanali dall'archivio del Signormalto oltre 350 post.
Martedì uno degli articoli più cliccati di sempre.
Giovedì un post che ha riscosso meno successo. 
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martedì 23 luglio 2019

Il Meglio Parte VII - BIAB un anno di ricette ed etichette

Settima parte del Meglio del Signor Malto. Post di gran successo che rientra nei Top 10. 
Un Post riassuntivo sul nostro primo anno di esperienza all grain con metodo australiano BIAB. 
Nel post trovate ricette dettagliate e ed etichette da copiare.
Il post è del 2014.

Buona Lettura!

Questa prima stagione in BIAB è terminata, da Ottobre a Giugno abbiamo prodotto circa 300 litri di nettare prezioso in AG BIAB, una leggera flessione rispetto alla stagione precedente dove avevamo prodotto circa 350 litri, ma con la tecnica dei kit.
Questa stagione è stata lunga e faticosa, iniziata con tante paure e insicurezze, ma che alla fine ci ha regalato tante gioie e tante soddisfazioni.
Ricordo la prima cotta in BIAB, Andrea era stato occupato tutta la stagione estiva, come bagnino, passando praticamente da Giugno a Ottobre fuori casa, lasciandomi da solo, alla ricerca di informazioni e qualche consiglio per fare il salto da kit a AG. La parte da leone lo hanno fatto i forum, dove passavo ore e ore cercando ci capire i primi passi da fare, e facendo un sacco di domande, a volte stupide, a volte ingenue, apparendo a volte anche pedante, ma sempre desideroso di percepire tra le righe le cose vere e quelle gonfiate, quelle costruite e quelle esagerate, ma anche semplici trucchi.
Già in primavera, avevamo cominciato acquistando la pentola e il rubinetto, complice una dimostrazione di un cotta in BIAB, fu un fulmine a ciel sereno. Li ci convincemmo di provare a fare questo passo.
Ricordo come adesso quando abbiamo forato la pentola, la paura più grande era quella di fare il foro nel punto giusto, ne troppo in basso, ne troppo in alto. Alla fine quando provammo a montare il rubinetto, l'altezza era perfetta, stranamente avevamo calcolato bene l'altezza del centro del foro.
Poi Andrea fu costretto dal lavoro ha lasciami solo a proseguire la raccolta degli altri accessori necessari. Prima di tutto la sacca, così importante nel BIAB, il primo problema, il più grande.
La scelta della Bag, la sacca, la cosa fondamentale per la Tecnica All Grain "Brew In A Bag", tecnica nata in Australia, con l'utilizzo di un sola pentola, dove vengono eseguite tutte le fasi, ammostamento, filtraggio, lavaggio delle trebbie e bollitura. (La fase di lavaggio delle trebbie non viene eseguito in BIAB)
Molti mi consigliarono di acquistare la sacca via internet, su un sito in Irlanda dove costruivano su misura le sacche. La difficoltà maggiore è stata la lingua, che sempre ostica mi è stata, e cercare di capire tutti i passaggi per acquistare la sacca, non fu semplice, addirittura si crearono dei malintesi, e incomprensioni, e per ottenere la sacca ci andarono oltre sei mesi. Così inizialmente costruì, con l'aiuto di mia madre,  una sacca utilizzando il tessuto visto durante la dimostrazione, la maglina un poliestere 100%. Il problema di questa sacca si rivelo che tratteneva troppo il mosto, risultando poi un eccessivo rapporto di assorbimento dei grani. Un altro passo importante fu la costruzione del fondo, per evitare che la sacca tocchi il fondo della pentola, rischiando di bruciarla rompendola, immaginate cosa significherebbe avere i grani liberi nella pentola. Il fondo è stato creato con un coperchio di una pentola, facendo più fori possibile, per migliorare al massimo la circolazione del mosto.
Poi il mestolo, il mulino, la serpentina per il raffreddamento, e alla fine la pompa. Sulla pompa c'è da aprire un piccolo inciso. La tecnica BIAB non prevede l'utilizzo di pompe, essendo un sistema che riduce al minimo l'utilizzo di materiali e i tempi per la produzione del mosto, ma dopo giorni di discussioni e di confronti con gli Amici sui forum, dove una parte era a favore e l'altra contro, ho preferito acquistarla.
Il punto cruciale fu la strizzatura della sacca e dopo la prima cotta, dove non eravamo riusciti a strizzare bene, abbiamo acquistato una bacinella che poggiata sopra al secchio del fermentatore, schiacciavamo la sacca fino all'ultima goccia.
Non è stato semplice bucherellarla così, la punta tendeva sempre a scivolare.
Questo il nostro primo impianto, il cosiddetto 1.0
Le cose migliorarono con l'arrivo della nuova sacca, quella autocostruita non andava bene, tratteneva troppo mosto nelle trebbie e il tessuto era eccessivamente elastico.
L'ultima attrezzatura acquistata in ordine cronologico, è stato il RIMS, un sistema di mantenimento della temperatura nella fase di ammostamento, geniale direi.
Il RIMS (Recirculating Infusion Mash System) è andato alla grande, lo abbiamo usato per la Tripel AbjT & AbjS, e abbiamo mantenuto la temperatura di ammostamento in meno di 0,5 gradi, un sogno, fino a quando non si è bloccata la piccola pompa.
Oltre alla pompa troppo poco potente per gestire il flusso di passaggio attraverso il RIMS, il problema principale è stato che avremmo dovuto dotarlo del suo sistema di controllo, da acquistare separatamente, ma come al solito per risparmiare abbiamo posticipato.
Per la nuova stagione, se vogliamo riutilizzare il RIMS e d'obbligo l'acquisto di ua pompa nuova più potente e robusta e il sistema di gestione beercontrol con PID e soft da collegare al PC, per una gestione perfetta oltre che delle temperature, della potenza della resistenza all'interno del RIMS. Alla fine questo è stato il nostro impianto 2.0.


Prima di iniziare ad elencarVi Ricette & Etichette, Vi volevo ricordare che potete approfondire ogni cotta, cercando il post relativo, qui è semplicemente un riassunto.

La prima cotta è stata un pò un salto nel buio, visto che con tutte le prove eseguite con la sola acqua, non eravamo sicuri dei parametri del nostro impianto, soprattutto dell'evaporazione durante la bollitura. Così abbiamo avuto qualche problema nel calcolare l'acqua iniziale, dove nel BIAB, comprende tutta l'acqua, anche quella del lavaggio delle trebbie dell'All Grain Classico. Anche la sacca ci ha messo del suo, trattenendo una grande quantità di mosto e ci siamo ritrovati alla fine con 5 litri in meno, però alla fine è uscita una IPA super concentrata da quasi 8 gradi.
Il nome viene dalla regione più nord dell'India, terra tanto martoriata da guerre di confine, dove si mescolano le razze. 
La ricetta della nostra prima cotta, Kashmir

Kashmir English IPA ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 90
Litri in pentola : 33
Litri in fermentatore : 18
Efficienza : 55 %
OG : 1074
ABV : 7.8 %
IBU : 66.5
EBC : 25

Malti e Fermentabili
Pale Ale 7000 gr 88 %
Crystal 150L 600 gr 8 %
Barley, Flaked 400 gr 5 %
Totale 8000 gr

Luppoli
Target 30 gr 60 min
Goldings East Kent 25 gr 30 min
Fuggle 25 gr 30 min
Goldings East Kent 25 gr 15 min
Fuggle 20 gr 15 min
Goldings East Kent 25 gr 5 min
Goldings East Kent 12 gr 0 min
Fuggle 13 gr 0 min
Goldings East Kent 50 gr DH
Totale 235 gr

Additivi
Irish Moss 10 gr 15 min

Lieviti
SafAle English Ale S-04 23 gr.

Profilo Mash
Monostep a 64°C 75 min.
Mash out 78°C 15 min.

Le etichette di questa prima cotta in BIAB si portava dietro l'esperienza delle etichette dei kit, con una sul fronte e una sul retro, e quella del collo della bottiglia.


Questa è l'etichetta sul fronte creata tramite un mosaico di immagini, poi modificate, ritagliate virtualmente ed inserite in più livelli per creare quello che vedete. Certo non ha nulla a che vedere con quelle precedenti, qui c'è uno studio e una pianificazione accurata, dei particolari, ogni parte è studiata e posizionata come dallo studio eseguito.
Inoltre c'è stato un lavoro accurato e preciso nella creazione del nuovo logo, uno studio dedicato che ci ha portato via tante notti, il corpo di un lupo sormontato dal busto di un aquila, Eaglolf appunto dalla fusione della traduzione inglese di aquila eagle e lupo wolf.
L'etichetta posteriore ha mantenuto le stesse dimensioni delle precedenti anche le caratteristiche di colore unico e elementi decorativi come le precedenti.

Dopo la prima cotta e prima di iniziare con la seconda, ci sono stati notevoli miglioramenti sia nella tecnica, sia nell'utilizzo della nuova sacca che ci ha permesso di recuperare molto più mosto intrappolato tra le trebbie, aumentando notevolmente anche l'efficienza del nostro impianto, l'esperienza della prima cotta è stata preziosa, per comprendere meglio i meccanismi che governano le basi di questo fantastico hobby.
E' nata così Quanah, una American IPA, luppolata alla grande, con tanto aroma, differente in tutto da Kasmir.
Quanah fu l'ultimo capo Comanche.

Quanah American IPA All Grain BIAB
Minuti ammostamento : 90
Litri in pentola : 39
Litri in fermentatore : 25
Efficienza : 71 %
OG : 1060
ABV : 6.7 %
IBU : 52.2
EBC : 12

Fermentabili
Pale Ale 6000 gr 86 %
CaraPils 400 gr 6 %
Fiocchi di Orzo 300 gr 4 %
Crystal 150L 300 gr 4 %
Totale 7000 gr

Luppoli
Centennial 20 gr 60 min
Amarillo 20 gr 30 min
Cascade 20 gr 30 min
Cascade 20 gr 15 min
Amarillo 20 gr 15 min
Amarillo 10 gr 10 min
Cascade 10 gr 10 min
Amarillo 5 gr  5 min
Cascade 5 gr  5 min
Cascade 25 gr  0 min
Citra 50 gr  DH
Totale 215 gr

Additivi
Irish Moss 10 gr 15 min

Lieviti
SafAle American Ale US - 05 23 gr

Ammostamento
Proteasi  53°C  5 min
Betamilasi 66°C 70 min.
Alfamilasi  70°C 20 min.
Mash out 78°C   0 min

Anche in questa seconda etichetta lo studio a preso spunto dalla precedente con l'inserimento di più immagini su più livelli, più complicata e difficile la sua realizzazione rispetto alla precedente.


Mentre l'etichetta del retro non ha subito variazioni, è risulta identica alle precedenti. 
Dopo la American IPA abbiamo deciso di cambiare e di buttarci su una nera, una Stout, ricca di schiuma nocciola e quei gusti unici di liquirizia e caffè con un leggero retrogusto di cioccolato, una favola, Morrigan la fata nelle fredde notti inglesi.

Morrigan Eaglolf Stout ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 90
Litri in pentola : 39
Litri in fermentatore : 25
Efficienza : 74 %
OG : 1056
ABV : 5.6 %
IBU : 40.3
EBC : 59

Fermentabili
Maris Otter 5200 gr 80 %
Crystal 105L 550 gr 8 %
Roasted 250 gr 4 %
Fiocchi di Avena 200 gr 3 %
Chocolate 200 gr 3 %
Black Malt 100 gr 2 %
Totale 6500 gr

Luppoli
Target 39 gr 60 min
Fuggle 20 gr 60 min
Totale 52 gr

Lievito
SafAle English Ale S-04 23 gr

Profilo Mash
Mash Protesi 50°C 10 min.
Mash Betamilasi 64°C 20min.
Mash Alfamilasi 70°C 60 min.
Mash Out 78°C 0 min.

L'etichetta è venuta scura e non è delle migliori. Anche qui continua la stessa metodologia di collage con immagini sovrapposte. Lo sfondo è stato creato con Terragen, un soft gratuito per la costruzione di scenari. Dopo questa etichetta che non ci ha soddisfatto, abbiamo aperto un nuovo studio e progetto per cercare qualche altra soluzione.

L'etichetta sul retro prosegue la tradizione classica delle precedenti, nessuna modifica a parte carattere del font.
Dopo la scura siamo passati dall'altra parte dell'emisfero atterrando in Australiana e cercando di produrre una Australian Pale Ale, con un ricco gusto biscottato, classico dello stile, con l'utilizzo di luppoli locali.
Uluru la montagna sacra agli aborigeni.


Uluru American Pale AleALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :26
Efficienza :74 %
OG :1056
ABV :5.6 %
IBU :40.5
EBC : 11

Fermentabili
Maris Otter 3000 gr 46 %
Pils 2500 gr 38 %
Biscuit 500 gr 8 %
Barley, Flaked 300 gr 5 %
Crystal 150L 200 gr 3 %
Totale 6500 gr

Luppoli
Galaxy 10 gr 60 min
Nelson Sauvin 10 gr 30 min
Pacifica 10 gr 30 min
Nelson Sauvin 10 gr 15 min
Pacifica 10 gr 15 min
Nelson Sauvin 10 gr 10 min
Pacifica 10 gr 10 min
Pacifica 10 gr 5 min
Nelson Sauvin 10 gr 5 min
Nelson Sauvin 25 gr 0 min
Pacifica 25 gr 0 min
Galaxy 50 gr DH
Totale 190 gr

Lieviti
SafAle US 05 American Ale 23gr.

Profilo Mash
Mash Protesi 50°C 10 min.
Mash Betamilasi 66°C 35min.
Mash Alfamilasi 70°C 25 min.
Mash Out 78°C   0 min.


Il nuovo studio ci ha portato un pò indietro nel tempo, anche se la nuova etichetta è molto più elaborata, sicuramente la più complessa e difficile nella realizzazione. Anche il ritaglio per l'incollaggio ci ha impegnato eccessivamente, progetto nato ed abbandonato. Però al termine del lavoro ci ha dato tanta soddisfazione.
Le caratteristiche delle etichette sul retro mantengono dimensione e layout, modificando, di volta e in volta, l'utilizzo di nuovi caratteri.

Abbandonato lo studio dell'etichetta ovale, siamo stati attirati da una nuova forma, lo scudo. Lo scudo è di solito la forma classica delle birre in generale, e abbiamo rivisitato lo stile creando l'etichetta per la Weizen, birra di grano maltato, caratteristica della birra tedesca. Una con gusto particolare e molto frizzante, adatta ad un estate calda (non questa), da servire fresca.
Questi tipi di birra di solito sono più amate da chi non gradisce le birre amare e molto amate anche dal gentil sesso. 

Muhle Weizen ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficienza :69 %
OG :1055
ABV :5.5 %
Plato :13.6
IBU :18.9
BU/GU :0.34
EBC : 3

Malti e Fermentabili
Wheat Malt 3800 gr 58 %
Pils 2500 gr 38 %
Flaked Barley 300 gr 5 %
Totale 6600 gr

Luppoli
Hallertauer Hersbrucker 50 gr 60 min
Totale 50 gr

Lieviti
Safbrew WB-06 23 gr.

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 10 min
Beta-amilasi 63 °C 50 min
Alpha-amilasi 70 °C 10 min
Mash Out 78 °C 0 min

L'etichetta della Mühle segue una naturale evoluzione, in cerca di strade nuove, nuove forme e nasce questa etichetta a forma di scudo.
Questo alla fine è il risultato di questo nuovo studio, con l'inserimento di una nostra foto, scattata in Sicilia, nelle saline vicino a Trapani. Mühle è il nome tedesco di mulino, semplice ed efficace. L'etichetta del retro della bottiglia mantiene le caratteristiche delle precedenti, con l'inserimento di un nuovo bordo e la solita modifica dei font.

Dagli studi effettuati sulle modifiche delle ultime etichette, nasce il desiderio di migliorare ancora, cresce la voglia di cambiare. Innanzitutto l'esigenza di ridurre i tempi di applicazione delle etichette, il lavoro di ritaglio e di incollaggio delle tre etichette comprensiva dell'etichetta del collo. Un lavoro lungo e noioso. Così abbiamo deciso di creare un unica etichetta che abbracci la bottiglia. Subito sarebbe stato impossibile creare e applicare le modifiche, siamo partiti con  un nuovo lavoro di studio per la creazione di una etichetta che preveda l'inserimento di tutti quei dati necessari alla lettura delle caratteristiche della birra. Così abbiamo cominciato da questa etichetta con l'inversione dello sviluppo da verticale a orizzontale.
La birra in questione è un scura, Dark IPA, Terranova, una birra ibrida dove si mescolano aromi che normalmente sono separati, in birre diverse ma nasce in questo periodo il desiderio di fare un tentativo di salire uno scalino in più e creare birre scure, più vicine hai nostri gusti, ma più impegnative, e de proprio questo spirito che ci anima per creare questa birra un pò particolare, da gusto deciso e dall'aroma inconfondibile. Anche il nome deriva da una scoperta nuova, di una terra nuova.

Terranova Dark IPA ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficienza :70 %
OG :1056
ABV :5.6 %
Plato :13.8
IBU :90.1
BU/GU :1.61
EBC : 59

Malti e Fermentabili
Pale 5500 gr 79 %
Fiocchi di Orzo 400 gr 6 %
Brown Malt 400 gr 6 %
Crystal 150L 300 gr 4 %
Chocolate 200 gr 3 %
Black Malt 200 gr 3 %
Totale 7000 gr

Luppoli
Chinook 30 gr 60 min
Citra 20 gr 30 min
Amarillo 20 gr 30 min
Cascade 20 gr 30 min
Citra 10 gr 15 min
Amarillo 10 gr 15 min
Cascade 10 gr 15 min
Amarillo 5 gr 10 min
Cascade 5 gr 10 min
Citra 5 gr 10 min
Citra 50 gr DH
Totale 185 gr

Lieviti

SafAle US 05 American Ale 23gr.

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 5 min
Beta-amilasi 63 °C 40 min
Alpha-amilasi 70 °C 25 min
Mash Out 78 °C 5 min

Come potete vedere lo sviluppo orizzontale è evidente rispetto alle precedenti. Al contrario l'etichetta posteriore, per fare spazio all'allargamento della frontale, si è ristretta e allungata .

I giorni successivi sono stati dedicati allo sviluppo della mono-etichetta, quella applicata alla Pale Ale Oro è la prima versione. Una birra nata nella spensieratezza di creare qualcosa di semplice, poco impegnativa in compagnia del mio Amico Massimo. Il luppolo è stato utilizzato esclusivamente da aroma, inserendolo solo a 20 minuti dalla fine della bollitura, una birra davvero buona, da rifare sicuramente. Il nome era nato oltre per far capire la preziosa birra, anche per il colore, centrato in pieno. 

Oro American Pale Ale ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :90
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :26
Efficienza :78 %
OG :1063
ABV :7.0 %
Plato :15.5
IBU :31.6
BU/GU :0.5
EBC : 5

Malti e Fermentabili
Pale 6000 gr 86 %
CaraPils 600 gr 9 %
Fiocchi di Orzo 400 gr 6 %
Totale 7000 gr

Luppoli
Nelson Sauvin 10 gr 20 min
Pacifica 5 gr 20 min
Cascade 15 gr 20 min
Pacifica 8 gr 15 min
Nelson Sauvin 4 gr 15 min
Cascade 20 gr 15 min
Saaz 10 gr 15 min
Cascade 10 gr 10 min
Saaz 10 gr 10 min
Nelson Sauvin 10 gr 10 min
Pacifica 10 gr 10 min
Saaz 20 gr 5 min
Nelson Sauvin 50 gr DH
Totale 182 gr

Lieviti
SafAle US 05 DryUS-05 23 gr

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 5 min
Beta-amilasi 66 °C 60 min
Alpha-amilasi 69 °C 20 min
Mash Out 78 °C 5 min.


Nonostante la notevole differenza con le etichette precedenti, questa prima mono-etichetta non ci soddisfaceva ancora e abbiamo deciso di sviluppare un ulteriore etichetta-base da applicare alle successive, modificando semplicemente i colori e le immagini da inserire.
Questa è stata la base per le ulteriori modifiche se seguiranno.

La prima birra su cui inserire questa nuova ulteriore modifica è stata la birra di grano Rosaura, una Blanche Belga, fatta con grano non maltato e con l'inserimento di spezie come la scorza di arancia e coriandolo. Un birra complicata dall'inizio alla fine, dove la fase di ammostamento deve essere minuziosa, fondamentale il lavoro per il controllo delle temperature e del tempo necessario per ogni step,  e poi l'utilizzo di un lievito difficile da gestire e un DH finale particolare, fino all'imbottigliamento. Rosaura è una tipica maschera veneziana, c'è sempre qualcosa che si nasconde sotto la maschera.

Rosaura Blanche ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :120
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficienza :72 %
OG :1052
ABV :5.0 %
Plato :12.9
IBU :33.4
BU/GU :0.64
EBC : 3

Malti e Fermentabili
Pilsner 3400 gr 49 %
Frumento non maltato 2800 gr 41 %
Fiocchi di Avena 400 gr 6 %
Fiocchi di OrzoFiocchi 300 gr 4 %
Totale 6900 gr

Luppoli
Citra 25 gr 60 min
Hallertauer Hersbrucker 20 gr 30 min
Saaz 15 gr 10 min
Citra 20 gr DH
Totale 80 gr

Spezie
Buccia di Arancia 33 gr 15 min
Coriandolo 20 gr 15 min
Buccia di Arancia 10 gr DH
Coriandolo 10 gr DH
Totale 73 gr

Lieviti
SafBrew Specialty AleS-33 23 gr

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 20 min
Beta-amilasi 63 °C 70 min
Alpha-amilasi 70 °C 30 min
Mash Out 78 °C 5 min


Oltre alla mono-etichetta è stato deciso di rivisitare l'etichetta del collo, visto che praticamente non era più cambiata, cercando di amplificare le origini italiane.

L'evoluzione continua, anche se non abbiamo avuto tempo per applicarle subito, ci siamo concentrati maggiormente sulle dimensioni vere e proprie dell'etichetta, riguardante l'aumento della larghezza dell'etichetta per permettere ancora di più di fasciare la bottiglia, da applicare alla nuova birra, Chua una American IPA, simile alla Quanah, ma modificata, una bomba super-luppolata, complice anche la presenza di particelle di luppolo all'interno della birra, creato dall'utilizzo di pellets in DH, che è rimasto in parte in sospensione nella birra. Azzeccatissimo il nome, Chua, in indiano è il nome del serpente a sonagli, simile a questa birra così pungente e aromatica.

Chua American IPA ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 115
Litri in pentola : 40
Litri in fermentatore : 23
Efficienza : 64 %
OG : 1058
ABV : 6.6 %
Plato : 14.3
IBU : 82.2
BU/GU : 1.42
EBC : 18

Fermentabili
Maris Otter 6200 gr 89 %
Crystal 150L 420 gr 6 %
Fiocchi di Orzo 380 gr 5 %
Totale7000 gr

Luppoli
Simcoe 30 gr 60 min
Centennial 30 gr 30 min
Cascade 20 gr 20 min
Centennial 10 gr 15 min
Cascade 20 gr 10 min
Centennial10 gr 5 min
Cascade 20 gr 5 min
Centennial 30 gr 0 min
Cascade 40 gr 0 min
Simcoe 70 gr DH
Totale280 gr

Additivi
Irish Moss 15 gr 15 min

Lieviti
SafAle US 05 23 gr.

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 100 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 0 min


Finalmente cominciano a prendere la forma definitiva le nostre etichette. Nelle ultime fasi di modifica sono stati aggiunti dati fondamentali che hanno trovato di nuovo posto, come la data dell'imbottigliamento, ma soprattutto la necessità di modificare il nome del birrificio per evitare di incorrere in qualche problema burocratico.
La birra a cui sono stati applicati questi nuovi dati è stata la Tripel Abjt & AbjS, "i gemellini", così soprannominati perchè la stessa cotta è stata divisa in due fermentatori inoculando due lieviti diversi. Le birre ottenute sono completamente diverse, questa denota che è il lievito a fare la birra. I lieviti utilizzati il T-58 ha dato un tocco aromatico più speziato, con note di pepe e invece l'S-33 ha dato un tocco molto più fruttato floreale, ripeto incredibile la differenza.

AbjT & AbjS Belgian Tripel ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 125
Litri in pentola : 38
Litri in fermentatore: 27
Efficienza : 68 %
OG Ricetta: 1073
ABV Ricetta: 8.2 - 8.7 %
Plato : 17.8
IBU : 33.1
BU/GU : 0.45
EBC : 7

Fermentabili
Pilsner 5000 gr 53 %
Wheat 1000 gr 11 %
CaraVienna 1000 gr 11 %
Munich Malt 1000 gr 11 %
Zucchero Candito, Clear 1000 gr 11 %
Fiocchi di Orzo 500 gr 5 %
Totale 9500 gr

Luppoli
Citra 25 gr 60 min
Citra 20 gr 30 min
Fuggle 20 gr 10 min
Fuggle 70 gr DH

Additivi
Irish Moss 15 gr 15 min
Nutrimento per lievito 3 gr 10 min

Spezie
Buccia di Arancia 30 gr 15 min

Lieviti
SafBrew Specialty Ale T-58
SafBrew Specialty Ale S-33

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 20 minuti
Beta-amilasi 64 °C 90 minuti
Alpha-amilasi 72 °C 15 minuti
Mash Out 78 °C 0 minuti

Naturalmente le etichette sono due per diversificare bene le differenze che oltre al nome, dove è presente la lettera della sigla del lievito utilizzato, e presente anche la striscia colorata che richiama il colore della busta.
Le ultime birre di stagione sono state le tre scure brassate con lo stesso lievito, nel vero senso della parola, eseguendo anche un lavaggio del lievito, il London Ale n°1028, della Weayst, Sicuramente a livello di esperienze dobbiamo dire che queste ultime tre cotte, ci hanno messa a dura prova, ma il tutto è servito per crescere ancora.
La prima delle tre è stata Badb Foreign Extra Stout, una scura con qualche grado in più. Nella mitologia irlandese , la Badb significa "corvo ", è la dea della guerra che prende la forma di un corvo.

Babd Foreign Extra Stout ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :120
Litri in pentola : 35
Litri in fermentatore : 26
Efficienza : 78 %
OG : 1070
ABV : 6.7 %
Plato : 17.1
IBU : 66.7
BU/GU : 0.95
EBC : 86

Fermentabili
Maris Otter 5900 gr 74 %
Special B 1000 gr 13 %
Roasted 400 gr 5 %
Fiocchi di Orzo 400 gr 5 %
Chocolate 300 gr 4 %
Totale 8000 gr

Luppoli
Pilgrim 75 gr 60 min Coni
Citra 25 gr 60 min Coni

Spezie
Bacche di ginepro 60 gr. 60 min.

Lievito
London Ale yeast1028

Profilo Mash
Beta-amilasi 63 °C 70 minuti
Alpha-amilasi A 68 °C 20 minuti
Alpha-amilasi B 72°C 15 minuti
Mash Out 78 °C 15 minuti


L'etichetta è stata ulteriormente allargata.
La seconda nera, la Bestia, come l'abbiamo ribattezzata dopo la sorpresa del giorno dopo, quando ci siamo ritrovati con 5 litri in terra, fuoriusciti dal gorgogliatore per l'enorme carica zuccherina che ha sprigionato un volume di CO² eccessivo, unito ad una temperatura alta di fermentazione.
Imperial Stout, Juniperus, sicuramente la birra più impegnativa, arrivata a 12% che ci metterà un bel pò a maturare. Come nella Badb, abbiamo provato ad eseguire una specie di biab-sparge  o lavaggio delle trebbie, per aumentare ulteriormente l'estrazione di zuccheri.
Il nome latino per richiamare la gran quantità di spezia utilizzata, in specifico bacche di ginepro. 

Juniperus Imperial Stout ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 125
Litri in pentola :30 + 6 di sparge
Litri in fermentatore :25
Efficienza :72 %
OG :1121
ABV : 12 %
Plato :28.2
IBU :134.0
BU/GU :1.11
EBC : 171

Fermentabili
Maris Otter 6000 gr 46 %
Zucchero di canna 2000 gr 15 %
Extra Light Estratto Secco 2000 gr 15 %
Special B 1000 gr 8 %
Fiocchi di Orzo 600 gr 5 %
Chocolate 600 gr 5 %
Roasted 500 gr 4 %
Black Malt 400 gr 3 %

Luppoli
Target (AA 11) 250 gr 60 min

Spezie
Bacche di ginepro 100gr 30 min

Additivi 
Nutrimento per lievito 10 gr 10 min

Lieviti
2 Starter di 2 litri di London Ale yeast 1028 + fondo della Babd

Profilo Mash
Beta-amilasi 64 °C 90 minuti
Alpha-amilasi 72 °C 20 minuti
Mash Out 78 °C 15 minuti

Per commemorare la particolarità di questa birra speciale da 12%, è stato deciso di rivisitare anche l'etichetta del collo con l'aggiunta di due ali per allargarla e renderla meno "pesante".
Infine concludiamo questa splendida carrellata di etichette e ricette, con l'ultima cotta della stagione, la terza nera, NovaTerra una Scout luppolata, più simile ad una American Dark IPA che ad una Stout, ma vista la imponente presenza di malti tostati, rientra in una Stout, e abbiamo coniato il nome di Hop Stout. In questa birra abbiamo utilizzato il lievito recuperato dalla Imperial Stout, tramite lavaggio, nel blog trovate un post specifico sull'argomento.
Anche il nome, che ultimamente a trovato posto nei sogni dei viaggiatori stellari, richiama questo carattere di scoperta, di ricerca di nuovi sapori.


NovaTerra Hop Stout ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :85
Litri in pentola :37
Litri in fermentatore :25

Efficienza :70 %

OG :1062
ABV :6.0 %
Plato :15.2
IBU :84.0
BU/GU :1.35
EBC : 101

Malti e Fermentabili
Maris Otter 5500 gr 71 %
Chocolate 500 gr 6 %
Brown Malt 400 gr 5 %
Crystal 150L 400 gr 5 %
Fiocchi di Orzo 400 gr 5 %
Black Malt 300 gr 4 %
Fiocchi di Avena 200 gr 3 %
Totale 7700 gr

Luppoli
Chinook 40 gr 60 min
Cascade 30 gr 30 min
Fuggle 20 gr 30 min
Goldings East Kent 20 gr 30 min
Goldings East Kent 10 gr 15 min
Fuggle 10 gr 15 min
Cascade 20 gr 15 min
Cascade 10 gr 10 min
Goldings East Kent 5 gr 10 min
Fuggle 5 gr 10 min
Fuggle 10 gr 5 min
Goldings East Kent 10 gr 5 min
Cascade 10 gr 5 min
Totale 200 gr

Lieviti
London Ale yeast 1028 derivato dal lavaggio del lievito della Imperial Stout

Profilo Mash
Beta-amilasi 63 °C 60 min
Alpha-amilasi 72 °C 20 min
Mash Out 78 °C 0 min


Queste sono le etichette e le ricette di questa prima stagione BIAB, in cantiere ci sono già le primi 5 cotte per la nuova stagione che inizierà con i primi di Settembre, e sono già quasi pronte l'ulteriore modifica delle etichette, con la scomparsa dello stile sotto il nome e l'aggiunta di alcuni parametri come l'IBU, l'indice dell'amaro, ma non sarò l'unica sorpresa.
Anche se la produzione è sospesa continuano i lavori di sviluppo e miglioramento, del nostro mondo homebrewer, come la cella climatica quasi terminata, ma ne riparliamo prossimamente, questa è un'altra storia.


Vi ricordo che il meglio del Signor Malto - 2 uscite settimanali dall'archivio del Signormalto oltre 350 post.
Martedì uno degli articoli più cliccati di sempre.
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