mercoledì 28 gennaio 2015

Ancora una Bionda Aromatica in BIAB di nome Midas

Archiviata la Weizen, 2 Mü Maeve, la prima cotta dell'anno con l'inaugurazione della nuova pentola da 100 litri, siamo tornati a brassare una nuova birra. In attesa che arrivino i luppoli americani, abbiamo deciso di brasare una bionda, sullo stile americano, ma con luppoli australiani. Utilizzeremo in  DH il pellets, come con la Chua, la birra più luppolata che abbiamo fatto, con l'utilizzo del Simcoe con il suo aroma resinoso.
Nelle ultime tre settimane non siamo rimasti con le mani in mano. Prima di tutto è stato eseguito la prima modifica della cella climatica. Sono stati sostituiti i ripiani dove trovano posto le bottiglie per la rifermentazione. I ripiani in legno bloccavano la risalita di aria calda verso l'alto, impedendo di fatto la circolazione dell'aria calda in tutte le zone della cella, così abbiamo pensato che se i ripiani avessero permesso all'aria calda di attraversarli e poter salire verso l'alto, sarebbe anche cresciuta la temperatura. E così è stato. Ora abbiamo la temperatura più alta in alto, dove la temperatura arriva intorno ai 21,0°C contro i 17,5°C che raggiungeva a stento, con i vecchi ripiani.


Il progetto iniziale prevedeva, l'utilizzo di una lamiera trasforata, e distanziali circolari di un centimetro di altezza, ma poi la difficoltà di reperire i materiali ci ha fatto virare il progetto verso quello che abbiamo realizzato. Per la lamiera siamo stati costretti a spostarci fuori provincia, visto che nella zona del Savonese, non esiste più un magazzino ben fornito di ferro e acciaio, e abbiamo reperito del grigliato 10x10 spessore un millimetro e mezzo. I ripiani devono sopportare al massimo (per eccesso) 100 chili.  Le campagnole da 700gr. l'una, le bottiglie più pesanti che abbiamo, riempite pesano circa  1 chilo e mezzo, se poi li moltiplichiamo per il numero di bottiglie che trovano posto sopra, possono arrivare tranquillamente sugli 80 chili a ripiano. Per evitare che la lamiera si imbarcasse, invece di inserire dei semplici distanziali, abbiamo deciso di creare una struttura portante, un telaio con quello che avevamo, cercando di risparmiare qualche euro.
Il telaio è stato creato con delle perline da 3 centimetri di spessore, tagliate verticalmente per realizzare dei listelli 3x4.5 cm.


Successivamente sono stati tagliati a 45 gradi, una lavorazione che ci ha complicato un po' le cose, e se dovessimo rifarli, eviteremmo, una complicazione che non apporta alcuna miglioria, rispetto alla classica unione dal angolo retto. Per aumentare la resistenza abbiamo anche inserito dei cunei che ne hanno rinforzato l'accoppiamento.
I grigliati in acciaio sono stati verniciati con una vernice spray all'acqua di colore nero per evitare che arrugginiscano.


Abbiamo poi sistemato i grigliati sul telaio, fissati con viti da legno da 4,5x2,5.


E' stata inserita una rondella, perché la testa della vite risultava più piccola della trama, e l'utilizzo di vite più grosse, sarebbero spuntati troppo dal piano.


Lo stesso lavoro è stato fatto dall'altro lato, permettendo di creare un ripiano, oltre che molto più robusto e resistente, si è anche creato uno spazio interno per inserire un eventuale resistenza.
Per aumentare anche l'integrità centrale, sono stati inseriti dei cubi di legno e poi fissati alla lamiera grigliata, nello stesso modo.


Ed ecco il risultato finale. 


Per il collaudo finale ci sono saltato sopra, più volte, nessuna rottura, tutto a posto. Successivamente li abbiamo posizionati nella cella, calzano a pennello.


Qui potete vedere l'interno della cella con i ripiani nuovi, in basso le bottiglie che utilizziamo per riempire gli spazi vuoti e fare da tampone termico.
Dopo la sistemazione dei ripiani della cella abbiamo eseguito il primo travaso della Weizen, con la birra che già dopo una settimana aveva trasformato quasi tutti gli zuccheri.


La birra è risultata un po' torbida, c'era ancora molto lievito in sospensione, classico delle birre di grano, il gusto non è male, si sentivano le spezie, soprattutto la scorza di arancia, mentre il limonetto si percepiva appena. L'aroma maggiore è dato dal frumento, gli aromi non erano ancora amalgamati, ma era già buona, è incredibile la sua solleticante frizzantezza.


Questa volta il lavoro è stato un po' più lungo del solito visto che avevamo due fermentatori con 27 litri di birra da travasare e poi da pulire. Lo strato di lievito esausto sul fondo, era molto compatto e ci ha permesso di prelevarne un po', per preparare un po' di pasta lievitante.


Bastano un paio di cucchiaiate abbondanti.


Poi ci si aggiunge un bicchiere di acqua e poi farina, meglio un tipo più forte come la tipo 0, detta anche  Manitoba, e si impasta finché non prende una buona consistenza, ma deve rimane morbida.


Poi si copre con pellicola trasparente e si lascia qualche ora a temperatura ambiente. Successivamente si rimpasta finché rimane un po' più "liscia" ed elasticità, questo passaggio serve per dargli più forza.. Alla fine, si mette in un contenitore chiuso ermeticamente in frigo, finché non ci servirà. Quando serve, si tira fuori dal frigo un paio d'ore prima, che si stemperi e poi si aggiunge all'acqua  dell'impasto e si scioglie completamente prima di aggiungere altra farina.. Normalmente con sola questa pasta lievitante ci vanno almeno 24 ore di lievitazione in ambiente fresco tra i 18 e 20°C, se invece non si ha tempo (ci sarà comunque una bella differenza come digeribilità) si può aggiungere un paio di grammi di lievito di birra fresco per ogni litro acqua. Si lascia poi l'impasto in ambiente caldo 22° 24°C e dopo 6 - 8 ore è pronta. La pasta lievitante in frigo può mantenere la sua forza fino a  una decina di giorni, dopo di che fa rinfrescata. Per rinfrescarla basta prendere la metà della pasta lievitante, rimpastarla con due cucchiaini di acqua fresca e si aggiunge farina (tipo 0) finché ritorna morbida. Si lascia di nuovo lievitare qualche ora e poi si rimpasta con la metà che è rimasta nel barattolo. Nell'acqua si può aggiungere un grammo di zucchero per aumentare gli zuccheri a disposizione dei nostri lieviti. Se la pasta non viene utilizzata per lunghi periodi questa operazione va effettuata ogni settimana. Eventualmente si può aggiungere altro lievito derivato da altri travasi successivi.
L'ultima settimana è stata ancora dedicata alla fase finale della Weizen, con l'imbottigliamento. Anche questo è stato un lavoro più lungo del solito. Con un quantitativo così alto, si sta presentando un altro problema,  reperire altre bottiglie. La scorta che abbiamo può durare fino alla prossima cotta, ma per la successiva o svuotano un po' la cantina, o compriamo almeno 200 bottiglie.


Per questa Weizen, abbiamo utilizzato tutte le campagnotte superstiti (quelle che ci sono tornate indietro dai vari omaggi, abbiamo calcolato che in totale tra tutte le bottiglie che abbiamo dato, ci sono tornate indietro meno del 50% e de un costo e un disagio che non avevamo considerato), ma non sono bastate, siamo stati costretti ad utilizzare qualche bottiglia con il tappo meccanico da 0,5 cl. per un totale di 72 bottiglie.
Per prossima cotta, priorità bottiglie, bisogna che cominciamo a vuotare un po' lo scaffale!


Qui la foto non rende in profondità, i primi due ripiani sono pieni, 5 file con bottiglie attaccate una all'altra per un totale di 280 bottiglie, in più abbiamo una cinquantina di bottiglie al terzo piano e sotto, non si vedono c'è la cotta da dimenticare, nel senso che dovrà passare almeno un anno, l'Imperial Stout da 12% con una trentina di bottiglie.
Ma torniamo alla Weizen 2Mü Maeve. Per la carbonatura, abbiamo preferito una dose bassa di zucchero per un birra di grano, per evitare di avere uno spumante invece di una birra. Dopo aver provato, per le altre birre di grano fatte precedentemente, diversi dosaggi di zucchero da 10 gr.lt fino a 8 gr.lt abbiamo deciso di scendere ancora e arrivare a 7gr.lt. Nonostante le Weizen siamo birre molto carbonate, anche fino 12 gr.lt, utilizzando il lievito secco WB-06 abbiamo notato che, al contrario di quanto dichiarato, rimane ancora zucchero nella birra che aiuta a creare una carbonazione importante. Probabilmente è necessario aumentare la fase di fermentazione prima di imbottigliare, ma noi riteniamo che dopo 20 giorni, la birra sia pronta per essere imbottigliata.


Come sempre utilizziamo il nostro fido pentolino con 300 ml di acqua, con in questo caso, 180 grammi di zucchero bianco. Naturalmente avendo due fermentatori, l'operazione è stata ripetuta.
Alla fine la birra è risultata molto limpida, fin troppo per essere una birra di grano, che a volte dovrebbe mantenere una sua torbicità. Non siamo mai contenti!


La densità finale è arrivata a 1005,  portando la gradazione un po' in alto di quanto preventivato,  a 5,1%. Sicuramente la presenza di molto zucchero facilmente fermentabile, causato da un mash con una temperatura intorno ai 62°C ha aumentato la gradazione. La prova del nove, è stato l'assaggio del campione di birra all'interno della provetta, veramente buona, nonostante la tenera età, presentava già un buona miscelazione degli aromi di malti, luppoli e spezie, e una notevole frizzantezza.


Alla fine il tavolo presentava uno splendido colpo d'occhio, un buon numero di bottiglie per di più da  da 75 cl.  Saranno felici le nostre donne e amiche che adorano questa birra!


Fatica finale portare giù in cantina le oltre 70 bottiglie, in cella climatica.


Ora staranno buone buone per le prossime tre settimane e poi troveranno posto sullo scaffale. 
Una cosa che invece non siamo riusciti a fare in queste due settimane, è stata l'etichettatura di Diana, la birra alla castagna, e siamo stati costretti a rimandare alla prossima settimana. Però siamo riusciti a creare le etichette, sia per la Bionda alla Castagna con il solito stile semplice,


sia per la Weizen, dove invece abbiamo cominciato un nuovo studio per la progettazione di nuove etichette. Abbiamo leggermente modificato la forma creando una nicchia per la scritta "Eaglolf Home Brewer" e allargata leggermente. E la prima di una serie di modiche che porteranno ad un nuovo stile di  etichette.


Ma veniamo a Midas la nuova birra. Il progetto è un po' datato, e come tutti le cose che si rimandano alla fine, sono molto diverse da come erano nate. La birra era stata progettata come un evoluzione della Oro, dell'anno scorso, ma successivamente abbandonata, per far posto alla Oro Evo fatta da poco. Il progetto è rimasto così nel cassetto, ma complice la mancanza dei nostri luppoli americani preferiti, siamo stati costretti a riesumare questa bionda, che prevedeva l'utilizzo di luppoli australiani. Ma vediamo la ricetta:

Midas Pale Ale ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :50
Litri in pentola :75
Litri in fermentatore :53
Efficienza :81 %
OG :1052
ABV :5.2 %
Plato :12.9 
IBU :44.1
BU/GU :0.85 
EBC : 8

Malti e Fermentabili
Pale 3550 gr 31 %
Maris Otter 3150 gr 28 %
Pilsner 2200 gr 19 %
Biscuit 1160 gr 10 %
CaraPils 700 gr 6 %
Fiocchi Frumento 440 gr 4 %
CaraMunich II 200 gr 2 %
Totale11400 gr

Luppoli
Chinook 35 gr 30 min
Pacifica Jade 25 gr 20 min
Galaxy 10 gr 20 min
Pacifica Jade 25 gr 15 min
Galaxy 10 gr 15 min
Galaxy 10 gr 10 min
Nelson Sauvin 10 gr 10 min
Galaxy 20 gr 5 min
Nelson Sauvin 20 gr 5 min
Nelson Sauvin 20 gr 0 min
Galaxy 20 gr 0 min
Simcoe 140 gr Dry-Hop
Totale 355 gr 

Lieviti
SafAle US 05 34,5 gr.

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 35 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min

Bollitura 90 min

La prima cosa che balza agli occhi è il tempo di ammostamento, abbiamo ridotto ulteriormente di 10 minuti, visto che alla fine il tempo effettivo di mash, non è soltanto quelle delle soste, ma influisce anche il tempo delle rampe per raggiungere le temperature superiori. Certo che birre con monostep passano meno tempo in mash. La nostra intenzione è trovare il modo di avere la massima estrazione nel minore tempo possibile, vedremo cosa riusciremo a fare.
Se si considera che normalmente ci vuole più di un paio di minuti a grado (ci sono molti fattori che influenzano l'innalzamento della temperatura), si fa presto ad incrementale i tempi di mash.
I malti base utilizzati sono stati il Maris Otter scaduto, il Pale e il Pilsner, per cercare di simulare il malto 2 Row classico delle birre americane, anche se la percentuale dei Pilsner dovrebbe essere molto più alta.
Altra particolarità di questa birra, è l'esclusione delle gittate da amaro. L'utilizzo di luppoli con spiccate caratteristiche aromatiche, con percentuali di Alfa Acidi piuttosto alte,  produrranno comunque un buon grado di amaro, e le gittate continue ogni 5 minuti da 20 a 0 minuti doneranno un aroma intenso di luppolo. Ma il tocco finale, sarà una luppolatura super in DH con il Simcoe in pellets, un luppolo eccezionale con quel suo gusto particolare, molto intenso, resinoso di pino, classico luppolo di americane superluppolate.
Infine il lievito, ancora il classico neutro americano US-05 della Fermentis, utilizzato soprattutto per non coprire gli aromi dei luppoli così importanti in queste birre.
Ma veniamo alla cronaca. Come sempre le operazioni di preparazione della cotta sono iniziate Sabato, con il prelievo dell'acqua alla fonte. 


Rispetto alle cotte fatte con la vecchia pentola da 50 litri, la raccolta e il trasporto degli oltre 80 litri è più impegnativo e faticoso. Appena giunti in garage abbiamo iniziato la fase più importante, la verifica della capacità della pentola, visto che l'ultima volta abbiamo toppato qualcosa e non eravamo certi del quantitativo di acqua versata. Così armati, soprattutto di calma e pazienza, abbiamo cominciato con la verifica dell'asta utilizzata per calcolare l'acqua nella pentola piccola, versando un litro alla volta, con un recipiente graduato.


Alla fine abbiamo capito cosa è successo l'altra volta. L'asta utilizzata per il calcolo dei litri, non era precisa, è bastata un'imprecisione di mezzo litro, per volta, a portato alla fine un aumento di oltre 5 litri sugli ottanta che pensavamo di aver versato. Così siamo stati costretti a rifare i segni sul manico del mestolo.


Potete vedere la differenza tra le tacche fatte l'altra volta, aumentare man mano che si sale.


Qui si vede molto bene, la differenza tra la la prima misurazione errata, i segni più alti, e quelli nuovi in basso. Terminato il lavoro complesso di riempimento della pentola, con gli 80 litri previsti, siamo passati alla macinazione dei grani. Rispetto alla ricetta iniziale, durante la fase di macinatura abbiamo aumentato un po' le dosi del Carapils  e dei fiocchi. Per controbilanciare l'aumento del Carapils sono stati aggiunti 200 grami di Pilsner. L'unica dubbio vero è l'utilizzo del Caramunich II,  per paura di un aumento eccessivo della colorazione della birra, ma l'intenzione di creare un viraggio verso un dorato carico, ci ha fatto decidere nell'utilizzo di un quantitativo ridotto. 


Utilizzando una pentola più grande, non solo si ha bisogno di più acqua, ma anche più grani e più tempo necessario per macinarli, alla fine avremo più birra ma dobbiamo faticare di più.


Alla fine della macinazione, il volume dei grani ha riempito il secchio del fermentatore, se decideremo di passare ad un pentola ancora più grande, o ad aumentare la densità, questo secchio non basterà più!
Siamo alla fine di questa giornata di preparazione, e non rimane che sistemare tutto il resto.


La mattina è iniziata un po' tardi, per riscaldare tutta l'acqua, ci vuole tempo. Pensando e ripensando, nella notte ho cambiato idea sul quantitativo di acqua da utilizzare. I 5 litri di mosto lasciati nella pentola l'ultima volta, e calcolando che la cotta precedente avevamo circa 80 litri invece dei 77 litri supposti, e abbiamo bollito per 120 minuti, ho  deciso di togliere 5 litri dagli ottanta messi, supponendo che così avremmo evitato di trovarci tutti quei litri in più in fondo alla pentola alla fine della cotta e vedere sprecata tutta quella presunta birra.
E' normale quando si cambia qualcosa, le cose non vadano proprio come si stabilisce,  stiamo imparando a conoscere il nuovo impianto, non basta solo moltiplicare per il doppio, solo perché la pentola è grande il doppio. Confidiamo che dopo qualche cotta impareremo a conoscere al meglio e impostare alla perfezione il nuovo impianto.
Prima di accendere il gas, posiziono il fondo che è ancora quello della pentola piccola, non ho avuto tempo di dedicarmi al nuovo fondo più grande, anche se comunque sono riuscito a farmi le idee chiare su dove andare a trovarlo e farmi costruire il nuovo fondo in acciaio inox aisi 316, mi manca solo il tempo per andare a prenderlo un volta finito. Insieme al fondo metto la sacca e verso il succo di un limone che ci aiuta ad acidificare un po' l'acqua. E via si parte, accendiamo e saliamo verso la prima sosta a 66°C.


La rampa per arrivare alla sosta in beta amilasi e più lunga del solito, l'ambiente è molto freddo, l'ultima nevicata ha raffreddato molto l'aria e di conseguenza anche l'acqua nella pentola era molto più fredda.
Un'altra novità riguarda il termometro digitale, quello vecchio ha deciso di fare le bizze, e abbiamo così adottato un nuovo termometro, molto più semplice ed essenziale del suo predecessore. Naturalmente è stato verificato con il termometro ad alcool, e sgarra di mezzo grado. In questo caso l'acqua era a 7°C.


Il tempo passa e l'acqua si scalda molto lentamente, solo più tardi scopriremo il perché.


Quando alla mattina si predilige il letto al lavoro, si ritrova poi indietro e ogni intoppo crea ritardi, che si sommano tutti alla fine. Potete capire che la giornata è stata più lunga del previsto.
A 66°C lo step in beta amilasi scelto per l'introduzione dei grani, ci siamo arrivati che erano le 11,30 passate, davvero troppo tardi per concludere in ora decente. 


Essendo i grani sistemati in un ambiente freddo, al momento del versamento, la temperatura si è abbassata notevolmente passando da 66°C a 63°C. Ulteriore intoppo.


Questa volta abbiamo preso tempi con attenzione, per verificare tutti i  tempi compresi le rampe, che alla fine fanno parte degli step. Come vi dicevo all'inizio, stiamo pensando di abbassare ulteriormente i tempi degli step, inserendo negli step stessi, parte dei minuti delle rampe.
Vorremo, per esempio, la prossima volta, in caso di abbassamento della temperatura per l'inserimento dei grani, non azzerare il conteggio dei minuti aspettando di tornare alla temperatura stabilita per lo step di beta amilasi, ma inserirlo nel conteggio totale dello step, visto che comunque la temperatura  è rimasta nel range del beta amilasi. 
La temperatura è rimasta quasi costante per tutto il tempo, da quando abbiamo spento, è scesa solo di mezzo grado. Come sempre abbiamo mescolato un paio di volte per evitare in una stratificazione della temperatura, anche se non sembra, visto che la temperatura mescolando non si è modificata.
Terminati i 35 minuti abbiamo riacceso, per arrivare allo step in alfa amilasi. A 68°C siamo già in fase di alfa amilasi, ma il nostro step arriva a 72°C.


Le temperature da 65°C a 68°C sono comunque un ambiente ideale per il lavoro di entrambi gli enzimi responsabili di produzione di zuccheri più fermentativo e meno. Anche qui i minuti da 66°C a 68°C potevano essere inseriti sia per lo step in beta amilasi, sia per alfa amilasi. Così come gli 8 minuti per arrivare a 72°C fanno parte dello step in alfa amilasi. La prossima volta vediamo di inserire anche parte di queste rampe, negli step del mash.
Terminato lo step di alfa amilasi abbiamo tirato su la sacca. Nella foga ci siamo dimenticati di fare la prova dello iodio, che è stata fatta successivamente, con esito positivo.


Nonostante il volume di grani, siamo riusciti a comprimere bene i grani che alla fine, dentro gli 11 chili di grani, abbiamo lasciato soltanto due litri di mosto, notevole. Abbiamo usato un nuovo metodo, grazie  anche alla sacca più grande, che ci ha dato la possibilità di tenerci in equilibrio, in piedi sopra la sacca, posizionata nella bacinella dentro al secchio, una compressione da 70 chili!


Un colpo di genio, praticamente dopo aver lasciato scolare bene la sacca sopra la pentola, strizzandola anche un po', nel secchio siamo riusciti a recuperare oltre 5 litri di mosto, portando la quantità di mosto preboil a 73 litri.
Con la temperatura in salita, inizia la fase di separazione delle proteine dal mosto, che ci costringe ad iniziare ad eliminarle.


Il tempo passa, continuiamo a schiumare, ma non bolle. Alle14,30, dopo due ore dall'estrazione della sacca, il mosto non bolliva, "Papà mi sa che non bolle più qua", "Hai ragione e fin dall'inizio che ci fa girare le palle, Ti ricordi che ci era già capitato l'anno scorso, ne avevo parlato con Graziano, il venditore e mi aveva detto che la composizione del gas varia dall'estate all'inverno. D'estate le bombole vengono riempite con una miscela di gas, ed in inverno invece usano propano puro, perché la miscela tende a gelare e a liquefarsi sul fondo uscendo con difficoltà. Quando l'avevamo comprata sta bombola?", "Pa l'avevo presa io a Settembre:", "Scoperto il mistero. Va già bene che hai un padre rompipalle che in previsione di qualche problema ne ha presa una il mese scorso". In meno di un minuto scolleghiamo la vecchia e riallacciamo l'altra. In meno di cinque minuti, comincia a bollire alla grande. Problema risolto, ma un altro intoppo che ci ha fatto perdere due ore che si accumuleranno alla fine. Per la bollitura avevamo deciso, questa volta, di bollire 90 minuti e visto che la prima gittata sarà a 30 minuti, prepariamo con calma le gittate di luppoli.


I luppoli selezionati sono 4:  Chinook come prima gittata, più da amaro che da aroma a 30 minuti e poi gittate multiple ogni 5 minuti di Pacifica Jade, Galaxy e Nelson Sauvin. In più un quinto sarà utilizzato in DH, il Simcoe.

  
Qui la parata di gittate, con in testa il più corposo Chinook e e poi la coppia di Pacifica e Galaxy e poi le ultime gittata più da aroma con Nelson Savin insieme al Galaxy. L'ultima gittata a 0 con la somma di 20 grammi di Galaxy e 20 di Nelson Sauvin, un bel colpo d'occhio per gli amanti di questa splendida erbetta!! 
Mentre il mosto continua a bollire, Andrea sanifica i fermentatori e io mi preparo per il lievito. Anche in questa Pale Ale di stampo Australiano abbiamo usato l'US-05, il classico lievito neutro, che non modifica, in particolare, l'aroma dei luppoli e dei malti.


Quando sei indaffarato il tempo vola e ci ritroviamo al momento di  inserire i luppoli. E' sempre un momento splendido, quando si sprigionano nell'aria i vapori degli alfa acidi, per qualche secondo sembra di essere in un mondo unico, lontano dai problemi che attanagliano questo mondo malato.


Per un attimo a riguardare le foto, mi sembra di riassaporare l'inebriante profumo. Nonostante tutti i problemi e gli intoppi, non avevamo ancora affrontano la parte finale, il raffreddamento. A 10 minuti dalla fine della bollitura inseriamo la serpentina, per sterilizzarla, Sta diventando davvero dura raffreddare più di 50 litri di mosto a 100°C. Sono le 15,50  e cominciamo a raffreddare.


Abbiamo un po' stirato la serpentina per cercare di coprire tutta l'altezza del mosto, nonostante l'acqua gelida che esce dal rubinetto, la temperatura scende molto lentamente. Arrivati intorno a 50°C inseriamo le nostre bottigliette ghiacciate, che sono per ora l'unico aiuto concreto ad abbassare la temperatura nella zona di temperatura più bassa. dove l'abbassamento, rallenta. In previsione del volume più ampio, abbiamo acquistato altre 12 bottigliette. 


Sembra una strana sangria a base di plastica!!! Ma così riusciamo a accelerare leggermente l'abbassamento di temperatura e riusciamo a raggiungere i 21°C alle 17.00, dopo un ora e 10 minuti, è troppo, specialmente quando fuori è già buio e c'è ancora molto da fare. Togliamo la serpentina e le bottigliette e facciamo un bel mulinello, per concentrare i luppoli e le farine al centro del fondo. Io intanto preparo il lievito, tanto ci vorrà un mezz'oretta prima che tutto si depositi sul fondo e ci permetta di versare un mosto più limpido.


La quantità utilizzata è stata inferiore al solito, visto che normalmente utilizzavamo due buste per fermentatore da 25 - 26 litri con OG medie di 1050 - 1060, quando da conteggio di  Mr Malty ottenevamo sempre 1 busta e mezza. Così ora con due fermentatori possiamo utilizzare 1 busta e mezza per fermentatore, e così risparmiare un busta ogni tre, non male.
Alle 17,30 abbiamo aperto il rubinetto e cominciato a riempire il primo fermentatore.


La sosta più lunga dopo il mulinello ha fatto il suo dovere, la birra è limpidissima e di un colore dorato carico intenso, forse appena più scura di quello che avevamo preventivato.


Come sempre a metà del primo fermentatore versiamo il primo bicchiere di lievito e poi verso la fine la metà del secondo. E il momento di misurare la densità finale, un momento sempre particolare che si affronta un po' con il timore nel cuore per verificare se il lavoro che è stato svolto è stato fatto bene.  Il  densimetro si ferma su 1052, più di quando avevamo previsto inizialmente.


Qui si vede meglio il colore che tende un po' all'ambrato, non proprio il dorato che pensavamo, ma in fase di fermentazione tenderà a schiarirsi leggermente e ha diventare più brillante.
Siamo alla fine del primo fermentatore, e passiamo alla fase dell'ossigenazione, dove utilizziamo un aeratore per insufflare ossigeno direttamente all'interno del mosto, sono sufficienti 8 minuti per una saturazione oltre 98%, che aiuterà i nostri amici lieviti e moltiplicarsi nella prima fase della fermentazione.


L'utilizzo è semplicissimo, basta recarsi in un negozio di acquariofilia è acquistare un aeratore, se ne trovano anche su internet, è un accessorio che con poche decine di euro possono velocizzare ed aumentare le capacità dei nostri amici. Naturalmente bisogna comprare anche una pietra porosa e un tubetto che collegarlo. Noi abbiamo un pietra sintetica, ma sarebbe meglio utilizzare dei diffusore in acciaio inox, certo che il costo non è paragonabile. Con l'andare del tempo la pietra sintetica tende a disgregarsi, visto che sono fatte per compressione di pietra sintetica in polvere.
Mentre cominciamo a riempire il secondo fermentatore, portiamo il primo in cella climatica. Ripetiamo le operazioni anche con il secondo e finalmente tutta la cotta trova la sua collocazione in cella. La temperatura dei fermentatori è di 20°C.


Ora non ci resta, che mettere a posto tutto e dare una bella pulita alla pentola & Co., sul fondo è rimasto un bello strato di luppoli e farine, è incredibile quanto il luppolo libero faccia un azione meccanica di filtrazione, fermando la maggior parte delle farine presenti nel mosto.


Sono le 19.00 passate, saliamo in casa, siamo esausti, questa volta è stata proprio una faticaccia. La mattina seguente, la coppia di "amici" cantava serena e ha tutta forza. Dall'interno della cella proveniva un continuo borbottio stereo, una sonorità che non ha nulla a che invidiare ad un concerto ritmico, decretando l'inizio della fase tumultuosa della fermentazione. Temperatura 22°C. A 72 ore dalla cotta, la fase di fermentazione non è ancora terminata, la frequenza dell'emissioni di CO2 è molto diminuita, ma continua, e la temperatura è stabile sui 22°C.
Poi non ci sarà altro da fare che aspettare che il tempo faccia il suo corso e che ci conduca verso il primo travaso che sarà eseguito nel fine settimana, insieme all'etichettatura di Diana la birra alla castagna. Ma questa è un'altra storia.

4 commenti:

  1. D'oh!
    Dimmi che sul nome non c'è il copyright :)
    Era il nome che avevamo scelto per una birra che abbiamo in programma :) :)

    Complimenti come sempre ;)

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    Risposte
    1. Sembra assurdo a volte di quanto siamo uguali nella nostra diversità ;)
      Il copyright no ma una bottiglia è gradita :D

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  2. Ciao, volevo chiedervi se c'era qualche post dove descrivevate il procedimento per creare la cella climatica...sto cercando delle idee per crearne una e sto guardando un po gli altri homebrewer cosa avevano inventato...grazie mille

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    Risposte
    1. Se cerchi nel mese di agosto scorso trovi tutto. La nostra è una cella riscaldante visto che noi abbiamo problemi a mantenere i 20 gradi in cantina e non facciamo a bassa fermentazione. D'estate ci basta inserire quattro cinque bottiglia ghiacciate e cambiarle ogni 24 ore per tenere i 20 gradi

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