mercoledì 23 marzo 2016

Una Chiacchierata con ..... Andrea Rogora Speciale BIAB

Dopo il grande successo del primo incontro, ci è tornato a trovare Andrea Rogora, per proseguire questa serie di incontri monotematici. Questa volta, insieme ad Andrea, parleremo della tecnica nata in Australia denominata B.I.A.B. Brew In A Bag.
Per i pochi e i nuovi lettori, che non hanno avuto la possibilità di leggere la chiacchierata di Ottobre, oltre ad invitarli a leggerla, ricordiamo chi è Andrea; conosciuto come moderatore del forum di AreaBirra.it con il nickname Rico Kaboom, ma ai più sconosciuto nel suo ruolo di Mastro Birraio del Birrificio The Wall di Venegono Inferiore in provincia di Varese, ha 34 anni e come hobby oltre alla birrificazione casalinga è appassionato di moto, in particolare le cafe racer, e ha come coinquilini 4 furetti.

Ciao Rico Ti do nuovamente il benvenuto nel nostro salotto virtuale e Ti ringraziamo per averci concesso la possibilità di un approfondimento sulla tecnica BIAB, di cui sei uno dei “padri fondatori italiani”. 
Come nasce il BIAB?
R: La tecnica BIAB l’ho appresa cercando informazioni su forum esteri, in particolare questa tecnica l’ho scoperta su un forum Australiano (Aussiehomebrewer.com). Sinceramente non sono a conoscenza di chi sia stato l’inventore di questa tecnica, ma diciamo che sfrutta un pò la filosofia dello Spiedel Braumeister.

Illustraci quali sono gli strumenti fondamentali per creare un impianto BIAB e gli accessori per utilizzare questa tecnica?
R: Se si produce già birra col metodo E+G è molto semplice passare al BIAB, basta aggiungere una grain bag all'impianto ed il gioco è fatto.
Faccio comunque un breve elenco:
- Una pentola con coperchio (con una pentola da 33 litri si riescono a produrre massimo 20 litri di prodotto finito).
- Un sistema di riscaldamento (gas, resistenze elettriche, legna..).
- Un mulino per macinare i grani.
- Un attrezzo per mescolare mestolo, paletta, cucchiaio.
- Una Grain Bag che aderisca il più possibile alle pareti della pentola.
- Un termometro per misurare la temperatura dell'impasto durante il mash.
- Un pHmetro o cartine tornasole di precisione (non indispensabili ma vivamente consigliati).
- Un sistema di raffreddamento (serpentina in rame, scambiatore a piastre, lavandino pieno d'acqua...).
- In caso di riscaldamento con fiamma diretta, se eseguite ammostamenti multistep o accendete la fiamma per mantenere la temperatura di set-point, vi servirà anche un attrezzo che non faccia appoggiare direttamente la vostra grain bag al fondo della pentola in modo da evitare bruciature che comprometterebbero la vostra cotta; esempi di falso fondo sono uno scolapasta in inox rovesciato, un doppiofondo forato o una griglia.

Per tutti quelli a cui piace complicarsi la vita, quali sono gli accessori non necessari ma che comunque possono aiutare?
R: Sicuramente se si volesse automatizzare il processo e gestire al meglio gli step di temperatura si potrebbe acquistare anche una pompa di ricircolo (è vivamente consigliata una pompa a trascinamento magnetico) che uniformerebbe le temperature da abbinare ad un fondo/rete filtrante (che impedisce alla sacca di essere aspirata dal rubinetto).

E’ possibile creare un impianto automatico?
R: Creare in casa un impianto automatico al 100% è possibile grazie anche a progetti come Ardbir o beercontrol ma bisogna saper “smanettare” con elettricità, idraulica ed elettronica.
Comunque automatizzare alcuni processi è alla portata di tutti.

Quali sono i pro e i contro della tecnica BIAB?
R: PRO:
- Durata delle cotte inferiore alle 5 ore compresa pulizia
- Costi ridotti di attrezzatura
- Prodotto finito identico ad uno prodotto in alla grain “classico”
- Minor spazio occupato dall’attrezzatura
CONTRO:
- Un piccolo problema potrebbe essere l’efficienza su birre ad alta OG
- Mosto con qualche farina in più (che secondo la mia esperienza si deposita tranquillamente in fermentatore).

Il BIAB utilizza tutta l’acqua necessaria fin dall’inizio, qual è il modo migliore per calcolare la quantità necessaria?
R: Penso che l’unico modo per calcolare l’acqua necessaria da inserire ad inizio cotta sia quello di sommare questi dati:
- I litri finali che vogliamo ottenere nel fermentatore
- I litri che evaporeranno in bollitura 
- I litri che verranno assorbiti dai grani
- I litri lasciati a fine cotta a fondo pentola o assorbiti dai luppoli "trub"
Ovviamente ogni impianto ha la sua evaporazione e le sue dinamiche, strizzando in maniera diversa cambierà anche l’assorbimento dei grani, perciò alla prima cotta bisognerà segnarsi più dati possibili in modo da poter centrare l’obiettivo nelle cotte successive.

E' noto ai più che il BIAB permette una macinatura più fine dei grani, per aumentare l’efficenza, ma per alcuni è semplicemente un modo per sopperire ad un efficenza bassa, qual è il Tuo pensiero?
R: A mio parere bisogna saper lavorare con la propria attrezzatura e capire fino a che punto ci si può spingere, ogni HB si costruisce l’impianto in base alle proprie esigenze e disponibilità perciò è difficile dare un parere obiettivo.
In linea di massima è sempre meglio evitare di sfarinare troppo.

Per la macinatura dei grani hai qualche consiglio da suggerire?
R: Per le mie cotte mantenevo una macinatura leggermente più fine rispetto ad una cotta in all grain tradizionale comunque mantenendo le glumelle del chicco integre. 
Piuttosto che sfarinare troppo è sempre meglio aggiungere qualche manciata in più di grani.
Secondo me l’importante non è l’efficienza ma il prodotto finito.


Quanto ritieni importante il pH dell’acqua prima e durante le fasi del mash?
R: Il PH dell'acqua a mio parere è sempre importante, a maggior ragione lo è ancora di più quando si lavora in BIAB o in casi dove si lavora con rapporti lt/kg molto alti.
Se si è troppo distanti dal PH ottimale gli enzimi lavorano molto più lentamente.

In generale vige la regola che per ottenere una buona estrazione, bisogna mantenere un pH consono alla temperatura e alle fasi di mash, ma è possibile ottenere un buon risultato anche senza tenerne conto semplicemente allungando i tempi di mash?
R: Il PH sia nel BIAB che nell’All Grain tradizionale è fondamentale, secondo me non ha senso allungare i tempi di mash non avendo la consapevolezza di cosa si sta facendo.

Quale importanza riveste l’utilizzo del tipo di grani per il pH?
R: Il pH dell’impasto viene influenzato sia al tipo di grani utilizzato (più i grani sono caramellati/tostati più hanno la capacità di abbassare il PH) ma anche dalla composizione di sali dell’acqua perciò se si ha un’acqua molto dura è necessario aggiungere più acido (il più gettonato per abbassare il PH è il lattico) per centrare il PH rispetto ad un’acqua dolce.

Pensi che durante le fasi di mash sia importante mantenere i grani in movimento attraverso l’utilizzo di pale motorizzate e il mosto tramite pompe?
R: Secondo me per un BIAB “base” basta mescolare di tanto in tanto (ogni 5 minuti) l’impasto.
Mentre se si ha la possibilità di automatizzare l’impianto un buon compromesso per “mescolare” e monitorare la temperatura è quello di ricircolare il mosto tramite una pompa a trascinamento magnetico ovviamente inserendo una sonda di temperatura all’uscita della pentola. Le pale abbinate alla sacca a mio parere non vanno molto d’accordo, il rischio è che si impiglino nel tessuto o che la grain bag si torca su se stessa.

Non eseguendo lo sparge nel BIAB, la fase di mash out può essere saltata o ritieni che una temperatura più alta può aiutare nella fase finale di estrazione e strizzatura della sacca?
R: Per quanto riguarda la mia personale esperienza settando bene l'impianto e riuscendo ad ottenere buone efficienze anche con OG elevate non ho mai ritenuto necessario portare l'impasto a temperature di mash-out, sia perché la grain bag risultava troppo calda per essere strizzata sia perché al momento dell'estrazione della grain bag veniva acceso immediatamente il fornello per portare il mosto a bollitura raggiungendo in breve tempo la temperatura di inattivazione degli enzimi.

Secondo la Tua esperienza, la presenza di farine nel mosto può alterare le caratteristiche organolettiche del prodotto finale?
R: Secondo la mia esperienza una piccola percentuale di farine non altera il prodotto finito. Nelle mie cotte (da 20 litri) al travaso nel fermentatore trovavo sempre un paio di cm fra proteine coagulate e farine passate dalla grain bag.

E’ possibile produrre un mosto più pulito, riducendo la sfarinatura dei grani?
R: Se si ottiene un mosto torbido a fine fermentazione non darei la colpa alle farine passate dalla grain bag, ma piuttosto alle proteine residue.
Il mio consiglio è quello di utilizzare irish moss o simili (protafloc), con questi prodotti e lavorando bene in fase di mash ottenevo sempre birre molto limpide.
Ovviamente in tutti i casi un buon crash cooling prima del travaso nel fermentatore secondario e prima del travaso per l'imbottigliamento fanno molto.

Cosa pensi della tecnica, un pò discussa, del “non raffreddamento o No Chill”?
R: Sinceramente è interessante come tecnica, ma purtroppo non avendola mai provata non posso dare dei pareri positivi o negativi.
Secondo me in Italia ha poco senso, in Australia ci sono grossi problemi di siccità e l’acqua spesso viene razionata, perciò secondo me hanno studiato questa tecnica per ovviare a questo problema.

L’utilizzo del “No Chill”, deve per forza attirare l’attenzione sull’utilizzo delle gittate da aroma del luppolo, quali sono i parametri da rispettare, per evitare di ritrovarsi con una birra eccessivamente amara? 
R: Per quanto riguarda questo aspetto ci sono software come Brewmate che calcolano le IBU nel caso dell'utilizzo del metodo No-Chill.
Ovviamente lasciando il mosto ad alta temperatura per più tempo bisogna diminuire la quantità di luppolo d’amaro e spostare le gittate da aroma verso il basso. 

La formazione eccessiva di deposito naturale sul fondo della bottiglia, può essere causato, in parte, dalla presenza di una parte di farine che non si depositano durante la fase di fermentazione?
R: Secondo me no, come già detto un buon crash cooling prima di tutti i travasi aiuta a pulire molto la birra, inoltre per esperienza le farine eventualmente passate in fermentatore si depositano sul fondo del ancora prima del lievito (visto che sono di dimensioni più grosse), perciò escluderei la presenza di farine nel deposito che si forma in bottiglia.

Siamo quasi alla fine Rico, cosa diresti a chi è indeciso sulla possibilità di birrificare in BIAB e non la ritiene una tecnica adatta per ottenere qualsiasi tipo di birra e dalle ottime caratteristiche? 
R: A mio parere a parità di automazione dell’impianto si possono ottenere birre identiche al metodo all grain tradizionale.
Col BIAB però si ha un vantaggio in termini di spazio, attrezzatura, tempo ed energia.
Provare per credere.

Quali consigli Ti senti di dare a chi volesse iniziare ad utilizzare o provare la tecnica BIAB?
R: A chi produce in E+G consiglio di provare pechè il passo è molto breve e secondo me il salto di qualità è elevato.
Mentre per chi già produce in all grain “classico” una prova è d’obblogo visto il risparmio in termini di tempistiche ed energia.
Invece per chi si è appena approcciato all’homebrewing coi kit cosa aspettate ad informarvi per produrre in all grain BIAB?

Pensi che con il passare del tempo la tecnica BIAB, possa in futuro diventare l’unico metodo valido per creare la birra in casa?
R: Non credo, il mondo degli HB è in piena evoluzione e ognuno fa di testa sua, ed è giusto che sia così, al contrario non sarebbero nati il BIAB, il no chill ed i sistemi RIMS ed HERMS.
In questi anni di Homebrewing ne ho viste di tutti i colori e ogni giorno se ne inventa una nuova.

Siamo arrivati alla fine, è stata una bella galoppata, abbiamo cercato di rispondere alle curiosità di tutti e alle diffidenze che molti ancora hanno per questa tecnica. 
Ti ringrazio moltissimo per aver ancora regalato a me e a tutti i lettori, un pò del Tuo tempo, per far comprendere il grande e longevo futuro del BIAB, utilizzato sempre di più, per la semplicità della tecnica, per i bassi costi e per il risparmio del tempo necessario alla produzione della birra.
Spero che passerai ancora a trovarci, magari per parlarci dei compiti e del ruolo di un Mastro Birraio.
R: Grazie a voi per avermi dato spazio sul vostro blog, spero che questo articolo possa aiutare molti Homebrewer ad approcciarsi alla tecnica BIAB.

venerdì 18 marzo 2016

Signormalto Nuovi video sul canale

Continuiamo a inserire novi video sul nostro canale youtube.

Quindi dopo il video di presentazione:

https://www.youtube.com/watch?v=ti7Y3q15Xn8

Il video sulla nostra attrezzatura:

https://www.youtube.com/watch?v=cUFpKShfybw

I due video della Apa
La prima parte di mash:

https://www.youtube.com/watch?v=MTnkDyLJ9e4

e la seconda parte sparge + boil

https://www.youtube.com/watch?v=QstXPQ-t8AY



Abbiamo inserito due nuovi video sulla l'ultima cotta la Stout brassata domenica.
Prima parte per il mash:

https://youtu.be/Q6V1K0n8Nms

e la seconda parte sullo fly sparge e il boil:

https://youtu.be/KZzd6Kd0coc

Andate a vedere le nostre nuove avventure, e sostenetici con i pollici alzati e per chi ancora non lo ha fatto si iscriva.



domenica 13 marzo 2016

Stuot in All Grain

Ciao a tutti, continuiamo con le nostre cotte in AG Classico, questa volta abbiamo brassato una Stout.  Un periodo molto intenso, siamo impegnati su più fronti, oltre alle cotte con cadenza bisettimanale, e la creazione del canale video, continua il lavoro per il nuovo sito e la parte di narrativa della sezione birr@rte, dovremmo riuscire ad essere on line, anche se non è tutto ancora apposto, per la fine del mese.
Nell'ultima settimana abbiamo provveduto a travasare la ORO VI, e abbiamo etichettato la Fifty Anniversary. E' veramente venuto un gran bel lavoro, più impegnativo del solito, ma doveroso per la birra di commemorazione della 50ª cotta.





















Labottiglia che vedete è quella di rappresentanza che farà bella mostra di se sullo scaffale insieme alle altre 49 in formato 33 cl.
Infine abbiamo imbottigliato la ORO VI, utilizzando il metodo del sacchettino filtrante per filtrare il luppolo in pellets utilizzato per il DH, semplice ma efficace.


Per la carbonazione, abbiamo come per tutte le birre della serie ORO, tenuto i 6 grammi per litro. La densità finale è arrivata a 1010 portando così, per l'ennesima volta la gradazione a 6°. Totale litri imbottigliati 22.


Ma veniamo a questa nuova cotta. Finalmente dopo oltre un anno di assenza di ricette "nere", ritorna una stout. La ricetta non è nuova, è un evoluzione della prima Stout che avevamo brassato in BIAB, la Morrigan. 
Così abbiamo pensato di riproporla, in AG classico, ecco la ricetta:

Atir Stout ALL Grain
Minuti ammostamento :75
Litri in pentola :22
Litri in fermentatore :25
Litri sparge: 22
Efficienza :75 %
OG :1064
ABV :6.2 %
Plato :15.7
IBU :50.4
BU/GU :0.79
EBC : 104

Malti e Fermentabili
Maris Otter 5000 gr 68 %
Crystal 150L  1450 gr 20 %
Chocolate 300 gr 4 %
Fiocchi di Orzo 250 gr 3 %
Black Malt 200 gr 3 %
Roasted 125 gr 2 %
Totale 7325 gr

Luppoli
Target (AA 12.1) 50 gr 60 min
Styrian Goldings (AA 5.4) 20 gr 5 min
Totale 70 gr

Spezie
Bacche di Ginepro 15 gr 15 min

Lieviti
SafAle S-04 11.5 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

Bollitura 60 min
Fermentazione 20°

La ricetta presenta una particolarità, rispetto al BIAB, questa volta è stata fatta sulla quantità di acqua necessaria, sia per il mash, sia per lo sparge. Abbiamo cercato di ottenere il rapporto 3 - 1 sia in mash che in sparge, con conseguente aumento della quantità di grani. 
Rispetto alla Morrigan, abbiamo deciso di mantenere, più o meno, il quantitativo del malto base,  Maris Otter, ed inserire più Crystal, triplicandone il quantitativo. Per i malti tostati abbiamo alzato leggermente il Chocolate e diminuito il Roaster, dimezzandone il quantitativo. Una sola novità, l'inserimento delle bacche di ginepro, 15 grammi che saranno inseriti a 15 minuti dalla fine della bollitura. Le bacche saranno pestate prima di essere inseriti nel mosto.
Per i luppoli utilizzeremo soprattutto il Target per l'amaro e l'inserimento dello Styrian a 5 minuti per l'aroma, con quel suo aroma erbaceo e floreale tipo delle birre inglesi. 


Come l'ultima volta, utilizzeremo la pentola da 50 litri per il mash e la 100 per la bollitura. 
Anche per questa cotta abbiamo fatto la ripresa video, abbiamo bisogno di macinare chilometri, per prendere dimestichezza e spontaneità durante le fasi delle riprese. Utilizzeremo ancora la musica come sottofondo sotto le immagini video, ma stiamo pensando di registrare l'audio in un secondo tempo per le prossime cotte, si cresce, anche qui, piano piano.
Ma veniamo alla cronaca. Domenica mattina mi sono recato in garage di prima mattina, tutto era già pronto mi è bastato sistemare il telefono sopra la frigo e cominciare a girare qualche secondo di presentazione della cotta. Quando parte la registrazione si è sempre rapiti da una strana malattia, l'insicurezza. Si apre bocca ma poi non esce niente, e solo con il tempo tutto questo passerà.
Ho cominciato accendendo il fornellone e ho successivamente sistemato il doppio fondo e la sacca. Questa volta il limone lo messo solo nell'acqua di sparge, visto che i grani tostati tendono già da loro acidificare il mosto. Nonostante la bassa temperatura in mezz'ora sono arrivato a 66°C temperatura scelta per la prima fase di mash. Ho versato i grani macinati, e piano piano li ho miscelati. Si fa fatica a uniformare bene la temperatura con un volume così basso di acqua, ma soprattutto avendo i grani intrappolati nella sacca che riduce ulteriormente il volume interno di acqua. Per ora è così non avendo a disposizione un filtro in grado di filtrare bene le trebbie, ci teniamo la sacca, poi la prossima stagione vedremo di organizzarci, sempre se decideremo di continuare con AG Classico 3 tini. In questo caso il sistema di filtraggio non sarà l'unica modifica, bisogna creare un impianto degno di questo nome.


La cosa meravigliosa dei grani tostati è il colore del mosto, ma soprattutto l'inteso aroma che si sprigiona, una via di mezzo tra un buon caffè e un ottima cioccolata.
La sosta a 66°C di beta amilasi, è durata 45 minuti, dove, come sempre a 30 minuti, mescoliamo per uniformare la temperatura. Purtroppo abbiamo notato che il sistema AG Classico, la temperatura scende di più che con il BIAB dovuto al fatto della minore presenza di acqua, un'altra cosa da tenere a mente per il futuro.
Nell'attesa abbiamo preparato i luppoli e le bacche di ginepro.


Terminati i 45 minuti siamo saliti, prima, a 72°C per la sosta di alfa amilasi, sosta di 15 minuti, e dopo aver superato la prova della tintura di iodio, a 78°C, per il mash out, altri 15 minuti.
Intanto è pronta l'acqua di sparge, a 78°C. La proporzione questa volta è stata quella che ci eravamo prefissati, 6 litri per chilo di grani divisi equamente tra mash e sparge.


Ecco il mosto pronto per la fase di sparge, si intravedono le trebbie.
Naturalmente abbiamo provveduto a rifiltrare i primi 2 litri, che fin da subito sono risultati limpidi.


La fase di sparge è durata 20 minuti, versando sulle trebbie i 22 litri che ci eravamo prefissati. La tecnica è sempre la stessa, (la potrete visionare sul video che posteremo nei prossimi giorni sul nostro canale Youtube, cercate Signormalto) mestolone sotto, il colino sopra e con una brocca di vetro versiamo un litro per volta.
Terminata la fase di sparge non ci rimane che attendere lo svuotamento del mosto dalle trebbie.


Inebriante il profumo che sprigiona il mosto. Una volta fuoriuscito tutto il mosto abbiamo tirato su la pentola e acceso il fornellone per procedere alla fase di bollitura.


E' impressionante come sono secche, sembra impossibile che pochi minuti prima erano inzuppate di mosto.
Nella concitazione ci siamo dimenticati di prendere la densità, e siamo andati in bollitura con 36 litri, abbiamo lasciato 8 litri dentro gli oltre 7 chili di grani.
Appena iniziato a bollire abbiamo inserito il luppolo, il Target ,50 grammi per l'amaro.


Successivamente abbiamo preparato le bacche di ginepro, che vanno pestate poco prima di essere inserite nel mosto per non perdere l'aroma  resinoso inconfondibile, caratteristico di queste bacche, 15 grammi negli ultimi 15 minuti, insieme alla serpentina.


L'ultima gittata di luppolo, lo Styrian Goldings lo abbiamo inserito negli ultimi 5 minuti per dare un pò di aroma erbaceo fruttato delle birre inglesi.
Terminata la bollitura, abbiamo proceduto al raffreddamento e successivamente abbiamo eseguito il whirpool per concentrare tutti i residui di eventuali farine e i luppoli liberi.


E' incredibile la brillantezza del mosto, sembra petrolio!
Atteso una decina di minuti, non ci rimane che aprire il rubinetto, e raccogliere questo prezioso nettare nero nel fermentatore.


Prelevato un campione di mosto e verificato la densità finale che si è attestata su 1064, un ottimo risultato ancora una volta, la macinazione fine ci a permesso di avere un ottima estrazione.


Durante la fase di riempimento del fermentatore abbiamo versato il lievito, il secco S-04 della Fermentis. Un ottimo lievito fruttato, adatto soprattutto per le birre inglesi, ma utilizzato da molti per il suo profilo aromatico in molti tipi di birre, ma soprattutto perché tende a compattarsi molto, sul fondo del fermentatore, una volta terminata la trasformazione degli zuccheri, rendendo la birra molto pulita.


Siamo alla fine, una bella mescolata, per miscelare bene il lievito, che nel frattempo si è reidratato nel mosto e si può portare il fermentatore in cantina in camera riscaldante.


Posizionato il fermentatore e riempito il gorgogliatore, non resta che chiudere le porte ed attendere che parta la fase di fermentazione.


Anche questa avventura è terminata, un'altra avventura in AG Classico, e dopo la terza cotta cominciamo a  prenderci la mano e ha trovare il nostro modo di agire.
Nelle prossime settimane, procederemo ad un rallentamento delle attività brassicole, dedicandoci completamente al sito, per cercare di terminare la fase della pubblicazione, se no non si riesce a terminarlo, visto i pochi momenti di tempo libero. Non sarà un punto di arrivo, ma semplicemente un punto di partenza per nuovo mondo, un mondo da condividere  con tutti voi.
In settimana monteremo il video che posteremo sul nostro canale, dove potrete vedere con i vostri occhi, tutte le fasi della cotta. Ma questa è un'altra avventura.

giovedì 10 marzo 2016

Signormalto Canale Video

Cari Amici Lettori, il mese di marzo sarà il mese decisivo per la nostra crescita, per la condivisione delle nostre esperienze on line. 
Il primo mattone di questa nuova casa è il nostro canale video sulla piattaforma Youtube, video sharing,  dove posteremo tutte le nostre cronache di birra, e ospiterà anche qualche degustazioni delle nostre birre, per portarvele virtualmente in casa. 


Con il canale video saremo ancora più presenti, condivideremo con voi le nostre esperienze, le nostre emozioni, e vedrete con i vostri occhi le nostre cotte e le metodologie utilizzate. Il nostro canale sarà indirizzato principalmente verso chi inizia, i neofiti che vogliono farsi un idea più precisa di come fare birra in casa. Speriamo anche che gli HomeBrewer più esperti potranno apprezzare la passione che ci guida, l'amore che mettiamo in ogni birra.
Il canale sarà inserito nella nuova sezione Birr@rte, che pubblicheremo a giorni, che comprenderà anche la sezione narrativa e successivamente a nuovo sito aperto, anche una sezione fotografica e altre rubriche che scoprirete.


Un opportunità, che spero saprete cogliere, è che il canale video sarà anche il mezzo per la sezione eventi. Chi vorrà partecipare potrà inviare materiale video delle manifestazioni a cui parteciperà, feste, degustazioni, corsi, e trasformarsi in reporter, magari con qualche breve intervista a espositori o personaggi del mondo della birra artigianale italiana, e esprimere qualche opinione sotto forma di commento sull'organizzazione, sulla qualità delle birre, e tutto quello che ruota intorno alla manifestazione.
Vi devo dire che inizialmente, come era accaduto per i primi post per il blog, c'è stata un pò di titubanza.  Abbiamo fatto diversi video di prova, ma non riuscivamo a trovare la quadra. 
All'inizio le inquadrature erano troppo lontane, scenicamente belle, ma poco utili. Per avvicinare le immagini alla fine abbiamo optato per utilizzare un smartphone, sicuramente qualitativamente più scarso ma molto più versatile, almeno per queste nostre prime esperienze. 


L'altro problema è stato l'audio, troppo lontano, rimbombante e a tratti incomprensibile, così abbiamo deciso, provvisoriamente per le sole cotte, di inserire semplicemente delle musiche di sottofondo. 
Se per i video abbiamo parzialmente risolto con l'utilizzo di un mezzo più versatile e a costo zero, per l'audio invece dovremo attrezzarci con un microfono esterno.
Non mi sembra che mettervi il link e ora tocca a voi date un occhiata e mi raccomando ISCRIVETEVI AL CANALE per non perdere neanche una puntata delle nostre avventure e votate il pollice alzato per darci coraggio a proseguire sul nostro cammino, e passate parola ;)










lunedì 29 febbraio 2016

Una Nuova Sfida in AG

Ciao a tutti, dopo la Replay in BIAB, torniamo con una nuova sfida in AG. Come già detto continuano le nostre esperienze in AG, per verificare le differenze tra i due metodi e se ne vale davvero la pena di abbandonare il metodo australiano per abbracciare la tecnica classica.
Continua in parallelo la sistemazione del sito internet, ma abbiamo poco tempo e il lavoro va avanti lentamente, ancora un pò di pazienza.
Ma torniamo alla cotta, abbiamo deciso di paragonare le cotte della serie Oro fatte con il metodo BIAB, con una nuova serie di APA questa volta con il metodo AG 3 tini. Questa è la sesta versione di questa splendida bionda dall'aroma importante di luppolo, ORO VI.
Nelle due settimane passate, abbiamo travasato e imbottigliato la Replay, e abbiamo finito di sistemare e stampare le etichette per la Fifty Anniversary, che comprende anche un piccolo biglietto che sarà appeso al collo delle champagnotte con le informazioni della cotta e qualche notizia storica del nostro birrificio casalingo.


Per la Replay abbiamo scelto gli stessi ingredienti della Fifty anche per il DH con 50 grammi di citra in pellets e 5,5 grammi x litro di zucchero bianco per la carbonazione. Alla fine abbiamo avuto una migliore attenuazione che ha portato la gradazione oltre i 9 gradi. Questo denota che con il BIAB, e l'avevamo già ravvisato, con diluizioni più alte, lavorano meglio le beta amilasi creando zucchero più fermentabile a discapito delle alfa amilasi, visto che sia i tempi che le temperature, delle due cotte,  sono state identiche. 
Ma torniamo ala nuova sfida in AG, come vi dicevo parliamo di APA, parliamo di ORO VI. Il percorso di affinamento di questa ricetta, si prolunga ormai da oltre un anno, ma siamo contenti di aver trovato i malti che incontrano di nostri gusti.  Per i luppoli, come sapete e che vi ripeto da un pò, abbiamo da smaltire schiere di sacchetti argentati, e abbiamo ancora qualche indecisione, visto che una volta che saremo a regime, la ricetta definitiva prevede luppoli neozelandesi ed australiani.
Ma vediamo la ricetta.

Oro VI American Pale Ale ALL Grain
Minuti ammostamento :75
Litri in pentola :18
Litri sparge:20
Litri in fermentatore :24
Efficienza :76 %
OG :1055
ABV :5.5 %
Plato :13.6 
IBU :71.3
BU/GU :1.30
EBC : 6

Malti e Fermentabili
Pale 5000 gr 86 %
Bisciut 550 gr 9 %
Fiocchi di Orzo 250 gr 4 %
Totale 5800 gr

Luppoli
Simcoe (AA 12.3) 15 gr 30 min Coni
Amarillo (AA 9.4) 15 gr 30 min Coni
Nelson Sauvin (AA 12.6) 25 gr 25 min Coni
Nelson Sauvin (AA 12.6) 25 gr 20 min Coni
Citra (AA 12.5) 50 gr 5 min Coni
Sorachi Ace (AA 12.4) 50 gr Dry-Hop Pellet
Totale180 gr

Lieviti
SafAle US 05 11,5 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 68 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

Bollitura 60 min
Fermentazione 19°C

Rispetto alle altre ORO c'è qualche modifica importante, per esempio il quantitativo di grani che abbiamo leggermente alzato di 500 grammi, soprattutto per migliorare il rapporto litri - chili essendo un AG invece di un BIAB e diminuito la bollitura per tamponare un pò la densità e ottenere alla fine una birra meno alcolica e un paio di litri in più. La modifica dei luppoli è dovuta più alla necessità di terminare luppoli aperti e un pò datati, più che dall'effettiva ricerca di aromi particolari, ma per quest'anno è così.
Anche per questa nuova cotta abbiamo dovuto spalmare la preparazione nei giorni precedenti la cotta. Il Giovedì abbiamo preparato le pentole e gli accessori, il Venerdì abbiamo prelevato l'acqua alla fonte, e il Sabato abbiamo macinato i grani e terminato gli ultimi preparativi.


Qui dalla foto le tre pentole, la 50 litri in primo piano, che utilizzeremo per il mash, in secondo piano la 100 litri per la bollitura e dietro la pentola da 23 litri in alluminio che utilizzeremo per riscaldare l'acqua per lo sparge. Di fianco il mulino capovolto, pronto ad affrontare l'ennesima fatica.


Ecco la vista di insieme, è quasi tutto pronto. Per la macinazione dei grani, abbiamo deciso di tornare sulla misura più piccola, per ottenere una migliore estrazione. Con l'utilizzo della sacca BIAB, si può macinare più fine senza rischiare di tappare i filtri, visto che il mosto viene filtrato già dalla sacca stessa, un bel vantaggio.
Sabato mattina abbiamo imbottigliato la Replay.


Nel pomeriggio sono sceso in garage e ho cominciato ad effettuare qualche ripresa, ho fatto una piccola video-guida sulla attrezzatura che abbiamo, tutto molto soft e semplice. Il video è indirizzato principalmente a chi vuole capire qual'è l'attrezzatura necessaria per chi vuole cimentarsi con l'ALL Grain. La semplicità del nostro impianto, costruito per fare BIAB, a parte la seconda pentola che i biabbisti di solito non hanno, può essere di sprono a chi volesse provare il metodo classico, senza doversi svenare. Il sabato è terminato con il riempimento delle pentole con l'acqua di fonte e la macinatura dei grani, anche qui ho fatto un paio di riprese che saranno inserite nel video della cotta. Per evitare di mettere minuti inutili le riprese sono velocizzate.


Ma veniamo alla cronaca. Domenica mattina sono sceso molto presto, per evitare di finire tardi. Con Andrea abbiamo deciso di fare il video-diario della cotta, pensando che se non iniziamo, non riusciremo a capire com fare e a migliorare, così ho semplicemente montato l'iPhone sul piedistallo e ho acceso la telecamera, senza pensare a niente e cominciando le normale attività, l'intenzione è quella di fare un video con sola musica e le informazioni importanti riportate tramite scritte sul video.
Ho così iniziato accedendo il gas sotto le pentole, sia quella di mash, 18 litri, che quella di sparge, 20 litri,  e versato il succo di un limone, metà nella pentola di mash e metà nella pentola di sparge. Sistemo il doppiofondo e la sacca fissandola con clips ferma carta, e comincia la rampa verso i 68°C per la sosta per le beta amilasi.
L'ambiente è freddo, siamo a 6°C, fuori piove e nevica a tratti, la giornata giusta per fare una cotta,  accendo la stufa e mentre attendo che la temperatura salga, sanifico il fermentatore.
Ci vuole oltre mezz'ora per raggiungere la temperatura, poco prima abbasso la fiamma cercando di evitare il successivo rialzo termico. Questa tecnica ci ha dato buoni risultati anche se questa volta gli oltre 5 chili e mezzo a 6 gradi, ha fatto abbassare la temperatura di un paio di gradi, durante la fase di versamento, e ci è andato qualche minuto in più. 
Siamo a 68°C verso i grani e mescolo, purtroppo inizio da solo e non è proprio semplice, ma non posso far altro, specialmente se dovete contemporaneamente verificare la temperatura.


Una volta terminato di versare, devo mescolare ancora qualche minuto per uniformare la temperatura e arrivare a 68°C, verifico velocemente la temperatura spengo e chiudo il coperchio,  e faccio partire il conto alla rovescia di 45 minuti. Abbiamo scelto di diminuire lo step per vedere se si riesce a recuperare un pò di tempo, e diminuire i tempi dove possibile, pensiamo che comunque 45 minuti per la tecnica classica sia sufficiente alle beta amilasi per trasformare buona parte degli amidi in maltosio maggiormente fermentabile, anche se ha 68°C gradi siamo a cavallo del limite delle alfa amilasi, ma così siamo sicuri che questo mash creerà una birra più corposa.
Dopo mezz'ora, controlliamo la temperatura e mescoliamo per uniformare la temperatura che, nelle zone di contatto della pentola, il mosto tende inevitabilmente a scendere, ma bastano poche mestolate e un paio di minuti di fiamma per rialzare il grado perso.
I restanti 15 minuti passano veloci, riaccendiamo e saliamo verso i 72°C, in pochi minuti, anche qui prima di arrivare in temperatura, quando manca un grado, abbasso la fiamma e continuo a mescolare finché arrivo a 72°C. Spegniamo e copriamo, facciamo partire il countdown a - 15 minuti.
Con un mix così denso tra grani e acqua, la temperatura si miscela male, anche il doppio fondo, crea una barriera che tende ad impedire al mosto che si trova sotto, di miscelarsi bene e crea un ulteriore difficoltà alla fusione, bisogna rimestare bene, ci vuole qualche minuto in più prima di riuscire a uniformare perfettamente la temperatura.  Molti impianti degni di questo nome usano pale motorizzate che, girando continuamente, rimestano i grani e uniformano la temperatura perfettamente. Noi non lo abbiamo mai preso in considerazione, perchè nel BIAB, con la sacca, sarebbe un problema e poi è un lusso che per ora non vogliamo affrontare, vedremo se continueremo con la tecnica classica.
Terminata la fase di alfa amilasi siamo pronti per la prova della tintura di iodio, superata con esito positivo, che decreta la fine della conversione degli amidi in zuccheri e l'inizio della fase di mash out di 15 minuti per disattivare le amilasi.
Riaccendiamo e saliamo fino a 78°C. Arrivati spegniamo e mentre attendiamo che passino i 15 minuti, verifichiamo che l'acqua di sparge sia in temperatura. Come l'altra volta decidiamo di portare la temperatura dell'acqua di sparge a 80°C, sia perchè utilizzando una caraffa di vetro, l'acqua tende a raffreddarsi velocemente mentre si versa, sia perchè la temperatura più alta fluidifica maggiormente il mosto ricco di zuccheri  intrappolato nelle trebbie.
Siamo pronti, cominciamo con rifiltrare i primi 3 litri, ributtandoli dentro alla pentola. Il mosto comunque è già piuttosto limpido, la sacca BIAB svolge benissimo la sua funzione di filtro.
La tecnica è quella dell'altra volta, con una caraffa di vetro raccolgo l'acqua dalla pentola di sparge, e la verso sul colino e sotto al colino il mestolone per rompere il flusso. Questa volta con la pentola più piccola abbiamo avuto qualche problema a indirizzare il flusso e siamo stati costretti a versarlo maggiormente al centro delle trebbie, ma dall'estrazione che abbiamo avuto sembra comunque che abbia funzionato bene lo stesso.
Abbiamo aperto il rubinetto della misura della volta scorsa, per avere un fuoriuscita del mosto dalla pentola di mash a quella di bollitura è ottenere un flusso di 1 litro al minuto.


Terminato il lavaggio delle trebbie, abbiamo sollevato la pentola con il mosto e posizionata sul fornellone, abbiamo acceso e siamo partiti per la rampa di bollitura.


Abbiamo prelevato un campione di mosto per verificare come è andata l'estrazione, 1042  un ottimo risultato per la nostra tecnica rudimentale.


Nel frattempo abbiamo pesato il luppoli. Purtroppo per un mio errore, ho calcolato male i tempi delle gittate e l'amaro è notevolmente aumentato, con estrema contentezza di Andrea.


Infatti il problema, e c'è sempre un problema, è stato il mio conteggio sbagliato, e così i luppoli che dovevano essere inseriti a 20 minuti sono stati inseriti a 30 e così di seguito il resto delle gittate anticipate di 10 minuti, ritrovandoci così con un raddoppio delle IBU alla fine, è il mio destino....
Siamo alle fasi finali, durante la fase di bollitura abbiamo inserito la serpentina, che si è fatta qualche minuto in più, anche lei. Utilizzando la pentola da 100 litri il livello del mosto risulta molto più basso e quindi c'è andato quasi un ora per portare il mosto a 19°C.
Qualcuno si chiederà perchè abbiamo invertito le pentole, ritrovandoci con questo intoppo in più. Le pentole che abbiamo hanno un problema che fino a che facevamo BIAB risultava meno determinante, ma ora in AG Classico diventa importante, sopratutto per l'estrema precisione nel calcolo del quantitativo di acqua necessaria nelle fasi di mash e di sparge.
Le pentole presentano un foro per i rubinetti troppo in alto,  soprattutto quella da 100 litri, e abbiamo dovuto fare una scelta, sacrificare subito più o meno mosto? Con la pentola da 50 litri con il rubinetto più in basso avremmo perso meno mosto rispetto alla 100 litri, perchè la pentola che si utilizza per il mash, durante le fasi di sparge, appena si tocca la pentola inevitabilmente si smuovono le trebbie e immediatamente scendendo le farine, mentre a fine bollitura con un mosto pulito, abbiamo potuto inclinare la pentola per raccogliere il mosto sotto al livello del rubinetto.
Dopo il mulinello e 30 minuti di riposo del mosto, abbiamo aperto il rubinetto e il primo mosto è finito nel becker per la misura della densità.
La misurazione finale della densità è stata 1055 che ha fatto schizzare l'efficienza al 76%, pensiamo che un risultato del genere, a parte la dubbia utilità, denoti un ottima estrazione.


Ora tocca al lievito e anche questa volta non lo abbiamo reidratato. Abbiamo utilizzato il secco US-05 della Fermentis, un lievito neutro per esaltare gli aromi intensi dei luppoli utilizzati, versandolo direttamente nel mosto, in più fasi,  durante il riempimento del fermentatore.


Ecco il fermentatore pieno con i suoi 24 litri, pronto per essere portato in cantina, nella cella riscaldante per la fase di fermentazione.


Siamo davvero alla fine, una mescolata potente per miscelare bene il lievito, chiudiamo il coperchio e via in cantina. Il trasporto lungo la strada che porta dal garage alla casa, è irto di pericoli, vista la neve copiosa che ha ricoperto da due giorni, la strada. Tutto bene, riponiamo il fermentatore nella cella riempiano il gorgogliatore e il rubinetto e chiudiamo le ante.
Anche questa avventura è terminata, siamo rimasti davvero contenti del risultato ottenuto, diciamo pure anche un pò inaspettato. La macinazione fine porterà problemi, ma aumenta l'estrazione e non essendo legati ad un filtro che si tappi, ma ad un sistema filtrate praticamente separato, ci  siamo permessi una macinazione fine. Vedremo con il passare delle cotte, e con l'aumento dell'esperienze in AG Classico, se si renderà necessario una modifica, d'altronde siamo solo all'inizio di questa nuova serie di avventure.
Per terminare una nota per l'esperienza della ripresa video, una situazione davvero strana, sembra di essere osservati da qualcuno nascosto dietro ai muri e tutto sembra più difficile e si sta più attenti a non commettere errori, come si si dovesse affrontare qualche esame.
Comunque la ripresa è solo l'inizio, ma poi bisogna trovare il modo e soprattutto il tempo per montare un video decente, che possa interessare e catturare gli HB youtuber, perchè sapete bene che se un video ben fatto può attirare altri amici, ancora di più le prime volte.





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