domenica 6 novembre 2016

Ristrutturazione di una cantina la nostra cantina

Ciao a Tutti, siamo qui finalmente a raccontare questa storia infinita.
La nostra Cantina.
Abbiamo avuto problemi con la cantina da subito. C'è ne siamo accorti dopo pochi mesi, dopo aver buttato via, perchè pieni di muffa, scarpe e libri, suppeletti vari, particolarmente sensibili agli ambienti umidi.
Capitava spesso, soprattutto quando faceva molto freddo, di vedere il vetro del lucernario colare di acqua, e non c'era verso di lasciare niente di utile a parte qualche pala, persino i manici di legno marcivano.
Non parliamo dei muri con un umidità di risalita notevole con buchi nell'intonaco, e il pavimento di cemento sempre umido se non bagnato, con a volte pozze.
Abbiamo chiesto agli altri inquilini, e ci hanno confermato il tutto, dicendoci che c'è una falda che passa sotto alla casa, e che è capitato anche una volta che le cantine si fossero allagate.
L'anno scorso, il nostro vicino a completamento raso al suolo e rifatto il garage e abbiamo notato che l'impresa di costruzione, ha rifatto il fondo scavando in profondità e utilizzando i famosi "vespai areati" o come vengono comunemente chiamati iglù.
Sono stato folgorato da un idea pazzesca, una delle tante!
E se lo facessimo anche noi?
Nello stesso giorno in poche ore, per chi mi conosce lo sa che la pazienza e le riflessioni non fanno parte della mia vita, piuttosto mi fanno compagnia le ossessioni, mi sono messo in contatto con il mio muratore di fiducia e con la ditta che aveva fatto i lavori al vicino per avere un preventivo. Dopo qualche giorno sono andato a prendere i preventivi, e all'apertura delle buste mi sono sentito male.
"Non è possibile, non si può spendere tanti soldi così per fare questo lavoro e se c'è lo facessimo noi?" gli dico ad Andrea, che con entusiasmo "dai così facciamo la micro birreria".
Così ignari dell'immensa impresa che stavano per cominciare, ho iniziato a girare i rivenditori di materiali edili e una volta scelto il più conveniente, ho parlato con il muratore chiedendo se ci poteva dare qualche consiglio e se avessimo avuto bisogno, se era disponibile a venire a farci vedere. Nessun problema, una grande persona che ci ha dato un grande supporto e una grossa mano, per pochi soldi, ma un bel rifornimento a vita, di birra!!!
E così verso febbraio abbiamo cominciato con i lavori.


Andrea si è subito dato da fare cominciando a togliere scaffali, muretti, tavole, tutto marcio e fradicio.
Qui potete vedere, una volta tolti i muretti che ospitavano alcune tavole che facevano da scaffali, completamente marci e con una strato di muffa arcaica, che parevano alberi.


L'umidità è arrivata fino al soffitto e l'inquilino di sopra a dovuto fare alcune iniezioni di schiuma di poliuretano espanso per fermare l'umidità, che con il tempo gli è entrata in casa. Questa soluzione, purtroppo per noi, ha bloccato l'umidità di risalita e non trovando più sfogo verso l'alto e entrata nella cantina cominciando ad intaccare l'intonaco, spaccandolo e facendo penetrare la muffa all'interno del muro.
Impossibile risolvere la cosa, non sarebbe servito mettere dei panelli ci carton gesso, dopo poco tempo sarebbe rifiorito tutto, ma soprattutto non avremmo risolto l'infiltrazione di acqua. L'unica cosa da fare sarebbe stato spostare le fondamenta, infilare uno o più strati sotto, di materiale impermeabile e poi rimettere le fondamenta. Eh!??!! 
Certo non si può fare. 
Allora... bisognava creare una bolla separata da tutto!!! Facile da dire ma estremamente faticoso da creare, come al solito tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Prima lavoro da fare, togliere tutto lo strato di cemento che ricopre il pavimento.
Inizialmente abbiamo cominciato con la mazzetta (abbiamo iniziato completamente ignari della attrezzatura necessaria, certo che se avessimo saputo cosa ci aspettava non so se l'avremmo fatto) pensando che lo strato di cemento, magrone, fosse più sottile.
Il fatto è che, si che c'era uno strato sottile di qualche centimetro di cemento puro, che però posava su uno strato di cemento, calce e pietrine di fiume, duro ma duro che sembrava cemento armato.
Così piano piano ci siamo resi conto che rompere lo strato ci sarebbe servito un martello pneumatico.
Non pensavo fosse così difficile e stancante tenere un martello pneumatico, dopo pochi minuti ero distrutto, per fortuna Andrea ha fatto il lavoro, facendosi un notevole culo!
Qui potete vedere il particolare del martello conficcato nello strato, e potete vedere la composizione a strati del pavimento.


Questa foto mette bene in risalto che dopo una decina di centimetri di cemento-cemento calce e pietrine- e pietre piccole e pietre grandi, c'è uno strato di terra argillosa compatta come pietra.
Il martello è inutilizzabile, rimane piantato nella argilla, l'unico molto è il picco. Qui le bolle nelle mani la fanno da padrone, e son dolori e cerotti. 
Se fosse stata tutta argilla sarebbe stato faticosa si ma, niente in confronto a quello che ci sarebbe aspettato, pietre ovunque e sono manici che saltano e mani che sanguinano.


Si continua a scendere, ma tutto il materiale di risulta dove? Lo abbiamo fatto passare dalla finestrella, da dentro, al livello strada e poi nel furgone. Si scava in continuazione obbiettivo 50 cm. sotto il livello originale.


E più si scende, e più ci sono pietre grosse, un fondo perfetto fatto negli anni 50. Per più di trequarti, soprattutto le zone verso i muri perimetrali, molto umido e ricco di acqua.


Questo è uno dei massi che abbiamo trovato, forse il più grosso, nonostante tutti gli sforzi per sollevarlo per farlo passare dal finestrino, che tra l'altro si trovava, man mano che scendevamo sempre più in alto, abbiamo dovuto lasciare nella cantina.


Alla fine diventerà il testimone dell'impresa.


Finalmente arrivati a ground zero, 55 centrimetri sotto il livello originale del pavimento, peccato che la foto evidenzi solo un angolino sotto la porta, il resto era ancora da fare!


Piano piano giorno dopo giorno siamo andati avanti.
Una fatica che alla fine abbiamo pagato caro, è stata quasi la spesa più grande, lo smaltimento di pietre e terra.
Ad un certo punto ci siamo stancati di fare fatica a caricare un furgone e poi ancora dover pagare per rovesciarlo in una cava dove veniva triturato e mescolato con altre pietre per essere puoi rivenduto ad altri.
Gli ultimi 10 quintali sono finiti nel orto, anche se questo a causato un notevole indurimento del terreno, modificando la capacità di filtrazione dello stesso, rendendolo molto più argilloso e impermeabile.


Ecco qui il masso che ci farà da macchina del tempo, visto che abbiamo fatto una buca e c'è lo abbiamo messo dentro sotterrando vicino anche una scatola con la nostra foto, con qualche oggetto, e una lettera per i posteri che troveranno questi oggetti, una piccola navicella nel futuro.


La foto che immortala quest'impresa, che spero Andrea porterà nel suo cuore per sempre.
Successivamente siamo passati alla pulizia delle pareti, raschiamo bene tutto e cercando di livellare al meglio il terreno.


Particolare del dislivello e dell'altezza della finestra.


Il muro completamente scrostato a nord


Il muro completamente scrostato a est


Qui si può vedere bene il livello che ha raggiunto l'umidità di risalita, praticamente aveva intaccato l'intera parete fino al soffitto. Ambiente malsano ed inutilizzabile.


Il lavoro più lungo e stancante era stato fatto, ma era stato il lavoro che ci siamo fatti completamente da soli, spendendo relativamente pochi soldi visto che avevamo solo speso per smaltire.
Così ho cominciato ad acquistare la ghiaia, un pozzetto, per convogliare le eventuali acque che sarebbero venute dal suolo, e che sarebbe servito in un secondo tempo come pozzetto per la punta per la messa a terra dell'impianto elettrico.


Qui si comincia a fare sul serio.
Con calma abbiamo steso un paio di mq di ghiaia bella grossa, da creare un cuscinetto tra il cemento del basamento e l'argilla sottostante. Non è stato difficile e non era obbligatorio avere un piano in bolla, abbiamo solo cercato di renderlo il più piano possibile.
Poi ci siamo fatti prestare la betoniera dal nostro amico muratore e abbiamo fatto l'impasto da stendere sopra la ghaia.
L'impasto non andava troppo solido e se non ricordo male la proporzione che abbiamo fatto con un sacco di cemento da 25 Kg / 75 kg. di sabbia, proporzione 1/3.
L'acqua aggiunta è stata di circa due secchi d'acqua da 10 litri, ma li bisogna dosare secondo la necessità, per avere, in questo caso, un consistenza morbida ma non liquida.


Qui potete vedere come abbiamo applicato il cemento, creando due strisce laterali parallele di cemento e poi riempiendo lo spazio tra loro, il tutto cercando di tenere il piano prima sulle strisce, posizionando una livella lunga.


Il lavoro finito. Come vedete non è perfettamente liscio, ma in questo momento non è importante, questo sarà il basamento degli iglù.
Ci è voluto molto per asciugare, anche se lo strato non superava i 5-6 cm e rimasto umido per 10 giorni,anche se in superficie era asciutto il giorno dopo, si vedeva dalla colorazione, che all'interno era ancora umido. Tanto per capire quanto era umido l'ambiente.


Poi abbiamo acquistato gli iglù, che visto l'altezza che avevamo da ricoprire abbiamo optato per quelli alti 25 cm. Qui li vediamo presentati sul basamento per vedere se quelli che avevamo preso erano sufficienti.
Gli iglù poi sono stati montati, sono molto semplici da inserire uno dentro l'altro, lateralmente, l'unica cosa è rispettare il verso, ci sono comunque delle frecce da seguire.


E' stato lasciato uno spazio tra il vecchio muro e il bordo degli iglù, questo sarà l'intercapedine, che eviterà di avere il nuovo muro a contatto con quello vecchio.
A sinistra il lato verso il muro più impregnato, dove sono stati lasciati 12 cm. mentre a destra il lato del finestrino, 10 cm., i due muri esterni, mentre di lato lo spazio minimo per il muro interno, 4 cm. che confina con la cantina accanto.


Vista della zona del pozzetto, dove sono stati tagliati tutto intorno.


Il lavoro non è stato complicato, anche se deve essere eseguito con calma e assicurarsi che gli iglù siano incastrati alla perfezione.
Le difficoltà maggiori sono state, quelle legate agli iglù tagliati che non aventi più le quattro gambe di appoggio sono stati necessari l'inserimento di blocchetti di gasbeton per consentire un appoggio solido agli iglù, che non ci dimentichiamo dovranno sostenere tutta la struttura sovrastante.
Una volta terminato la sistemazione degli iglù, è stata creata l'armatura tutto intorno al perimetro degli iglù, dove all'interno sarà gettato il cemento che diventerà la base del nuovo pavimento, lasciando tutto intorno uno spazio vuoto che permetterà la circolazione d'aria sotto al pavimento.
Una volta terminata la sistemazione dell'armatura è stata stesa una rete elettrosaldata sopra, per permettere un ulteriore robustezza del pavimento e così legare ancora più saldamente gli iglù tra loro.


Nella foto sopra si può vedere anche la sistemazione di un paio di guaine, una di scorta, che verrà utilizzato per portare la corrente nella zona che sarà dedicata al banco bar. Naturalmente, la rete è legata tra i vari pezzi, per aumentare la resistenza e che durante la gettata di cemento non si possa spostare.


Il cemento posato, prima di tutto negli spazi creati dagli iglù, così che il cemento che verrà posato sopra, possa avere un maggior numero di punti di aggancio.


Andrea durante la fase di riempimento.


 
Con cura ed entusiasmo a seguire tutti i profili e i bordi


La fatica e lo stress si cominciamo a farsi sentire, non è tanto la fatica, che c'è ma si supera, ma l'insicurezza di fare il lavoro bene.


La cura dei particolari.
E' importante in questa fase evitare di formare delle cunette, che vanno spianate.


Lavoro terminato
In attesa che lo strato di 10 cm di cemento asciugasse molto bene, fondamentale per stendere il massetto per le piastrelle, sono stati posate le guaine dell'impianto elettrico che passano nell'intercapedine tra i due muri.


I punti più critici sono quelli dove le guaine escono dal pavimento e non essendoci altra possibilità devono entrare nel gasbeton del futuro muro interno. Particolare qui sotto.


Successivamente abbiamo cominciato la costruzione del muro interno.
Qui abbiamo chiesto aiuto al nostro amico muratore che ci ha messo a disposizione le stanghe molleggiate da mettere nei quattro angoli per poi tendere le lenze da seguire per l'esecuzione dei muri.
Certo non è stato facile, e se devo essere sincero il muro più lungo non è proprio venuto dritto, ma a vista non si percepisce.
E venuto comunque un lavoro quasi perfetto.
Qui le foto in sequenza della costruzione del muro interno.


 







 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 

Una nota estremamente importante, esternamente, nei muri a nord e a est, sono stati effettuati due fori larghi 10 cm. che permettono la comunicazione dell'aria all'interno dell'intercapedine, tra l'esterno e l'aria presente negli iglù, creando così una corrente d'aria, che permette di mantenere la bolla asciutta, separando completamente i muri esterni, con la cantina all'interno.
Alla fine ci sono stati un paio di lavori più difficili.
La zona più difficile in assoluto è stato senz'altro il lavoro eseguito intorno al finestrino, per creare dei blocchi tagliati su misura ed inoltre anche inclinati per far proseguire l'inclinazione che aveva il muro esterno. Il lavoro si è rivelato estremamente complesso tanto che è stato rifatto un paio di volte.
Inoltre è stato inserito un nuovo piano di marmo che doveva, anch'esso, mantenere la vecchia inclinazione.


Inoltre il muro una volta arrivato al soffitto, non permetteva di inserire un blocco interno anzi è rimasto uno spazio di 6 cm, che a richiesto la pazienza del taglio di tutto il perimetro di blocchetti di gasbeton, alti 5 cm, per poterli inserire, perchè se fossero stati di misura non sarei riuscito ad infilarli.


Il modo più semplice, che permette di avere anche una mobilità del muro, che con il tempo avrà degli movimenti naturali, è stato l'utilizzo di schiuma espansa che poi è stata tagliata quella in eccesso.


Il tutto è stato lasciato asciugare per 15 giorni per avere anche la conferma che eventuali assestamenti del gasbeton si potessero assestare.
Nel frattempo è stato sistemato tutto l'impianto elettrico con il passaggio dei cavi e la sistemazione di prese ed interruttori e dei punti luce.
Tutto è andato bene, la schiuma a permesso di avere una certa libertà per il muro che si è assestato senza creare crepe.


Dopo i 15 giorni è stato preparato il massetto per la posa delle piastrelle.
Qui il lavoro è stato affidato al nostro amico professionista, perchè fare un piano per le piastrelle non è un lavoro semplice, e se non è eseguito alla perfezione si rischia poi di dover rompere tutto per essere rifatto.


Avete mai visto piastrelle che si staccano dopo poco tempo? Questo è causato dalla non permetta preparazione del massetto che non permette un perfetto appoggio di tutta la piastrella.


Il lavoro terminato, perfettamente piano e liscio.
Il tutto è stato nuovamente fatto asciugare molto bene, anche grazie alle temperature estive.
I primi giorni è stato leggermente bagnato tutti i giorni per evitare che si seccasse troppo velocemente e si potessero creare crepe.


Nell'attesa della sistemazione delle piastrelle sono stati eseguiti i classici lavori di rifinitura, come la tinteggiatura del soffitto e di una parte dei muri, dove è stato fondamentale l'aiuto della moglie, che esegue sempre lavori precisi e splendidi.


Successivamente sono stati sistemati, tramite tasselli speciali per gasbeton, listelli di abete precedentemente impregnati dove saranno inchiodate le perline da 1 cm.


I listelli sono stati messi sfalsati per favorire il passaggio dell'aria dietro alle perline.
Una volta tutto pronto, le piastrelle sono state applicate dal nostro amico muratore, il lavoro è venuto davvero bene, alla fine stentavo a riconoscere la cantina, anche se naturalmente lo spazio interno è stato diminuito.


Alcuni giorni dopo è stato applicato lo stucco tra le fessure, di colore grigio nel tentativo di simulare la posa di piastrelline di cotto.


Un lavoro paziente eseguito con calma e precisione


Lavoro terminato, Favoloso!


Ultimo grosso lavoro, la sistemazione delle perline per tutto il perimetro, ma lasciando una striscia in alto, per poi dipingere un motivo di foglie frutti di luppolo.



 
 
 
 
 
 


Le perline sono state prima impregnate con un impregnante all'acqua incolore, per creare con il tempo quella colorazione bruna naturale del legno quando invecchia.


Deliziose anche le cornicette create intorno a interruttori, prese e al quadro.


Inoltre è stata posata una cornicetta sopra e sotto le perline e le angoliere. L'impresa era quasi terminata, mancava il dipinto sul soffitto e intorno.



 
 
 
 
 
 
 


Ho cominciato con tracciare le linee che rappresentato gli ipotetici rami rampicanti del luppolo





Poi con degli stencil sono stati creati foglie frutti



 
 
 
 
 
 
 
 
Particolare del frutto che è uno dei protagonisti nella fabbricazione della birra.
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Dopo circa sei mesi siamo riusciti a creare qualcosa di grande, quasi da soli e con un notevole risparmio. Alla fine stentiamo a riconoscere questa cantina, che di fatto è diventata una nuova stanza, dove abbiamo trasformato un luogo umido e malsano in una stanza confortevole e sana.
La storia finisce qui, anche se poi da allora ne abbiamo fatta di strada.
La cantina si è arricchita di scaffalature per ospitare le birre, un bancone bar dove sistemare i nostri mignon, boccali e bicchieri, e hanno trovato posto bottiglie vuote in attesa di essere riempite. Abbiamo poi inserito a camera di riscaldamento per i fermentatori e la carbonazione delle bottiglie.
Diciamo pure che abbiamo costruito un'incastonatura dove poi abbiamo inserito il gioiello... le nostre birre.
 

Una nuova degustazione sul canale video

Non so se vi è mai capitato di trovare in fondo allo scaffale una vecchia bottiglia, che per qualche ragione è stata dimenticata. E' il caso di questo nuovo video. Abbiamo pensato di proporvi una degustazione per farvi capire come evolve il gusto delle birre, soprattutto delle birre luppolate.Questa Oro III è stata un pò lo sparti acque tra una mentalità precedente e confusionaria e un nuovo modo di pensare più metodico e consapevole sulle nostre esigenze.
La birra è stata imbottigliata a Settembre dello scorso anno la prima della nuova stagione, ha quindi maturato per oltre 9 mesi, e diciamo che per una American Pale Ale è un bel pò di tempo. Se siete curiosi di come sia andata a finisce non dovete far altro che cliccare sul video qui e gustarvelo fino alla fine. 
Mi raccomando sosteneteci con i pollici alzati e, per chi non lo avesse ancora fatto iscrivetevi al canale.

Buona visone

Finale di Stagione Liberty una nuova Stout

Con questa Stout, terminiamo la Stagione 2015-2016. Sono stati 9 mesi intensi che ci hanno visto brassare 13 birre di cui solo 4 in BIAB, la nostra tecnica consueta e ben 9 in All Grain Classico 3 Tini. Questo è sicuramente il dato più importante, una svolta fatta per conoscere meglio la tecnica classica e per ampliare la nostra esperienza. Da Settembre 2015 a Giugno 2016 abbiamo prodotto 100 litri in BIAB e ben 220 litri in AG Classico per un totale di 320 litri. Un calo rispetto agli anni precedenti dove normalmente producevamo oltre 400 litri. Gli imprevisti di questa stagione ci hanno frenato in più momenti e non ci hanno permesso di procedere con la nostra consueta programmazione.
Indubbiamente tutto è servito per maturare il nostro fare birra, e anche gli intoppi esterni ci hanno fatto capire che prima di tutto è un hobby, una passione, non così fondamentale nel continuo e lento scorrere della vita. Abbiamo compreso la nostra dimensione e capito di non perdere mai di vista il carattere casalingo. Certo così non potremmo evolvere più di tanto, ma non lo riteniamo così fondamentale. Fondamentale è cercare di creare delle birre bevibilmente buone, ma soprattutto è una passione che tiene impegnati, che ci aiuta ad andare avanti anche nei momenti difficili, dove un approdo può essere fondamentale.
Queste sono settimane intense, dove abbiamo cercato di mettere un pò di "fieno in cascina", così stiamo bruciando le tappe e abbiamo prodotto per 4 settimane di seguito. E chiaro che poi contemporaneamente abbiamo da travasare e imbottigliare due birre diverse. Questo weekend ci ha visti impegnati nel travaso della Imperiale la American Strong Ale e nel'imbottigliamento della Oro la settimana versione della nostra birra di punta una American Pale Ale.


Ma veniamo a questa ultima gioia brassicola, la Liberty l'ennesima Stout. La ricetta come per la American Strong Ale è stata un pò pilotata dagli ultimi grani e luppoli a disposizione.
Vediamo la ricetta:

Liberty Foreign Extra Stout All Grain
lt mash :22
lt sparge:22
Litri in pentola :22
OG preboil:1045
Min bollitura:60
Litri in fermentatore :25
OG :1068
ABV :6.8 %
Plato :16.6
IBU :63.2
BU/GU :0.93
EBC : 144

Malti e Fermentabili
Maris Otter 5000 gr 64 %
Crystal 150L 1365 gr 17 %
Roasted 420 gr 5 %
Black Malt 400 gr 5 %
Chocolate 320 gr 4 %
Fiocchi di Orzo 300 g r4 %
Totale 7805 gr

Luppoli
Pilgrim (AA 8) 100 gr 60 min Coni
Saaz (AA 3.34) 25 gr 5 min Coni
Totale125 gr

Lieviti
SafAle English AleS-04 15 gr.

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

La preparazione della cotta è avvenuta il venerdì per permetterci il sabato di dedicarci esclusivamente al travaso della Imperiale e all'imbottigliamento della Oro.


La domenica è iniziata presto come è stata consuetudine in queste ultime settimane, e alle 7 avevo già preparato la sacca nella pentola di mash e versato il succo di mezzo limone della pentola di sparge, e acceso il gas delle due pentole. Anche per questa Stout abbiamo mantenuto gli step delle altre nere, beta amilasi a 66°C per 45 minuti, alfa amilasi a 72°C per 15 minuti e il classico mash out a 78°C per 15 minuti.
Per evitare di far scendere troppo la temperatura, prima di versare i grani, ho portato l'acqua a 70°C in modo che alla fine la temperatura di stabilizzasse sui 66°C preventivati. Questa volta ho preferito mettere meno acqua del solito e ho ridotto di poco poco la proporzione acqua e grani portandola a 2,9 litri per chilo di grani.
E' risaputo che un mosto più denso, con quindi una proporzione sotto i 3 litri per chilo, si ottengono mosti dove gli enzimi lavorano meglio e si ottiene un mosto meno fermentabile. Al contrario volumi di acqua superiore ai tre litri per chilo di grani creano un ambiente meno adatto agli enzimi, e creano mosti più fermentabili. Questo è un punto cruciale, per comprendere la differenza principale tra il metodo australiano BIAB e il metodo tradizionale all grain 3 tini, ma ne parleremo prossimamente quando scriverò un articolo riassuntivo delle nostre esperienze e cercherò di spiegarvi le differenze che abbiamo riscontrato.


Durante le fasi del mash ho potuto notare che a seconda delle temperature del mosto, venivano sprigionati aromi diversi. Dapprima, nella fase di beta amilasi a 66°C l'aroma preponderante era quello di torrefatto, di caffè amaro, molto ben distinguibile. Mentre salendo il profumo si è man mano trasformato in aroma classico delle fave di cacao tostato, un aroma di cacao intenso.


Al termine del mash ho controllato l'avvenuta conversione degli amidi in zuccheri, utilizzando la tintura di iodio. Con un mosto così scuro non è semplice capire a che punto sia la conversione, ho cercato di mettere la tintura dove c'era poco mosto e così poter vedere le differenze tra il rossiccio della tintura e il marrone del mosto.


Anche se con qualche difficoltà, alla fine ho potuto stabilire l'avvenuta conversione degli amidi e sono salito per il mash out a 78°C, ultima fase prima dello sparge.
Terminata la fase di mash out ho proceduto prima a rifiltrare il primo litro di mosto per evitare di far scendere nella pentola di boil farine del mash, ma dopo poco il mosto è risultato limpido. Ho così provveduto a versare i 23 litri di acqua a 78°C per lavare le trebbie e estrarre gli zuccheri intrappolati dentro i grani.


Fin da subito il mosto è apparso limpido e profumato, intensissimo l'aroma di torrefatto e di fave di cacao. La tecnica utilizzata è sempre la stessa colino di acciaio sopra al mestolone e poi piano piano ho fatto scendere l'acqua calda. C'è voluto una ventina di minuti, per terminare lo sparge, cercando di mantenere un ritmo costante di 1 litro al minuto.


Al termine abbiamo ottenuto 33 litri di mosto preboil e nella pentola sono rimaste solo le trebbie asciutte.

Non rimane altro che togliere la pentola del mash e mettere sopra al fornellone la pentola di boil con i 33 litri di mosto, accendere il gas e andare in bollitura. Durante la salita, l'aumentare della temperatura separa le proteine dal mosto.


Uno strato spesso e consistente, sembrava una schiuma di un cappuccino a cui è stato spolverato uno strato di cioccolato in polvere. Per la bollitura il tempo stabilito è stato di 60 minuti. Appena iniziato a bollire ho inserito il luppolo, il Pilgrim classico luppolo da amaro inglese utilizzato a volte al posto del Target. Unica gettata da 100 gr.


Il Pilgrm è un buon luppolo, dal buon aroma, utilizzato maggiormente insieme ad altri luppoli inglesi come Il East Kent Golding o il Fuggle per Bitter o IPA, ma è l'ultimo luppolo da amaro rimasto e questo ho usato.
Durante la bollitura ho potuto apprezzare l'incredibili riflessi del mosto, il nero trasparente traslucido, è sicuramente l'aspetto che cattura maggiormente l'attenzione rispetto al opaco e torbido mosto del BIAB.


L'operazione successiva è stata l'inserimento della serpentina a 15 minuti dalla fine, per premetterci di sterilizzarla visto che resterà fino alla fine del raffreddamento all'interno del mosto.


Siamo ormai alle fasi conclusive, prima di terminare la bollitura, a 5 minuti ho inserito l'altro luppolo quello da aroma, il Saaz. Lo stile non prevede una luppolatura da aroma, visto che si evita di coprire i preziosi aromi del malto tostato, ma ho pensato di inserire un pò di speziato nonostante il suo sia un aroma delicato, ne ho utilizzato gli ultimi 25 grammi a disposizione negli ultimi 5 minuti.
Questa volta, rispetto alla volta scorsa, è stato più agevole eseguire il mulinello, avendo solo un etto di luppoli da far ruotare. Ho atteso 15 minuti per permettere ai coni ed eventuali farine sfuggite allo sparge, si depositassero sul fondo al centro della pentola.
Passati i 15 minuti ho aperto il rubinetto facendo scendere quell'enorme tazza di caffè nero, dal profumo irresistibile nel fermentatore, il momento giusto per prendere la densità del mosto, 1068 il risultato finale.
E' giunta l'ora dell'inoculo del lievito. Ho scelto S-04 il lievito liofilizzato di Fermentis, il classico lievito utilizzato per le birre inglesi per il suo profilo fruttato, 15 grammi la quantità utilizzata visto la quantità di mosto, 25 litri e la densità di 1068. Normalmente come parametro di base per l'utilizzo di una sola bustina da 11,5 grammi sono 23 litri a 1050 OG, a seconda delle differenze salgo o scendo come quantità.


Ecco il risultato finale un fermentatore pieno del nettare nero pronto per iniziare la fase di fermentazione. Siamo davvero alla fine, non mi rimane che posizionarlo in compagnia della Imperiale della scorsa settimana.


La fermentazione questa volta è stata tumultuosa, purtroppo in questi giorni le temperature sono salite e ho fatto fatica a tenerle basse nel garage, ma è stato così e non ci ho potuto far niente. Il lunedì mattina sembrava il Krakatoa in piena fase eruttiva. Ha passato tutto il giorno con una temperatura intorno ai 24-25°C, troppo davvero troppo per una Stout. Il martedì aveva già smesso o quasi di gorgogliare avendo bruciato quasi tutto lo zucchero. E' inevitabile che con una temperatura così alta alla fine si modificheranno i profumi e gli aromi perdendo molto del suo naturale gusto torrefatto e cioccolatoso, un vero peccato. Vi saprò dire quando la berremo.
Prima del meritato riposo brassicolo, ci rimangono ancora parecchi lavori da fare. In questa penultima settimana per esempio etichettare la Joe Alba 120 e la Fico Nero almeno prima di Sabato oltre naturalmente imbottigliare la Imperiale e travasare quest'ultima nera.
Naturalmente ci sarà sempre da montare i video per il canale Youtube. La vacanza sarà solo per la parte produttiva, visto che non abbiamo una camera di fermentazione che possa anche raffreddare, siamo costretti ad interrompere d'estate la produzione, ma sia il sito che il canale video non vanno in ferie. I progetti sono davvero tanti per tenervi compagnia al mare o in montagna, dove magari si ha più tempo e si riesce a leggere anche articoli inizialmente scartati per mancanza di tempo. Lo stesso dicasi per i video, avere più calma e serenità oltre al tempo magari vi permetterà di vederli fino alla fine. Restate con noi quest'estate non ve ne pentirete.
Ma queste saranno altre avventure.

Ancora un nuovo video cotta sul canale Youtube

Stiamo terminando le cotte, ma di video cronache delle nostre cotte, da condividere con voi, c'è ne sempre. Infatti i video sono sfalsati rispetto alle cotte che facciamo, a causa del tempo necessario per il montaggio del video che porta via molto tempo.
Questa volta abbiamo inserito il video diviso in due parti, come da nostra consuetudine, della penultima cotta la settima versione della ricetta Oro, la Oro VII.

Prima parte dedicata al mash

Seconda parte allo sparge e al boil

Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che si sono iscritti al canale e piano piano stiamo crescendo. Mi raccomando se avete qualche commento da fare non esitate.
Sosteneteci con i pollici alzati e per chi non lo avesse ancora fatto iscrivetevi al canale.
Buona visione

American Strong Ale o quasi

Siamo a fine stagione, me lo continuo a ripetere ormai da troppe settimane, non vedo l'ora di finire sti grani una volta per tutte.
Questa nuova birra è l'ennesimo compromesso di questa stagione. Alla fine con quello che avevamo in fondo alla scatola non ho potuto far altro che brassare un American Strong Ale, e non proprio in stile.
Il problema è il Carapils, si che l'ASA prevede malti caramellati, come il Crystal o un Cara, ma non certo il Carapils in dosi massicce. Pensavamo di avere solo un mucchietto di Biscuit e di fare un'altra birra...ed invece in fondo allo scatolone abbiamo trovato due sacchetti sottovuoto di Carapils,1300 grammi in totale. Sono rimasto per un attimo in silenzio e poi mi è scattato "e adesso che beep!! di faccio con sto beep!! di Caraplis??"
Ho pensato di utilizzarlo solo in parte, ma poi ho avuto uno schizzo celebrale "ma che beep!! me ne frega c'è lo metto tutto!".
Così senza guardare niente e nessuno ho messo tutti i grani sul tavolo, li ho pesati e li ho buttati dentro al mulino.
Alla fine sono usciti fuori quasi 7,7 chili di grani e fiocchi. Non avevo idea di cosa farci, ma dopo aver aperto il frigo e trovato un bel pò di luppoli americani da far andare, ho pensato di farci un Americana. Tra tutte le Americane, ho pensato che visti i parametri di densità e ibu poteva venire su un discreta American Strong Ale... se non fosse per il Carapils!!
Così non mi sono perso d'animo e ho tirato giù una ricetta.

IMPERIALE AMERICAN STRONG ALE ALL GRAIN
lt mash :23
lt sparge:23
Litri in pentola :23
OG preboil:1043
Min bollitura:60
Litri in fermentatore :24
OG :1070
ABV :7.0 %
Plato :17.1
IBU :62.9
BU/GU :0.9
EBC : 8

Malti e Fermentabili
Pale Ale 5000 gr 65 %
CaraPils 1300 gr 17 %
Biscuit 690 gr 9 %
Vienna 380 gr 5 %
Fiocchi di Orzo 300 gr 4 %
Totale7670 gr

Luppoli
Simcoe (AA 12.3) 50 gr 20 min Coni
Cascade (AA 5.9) 150 gr 10 min Coni
Saaz (AA 3.34) 150 gr 5 min Coni
Cascade (AA 5.9) 50 gr DH Pellet
Equinox (AA 13.4) 10 gr DH Pellet
Totale 410 gr

Lieviti
SafAle US 05 Dry US-05 11.5 gr
SafAle English Ale S-04 5.5 gr

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 10 min
Beta-amilasi 62 °C 35 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

Il problema era di trovare una quadra, dove era possibile, e l'unica cosa su cui potevo agire era il mash. Così ho apportato delle modifiche alle nostre abituali soste, inserendo un protein rest a 50°C di pochi minuti per scongiurare l'eventualità di trovarmi poi alla fine con un mosto torbido, anche se tutti i malti che utilizziamo normale hanno subito dei processi che non rendono più necessaria questa sosta, la sosta di beta amilasi a 62°C invece che i canonici 68°C, visto che sarà già abbastanza corposa a causa del Carapils, detto anche malto destrinico. Mentre ho mantenuto invariate le due soste successive, quella di alfa amilasi 15 a 72°C e il mash out a 78°C sempre per 15 minuti.
La settimana era passata all'insegna della birra, full immersion, con la creazione delle nuove etichette per la Joe Alba 120 stampate e pronte per essere applicate sulle bottiglie e per Il Fico Nero. Ma il massimo sforzo e stato profuso nel fine settimana. Venerdì con la preparazione di tutto il necessario per questa American Strong Ale, Sabato con l'imbottigliamento della Foreign Extra Stout Il Fico Nero, una nera dal futuro radioso e terminata con il travaso della Oro VII, la settima versione della nostra APA.
La domenica mattina è iniziata all'alba. Alle 6 ero già sveglio una colazione veloce e giù di corsa in garage. Quando ho acceso il gas delle pentole non erano ancora le 7.


Come sempre ho inserito mezzo limone nelle due pentole per acidificare un pò l'acqua e migliorare le condizioni di lavoro degli enzimi, anche se senza un analisi delle caratteristiche dei sali disciolti nell'acqua, non può essere così efficace.
In pochi minuti ho portato l'acqua a 54°C e ho versato di grani. Questa volta, come vi dicevo, ho deciso di effettuare un mash in a 50°C con una breve sosta di protein rest. Ho continuato poi con il mash a 62°C per 35 minuti per la sosta di Beta Amilasi e il solito rituale dei 15 minuti a 72° e il mash out a 78°C per 15 minuti.



Il mash è passato veloce e tutto è andato per il meglio ma prima di passare alla fase di sparge ho verificato l'avvenuta conversione degli amidi, eseguita con la prova della tintura di iodio, che ha dato esito positivo.


Via libera per lo sparge. Ho iniziato rifiltrando il primo litro, sufficiente per avere un mosto limpido e successivamente aggiungendo 23 litri di acqua a 78°C per lo sparge vero e proprio. Alla fine mi sono ritrovato con 34 litri preboil. Anche questa volta abbiamo perso più di 4 litri in fondo alla pentola, una quantità eccessiva bisognerà correre ai ripari nella nuova stagione, migliorando ancora di più il pescaggio dal fondo della pentola o trovare un altro sistema per birrificare, senza perdere di vista quello che ritengo il parametro fondamentale che molti in preda a raptus entusiastici perdono, la casalinghità del nostro fare birra.
Per scaldare l'acqua di sparge utilizziamo la pentola dove facciamo bollire la conserva di pomodoro, una pentola in alluminio da 24 litri, l'unica difficoltà e che con una brocca si deve riversare l'acqua sulle trebbie manualmente. Il problema e che l'acqua tende a raffreddarsi velocemente. Un altro problema da sistemare con la nuova stagione, sempre se continueremo con il sistema All Grain Classico 3 tini, faremo comunque un riepilogo nelle prossime settimane sulle differenze che abbiamo riscontrato e daremo una valutazione "casalinga" dei pro e dei contro dei due metodi.


Ho aperto il rubinetto della pentola cercando di mantenere un flusso intorno a 1 litro al minuto e ho cominciato a versare l'acqua di sparge. Il mosto è uscito subito bello limpido e dorato leggermente ramato.



Il metodo mestolo con colino sopra (che avrete già visto nei video sul nostro canale Youtube) funziona, è pratico e semplice da usare è svolge egregiamente la sua funzione, e in una ventina di minuti ho terminato il lavaggio delle trebbie.


L'unico vero problema, è sollevare la pentola di boil da in terra ad un metro di altezza sopra il fornellone. Per me è un problema serio visto che ho poca forza nelle braccia e sono già un pò anzianotto con la schiena che non è più quella dei vent'anni.


Qui ho dovuto chiedere un aiuto, da solo non avrei mai potuto portare la pentola in posizione. Quindi niente aiuto niente birra!
Posizionata la pentola di boil sul gas è iniziata la salita verso la bollitura. Qui c'è stato l'unico vero intoppo della giornata, è finita la bombola del gas. Ho notato che il mosto non andava in bollitura, e che le le proteine che si separavano dal mosto erano poche e poco compatte. Inizialmente ho pensato che la breve sosta di protein rest aveva fatto il suo egregio lavoro, ma poi ho dato un occhiata alla fiamma "E beep!!! Il gas...finito!" La fiamma era bassa e bianca, c'era ancora un pò di gas nella bombola ma non aveva la forza calorica per aumentare la temperatura. Niente paura, ho sempre una bombola di scorta, in verità due, in meno di un minuto ho proceduto al cambio. Così ci e voluto solo un pò più di tempo per raggiungere la bollitura, non ho misurato la temperatura ma mi sa che siamo scesi ben bene. Finalmente le proteine si separavano e le ho schiumato come sempre.


Arrivati in bollitura è partito il conto alla rovescia di 60 minuti. Inizialmente avevo pensato di aumentare la bollitura a 90 minuti, ma poi un'analisi della quantità di luppolo, mi ha fatto desistere, anche perchè un paio di litri di mosto sarebbero rimasti intrappolati nei 350 grammi di luppolo in coni, dentro alla pentola e perdere altro mosto mi sembrava eccessivo.


Per la luppolatura sono andato pesante semplicemente perchè avevo ancora dei sacchetti aperti di luppoli americani che se non avessi utilizzato subito, avrei sicuramente buttato, e come per i grani, c'è l'ho buttati tutti!


Ricapitolando, prima gettata a 20 minuti dal termine della bollitura con 50 grammi di Simcoe, luppolo americano dal aroma tipico, molto intenso e resinoso. Seconda gettata a 10 minuti dalla fine con 150 grammi di Cascade il più famoso e classico luppolo per le birre americane molto agrumato e simile al pompelmo, ed infine l'ultima gettata a 5 minuti con 150 grammi di Saaz classico luppolo ceco utilizzato soprattutto per le Pils, per il suo gusto unico ed inconfondibile leggermente speziato. Come per ogni birra americana che si rispetti sarà aggiunto altro luppolo, questa volta in pellet, dopo il primo travaso come Dry Hopping o luppolatura a freddo direttamente all'interno del fermentatore, 50 grammi di Cascade + 10 grammi di Equnox luppolo americano dalle notevole qualità aromatiche molto citriche tropicali e floreali.


Ecco qui come si presentava il pentolone poco prima dell'inizio del raffreddamento. Certo che con tanti coni così la serpentina, che abbiamo inserito a 15 minuti dalla fine della bollitura per sterilizzarla, ci sta stretta!
Come vi ho già detto l'altra volta, con la temperatura più alta dell'acqua potabile, diventa molto difficile raffreddare in un tempo ragionevole, c'è voluta più di un ora per raggiungere una temperatura decente all'inoculo, ne abbiamo comunque approfittato per mangiare una boccone e berci su una birra. Terminata la fase di raffreddamento ho cercato di effettuare un mulinello per concentrare i coni ed eventuali farine sfuggite dallo sparge, ma è stato inutile, con quella massa di luppolo praticamente era impossibile, manualmente, il luppolo raggiungeva oltre un terzo della pentola.
Ho comunque lasciato ancora una ventina di minuti che tutto si depositasse e poi ho aperto il rubinetto e piano piano ho riempito il fermentatore.


Siamo alla fine al momento del inoculo del lievito. Ma prima dobbiamo prendere il dato della densità finale che abbiamo raggiunto per poi calcolare il grado alcolico quando andremo ad imbottigliare.


1070 è il risultato finale, in linea con quello che avevamo preventivato. Non mi rimasto altro da fare che versare il lievito e farlo così reidratare direttamente nel mosto. Con una densità di 1070 è necessario utilizzare più di una bustina. Sarebbe stato preferibile preparare un piccolo starter per creare quel numero sufficiente di lieviti per poter lavorare, purtroppo non ci abbiamo pensato perchè eravamo convinti di avere due bustine ed invece c'è n'era una sola di US-05 il secco americano della Fermentis scelto per la sua neutralità nell'apportare aromi, e quindi sono stato costretto a inserire anche una mezza busta di S-04 il secco inglese leggermente fruttato, visto che avevo ancora due buste che tenevo per l'ultima cotta la Stout di domenica prossima, vorrà dire che ne mettererò un busta e mezza e penso che sarà sufficiente.
Abbiamo terminato anche questa cotta, la penultima di stagione, tutto è andato per il meglio, se si esclude l'intoppo della fine del gas della bombola, che ci ha rallentato un pò. Ho assaggiato il campione della provetta del densimetro, e devo dire che nonostante il quantitativo di luppolo, che naturalmente si sente, si sente un fastidioso profumo e aroma dolciastro classico del Carapils, spero che con il tempo si misceli un pò con l'amaro, anche se ho, sinceramente, poche speranze. Farò un video di degustazione tra un paio di mesi, così da condividere con voi il risultato.


Il fermentatore a trovato posto di fianco a quello della American Strong Ale, e in meno di 12 ore a cominciato a cantare e ha iniziare la fase di fermentazione. Normalmente subito dopo una partenza lenta inizia la vera e propria fase di fermentazione tumultuosa, invece ha prodotto una quantità di anidride carbonica costante per tutto il giorno di Lunedì e di Martedì. Mercoledì mattina ha cominciato a rallentare il gorgoglio denotando l'avvenuta trasformazione della maggior parte del maltosio.
La settimana terminerà con il travaso e con l'imbottigliamento della Imperiale, ci aspetta ancora un weekend completamente immersi nella birra, ma queste sono altre avventure.

In Primo Piano

Nelle nuvole di Venere

Non ricordo esattamente quando, ma direi mesi chissà anni che sono qui davanti a questa pagina bianca per enunciare grandi birre e magari pu...