Continua il periodo di full imersion nel mondo della nostra birra artigianale, e ci dobbiamo continuamente dividere, anche per proseguire i lavori in giardino e nell'orto.
L'etichettatura delle birre è diventato un lavoro di routine. La prima cosa importante è la progettazione dell'etichetta, con la scelta del soggetto da inserire, nel contesto generale dell'etichetta di base, evoluzione di un oltre due anni di etichette, che ci ha portato a scegliere una forma e un layout più "commerciale. Poi con il programma di manipolazione grafica GIMP, (un programma opensource, gratuito naturalmente, conosciuto ai primi tempi dal mio distacco da microsoft, per emigrate sulla piattaforma linux, e che ha ben poco da invidiare ai più blasonati programmi a pagamento), inserisco poi il soggetto scelto, e si comincia poi con un lavoro attento e minuzioso, con il posizionamento delle scritte e del tipo di scritta e del soggetto. Nel complesso un lavoro ben fatto occupa come minimo una quindicina di ore, spalmate in qualche giorno. Non considerando il lavoro dell'etichetta base, che è stata realizzata nel giro di un paio di fine settimana.
Qui potete vedere le etichette già pronte. Normalmente una volta fatta l'etichetta, viene inserita in un foglio elettronico dove si cerca di inserirne il maggior numero. Successivamente vengono stampate in pdf (stampate virtuale) per avere un formato che possa essere trasportato su altri sistemi e computer, e stampato su qualunque stampante.
Qui entra in gioco mio fratello Alex che ha una stampante laser, e mette, su normale carta da stampate, l'etichette. Noi usiamo semplice carta da stampa, al posto di carta adesiva, perchè e più semplice poi lavarle via. La stampa su laser è preferibile, perchè il processo di stampa fissa il colore in modo elettrostatico prima e poi termicamente, che penetra a fondo, fissando il colore in maniera che anche a contatto con acqua, non si danneggi, (per esempio quando lasciate le vostre birre in frigo), al contrario le getto di inchiostro classiche, tendono a far sciogliere il colore con l'acqua.
Una volta stampate non resta che munirsi di tanta pazienza e ritagliare le etichette, e poi incollarle con semplice colla stick, che si trova a buon prezzo dappertutto.
Ecco qui il risultato finale.
Questa è la bottiglia mignon che rimarrà con noi, in bella mostra nel mobile bar, insieme alle altre produzioni.
Naturalmente bottiglie diverse, prevedono formati diversi. Bisogna per le prime volte calcolare il diametro delle bottiglie e fare delle prove per evitare di trovarsi con etichette sproporzionate o lillipuziane. Dopo qualche prova sarà tutto più semplice. Noi alla fine ci siamo tarati su due layout, uno per quelle più piccole da 33 cl. e una per sia quelle da 50 cl. che da 66 cl. Invece per le 75 cl. utilizziamo un ulteriore formato leggermente più grande, ma la nostra produzione di bottiglie da 75 cl. è davvero irrisoria.
Qui una foto panoramica dei tre formati.
Questa è l'etichetta vera è propria in formato jpg.
Sono in previsione alcune modifiche sull'etichetta base, ma ne riparliamo dopo l'estate.
Dopo questa ennesima fatica ci siamo cimentati nel travaso della ultima Novaterra la Stout luppolata, e c'è anche in attesa la bestia Juniperus La Imperial Stout che scalpita per essere imbottigliata, ma queste sono altre storie.
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