domenica 6 novembre 2016

Coltivazione di luppoli americani 4ª Parte

Nuovo articolo di aggiornamento della nostra coltivazione di luppoli americani.
Questa è la terza stagione e cominciamo a vedere i primi risultati. Per i vecchi lettori che ci seguono ormai dall'inizio conosceranno bene tutta la storia, ma per i nuovi sarà un interessante post che potrebbe dare spunti di riflessione per chi volesse cimentarsi in questa avventura.
Il tutto è cominciato dopo una telefonata a Mario Pedretti verso la fine del 2013, quando eravamo in cerca di qualche varietà di luppolo selvatico da utilizzare per le nostre birre e chiedemmo consigli a lui. Mario ci fece capire che non è semplice trovare in natura piante adatte al nostro scopo, e comunque il tempo da dedicare sarebbe stato davvero tanto prima di trovare qualcosa di accettabile. Insomma una ricerca che ci avrebbe impegnato senza nessuna garanzia del risultato. Lui mi consiglio di provare a far crescere qualche rizoma di varietà già selezionate, per capire le necessità di questo rampicante infestante.
Così la stagione successiva ordinai dei rizomi da Mario. Chiesi a lui, dall'alto della sua esperienza maturata in anni di prove sul campo, con che luppoli iniziare. L'unica nostra esigenza era di avere luppoli americani, luppoli che utilizzavamo spesso nelle nostre birre. Fu lui a consigliarmi prima di tutto il Chinook che a detta sua era il luppolo che meglio si era acclimatato in Italia, e il Willamette ed infine il Columbus.
Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento e si fosse perso la prima parte la può leggere qui Chinook, Willamette e Columbus da fare crescere.


I progetti iniziali andarono in fumo subito, quando il terreno stabilito per la piantumazione dei rizomi fu utilizzato da mia moglie per la sistemazione di una zona di piante aromatiche. Cominciai una ricerca spasmodica di un pezzo di terreno adatto a ospitare i nuovi rizomi. Ma il tempo era poco e i rizomi non avrebbe resistito molti giorni fuori dalla terra. Così per evitare che si deteriorassero decisi di piantarli, con sommo dispiacere, in vaso. Così siamo stati costretti a rinviare di un anno acclimamento in piena terra.
L'anno passò, le piante si adattarono in qualche modo, almeno sopravvissero anche se in maniera diversa. Potete trovare il racconto dettagliato qui Chinook Willamette e Columbus da fare ricrescere.
Viste le condizioni delle piante, non potevamo lasciarle un altro anno in vaso, sicuramente non avrebbero sopportato ancora a lungo quel tipo di coltivazione. Decidemmo così di trovargli uno spazio a bordo del piccolo prato, sistemando alcune canne come supporto si cui i tralci si potevano arrampicare.



Le piante reagirono subito bene, superando da subito quella sofferenza che avevano dimostrato in vaso. L'anno passo veloce e le piante a fine stagione riuscirono anche a darci qualche prezioso fiore. Il raccolto non fu molto, ma dimostrava che le piante avevano trovato un ambiente idoneo.
Sull'esperienza della scorsa stagione scrivemmo un post con diverse fotografie che illustravano in che condizioni si trovavano le piante e i coni che erano riusciti a produrre: Coltivazione casalinga di luppoli americani.
Ma veniamo a questo ultimo anno. Le piante, che erano state lasciate a dimora, senza alcun intervento, reagirono subito bene. Ai primi di Aprile cominciarono a spuntate i primi polloni dai rizomi. Il Chinook mi stupì, un esplosione di tralci, decine e decine, che sparavano in tutte le direzioni, tanto che dopo un paio di settimane fui costretto a tagliarne il 90%, mentre il Willamette e il Columbus stentavano a crescere.
Il Chinook cominciò subito ad aggrapparsi con forza alle canne e i tralci crebbero di dimensioni, sembravano dei veri e propri rami di colore rossastro, con foglie grosse e carnose, belle, sane.


Piano piano anche il Willamette, che qui sopra potete vedere in primo piano, cominciò a crescere e ad irrobustirsi, anche se con meno vigore del Chinnok e visto il numero esiguo di tralci, non tagliai niente li lasciai tutti.
Invece il Columbus, dopo un buon inizio promettente, la crescita rallentò fino a fermarsi, capii subito che c'era qualcosa che non andava. Il tempo non aiutava, dopo qualche settimana di tempo buono tiepido e soleggiato, che aveva riempito di energia il Chinook, cominciarono le giornate umide e piovose, e il sole decise di prendersi un pò di ferie, e non lo abbiamo più visto. In compenso cominciò a piovere quasi tutti i giorni anche di forte intensità impregnando un terreno di base argilloso.
La zona del prato, rispetto al resto del terreno, lo avevamo preparato per la semina dell'erba con un aggiunta sostanziosa di sabbia, proprio per evitare di ritrovarci in futuro con problemi di marciumi, che trasforma un bel prato verde in una distesa gialla asfittica.


Nonostante le caratteristiche del terreno, il Columbus probabilmente mal ha sopportato le condizioni climatiche di questo periodo, e una mattina ho notato subito il problema.


Le punte dei tre tralci cresciuti a stento presentavano il germoglio centrale secco, un chiaro segno di un problema radicale, un marciume radicale causato dal ristagno delle radici in ambiente troppo umido, terreno ideale per la proliferazione di funghi nocivi che attaccano le radici non permettendole più di assorbire le sostanze nutritive da trasportare per tutta la pianta e le radici stesse.


Una pianta così debole, al rialzo termico sarebbe stata facilmente preda di malattie ben più gravi come la peronospora. Alla fine per evitare problemi alle altre due piante ho deciso di recidere la pianta, senza, per ora levare i rizomi. Operazione che sarà eseguita prima dell'inverno, con asportazione dei rizomi e lasciando aperto lo scavo che prenda aria e venga disinfettato naturalmente dal gelo e dalla neve. La prossima primavera decideremo se inserire alcuni rizomi del Chinnok in loco, acquistare una nuova varietà, magari il Simcoe, o effettuare un tentativo per salvare i rizomi del Columbus con trattamenti fungicidi con prodotti a base di Benomil come il Benlate.
Un operazione da eseguire il prossimo anno, sarà sicuramente la divisione dei rizomi, per evitare di ritrovarsi con getti che potrebbero spuntare nel terreno del vicino, ma anche evitare di ritrovarsi con una massa radicale poi difficilmente gestibile, operazione da eseguire al massimo ogni due anni. Per chi conosce come si sviluppa sotto il livello del terreno, sa che mostro può diventare.
Ora all'inizio dell'estate, anche se per le condizioni meteo non lo si direbbe, il Chinook ha invaso completamente lo spazio del Willamette e sta proseguendo arrivando ormai nella zona che era del Columbus.


Sarà un problema, durante la fase di raccolta identificare i coni. Ora non ci rimane che sperare che questo sole torni a scalare e asciugare i terreni e che dia la forza alle piante per la produzione dei fiori, ma questa sarà un'altra storia.

NUOVI VIDEO SUL CANALE DEL SIGNORMALTO


Stamattina abbiamo inserito due nuovi video, inerenti all’ultima cotta la Foreign Extra Stout, dal gusto particolarmente intenso di caffè e cioccolato fondente. La cotta è stata divisa, come al solito, in due parti.

Il primo video tratta della fase iniziale di mash

Mentre nel secondo trattiamo le altre due fasi, il lavaggio delle trebbie o meglio conosciuto come sparge e la fase di bollitura (boil)

Buona lettura a tutti, mi raccomando iscrivetevi al canale e sosteneteci con i pollici alzati.
Al prossimo video

Il Fico Nero una nuova Stout

Dopo qualche settimana riprendiamo le attività brassicole. Il tempo sfugge, le temperature si alzano e le condizioni per brassare vengono meno. Non ci scoraggiamo, mi sono ripromesso che devo finire tutti i vecchi grani prima del termine della stagione, perchè rischiamo di ritrovarci ancora grani scaduti anche con l'inizio della nuova, a costo di brassare ogni domenica!
In queste settimane abbiamo provveduto a terminare alcuni lavori come l'etichettatura della Kashmir, la IPA di chiaro stampo inglese, riprendendo la vecchia etichetta per essere adattata al nuovo design.


22 litri di nettare ambrato che si sono aggiunti agli altri, nella nostra cantina.

Dopo l'etichettatura della Kashmir, abbiamo imbottigliato la Joe Alba 120, la bionda velenosa da 120 IBU. Sono rimasto sorpreso dell'incredibile aroma che sprigionava la birra, un aroma intenso di frutta tropicale. Anche l'assaggio della provetta del densimetro è stata una piacevole sorpresa, la birra è già piacevole, molto fruttata e amara ma non quanto avrei immaginato. I malti hanno contribuito a smorzare l'amaro rendendo una birra fresca, chiara e luppolata. Penso che sia una birra da bere velocemente per cogliere al massimo le sue qualità ed evitare che con il passare del tempo aumenti l'amaro e svanisca l'aroma.
Dopo oltre un mese torniamo a brassare una nuova birra. E' nuovamente il turno di una scura, una Foreign Extra Stout, Il Fico Nero. La scelta degli ingredienti ricalca un pò la precedente Athir, ma qui la presenza dei tostati è più importante, cercando di forzare un pò l'aroma torrefatto e la colorazione scura. Nell'insieme la percentuale dei malti tostati è stata aumentata passando dal 9% al 13%, ma abbiamo abbassato la percentuale del Crystal 150 L da 20% al 18%.

Vediamo la ricetta:
Il Fico Nero Foreign Extra Stout All Grainlt mash :22.5
lt sparge:22.5
OG preboil:1044
Min bollitura:60
Litri in fermentatore :25
OG :1068
ABV :6.8 %
Plato :16.6
IBU :89.2
BU/GU :1.31
EBC :130
Malti e Fermentabili
Maris Otter 5000 gr 65 %
Crystal 150L 1365 gr 18 %
Chocolate 400 gr 5 %
Roasted 350 gr 5 %
Fiocchi di Orzo 300 gr 4
Black Malt 250 gr 3 %
Totale 7665 gr

Luppoli
Target (AA 12.17) 92 gr 60 min Coni
Saaz (AA 3.34) 25 gr 10 min Coni
Totale117 gr

Lieviti
SafAle English Ale S-04 23 gr.

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min
Fermentazione 18°C
Questa volta sono stato costretto a brassare da solo, vista la rinuncia da parte dei ragazzi per un impegno improvviso. Come al solito ho iniziato i preparativi il sabato mattina, sistemando le pentole, macinando i grani e a prelevare l'acqua alla fonte, non trascurando nessun particolare necessario per brassare questa stout.

La domenica mattina è cominciata molto presto, e visto che non ho dovuto attendere l'arrivo dei ragazzi, mi sono subito dedicato alla cotta. Nella pentola di mash e quella per lo sparge avevo già versato i quasi 23 litri stabiliti sabato e mi sono limitato quindi ad inserire la sacca biab che utilizziamo come filtro nella pentola da 100 litri e aggiungere mezzo limone nella pentola per lo sparge. Ho acceso i due fuochi e ho atteso di raggiungere la temperatura per la prima sosta a 66°C.
Ho portato la temperatura fino a 70°C, un pò più in alto del target, memore dell'ultima esperienza, e ho cominciato a versare e mescolare i grani. Alla fine la temperatura si è stabilizzata come preventivato a 66°C.

Per il mash ho effettuato una sosta di 45 minuti per le beta amilasi a 66°C, e una sosta di 15 minuti per le alfa amilasi a 72°C. Prima dell'ultima sosta di mash out, sempre di 15 minuti a 78°C, ho eseguito il test dello iodio con esito positivo. Con una birra scura come una Stout, non è proprio così semplice, visto la colorazione del mosto, ma facendo cadere qualche goccia in una zona dove c'è meno mosto si può vedere bene la colorazione che prende la tintura.
Terminata la fase di mash mi sono preparato per il lavaggio delle trebbie. Ho iniziato con il rifiltraggio dei primi litri, che di solito risentono delle farine depositate sul fondo della pentola. E' bastato un solo passaggio per ottenere un mosto già limpido. Ho trovato subito la tecnica giusta tenendo con la mano sinistra il mestolone e il colino in acciaio e con la destra ho versato l'acqua calda.
Nonostante non avessi mai provato a lavare le trebbie con questa tecnica, da solo, è stato meno
complicato di quanto avessi pensato. In venti minuti ho versato i quasi 23 litri. 
Il mosto è limpido e la sua colorazione ricorda molto un caffè molto carico.
Ecco il dettaglio della pentola dove ho fatto scendere il mosto filtrato, pronto per la fase successiva di bollitura.
Al termine dello sparge ho potuto verificare la quantità di mosto preboil, 34 litri abbondanti, e calcolando che avevamo immesso quasi 45 litri tra l'acqua per il mash e l'acqua di sparge, con 7,7 Kg di grani abbiamo lasciato indietro 11 litri, 8 nelle trebbie e purtroppo 3 sotto al livello del rubinetto. Nonostante la modifica lasciamo ancora troppo mosto in fondo alla pentola. Per questa stagione non faremo ulteriori modifiche ma con la nuova stagione ad Ottobre sarà un'altra cosa su cui riflettere.
Sistemato la pentola da 50 litri sul fornellone ho riacceso e portato il mosto il bollitura. La luppolatura è stata modificata durante la cotta a causa del ritrovamento di Target. 

Così ho deciso di inserirlo al posto del Pilgrim, più per terminare il sacchetto aperto che per necessità. Questa modifica ha però alzato notevolmente l'amaro a causa della percentuale di alfa acidi più alta, facendo cresce l'IBU fino a 90. Unica gittata a inizio bollitura per l'amaro. Mentre per dare un pò di aroma, ho deciso di utilizzare il Saaz, a 10 minuti dalla fine. Classico luppolo di origine Ceca, adatto sopratutto per le Pilsner.
A 15 minuti dal termine dalla bollitura ho inserito la serpentina per sterilizzarla. Con le temperatura che salgono, il metodo di raffreddamento con la serpentina non è certo un mezzo efficace per raffreddare velocemente il mosto, ma è un sistema pratico, semplice e veloce da utilizzare.
Ci è voluto più di un ora per portare la temperatura sui 20°C. Prima di versare il mosto nel fermentatore ho eseguito il mulinello (Whirpool) per cercare di concentrare tutti i coni di luppolo al centro della pentola, insieme a qualche farina sfuggita dalle trebbie in fase di sparge. 

Ho lasciato riposare il tutto per una quindicina di minuti.
Siamo alla fine, pronti per versare questo prezioso nettare nero, nel fermentatore e inoculare il lievito.
Prima però verso un pò di mosto nella provetta per la misura della densità finale.
1068 quattro punti in meno di quello preventivato in ricetta, anche se poi alla fine abbiamo ottenuto 2 litri in più di mosto, portando l'efficienza al 78%, ancora un buon risultato. Siamo davvero alla fine non mi resta che aprire il rubinetto e cominciare a versare il mosto nel fermentatore. Un consiglio, aprite sempre poco il rubinetto, per evitare di creare un flusso troppo veloce che potrebbe aspirare materiale indesiderato dal fondo. Mentre il mosto scende e si comincia a riempire il fermentatore ne approfitto per assaggiarlo. Il colore è molto scuro, al gusto si sente subito l'amaro del luppolo e il torrefatto, alla fine in retrogusto si sente un amaro simile al cacao. Anche il corpo è rotondo e deciso, ottime caratteristiche per un mosto, vedremo come lo trasformerà il nostro lievito.

E' il momento del lievito. Ho scelto per rimanere sul classico il secco della Fermentis S-04, dal suo
Da qualche cotta ormai verso il lievito direttamente nel fermentatore senza reidratarlo. Ho visto che alla fine non cambia niente, anzi mi crea meno problemi a prepararlo.
Terminato di riempire il fermentatore, questa volta non l'ho sistemato in cantina, nella cella riscaldante, ma lo lasciato in garage, complice il rialzo termico che mantiene l'ambiente ad una temperatura tra i 16 e 18 gradi.
aroma fruttato classico delle birre inglesi.

Lunedì al rientro dal lavoro ho potuto verificare l'avvenuta fermentazione, il residuo di una cappello di schiuma ormai svanito che ha toccato il coperchio e il segno tangibile del lavoro dei nostri amici lieviti, il gorgogliatore che cantava alla grande denotando la piena fase tumultuosa. La temperatura del mosto ha raggiunto i 21°C nonostante i 18 gradi dell'ambiente circostante.
Il Martedì la fase tumultuosa è terminata, il gorgogliatore ora più tranquillo ha cominciato a lavorarsi gli zuccheri meno fermentabili. 
La temperatura si è assestata sui 20°C, mentre la temperatura ambientale è costante a 18°C.
Ora non resta che attendere qualche giorno prima del travaso e un paio di settimane prima dell'imbottigliamento.
Rimangono ancora gli ingredienti per altre tre birre e visto l'inesorabile scorrere del tempo dobbiamo
affrettarci per evitare di trovarci poi con le temperature ambientali troppo alte, e molto probabile che brasseremo già questa domenica. Per queste ultime cotte continueremo con il metodo classico, così da incrementare l'esperienza in questa tecnica e cercare di affinarla, ma queste saranno altre storie.


mercoledì 25 maggio 2016

Il Blog Diventa un Sito e Cambia Indirizzo



Il blog diventa un Sito

Cari lettori,

come già scritto un pò di tempo, vi confermo che abbiamo deciso da Maggio 2015, il blog non verra più aggiornato.
Nel nuovo sito troverete anche i vecchi post di questo blog, quindi potete continuare a leggerli li. Inoltre potrete trovare i link dei video e altro.



Comunque il presente blog non sarà cancellato ma semplicemente non più aggiornato.

L'indirizzo del nuovo sito è


Ripeto il presente blog non verrà più aggiornato. 

Vi invito a visitare il nuovo sito ed a inviarci
all'indirizzo di posta redazione@signormalto.it 
i vostri pareri e consigli.



giovedì 5 maggio 2016

Una Bionda Velenosa da 120 IBU!!!

Carissimi Lettori, è giunto il momento.
Questo sarà l'ultimo post di questo blog, abbiamo deciso che è inutile e controproducente continuare a postare gli articoli sia sul blog che sul sito. I tanti impegni riducono notevolmente il tempo e visto che il blog tra breve non sarà più aggiornato, abbiamo deciso in dedicarci esclusivamente al nuovo sito http://signormalto.it
Siamo un pò divisi tra tristezza e gioia. Sono questi i momenti in cui si ripensa a tutto quello che è stato fatto, ai momenti anche di difficoltà e alle gioie dei primi +1. 
Vogliamo ringraziare tutti, nessuno escluso, anche quelli sempre pronti ad inviarci qualche critica per la banalità dei post o per le cose ripetute all'infinito. A tutti quelli che invece ci hanno incoraggiato ad andare avanti ad insistere e non farsi destabilizzare. E anche a tutti quelli rimasti nel silenzio ma che hanno reso possibile questo sogno. GRAZIE



Siamo di nuovo qui insieme per raccontarvi questa nuova storia. Questa volta parliamo di una cotta decisamente estrema.
Come ben sapete, almeno i lettori più affezionati, nell'ultimo anno siamo stati costretti a correre dietro alle scadenze dei grani che avevamo in magazzino (si perchè alla fine era un vero e proprio magazzino). Siamo rimasti prigionieri della mia smania ossessiva di brassare brassare e ancora brassare! Così dopo aver prodotto qualcosa come oltre 800 litri di birra da un unico ordine, siamo alla fine dei grani.
Per prime cotte non ci furono problemi, facevamo le birre che volevamo nelle stile deciso. Ma poi mano a mano che il tempo passava siamo stati costretti a fare le birre seguendo le scadenze dei malti e dei luppoli.
Come potete immaginare la più grande difficoltà è stata quella di far rientrare le birre in uno stile.
All'inizio spesso mettevano, sulle etichette degli aggettivi che riassumessero il reale contenuto, "Ambrata Amara, Bionda Luppolata", ma era complicato dare uno stile vero e proprio.



Cominciammo a ricevere mail, dove qualche lettore ci faceva notare che così non si riusciva a capire che birra fosse. Prendemmo la decisione di provare a far rientrare le nostre birre in uno stile definito. Non potendo però seguire alla lettera i dettami del BJCP, spesso dovevamo scendere a compromessi e dare uno stile, ad una birra, solo in parte. Tutto questo sta per finire.
Ma torniamo ad oggi. Le settimane passano e si cerca di trovare il tempo per tutto. Dopo la splendida visita da Mario per ammirare il Grainfather, abbiamo provveduto ad imbottigliare la Kashmir, ed etichettare la Oro 6, mentre rimane ancora fermo la sistemazione sul sito dei vecchi articoli. A proposito è online sul nostro canale la video cronaca della cotta.
Siamo contenti della buona affluenza alla visione dei nostri video e una bella soddisfazione ricevere in cambio il vostro affetto, dopo tanta fatica. Questo, è per noi, lo spirito giusto di condivisone, far vedere direttamente tutte le fasi di una cotta. In questo ultimo video, un impianto automatico in azione, dimostrando le ottime potenzialità di una macchina con un ottimo rapporto qualità prezzo. Il video in lingua italiana, va a sopperire alla mancanza di video in italiano, visto che sul Grainfather c'è molto materiale, ma in lingua inglese.
Ma ritorniamo alla cotta di domenica. Come sempre i preparativi vengono effettuati il sabato, così da ridurre al massimo il tempo necessario domenica per la cotta. L'acqua e la macinazione dei grani soprattutto, ma anche il montaggio dei rubinetti delle due pentole, tutto si prepara in un paio di ore, compresa la fatica ad andare a prendere l'acqua alla fonte.



Questa volta un discorso a parte merita la preparazione dei grani. Come vi ho già detto prima, questa è una delle ultime cotte fatte con un ordine del 2014. Ricordo come fosse oggi il giorno della consegna del materiale, mi telefonò il corriere dicendomi che non poteva scendere dalla via perchè non ci passava. Allibito gli dissi se era venuto con un camion, e lui rispose di si. Così gli andai incontro e dopo qualche convenevole mi chiese dove avevo il magazzino, si il magazzino furono le sue parole. Mi aveva preso per un birraio professionista. Capii immediatamente quando con un transpallet tiro giù i due enormi bancali e ci avviammo lungo la via. La gente nascosta dietro le tende, come è usanza qui, sbirciava e fantasticava su cosa ci fosse dentro.
Così ho fatto l'ultimo ennesimo resoconto di tutto quello che avevamo, cercando di abbozzare una ricetta che ci desse la possibilità di creare un birra decente.



Ecco la lista dei malti e dei luppoli rimasti dopo la decurtazione di quelli usati per la cotta. Il problema è che abbiamo finito i malti base e invece abbiamo ancora una buona dose di malti e di luppoli in coni e in pellet. Per poter utilizzare la maggiorparte dei malti speciali saremo costretti a fare un piccolo ordine di soli malti base Pale.
Alla fine di ripensamenti e di combinazioni, consultazione del BJCP, non siamo riusciti a trovare uno stile dove poteva rientrare la birra. Per i malti diciamo che è più vicina ad una IPA con malto base Pale e dei caramellati, ma la massiccia dose di luppoli la farebbe rientrare nella categoria delle americane, visto che le Americane sono praticamente degli infusi di luppolo. Così alla fine dopo aver visionato più volte il BJCP, parlato tra noi, siamo giunti alla conclusione che questa birra rientra nella categoria delle birre speciali, 34C del BJCP, dandogli una nuova dicitura EPA Extreme Pale Ale. Vediamo la ricetta:

Joe Alba 120 Speciale EPA ALL Grain
Minuti ammostamento :75
Litri in pentola :23
Litri sparge: 23
Litri in fermentatore :23
OG :1064
ABV :6.4 %
Plato :15.7
IBU :120
BU/GU :1.88
EBC : 9

Malti e Fermentabili
Pale Ale 4450 gr 60 %
Munich Malt 1190 gr 16 %
Vienna 560 gr 7 %
CaraPils 500 gr 7 %
CaraRed 500 gr 7 %
Fiocchi di Orzo 190 gr 3 %
Caramunich Malt 80 gr 1 %
Totale 7470 gr

Luppoli
Centennial (AA 9.1) 46 gr 20 min Coni
Chinook (AA 12.5) 90 gr 20 min Coni
Amarillo Gold (AA 7.9) 20 gr 15 min Coni
Equinox (AA 13.9) 49 gr 10 min Pellet
Nelson Sauvin (AA 12.6) 15 gr 10 min Coni
Styrian Goldings (AA 4.8) 40 gr 5 min Coni
Equinox (AA 13.9) 30 gr 0 min Pellet
Citra (AA 13.1) 80 gr Dry-Hop Pellet

Lieviti
SafAle American Dry US-05 23 gr. (2 Buste)

Profilo Mash
Beta-amilasi 63 °C 25 min
Alpha-amilasi 68 °C 20 min + 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

Bollitura 60 min
Fermentazione 19°C

I più attenti avranno notato che abbiamo tolto il valore di efficienza. Ho verificato che in rete e in alcune mail che ci sono arrivate, molti giovani apprendisti sono ossessionati da questo valore e sono disposti a fare qualunque cosa per vederlo salire. E' uno specchietto per le allodole, l'efficienza serve soprattutto ai professionisti per mantenere i guadagni e sfruttare al meglio l'impianto. Qualcuno potrà obbiettare, e mi trova d'accordo in questo caso, ma solo in questo caso, che comunque efficienza ci aiuta nel capire le potenzialità del nostro impianto e che può essere utile per migliorarlo. Si che allora questo valore ci può aiutare. Purtroppo in rete è passato il messaggio sbagliato che una buona efficenza fa una birra buona. Invece è semplicemente un parametro tecnico nulla più.
Per un neofita che è agli inizi l'efficenza può essere utile per cominciare a migliorare l'impianto, ma non deve essere un ossessione, se invece di avere un 70% si ha un 60%, bisogna far capire che la birra è buona uguale, ha solo dovuto utilizzare più malti del necessario. Se vedete che non riuscite a salire, lasciate stare continuate a fare la vostra birra senza pensare all'efficienza e concentratevi invece sulle fasi importanti. Con il tempo capirete come migliorare e vedrete che l'efficenza salirà da sola.
La cosa che salta agli occhi della ricetta è sicuramente la quantità elevata di luppoli che ci hanno creato poi alla fine il problema di trattenere troppo mosto, oltre tre litri, facendo scendere l'efficienza intorno al 63%, il valore più basso mai ottenuto. La scelta di terminare tutti i sacchetti aperti è stata drastica ma necessaria, in modo di liberarci in un sol colpo, dal giogo della scelta dei luppoli per ultime cotte di stagione. Certo che così abbiamo contribuito ad ottenere una birra che risulterà difficile da bere e sfiderà gli impavidi amanti dell'amaro assoluto. 120 IBU è un bel ciocco al limite del bevibile. Pensate che il campione utilizzato per misurare il valore di densità, all'assaggio era già estremamente amaro, e in fase di deglutizione raschiava la gola. Vedremo tra un paio di mesi cosa sarà capace di donarci.
Anche questa volta abbiamo girato un video che poi sarà postato sul nostro canale, mentre vi anticipo che venerdì o al massimo sabato saranno inseriti i due video della cotta precedente, la English IPA Kashmir, con una prima parte dedicata al mash e una seconda parte allo sparge e al boil.
La cronaca segue fedelmente l'ormai collaudata tecnica che abbiamo affinato negli anni.



Per chi ancora non ci conoscesse questo è il nostro ambiente di lavoro, spazioso e pulito.
Questa volta ho iniziato la cotta in compagnia di Alberto, visto che Andrea avrebbe ritardato, e lo ringrazio per la sua disponibilità, a competenza e l'aiuto sempre prezioso.



Ore 9 si accende il gas, si versa mezzo limone sia nella pentola di mash che in quella di sparge, per acidificare un pò l'acqua e si parte. Dopo 15 minuti abbiamo iniziato a versare i grani. Questa volta abbiamo preferito iniziare il mash con una temperatura più bassa per avere una birra più secca, che meglio si sposa per una birra luppolata. Ma non abbiamo disdegnato anche una fase di alfa amilasi protratta e divisa in due step. Quindi ricapitolando la prima fase di mash beta amilasi a 63° per 25 minuti, poi siamo saliti a 68°C per una prima fase di alfa amilasi anche se a questa temperatura lavorano ancora un pò gli enzimi di beta amilasi per 20 minuti, e poi il nostro marchio di fabbrica la sosta a 72°C per 15 minuti.


Qui potete vedere il mosto pronto per la fase di mash out, altri 15 minuti a 78°C. Purtroppo nell'agitazione ci siamo completamente dimenticati di fare la prova della tintura di iodio, ma riteniamo che un'ora di mash abbia trasformato la maggior parte degli amidi in saccaridi.
Poco prima della fase di sparge ci ha raggiunti Andrea, proprio al momento giusto per darci una mano nella fase più delicata. La tecnica è ormai consolidata, riciclo dei primi tre litri e poi l'aggiunta dell'altra acqua a 78°C.



Dopo lo sparge c'è la rampa per portare in bollitura mosto. Abbiamo misurato il mosto preboil è abbiamo ottenuto un fiero 34 litri, 4 litri più dell'ultima volta. Purtroppo tutto vanificato dall'abnorme assorbimento degli quasi 4 etti di luppoli! Mi vengono i brividi a pensare a quanto sarà amara.


La fase di bollitura è durata 60 minuti. Il profumo che sviluppa l'intruglio è devastante, il colore è splendido quella sua trasparenza è ipnotica.



Nel tentativo di amaricare il meno possibile abbiamo cominciato ad inserire i luppoli a 20 minuti dalla fine della bollitura, utilizzandolo esclusivamente per l'aroma.



Come sempre verso la fine della bollitura inseriamo anche la serpentina che ci ha aiutato a raffreddare il mosto.



Dalla foto potete notare la poltiglia luppolitica che si è creata, un blob amaro!
Siamo alla fine dopo la bollitura e l'inserimento dei luppoli, non ci rimane che raffreddare il mosto.



Questa volta, complice l'innalzamento della temperatura dell'acqua potabile dell'acquedotto, ci mettiamo quasi un ora per portare il mosto a 21°C. Tutto il tempo per mangiare qualcosa ma soprattutto bere, e intanto i ragazzi si rilassano dalle fatiche.


Siamo davvero alla fine, il solito mulinello, fatto questa volta con estrema fatica per la massa dei coni e dopo una decina di minuti abbiamo aperto il rubinetto per raccogliere, nel fermentatore, l'ennesima fatica. Per ultimo abbiamo inserito il lievito, l'americano neutro US-05, direttamente nel fermentatore senza reidratazione, durante la fase di riempimento. Una mescolata energica per miscelare bene il tutto e non rimane che chiudere il coperchio e portare il mosto in cantina, in cella riscaldante a 19°C.
La fase di fermentazione è partita dopo poche ore, già in serata sono stati emessi i primi gorgoglii, proseguiti tranquilli per tutta la notte. Solamente nel pomeriggio del lunedì è cominciata la fase tumultuosa proseguita per tutta la nottata fino a martedì mattina, quando piano piano a comincia a diminuire di intensità e frequenza. Ora non ci resta che attendere ancora qualche giorno per il travaso e l'inserimento degli 80 grammi di Citra in DH.
Come sempre è stata una splendida giornata. I ragazzi hanno lavorato bene, dando un notevole contributo alla riuscita della cotta. Ringrazio l'ospite che sta diventato sempre più presente, Alberto, fondamentale nelle fasi iniziali.
Anche questa ultima cotta è stata eseguita in AG Classico 3 tini, e abbiamo deciso di continuare fino alla fine di questa stagione brassicola, poi in estate e in autunno, tireremo le somme di queste esperienze e decideremo se continuare a brassare con il metodo classico o tornare a produrre birra con il metodo australiano. Non è detto che ci possano essere delle novità importanti con l'avvio della nuova stagione ad ottobre.
A termine del post abbiamo deciso di effettuare l'ordine di malti base per utilizzare quasi completamente tutti i malti speciali, e abbiamo calcolato che dalla fine della stagione ci separano ancora 4 cotte.
Una comunicazione importante ai lettori. A breve partirà una nuova rubrica, "Messaggi dall'Archivio", dove riproporremo vecchi post che hanno avuto un gran numero di visualizzazioni sul blog e che i nuovi lettori del sito non conoscono. Ora ci attendono le ultime sfide della stagione rimanete sintonizzate così da non perdere neanche un avventura.



domenica 24 aprile 2016

English IPA Il Ritorno della Kashmir

Ciao A Tutti. Dopo la visita di sabato a Saluzzo dall'Amico HB Mario Pons, per vedere in azione il Grainfather la macchina semiautomatica neozelandese per fare birra, siamo di nuovo qui per narravi le gesta dell'ultima cotta.
Con gli ultimi grani rimasti non avevamo molta scelta e abbiamo pensato di riproporre una vecchia ricetta del 2014, anche se con qualche variazione. Una English IPA dal carattere deciso e dal gusto caramellato ed intenso. 
Vediamo la ricetta:

Kashmir English IPA ALL Grain
Minuti ammostamento :70
Litri in pentola :22
Litri sparge: 22
Litri in fermentatore :23
Efficienza :77 %
OG :1073
ABV :7.4 %
Plato :17.8
IBU :57.7
BU/GU :0.79 
EBC : 29

Malti e Fermentabili
Maris Otter 3100 gr 43 %
Pale Ale 2800 gr 39 %
Crystal 150L 700 gr 10 %
Aromatic 400 gr 6 %
Fiocchi d'Orzo 270 gr 4 %
Totale 7270 gr

Luppoli
Target (AA 12.1) 50 gr 60 min Coni
Styrian Goldings (AA 4.8) 20 gr 20 min Coni
Styrian Goldings (AA 4.8) 20 gr 10 min Coni
Styrian Goldings (AA 4.8) 20 gr 5 min Coni

Lieviti
SafAle English IPA S-04 23 gr. (2 Buste)

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 35 min
Alpha-amilasi 72 °C 20 min
Mash Out 78 °C 15 min

Bollitura 60 min
Fermentazione 20°C

La tecnica utilizzata è quella classica 3 tini, continuando così ad aumentare le nostre esperienze, in attesa di riprendere più avanti la nostra consueta tecnica australiana, o chissà proseguire con qualche altra novità....
Questa volta si è unito a noi Alberto, l'amico di Andrea, che ha volentieri preso parte anche alle fasi del filmato della cotta che sarà postato prossimamente sul nostro canale video Youtube. E' così  è entrato a tutti gli effetti a far parte della famiglia del Signor Malto.
Durante la cotta abbiamo anche registrato un breve video di degustazione di una nostra birra, la Oro 4. Questo sarà il primo video di una serie dedicata alla degustazione delle nostre birre, anche per condividere con voi i risultati. 
Colgo l'occasione di questo spazio per ringraziare tutti quelli che si sono iscritti al nostro canale e che ci sostengono anche in questo nuovo progetto. Grazie.
Una precisazione. Gli articoli, fino al completamento del nuovo sito, continueranno ad essere postati sia qui sul blog, che sul sito, all'indirizzo http://signormalto.it. Il sito è in continua evoluzione, ma se volete potete intanto darci un'occhiata. Ci sono tutti gli articoli di questo blog, migrati sulla nuova piattaforma che però non hanno ancora foto e la formattazione non è adeguata, ma così vi potrete fare un idea di quello che stiamo cercando di creare. Se volete potete darci una mano anche con un piccolo contributo, esiste un tasto "DONATE", che ci permetterebbe di coprire le spese e magari investirli per migliorare il sito.
Ma torniamo alla nostra IPA. Come sempre ho preparato tutto i giorni precedenti. Con il sabato mattina impegnato, dalla visita a Mario, ho preparato l'attrezzatura e prelevato l'acqua il venerdì. Mentre ho lasciato per il sabato pomeriggio la macinatura dei grani, la sistemazione del fornellone, degli accessori e la sistemazione dell'acqua nelle pentole. Come sempre abbiamo utilizzato la proporzione classica dei 6 litri per chilo di grani, divisi a metà tra mash e sparge, quindi ho prepararto le due pentole con 22 litri ciascuna. 


Dopo un paio di cotte dove abbiamo utilizzato la pentola piccola per il mash e quella da 100 litri per la bollitura, torniamo alla disposizione più consona, grazie alla modifica al rubinetto.


La scelta di utilizzare la pentola da 50 litri per il mash era dovuto al fatto che la pentola grande aveva il pescaggio del rubinetto troppo in alto e in fase di sparge finivamo per lasciare, nella pentola, oltre 5 litri di mosto. Così in attesa di trovare il modo di abbassare il pescaggio del rubinetto della pentola grande, abbiamo utilizzato un paio di volte quella da 50 litri che ha un pescaggio più basso.
Ora grazie a questa modifica, abbiamo abbassato il pescaggio del rubinetto di 2 cm che si traducono in un paio di litri in più in bollitura.


Inizialmente pensavamo di utilizzare una curva a 90°, ma non ci stava perchè troppo alta. Su consiglio di un amico abbiamo provato ad utilizzare una  curva a 45°, è siamo riusciti nell'intento, saldandola al T dove trovano posto i due filtri mini bazooka. La modifica non è stata precisa e pesca ancora un pò troppo in alto, ma il costo esiguo dei componenti ci permetterà di costruire un  nuovo assieme, per portare il T a contatto o quasi con il fondo della pentola e recuperare almeno un altro litro.
Ma veniamo alla cronaca. La Domenica è iniziata molto presto. Le operazioni da eseguire, prima dell'arrivo dei ragazzi erano semplici, inserire il doppio fondo e la sacca nella pentola del mash e accendere il gas sotto le due pentole.


Come trattamento dell'acqua con relativo abbassamento del pH, usiamo un limone di media grandezza, utilizzandone il succo. Il succo lo diviso tra la pentola da mash e quella dello sparge, cercando così di migliorare l'ambiente dell'attività degli enzimi.
La mattinata si è ravvivata all'arrivo dei veri protagonisti della giornata, A&A Alberto ed Andrea.


Abbiamo iniziato con la registrazione di un video di presentazione della cotta, dove ha trovato posto anche la presentazione di Alberto. Intanto l'acqua è arrivata a 68°C pronta per essere miscelata ai grani.
Questa volta io ho vestito i panni del cameraman e i ragazzi ci sono cimentati nelle fasi di creazione della nuova birra.
Sono le 9.30 si parte. Alberto inizia versando i grani e Andrea mescola. Sono una coppia perfetta, forse c'è solo un pò di tensione nei loro movimenti.
La bassa temperatura della notte ha contribuito a raffreddare i grani e di conseguenza l'acqua del mash costringendoci a tenere il gas acceso ancora qualche minuto per stabilizzare la temperatura a 66°C.


Questa volta abbiamo deciso di abbassare il tempo del mash e portarlo a 35 minuti per la beta amilasi.
Una volta ben miscelato l'acqua e i grani, non abbiamo più mescolato e lasciando i grani in infusione, con la pentola coperta. Nell'attesa che il tempo passasse abbiamo preparato i luppoli. Trattandosi di un IPA inglese ci siamo orientati verso un luppolo da amaro classico come il Target con un elevata percentuali di Alfa Acidi. 50 grammi in un unica soluzione all'inizio della bollitura.
Per l'aroma abbiamo scelto lo Styriang Goldings, 3 gittate da 20 grammi, la prima a 20 minuti poi a 10 minuti e l'ultima a 5 minuti. Il luppolo è un Fuggle trapiantato in Slovenia, dall'aroma classico floreale ed erbaceo.


Terminata la fase di beta amilasi abbiamo riacceso e siamo saliti per la fase di alfa amilasi. Inizialmente avevamo previsto 15 minuti a 72°C, ma dopo la prova della tintura di iodio, leggermente più scura del solito, abbiamo preferito allungare di altri 5 minuti e portare la sosta a  20 minuti.
Dopo le fasi di saccarizzazione non rimane che degradare gli enzimi contenuti nel mosto, per bloccare e inibire definitivamente le reazioni enzimatiche. E’ un processo irreversibile da effettuare a definitiva avvenuta conversione degli amidi in saccaridi.  La fase prende il nome di Mah Out è si tratta di portare il mosto ad una temperatura di 78°C per 15 minuti. 
I ragazzi sono esausti, vedo nel loro guardo un misto di desiderio di continuare e una voglia pazza di scappare. Ma tutto è condito da una curiosità sfrenata per il risultato finale.
E' giunto il momento dello sparge o lavaggio delle trebbie. Da questo processo si estraggono la maggior parte degli zuccheri rimasti intrappolati nelle trebbie. L'acqua di sparge è pronta e iniziamo filtrando i primi tre litri di mosto. Per chiarificarlo si fanno ripassare i primi litri attraverso le trebbie, per avere così un mosto cristallino. Dopo i primi litri di mosto si versano i 22 litri di acqua a 78°C.  Vi ricordo che nell'acqua di sparge avevo inserito il succo di mezzo limone per diminuire il pH ed aumentare l'estrazione. 


La nostra tecnica è rudimentale, ma svolge egregiamente la sua funzione. Utilizziamo un colino in acciaio posto sopra al mestolo per indirizzare l'acqua su tutta la superficie delle trebbie. E' un lavoro lungo e meticoloso, buona parte della riuscita della cotta deriva da questa fase. Si tratta di far scendere un litro di acqua ogni minuto e allo stesso tempo aprire il rubinetto della pentola per far passare lo stesso quantitativo di mosto filtrato nella pentola di bollitura.
C'è un pò di tensione, i ragazzi sono consapevoli del momento importante della cotta. Ci vogliono 25 minuti prima di terminare la fase di sparge e iniziale la fase di bollitura.
Anche questa volta la sacca BIAB ha svolto il lavoro di filtraggio perfettamente, mi stupisco perchè non venga utilizzata, noi ci troviamo bene. Unico accorgimento; durante le fase di sparge, la sacca, deve essere ben aderente alle parte della pentola, per evitare che parte dell'acqua fluisca tra le pareti della pentola e la sacca. Come vedrete dal video, la farina dei grani tende a incollare la sacca alla pentola, di fatto bloccando quella via per il passaggio dell'acqua.
Terminata la fase di lavaggio delle trebbie non ci rimane che togliere la pentola da 100 litri con all'interno le trebbie ormai asciutte e posizionare sul gas la pentola da 50 litri con il mosto filtrato. Non avendo a disposizione una struttura, o un impianto vero e proprio, ci dobbiamo accontentare di utilizzare un solo fornellone gas e spostare le pentole.
Durante la rampa che porta il mosto in bollitura le proteine si separano dal mosto, ed è nostra consuetudine schiumarle il più possibile, per evitare poi di ritrovarcele nel fermentatore. Non utilizzando coagulanti e sedimentatori, sia naturali che chimici, questa fase permette di abbassare un pò la presenza di proteine e impurità che vengono a galla.
Questa è sicuramente la fase più tranquilla, quella che permette di rilassarsi e magari mangiare e bere qualcosa. Tanto per cambiare pizza e birra a volontà!
Il mosto comincia a bollire e cominciamo la luppolatura. Come da ricetta utilizziamo subito il Target, e nelle fasi finale lo Styrian Goldings.
Insieme allo Styrian inseriamo la serpentina di raffreddamento, per sterilizzarla.
Dopo i 60 minuti di bollitura, dove vengono estratte le sostanze aromatiche ed amare del luppolo, si fa evaporare il mosto per aumentare la concentrazione, con conseguente caramellizzazione  del mosto  e aumento della colorazione ed infine, la cosa più importante si sterilizza, siamo giunti alla fine, spegniamo il gas e apriamo il rubinetto dell'acqua ed iniziamo a raffreddare.
Il profumo che si sprigiona è incredibile, davvero intenso, ma è soprattutto il colore ramato brillante a catturare la nostra attenzione.
Nella mezz'oretta che ci vuole per abbassare la temperatura del mosto da 100°C a 20°C, abbiamo modo di riflettere e tirare le prime somme, vedo nelle parole dei ragazzi la soddisfazione di questa fatica, un pò come quando si raggiunge un traguardo importante. Alberto è più entusiasta e aperto a confrontarsi, Andrea è più riflessivo e attento, ma insieme si bilanciano, creano un ottimo binomio, anche per il futuro, gli auguro tanta fortuna.
E dopo questo momento di riflessione torniamo all'ultima parte di questa IPA ramata, con la creazione di un vortice, roteando energicamente il mestolo, per convogliare tutti i luppoli ed eventuali proteine sfuggite al colino, a centro della pentola ed evitare che finiscano nel fermentatore. L'utilizzo di luppoli in coni, aiuta anche a filtrare ulteriormente il mosto nell'ultima parte del travaso.


Attendiamo una quindicina di minuti che tutto si depositi sul fondo, e apriamo appena il rubinetto per iniziare a versare il mosto ramato nel fermentatore. E' importante non aprire troppo il rubinetto per evitare di creare un risucchio che potrebbe trascinare parte del fondo.
Preleviamo un campione di mosto per misurare l'unico valore importante, la densità finale. Anche questa volta abbiamo avuto una buona estrazione raggiungendo i 1073. Questi sono momenti cruciali dove ci si rilassa pensando che tutto sia finito ed invece capita sempre qualcosa. L'ultima volta abbiamo aggiunto meno lievito del dovuto, questa volta, per una disattenzione generale, abbiamo perso circa un litro di mosto, per aver dimenticato di chiudere il rubinetto del fermentatore, che rabbia. Mai mollare la tensione!


Manca solo una cosa, il lievito. Abbiamo utilizzato il secco di stampo inglese della Fermentis, S-04 aggiunto durante la fase di travaso direttamente nel fermentatore. Visto la densità raggiunta decidiamo di versarne due bustine, anche se i 23 litri raggiunti non sono un quantitativo eccessivo.
Siamo davvero alla fine, non ci rimane che dare un energica mescolata, chiedere il coperchio e portare il fermentatore nella cella riscaldante.
Alla fine non rimane che pulire tutto e riordinare.


La fermentazione è partita dopo poche ore. Già in serata ha cominciato a dare qualche "vagito". La fase tumultuosa è partita nella notte e alla mattina il gorgogliatore cantava alla grande. Purtroppo una fase così intensa a fatto schizzare la temperatura a 22°C. A temperature così alte, è inevitabile stressare il lievito e sprigionare eccessivi esteri fruttati, niente di irreparabile, ma per avere gusti più puliti è meglio non superare i 20°C, meglio ancora tenersi sotto, intorno ai 18°C.


Da allora sono passati 6 giorni, è tempo di travaso. Come consuetudine, il nostro metodo di travaso è il rubinetto-rubinetto, semplice, veloce e pratico.


Prima di collegare il tubo abbiamo prelevato un campione per verificare l'andamento della fermentazione. Dopo 6 giorni la densità è scesa da 1073 a 1018, un ottimo risultato, a ricetta.


Ora non ci resta che aspettare un'altra settimana prima di imbottigliare. Ci aspettiamo ancora un discesa della densità di un paio di punti per stabilizzarsi sui 1016.
Non abbiamo aggiunto luppolatura a freddo, ritenendo che lo stile non lo prevedesse, ma nulla vi vieta di aggiungere un luppolo floreale adatto allo stile, per esempio EKG.


Ecco il fermentatore riposto nella cella a 18°C, potete vedere il cavo riscaldante e il trasformatore, non ci resta che chiudere le porte e attendere ancora una settimana prima di verificare se la densità si è stabilizzata, requisito fondamentale prima dell'imbottigliamento.
Una bella giornata, mi ha fatto davvero piacere vedere all'opera questi giovani ragazzi, con tanto desiderio di creare qualcosa, qualcosa di unico, come le nostre birre. Avere con noi Alby,  mi ha permesso di avere le mani libere per potere effettuare le riprese per il video. Se come regista non sono un granché, come cameraman sono ancora peggio. Spero mi perdonerete, la mano non è stata ferma  e pronta a cogliere tutte le sfumature di questa cotta.
Alla prossima avventura, un American IPA dalla luppolatura decisa.


domenica 17 aprile 2016

Grainfather una nuova avventura

Ciao a Tutti, grazie all'amico Mario, abbiamo avuto la possibilità di vedere in azione il Grainfuther. La giornata è iniziata molto presto, alle 6 siamo partiti alla volta di Saluzzo per incontrare Mario Pons, e poter seguire insieme, una cotta eseguita con questa macchina automatica di produzione Neozelandese.


Al nostro arrivo era già tutto pronto. Macchina già in temperatura per il primo step a 44°C, grani macinati e l'acqua di sparge pronta nella sua pentola sopra il gas . Dopo i convenevoli di rito, Mario ci ha illustrato la macchina, ma soprattutto l'ArdBir, le funzionalità e come utilizzarlo. Non gli rende giustizia la scatola in cui è posizionato, ma l'importante è che funzioni e funziona alla grande.


La ricetta utilizzata da Mario è stata creata apposta per la nostra visita, con molti step per vedere al meglio le funzionalità del dispositivo. Si tratta di una Weiss.


Mario è un homebrewer molto preciso e attento, come si può notare dalla ricetta, dettagliata in ogni punto. Siamo quindi partiti, inserito i grani, lentamente e mescolando bene. Una volta miscelato perfettamente, Mario a aggiunto il disco di filtraggio superiore e il raccordo per il tubo del troppo pieno. Premuto il tasto start sul ArdBir si parte, si accende la pompa e comincia il riciclo del mosto.
Durante le fasi del mash abbiamo potuto parlare un pò, e ne abbiamo approfittato per conoscerci un pò meglio e abbiamo pensato di condividere con voi questo breve excursus sulla storia birraria di Mario, trascrivendo una breve chiacchierata che potete trovare qui.
L'atmosfera è strana, stiamo tranquillamente seduti a parlare e bere (anche se è un pò presto!), mentre il Grainfather stata eseguendo le operazioni impostate da Mario su l'Ardbir. Un'ora e mezza passa davvero in fretta, soprattutto quando si è in ottima compagnia. Dopo questo periodo di completo relax, torna in gioco l'uomo e dobbiamo verificare l'avvenuta trasformazioni degli amidi. Torniamo un pò nell'atmosfera del HB che conosciamo. La prova della tintura dello iodio da esito positivo si può proseguire con il mash out. Come per tutte le fasi, il display riporta tutti i passaggi programmati da eseguire.


Dopo il mash out, si passa al lavaggio delle trebbie, l'operazione è semplice come la macchina. Si solleva il cestello contenete le trebbie e ci si versa dentro l'acqua di sparge. Quando si solleva il cestello il mosto tende a splasciare molto, e visto che si sta sempre molto attenti a non incamerare ossigeno in queste fasi, mi lascia qualche dubbio. Potrebbe essere interessante saldare altri piedini come quelli della zona inferiore del cestello, anche nella zona centrare e inizialmente posizionare il cestello più in basso e solo quando il livello del mosto sale, sollevarlo nella posizione più alta.


L'acqua di sparge viene immessa tramite un rubinetto collegato ad una pentola che Mario scalda tramite un fornello a gas, tenendo la temperatura sotto controllo tramite una sonda collegata ad un STC 1000.
In contemporanea Mario da il consenso all'accensione della resistenza per salire in bollitura, così si recupera altro tempo. Siamo quasi alla fine, sono passate poco più di due ore, e saliamo in bollitura. Sono rimasto stupito della bollitura vigorosa, nonostante l'ArdBir non fosse impostato a 100°C. Avevo sempre pensato, sbagliando, che le resistenze avessero difficoltà a portare il mosto il bollitura, e per lo più riuscissero a smuovere appena la superficie del mosto. Invece qui la bollitura è talmente vigorosa che la temperatura è settata a 98°C, per evitare di far fuoriuscire il mosto fuori dal Grainfather.
Anche la gestione del luppolo è programmata, con tanto di segnale acustico e visualizzazione sul display delle gittate e del tempo rimanente. Qui il luppolo utilizzato è in un unica soluzione, amaro a 60 minuti, ma si possono impostare tutte le soste desiderate. Il luppolo utilizzato è in pellets e inserito all'interno di un hopbag.


Ultima parte della cotta, il raffreddamento. E qui il Grainfather sfodera l'ennesima sorpresa. In dotazione insieme alla macchina c'è un controflusso. Apparecchiatura davvero efficace. Poco prima del termine della bollitura Mario lo collega alla pompa e la accende, per sterilizzare il tubo dove passa il mosto, mentre i tubi dell'acqua che raffredderanno il mosto, sono ben segnalati con il tubo blu dove si collega al rubinetto e il tubo rosso nello scarico da dove esce l'acqua calda.


Siamo davvero alla fase finale, la resistenza si spegne e parte la pompa per far circolare il mosto all'interno del controflusso non ci resta che aprire il rubinetto dell'acqua ed iniziare a raffreddare. Il raffreddamento è istantaneo, l'acqua esce da subito ad una temperatura intorno ai 50°C per poi scendere sempre più man mano che il mosto si raffredda. Se penso a quanto tempo ci mettiamo noi, è un sistema davvero efficace. E pensare che noi un controflusso c'è lo abbiamo... ancora impacchettato in cantina dall'anno scorso!
Il tempo passa davvero in fretta abbiamo raggiunto il tempo massimo dobbiamo tornare a casa e lasciamo Mario a terminare le ultime fasi da solo. Ci dispiace davvero andare via, ma non possiamo prolungare oltre la visita.
Il Grainfather è un sistema automatico di grande utilità per tutti quegli homebrewer che hanno problemi di spazio e sono costretti a birrificare in casa ho in ambienti piccoli, come cantine o scantinati. Non è detto che comunque possa essere utilizzato anche da chi ha comunque poco tempo e vuole semplificarsi le cotte. Naturalmente la modifica con ArdBird lo rende molto più simile al più blasonato Braumeister, ad un prezzo davvero competitivo. Come vi dicevo prima, il lavaggio delle trebbie fatto così, potrebbe essere migliorato con l'adozione di supporti per l'appoggio del cestello, anche nella zona centrale per effettuare un sparge in due fase ed evitare di splashare il mosto. Un appunto finale è per il quantitativo che si ottiene alla fine, ma essendo una sistema automatico casalingo, ritengo che i 23 litri canonici, sono una quantità accettabile. Insomma un giudizio finale positivo.
Ringraziamo Mario per la sua squisita ospitalità e disponibilità. Un saluto anche a Luca, compagno di Mario nelle cotte, che è passato a salutarci.
Programmiamo con Mario un prossimo incontro, magari con più calma per approfondire, insieme a lui, l'argomento. Ci salutiamo e lo ringraziamo ancora per tutto, è stata davvero una gran mattinata, una nuova avventura che va ad arricchire il nostro bagaglio birrario.
Grazie Mario! alla prossima.

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