mercoledì 9 novembre 2016

Riflessioni sulla stagione passata e progetti per il futuro

E' nostra consuetudine fin dai tempi del blog, prima di iniziare la nuova stagione brassicola, di pianificare i nuovi progetti in un articolo. Anche quest'anno sul nuovo sito abbiamo deciso di mettere giù nero su bianco, quelli che saranno i piani di lavoro, le idee e i buoni propositi della nuova stagione.
Gli imprevisti della scorsa stagione, hanno condizionato pesantemente le scelte. Per prima cosa Andrea ha deciso di andare a vivere da solo e abbiamo dovuto investire risorse e tempo. Spesso ho dovuto arrangiami da solo per evitare di bloccare completamente la produzione. In più ha cambiato i turni di lavoro è diventato sempre più difficile avere gli stessi giorni liberi. Poi è stato il mio turno con qualche problema di salute, che per cause diverse mi ha impedito di completare alcuni progetti.
Ma è stata comunque una grande stagione, una stagione ricca di soddisfazioni, un crescendo di successi, nuove avventure e nuovi impegni.
In primo luogo la trasformazione del blog in sito. E' stata la cosa che ci ha tenuti impegnati per mesi, tanto tempo e molta fatica con notti passate insonni a preparare tutto il materiale. Pensavamo che non sarebbe stato complicato spostare il blog su un dominio registrato, modificarlo e farlo diventare più completo. Sbagliavamo. E' stato comunque un passo importante che ci ha fatto prendere coscienza di cosa significa gestire un modo di comunicare nuovo per condividere le nostre esperienze.
Naturale conseguenza dell'impegno crescente che stavamo mettendo in campo è stata la creazione di un canale video su YouTube. Il canale è stato la cosa più significativa della stagione passata. La pianificazione del sistema di realizzazione dei nostri video ci ha fatto perdere tanto tempo, senza alla fine arrivare a niente. Inizialmente abbiamo continuamente rimandato per un pò di tempo le riprese proprio perchè non avevamo a disposizione l'attrezzatura giusta per fare qualcosa di buono. Ma poi come è successo per la birra, abbiamo deciso di iniziare con quello che avevamo.
La molla che ha fatto scattare dentro di noi il desiderio di metterci in gioco e ci ha fatto capire l'importanza di quello che stavamo per iniziare, è stata la formula di migliorare la condivisione delle nostre esperienze. Un video vale più di 1000 parole!
I video non sono soltanto le riprese, ma soprattutto il montaggio. Inserire la sigla, le transizioni, tagliare ed unire i vari spezzoni, inserire eventuali commenti e poi realizzare un video delle dimensioni e durata giusta per essere pubblicata. Insomma creare un video non è una cosa semplicissima. Ho dovuto imparare ad utilizzare un soft per poter poi trasferire tutto in un video pubblicabile. Ci è voluto tempo e tanta pazienza e un aiuto importante da parte del fratellino.
Quello che non ci saremmo mai aspettati è che avremmo imparato da nostri video! E' stato un ritorno inaspettato del canale. Rivedere i filmati delle nostre cotte, ci ha fatto capire alcune cose che non avremmo mai potuto scoprire se non le avessimo filmate. Alla fine siamo stati noi stessi i primi ad usufruirne e raccoglierne i frutti, migliorando anche la nostra tecnica, e accorgendoci che potevamo risparmiare tempo e fatica.
La svolta della scorsa stagione è stata la decisione di provare dopo tante cotte in BIAB la strada della tecnica All Grain tradizionale. Inizialmente incuriositi nel provare una nuova tecnica, siamo stai poi posseduti dal desiderio di migliorare ulteriormente le nostre birre, e successivamente di ampliare le nostre esperienze brassicole, come si dice "impara l'arte e mettila da parte". Un passo davvero importante per meglio comprendere quelle che sono le variabili che entrano in gioco, anche nel nostro piccolo mondo brassicolo casalingo.
Alla fine della stagione, nonostante gli imprevisti affrontati, siamo riusciti a eseguire 13 cotte da settembre 2015 a giugno 2016, 4 con la tecnica australiana BIAB e 9 con il metodo tradizionale, producendo 291 litri con una media di 23 litri per cotta.
La scelta dell'ultima stagione è stata drastica. Abbiamo ridotto l'utilizzo di attrezzatura all'essenziale, crediamo profondamente che per fare birra in casa non serva molto.
Ci sono però due o tre cose che potrebbero aiutarci a migliorare i risultati nella stagione che sta per iniziare. La prima che ci farebbe fare un salto di qualità, è l'acquisto di un paio di fermentatori in acciaio inox normali o uno tronco conico. Il problema è che i fermentatori in acciaio inox costano parecchio e i tronco conici ancora di più, e alla fine rimandiamo sempre. Penso che qui siamo tutti d'accordo. La plastica va bene per iniziare, per capire i meccanismi della fermentazione, ma purtroppo dopo alcune cotte, nonostante tutta la cura e pulizia che si possa fare, i fermentatori cominciano a prendere odore, rivelando la natura micro porosa della struttura.
Un'altra cosa importante vista l'esperienza maturata nell'ultima stagione con il metodo classico, sarebbe la costruzione di una struttura adatta a sostenere le tre pentole necessarie alle cotte. Rispetto alla tecnica casalinga di questa stagione sarebbe un bel passo avanti e ci permetterebbe di brassare con maggiore comodità. L'unico dubbio è il numero di cotte che eseguiremo con il metodo classico se sarà sufficiente a giustificare un impegno in questo senso.
Infine la cosa che tutti gli anni ci proponiamo di costruire è un sistema che ci permetta di controllare la temperatura e poter brassare anche d'estate abbassando
la temperatura e mantenerla, potendo così brassare anche birre a bassa fermentazione. Avevamo avuto la possibilità di fare qualcosa due anni fa con un vecchio freezer recuperato. Con l'aiuto di un amico elettricista avevamo creato un sistema di regolazione della temperatura con un STC-1000. Le prime prove però ci fecero capire fin da subito che il sistema che avevamo adottato non era per niente risparmioso. Il freezer era molto vecchio e lo sportello di chiusura non era ermetico a causa della guarnizione secca e per una deformazione. Questo portava il motore a funzionare spesso e il consumo di corrente elettrica era davvero eccessivo. Probabilmente dopo un anno di utilizzo ne avremo potuto comprare uno nuovo, e decidemmo di abbandonarlo in attesa di trovarne un altro un pò più funzionale.
Nell'ultimo anno il progetto è stato accantonato in attesa di trovare un occasione, che poi non è arrivata. Quest'anno ci riproponiamo di trovare un apparecchio utile al nostro scopo.
La nuova stagione inizia con una novità importante. I miei problemi di salute mi hanno condotto verso un nuovo orizzonte, anche se oggi mi è impossibile stabilire bene gli avvenimenti che si susseguiranno in questa nuova stagione. La novità è che per una parte delle cotte ci cimenteremo nella produzione di birre senza glutine. Continueremo comunque la nostra produzione di birre diciamo tradizionali, utilizzando entrambi i metodi, a volte il vecchio metodo BIAB e altre All Grain Classico. Riteniamo di non aver ancora acquisito un esperienza tale da farci abbandonare la tecnica australiana che riteniamo la più adatta per produrre birra casalinga.
Quello della birra senza glutine è un'argomento estremamente delicato, e devono essere chiariti dei punti fondamentali.
Posso capire che per qualcuno sentire parlare di birra senza glutine è un pò una bestemmia, ma quando si comincia ad avere problemi con questa proteina ci sono poche soluzioni.
Si può associare una birra senza glutine alla celiachia e si pensa che una birra con queste caratteristiche sia destinata semplicemente ad un pubblico di intolleranti al glutine. Invece intorno a noi sta nascendo un mondo più attento alla alimentazione e hai bisogni delle persone che ricercano uno modo più sano di vivere. Secondo me non bisogna relegare la birra senza glutine come una birra
da "farmacia" ma semplicemente vederla come un prodotto diverso, con altre caratteristiche e qualità.
Il glutine è una proteina presente in alcuni cerali come orzo, frumento, segale, farro e kamut, mentre è assente in altri come il sorgo, il mais, il riso, grano saraceno, miglio, amaranto, quinoa. L'avena che da molti intolleranti e ben tollerata, risulta ancora oggetto di studio e si preferisce non inserirla nella lista dei cereali senza glutine.
Esistono due metodologie per realizzare una birra senza glutine, la prima prevede l'utilizzo di cereali naturalmente senza glutine che abbiamo elencato sopra, oppure utilizzare gli stessi malti che si utilizzano per le birre tradizionali, andando poi a deglutinarli in produzione.
Nel nostro piccolo mondo casalingo abbiamo deciso che per le nostre cotte senza glutine di utilizzare il primo metodo, utilizzando un estratto liquido di sorgo. In commercio esistono kit già pronti. Così abbiamo pensato di fare qualche birra con l'estratto di sorgo della Cellar Supplies aggiungendo qualcosa di nostro però. Il prodotto si chiama Gone With The Wheat ed è un estratto di Sorgo da utilizzare come malto base. La prima birra sarà soprattutto per comprendere e capire come "lavora" il sorgo in fase di fermentazione e successivamente quali sono le sue qualità aromatiche e gustative, quindi è probabile che aggiungeremo solo dello zucchero candito fatto in casa, per scongiurare contaminazioni possibile dei sacchetti in vendita. L'intenzione, ma non so se riusciremo in questa stagione, è quella di riuscire a brassare qualche birra con grani senza glutine.
In Italia rispetto agli Stati Uniti siamo molto indietro nella produzione di grani senza glutine da poter utilizzare per brassare un vera birra in All Grain. La difficoltà sarà trovare questi grani e non abbiamo idea di quali siano i canali. L'eventuale acquisti di grani dagli Stati Uniti non sarà facile ed
economico per le probabile spese di dazio doganale. Se sarà possibile cercheremo di appoggiarci a chi ha più esperienza di noi nel campo e speriamo che ci possano dare una mano.
Per il resto ripeteremo qualche ricetta già stabilizzata come la Oro, la Kashmir e la Fico Nero. Invece proveremo a creare e stabilizzare una nuova ricetta sul versante belga con una birra d'abbazia. Il metodo sarà scelto di volta in volta.
Invece per quanto riguarda il sito e il canale video, l'intenzione è di migliorare la grafica del sito ma bisognerà vedere se riusciremo ad avere delle entrate che ci permetteranno di finanziare le modifiche con gli introiti della pubblicità e delle donazioni. Il desiderio di modificare il sito è una delle priorità ma il tempo e le capacità ci costringono a rivolgerci a situazioni a pagamento come temi e plugin.
Per il canale video investiremo i primi introiti del sito per acquistare un microfono necessario per migliorare l'audio dei nostri video, che a volte lascia un pò a desiderare.
Non vi resta che seguirci per vedere cosa succederà in questa nuova stagione.
Restate sintonizzate!

Video degustazione per l'ultima di stagione la Liberty Stout


Siamo arrivati davvero alla fine di questa lunga e particolare stagione 2015-2016, con questo ultimo video dedicato alla degustazione delle nostre birre. Questa volta si tratta di una Stout, la Liberty chiamata così per averci liberato da un incubo durato due anni dove siamo rimasti prigionieri di ingredienti, malti e luppoli acquistati senza un criterio, che non ci hanno permesso di brassare le birre che avremmo voluto ma costretti a seguire le scadenze degli ingredienti.
In realtà questo non sarà l'ultimo video dedicato alla degustazione, chi ci segue sa bene che mancano all'appello le birre fatte per l'anniversario della nostra 50ª cotta la Fifty Anniversary e la sua gemella FiftyOne. La prima brassata con il metodo classico, la seconda in BIAB. La ricetta è a stessa come tutto il resto temperature e tempi, naturalmente l'unica differenza è stata la quantità dell'acqua utilizzata per il mash.
Il prossimo sabato Vi proporremo un video dedicato ai progetti della prossima stagione, cercando di condividere con tutti voi le speranze e i desideri di questa nuova stagione.
Lo so che molti di voi stanno attendendo i nuovi video cotte delle birre della nuova stagione, un pò di pazienza le novità vanno assaporare. L'attesa è essa stessa piacere!


Buona visione.

Una Italianissima Witbier Belga, una Blanche

Un nuovo articolo riguardante un vecchio post del blog. Un articolo importante che ha sempre attirato moltissimi click, e che è risultato come la ricetta più ricercata. Abbiamo così pensato di riproporlo per i nuovi lettori che non lo conoscevano e rinfrescare la memorie dei vecchi. La bellezza di questo articolo è il passo a passo che vi guiderà nella creazione di una birra bianca con il metodo BIAB, grazie a decine e decine di foto.
Buona lettura.

Ciao A tutti, finalmente siamo riusciti a brassare questa Blanche, che tanto ci ha fatto sospirare, anche se comunque le cose sin dall'inizio, non sono andate come dovevano.
Ricetta
Rosaura Blanche ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :120
Litri in pentola :39
Litri in fermentatore :25
Efficienza :72 %
OG :1052
ABV :5.2 %
Plato :12.9
IBU :33.4
BU/GU :0.64
EBC : 3

Fermentabili
Pilsner 3400 gr 49 %
Frumento non maltato (grano) 2800 gr 41 %
Fiocchi di Avena 400 gr 6 %
Fiocchi di Orzo 300 gr 4 %

Luppoli
Citra (AA 12.5) 25 gr 60 min
Hallertauer Hersbrucker (AA 2.2) 20 gr 30 min
Coriandolo (AA 0) 20 gr 15 min
Buccia di Arancia (AA 0) 33 gr 15 min
Saaz (AA 4) 15 gr 10 min
Citra (AA 12.5) 20 gr Dry-Hop
Coriandolo (AA 0) 10 gr Dry-Hop
Buccia di Arancia (AA 0) 10 gr Dry-Hop

Lieviti
SafBrew S-33 23 gr. (due buste)

Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 20 minuti
Beta-amilasi 63 °C 70 minuti
Alpha-amilasi 70 °C 30 minuti
Mash Out 78 °C 0 minuti

La storia di questa cotta è disseminata di continui di intoppi che si sono protratti anche dopo aver terminato la cotta visto che improvvisamente oggi pomeriggio a smesso di gorgogliare dopo solo 18 ore e addirittura sta già scendendo di pressione, ma partiamo dall'inizio.
Come al solito Andrea è impegnato, e passo il Sabato pomeriggio a preparare tutto il necessario, compreso il riempimento della pentola per la cotta di Domenica. La mattina inizia con la taratura del phmetro.


La taratura è semplice e veloce, basta un piccolo cacciavite e regolarlo sui liquidi di riferimento.


Prima tarando la vite sinistra per la regolazione del campione a 7,01 e poi la vite destra per la regolazione del campione 4,01.


Finito la regolazione, prendo il Mac, il mortaio per il coriandolo, che mi ero dimenticato e mi riverso in garage. Andrea arriverà più tardi, e quindi mi tocca iniziare da solo, e mi chiedo ma come fate a fare le Vostre cotte da soli?


Arrivo in garage, e mi accorgo che nella fretta del giorno prima c'è già qualcosa che non va. Il fornellone non è messo nella posizione giusta, la manopola del gas e sotto al rubinetto della pentola, non Vi racconto chi è sceso dal cielo, ma ero già abbastanza arrabbiato, quando alla visione della madre, mi accorgo che il rubinetto della pentola e montato al contrario e lo posso aprire solo parzialmente perchè tocca sulla pentola.....esclamazione di sgomento....seguito da un urlo.
Ormai avevo già versato l'acqua dentro alla pentola e non avevo voglia di svuotarla e poi dove l'avrei messa, per togliere il rubinetto girarlo, posizionare il fornello nella posizione giusta, andiamo avanti così. Mentre cerco di calmarmi, decido di accendere la stufa per aumentare un pò la temperatura visto che eravamo intorno agli 8 gradi e fuori la nottata aveva steso il suo alito gelato su tutto. Niente non c'è verso di accenderla, complice la carta umida è perdo un sacco di tempo, sono sempre più nervoso. Con fatica riesco ad accendo la stufa e comincio a macinare il frumento. Dentro trovo di tutto rametti, paglia, foglie, non c'è che dire sicuramente un grano biologico.


Comincio a macinare, ma è davvero duro e macinare quasi tre chili di roba ci metto un pò di tempo. Mentre macino mi accorgo, purtroppo, che non tutti i chicchi sono uguali e così mi rendo conto che i chicchi più piccoli passano indenni i rulli #@#!!


Dopo aver passato tutto, decido di stringere i rulli e di dargli un'altra passata, questa volta sembra funzionare, anche se però così facendo, forse sgretolo troppo lo strato ci crusca.


Nel frattempo ho acceso il gas e comincio a scaldare l'acqua, e quando arriva a 20°C ne prelevo un pò e misuro il pH siamo a 6,90 e come al solito ci verso dentro il limone compagno fedele di queste cotte, un acidificante eccezionale, e dopo dieci minuti raffreddo il campione a 20°C e misuro il pH, 4,84!! Nel casino di alzare il coperchio prendere il campione, il tubo della pompa salta fuori e comincia a pisciare come un bambino in gita, alla prima sosta in autogrill!!! Acqua dappertutto, nella sfortuna, la fortuna è che solo acqua.


Azz, il pH è un pò basso, non c'è niente da dire quando l'acqua è povera di carbonati, come questa acqua minerale che abbiamo utilizzato, il pH scende alla grande.


Intanto continuo a macinare i quasi 3 chili e mezzo di pilsener belga.
Normalmente tengo la misura dei rulli quasi a metà o poco meno e le cotte fatte in precedenza hanno questo tipo di regolazione, ma sfarinano tanto e lasciano molte farine sul fondo della pentola, proveremo per le prossime cotte, ad allargare leggermente i rulli.


In meno di mezz'ora macino tutti i grani e dopo ulteriori venti minuti, raggiungiamo i 50°C. Siamo pronti per buttare i grani macinati, più 400 grammi di fiocchi di avena, visto che in grani non l'avevo trovata, verso, spengo e mescolo. La temperatura scende a 49°C riaccendo e a 50°C rispengo. Cerco di tenere la temperatura agendo sulla manopola del gas. Dieci minuti e misuro il pH, 5,72.


Man mano che il tempo passa si sente il classico profumo di pane, questa volta e più difficile del solito mantenere la temperatura costante, la pentola ha una strana inerzia termica, o sale troppo o scende troppo. Alla fine la temperatura rimane tra i 49 e 52°C per i 20 minuti stabili per il protein rest.


Dopo i venti minuti, il profumo di pane è davvero intenso, penso che sia tutto pronto per salire allo step successivo, beta amilasi 63°C per 70 minuti.
Il colore del mosto è di un torbidoso bianco, qui potete vedere anche il rubinetto al contrario.


Arrivati a 63°C butto i 300 grammi fiocchi d'orzo e mescolo bene, spengo. Dieci minuti è prelevo un campione, verifico il pH, 5,84. Invece di scendere il pH continua a salire, così decido di versare 6 cc di acido lattico e dopo altri dieci minuti riverifico il pH scende a 5,5. Decido che va bene e comincio a preparare le spezie e i luppoli. Con il mio fedele mortaio compagno di tante avventure gastronomiche, comincio a pestare il coriandolo.


L'aroma che si sprigiona prende il naso.


Qui potete vedere le capsule rotte. Intanto peso la scorza di arancia.


Preparo le tre gettate di luppoli Citra da amaro a 60 minuti Hallertauer Hersbrucker a 30 minuti e Saaz da aroma a 10 minuti.


Intanto arriva Andrea, " Ciao Pa, come è?", così comincio a illustrargli tutti i problemi che ho dovuto incontrare e lui si fa un paio di risate, beato lui.
Dopo i 70 minuti si sale per l'alfa amilasi a 70°C per 30 minuti.


Il colore del mosto muta e diventa quasi grigio, è molto più trasparente.
Anche su questo passaggio troviamo difficoltà a mantenere la temperatura costante e arriviamo anche a 72°C, e pensate che ho il rims, creato apposta per mantenere la temperatura costante durante le fasi di mash. Purtroppo con un semplice regolatore di temperatura come STC-1000 è difficile che funzioni bene, l'unico modo di sfruttarlo al meglio e utilizzare un PID, allora si che sarà perfetto.
Dopo i 30 minuti test dello iodio, tutto ok, amidi convertiti.


Accediamo e portiamo a 78°C, raggiunti tiro su la sacca senza spegnere e comincia la fase di strizzatura.


Con Andrea infortunato, è impossibile eseguire la sua manovra di spremitura, ma riesce ugualmente a schiacciare. Questa volta esce anche parecchio glutine, sembra una melma gelatinosa.


Intanto mentre si va in bollitura si prepara la reidratazione del lievito secco scelto, un Fermentis Safbrew S-33 ideale per le birre bianche e trappiste belghe, anche se detta da molti un pò rognoso, poco attenuante, staremo a vedere.


La reidratazione procede come sempre, acqua sterilizzata precedentemente bollita e raffreddata a 22°C e poi l'aggiunta di una punta di zucchero, una volta sciolto lo zucchero, si versa il lievito secco e si mescola bene fino a scioglierlo bene, creando una specie di crema, nell'operazione si cerca di inglobare più ossigeno possibile.


Una volta terminata la fase di preparazione, li mettiamo davanti alla stufa cercando di fargli prendere un pò di aria tiepida, ma il lievito sembra già partito alla grande.


Con la paura di avere un lievito lento ad attivarsi, lo abbiamo reidratato presto, forse troppo presto. Di solito lo reidratiamo mezz'ora prima, questa volta invece lo abbiamo preparato un'ora prima.
Durante la precedente fase di preparazione delle gettate, Andrea intravede nel frigo delle confezioni di nutrimento per lievito, mai usato, e mi chiede cosa sono. Gli spiego e non si capacità di perchè ne abbia preso una valanga se poi c'è ne fa 3 grammi per cotta, "Ma Pa, qua di nutrimento c'è ne anche per mio figlio!!", detta a denti stretti, sa che a volte sono un pò esagerato!


Nel frattempo si raccoglie un bel pò di proteine che vengono a galla in fase di pre bollitura e io con calma misuro la quantità di mosto rimasto 36,5 litri, più o meno come sempre, quel mezzo litro che manca e quello che si è sparso sul pavimento durante il problemino iniziale, e tiro giù un campione per la densità preboil, 1044, e penso che abbiamo avuto una buona estrazione. Con il foglio di bollitura che mi ha gentilmente concesso un Amico, per raggiungere la densità desiderata basta 44 minuti. Penso bene così non si schurisce tanto e rimane bella chiara.
Comincia la bollitura e facciamo subito la prima gettata di 25 grammi di Citra. Poi dopo 20 minuti (invece di trenta, così che la bollitura l'abbiamo accorciata di 10 minuti) il Hallertauer Hersbrucker 20 grammi, e poi dopo altri 15 minuti si getta le spezie insieme in un unico filtro e dopo 5 minuti oltre la serpentina anche i 15 grammi di Saaz.


Arrivati a 50 minuti spegniamo. Il mosto è pieno di farine e agglomerati di proteine che nuotano in un mare giallo.


Attacchiamo i tubi è apriamo l'acqua.


Qui Andrea che prova a muovere la serpentina per migliorare il raffreddamento, ma è in difficoltà, per la mano infortunata. Così lo sostituiamo.



Mia moglie misura la temperatura, non ricordo bene l'ilarità del momento ma deve essere successo qualcosa a Diana la nostra cagnetta, mentre Andrea faceva la foto.


Qui vedete bene quando è torbido il mosto, sembra limoncello!!
Arrivati a 22°C togliamo tutto, mentre la moglie comincia a lavare, cominciamo a fare mulinare il mosto. Dopo 5 minuti smettiamo e copriamo la pentola e aspettiamo che finisca di ruotare e dare il tempo alle farine e le proteine in sospensioni, che si depositino al centro.
Ci vuole un bel pò, e intanto il lievito ha già schiumato e sta già regredendo.


All'inizio cercando di prelevare un campione per la misura della densità iniziale, tiriamo giù un pò di farine e prima di inserire il densimetro mi rendo conto che è quasi completamente una massa grigia melmosa, completamente farine, lo butto.
Provo di nuovo ora è più limpido e decidiamo di aprire il rubinetto molto piano.


Il colore è incredibile, giallo limone.



Potete vedere quanto sia torbido, nonostante il mulinello e la poca apertura del rubinetto (qui vedete di nuovo il rubinetto al contrario tra l'altro più di così non si apre se non si leva la leva), sembra veramente limoncello!


Poi improvvisamente diventa limpido.


E decidiamo di prelevare un campione per la misura della densità finale.


Alla fine sarà 1052. Finito il travaso nel fermentatore dopo un ora dall'attivazione del lievito, do una mescolata ai bicchieri e si crea una schiuma intensa, versiamo tutto nel fermentatore, ancora una bella mescolata, si chiude il coperchio e si sale in casa a metterlo in dimora.
Arrivati su vediamo che la temperatura è un pò alta, siamo già a 22°C. Riempiamo il gorgogliatore e il rubinetto con liquido sanificante.
Stamattina alle 5 il bambino borbottava alla grande, sembrava impazzito, addirittura il liquido usciva dal gorgogliatore, purtroppo tutte le mie paure notturne si sono avverate, temperatura a 26 gradi. Il lievito S-33 mal sopporta, rispetto ad altri secchi, temperature così alte, pena il blocco della fermentazione. Infatti alle 15 al mio arrivo a casa, dopo 10 ore sembrava un pesce fuori dall'acqua boccheggiava lentamente ogni tanto, fino al tardo pomeriggio quando improvvisamente cessa e addirittura scende il livello del liquido, denotando una mancanza di pressione, come se avesse esalato l'ultimo respiro.
Ora è li silenzioso, il colore che traspare dalla plastica, sembra latte leggermente giallo. Chissà cosa sta succedendo... ma questa storia ve la racconto la prossima settimana.
A presto.

Video Degustazione American Strong Ale l'Imperiale

Siamo agli sgoccioli, tra poco ripartirà la nuova stagione brassicola, ma per ingannare l'attesa dei nostri amici Youtuber un nuovo video di degustazione. Questa volta siamo insieme a voi con la penultima della stagione scorsa una americana ricca di luppoli e di un certo carattere.
Una ricetta un po' particolare che ha riunito tutti gli ultimi malti chiari per brassare quella birra speciale.
Dall'inizio della nuova stagione brassicola ci divide ancora una degustazione che proporremo la prossima settimana.

Buona visione.

Coltivazione di luppoli americani aggiornamento 2016


Siamo giunti alla fine di questa nuova stagione di coltivazione dei nostri luppoli americani. Bellissima esperienza che difficilmente proseguirà il prossimo anno, almeno che si concretizzino alcune situazioni, rimanete sintonizzate. Qui di seguito le precedenti 4 parti + 1 dove potrete rileggere tutti gli articoli che vi hanno fatto compagnia dal 2013.






Quest'anno che avremmo dovuto raccogliere il frutto di tanta fatica, abbiamo avuto dei problemi, non riconducibile alle piante, ma alle condizioni in cui sono cresciute.
A giugno vi avevamo lasciato con un articolo riassuntivo di tutta l'esperienza acquisita in questi tre anni, ricchi di sensazioni ed esperienza che ci hanno fatto capire la base per ottenere buoni risultati e ottimi raccolti. Certo che di strada c'è ne sarebbe da fare ancora molta, ma non in queste condizioni. Come vi dicevo nell'articolo precedente ci eravamo lasciati quando sono cominciati alcuni problemi legati a malattie fungine.
Ma partiamo dall'inizio dell'anno.
Ai primi di Aprile le piante hanno cominciato a germogliare e a sparare i primi polloni dal terreno. La varietà che meglio si era adattata al terreno era stato il Chinook tanto vigoroso da emettere decine e decine di nuovi tralci, talmente tanti che una volta cresciuti siamo stati costretti a tagliarne la maggior parte. Al contrario le altre due varietà Willamette e il Columbus stentavano a crescere.
Con il tempo anche il Willamette, ha cominciato a crescere e ad irrobustirsi.
Invece l'ultima varietà il Columbus, che era partito con meno vigore e un pò in ritardo, cominciò a rallentare la crescita in concomitanza ad una serie di settimane di pioggia continuative che resero il terreno troppo umido, fradicio.
Il terreno dove abbiamo sistemato le piante è un terreno di base argilloso ma ricco di sabbia, preparato nel 2011 per la semina del prato, quindi con condizioni buone per la crescita vigorosa e sana. Il fatto è che la sabbia sia in superficie, quando i rizomi sono penetrati nella zona più profonda più umida e bagnata hanno sofferto bloccando completamente la crescita.
Le punte dei pochi tralci cresciuti presentavano il germoglio centrale secco, un chiaro segno di un problema radicale, un marciume radicale causato dal ristagno delle radici in ambiente troppo umido, ideale per la proliferazione di funghi nocivi che attaccano le radici non permettendole più di assorbire le sostanze nutritive da trasportare per tutta la pianta e le radici stesse.
Dovevamo fare qualcosa prima che i funghi si trasmettesse alle altre due piante compromettendo il completo raccolto.
Per evitare che una pianta così debole, andando avanti con la stagione fosse stata preda di malattie ben più gravi e devastanti come la peronospora, abbiamo deciso per la soluzione più drastica, recidere la pianta.
Forse qui è stato commesso un errore.
Non abbiamo pensato che nel sottosuolo i rizomi avrebbero continuato a tenere attivi i funghi che successivamente si sono propagati nel terreno. L'esempio è stato l'ammalarsi del prato che ha cominciato a presentare macchie gialle che alla fine hanno portato al seccume di alcune zone.
La mossa giusta sarebbe stata quella di togliere i rizomi, e qui a maggio le condizioni ambientali lo avrebbero permesso, cercando di zollare più terreno possibile, per rendere meno traumatico l'espianto. In questi casi la prima cosa da fare è migliorare le condizioni del terreno, inserendo nella zona di espianto un po' di sabbia e pomice da mescolare con il terreno e successivamente aggiungere un disinfettante-fungicida adatto. Il rizoma
deve essere messo a bagno in una soluzione con prodotti a base di Benomil, un prodotto sistemico che va anche ad eliminare i funghi gia in circolo. Bastano pochi minuti. A questo punto il rizoma sarebbe stato da mettere a dimora in un altro luogo. Invece non lo abbiamo fatto, un po' per indolenza un po' perchè non avremmo saputo dove sistemare il rizoma espiantato.
La stagione è proseguita, con le due piante superstiti, con gran vigore soprattutto del Chinook che ha creato un groviglio di rami e foglie inglobando anche la pianta di Willamette. Purtroppo non avendo a disposizione uno spazio decente per far crescere le piante in verticale i tralci sono cresciti in orizzontale e non avendo una lunghezza sufficiente siamo stati costretti a ripiegarli per farli andava avanti e indietro lungo le canne.
Questo è stato il problema principale alla fine. Si è creato così un groviglio inestricabile, con all'interno dei tralci zone non raggiunte dal sole e dall'aria e ha causato le condizioni adatte per la proliferazioni di insetti, nidi e seccumi di coni, foglie e tralci stessi.
Alla fine siamo stati costretti a raccogliere prima del previsto, per evitare che i coni si seccassero e perdessero tutta la luppolina. Il maggior responsabile di tutto questo probabilmente è la proliferazione nella parte radicale del fungo che ha colpito il Columbus e nella parte area dalla peronospora che ha trovato le condizioni ideali nel groviglio. L'evidenza è stato il deterioramento dei coni che ha cominciato a colpire il Willamette con tralci e coni secchi, in pochi giorni.
Per la raccolta abbiamo iniziato con prendere uno per uno i coni cercando di raccogliere solo i coni migliori.
Il tentativo di raccogliere i coni delle due varietà separatamente è risultata vana. Le differenze tra i coni sono molto evidenti, il Chinook con coni molto più grossi e allungati con un aroma resinoso inconfondibile, al contrario del Willamette coni più piccoli e arrotondati e con una aroma più floreale, ma nel groviglio è stato impossibile raccoglierli separati. Così abbiamo tagliato tutto e raccolto tutto insieme.
Alla fine la qualità dei coni non è eccelsa, rispetto allo scorso anno sono risultati più sbiaditi, e non per la raccolta anticipata, molti secchi che abbiamo scartato. Come quantitativo lo scorso anno, dove avevamo raccolto su tutte e tre le piante 800 grammi di fresco che alla fine hanno dato 170 grammi di luppoli essiccati. Quest'anno nonostante una buona parte non raccolta perchè secca, con due piante abbia
mo ottenuto 1 chilo soprattutto di Chinook perchè la maggiorparte dei coni secchi sono stati del Willamette. Penso che se avessimo avuto le piante sane come l'anno scorso avremmo potuto raccogliere anche tre chili, un vero peccato.
Alla fine abbiamo deciso di non dividere i coni, la percentuale del Willamette è talmente bassa che sul chilo raccolto al massimo ci saranno due etti e cosi imbusteremo tutto insieme, creando un mix già pronto con proporzione 1:4 circa.
Una volta raccolti li abbiamo selezionati ulteriormente e lasciati una giornata nei cestini per fare in modo che tutti gli insetti se ne andassero prima di procedere con l'essiccazione.
Fin dall'inizio della nostra avventura con i luppoli, già ai tempi della ricerca e raccolta di luppolo selvatico, aveva costruito dei supporti con una rete metallica da poter utilizzare nel forno di casa per l'essiccazione dei coni.
L'esperienza non era stata del tutto positiva. I coni seccandosi si erano aperti e avevano lasciato cadere sul fondo del forno la luppolina, il problema era stato poi pulire il forno. Meglio cambiare sistema!
L'anno corso abbiamo ripreso l'idea, questa volta senza l'utilizzo del forno visto le alte temperature del garage avevano creato un ambiente caldo e secco ideale per l'essiccazione dei coni.
Così anche quest'anno abbiamo riutilizzato il sistema, ma questa volta invece di mettere i supporti uno a fianco all'altro li abbiamo messi sovrapposti. Il motivo di questa modifica è stato che lo scorso anno abbiamo notato che parte della luppolina che fuoriesce all'ap
ertura dei coni durante la fase di essiccazione, era finita sul tavolo e non siamo riusciti a recuperare la polvere particolarmente appiccicosa ricca di oli.
Quindi dopo 24 ore dalla raccolta abbiamo sistemato i coni sui supporti, posizionando sul tavolo un foglio di alluminio e sopra abbiamo messo i supporti colmi, ma non troppo, di coni.
Abbiamo lasciato i coni per 6 giorni a circa 25 gradi, mescolandoli ogni giorno e scambiato le posizioni dei vassoi ogni due giorni in modo che tutti e tre passassero in tutte e tre le posizioni. Come normale procedura di solito si lascia essiccare i coni finché non perdono circa 80% del peso, e così abbiamo fatto. Con l'esperienza dello scorso anno abbiamo stabilito che 6 giorni sarebbero stati sufficienti per essiccare i coni e perdere 80% del peso.
Alla fine abbiamo ottenuto 238 grammi di prodotto essiccato che abbiamo provveduto a mettere sottovuoto e infilato in frigo.
E' un vero peccato che quest'anno abbiamo avuto questi problemi, alla fine ci rimane il rammarico che avremo potuto ottenere molto di più dallo stesso impianto, almeno il triplo.
Rispetto all'inizio della stagione la convinzione di proseguire questa esperienza è cambiata e non siamo così convinti per la prossima stagione di continuare la coltivazione, soprattutto perchè non abbiamo lo spazio sufficiente, o almeno non lo abbiamo ancora individuato. La posizione migliore ci è stata soffiata dalla moglie per la creazione di una zona dedicata alle erbe aromatiche e ora trovare nel nostro piccolo spazio verde una nuova ubicazione adatta a far crescere il luppolo verticalmente è difficile. Non vogliamo far crescere le piante con le problematiche di quest'anno e dopo tanta fatica non poter raccoglierne tutto il potenziale.
L'altra faccia della medaglia è comunque l'importanza di avere la possibilità di crescere e poi utilizzare il proprio luppolo per le proprie birre. Oltre ad avere delle sensazioni molto positive per la coltivazione fatta da sé c'è anche la possibilità di avere a disposizione un prodotto sano e nostrano essente da contaminazioni che ci sono sicuramente in quelli acquistati.
Così in un primo tempo ad inizio stagione pensavamo addirittura di abbandonare il Columbus e inserire alcuni dei rizomi che separeremo del Chinnok in loco, oppure acquistare una nuova varietà, magari il Simcoe. Oggi meno convinti di effettuare un tentativo per salvare i rizomi del Columbus, per evitare di avere anche il prossimo anno i problemi di quest'anno, nonostante il trattamento con fungicidi a base di Benomil come il Benlate.
Se decideremo di continuare, un operazione da eseguire il prossimo anno, sarà sicuramente la divisione dei rizomi, per evitare di ritrovarsi con getti che potrebbero spuntare nel terreno del vicino, ma anche per evitare di ritrovarsi con una massa radicale poi difficilmente gestibile. Operazione da eseguire al massimo ogni due anni. Per chi conosce come si sviluppa sotto il livello del terreno, sa che mostro può diventare.
Non posso far altro, per ora, di darvi appuntamento alla prossima primavera vedremo cosa decideremo di fare.

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