sabato 13 settembre 2014

Travaso della Raj

Sembra ieri che abbiamo ricominciato la stagione, ed è già passata una settimana, è ora di travasare. Purtroppo non avendo più il fermentatore in casa, non possiamo essere precisi sulle temperature e sul gorgogliamento, ma giornalmente passavamo in cantina a controllare l'andamento della fermentazione primaria.
A parte le 36 ore successive dall'inizio della fermentazione, dove la temperatura ha raggiunto i 24-25°C,  il resto della fermentazione ha mantenuto una temperatura di 21°C costante.
La cosa positiva di questa prima fermentazione in cella riscaldante, è stata la tenuta della temperatura dell'isolamento,  suffragata dal fatto che la sonda ha segnalato al termostato, sempre una temperatura più alta di quella stabilità per l'accensione della resistenza. In pratica vuol dire che una volta inserito il fermentatore con la resistenza accesa e il termostato tarato a 21°C, nonostante l'ambiente esterno fosse a 20°C, la temperatura è rimasta costante, anche senza accensione della resistenza. Inizialmente è stato il fermentatore ad innescare la crescita della temperatura, facendo rilevare alla sonda una temperatura di 23.8°C, quando il termometro del fermentatore segnava circa 24-25°C. Vi voglio ricordare che la sonda è libera nell'ambiente e non inserita nel fermentatore, grazie alla regolazione delle differenze di temperatura, si può tarare il termostato con una differenza di temperatura e alla fine possiamo far lavorare la resistenza al meglio.
Così ricominciamo a dedicare il tempo libero del Sabato e della Domenica, alla produzione di birra, a discapito di Amici e parenti.
Con estrema calma e serenità, abbiamo ripreso alcuni strumenti che non vedevano la luce da qualche mese, per esempio il tubo crystal, che utilizziamo per il passaggio tra i due fermentatori, e il fermentatore dei travasi.


Pochi strumenti per il travaso, in densimetro, la spugnetta, il fermentatore, il tubo crystal, il cucchiaino e il metabisolfito. Visto che abbiamo deciso di fare un pò di Dry Hopping con del East Kent Golding, c'è bisogno di una pentola per far bollire un pò d'acqua per la sterilizzazione della calza dove poi sarà inserito il luppolo.


Quest'anno, come abbiamo già detto, cercheremo di effettuare tutte le operazioni, a parte le prime fasi di cottura dei grani e bollitura dei luppoli, che continueremo a svolgere in garage,  in cantina, e oggi abbiamo inaugurato il travaso della nuova stagione. Il problema della cantina è che manca sia l'acqua, sia una fonte di riscaldamento. Se penso che quando abbiamo fatto i lavori potevamo portare sia il gas, che acqua, ma non potevamo pensavare che avremmo trasformato la cantina in questo modo, quindi una parte delle operazioni, devono essere fatte in casa, tipo la bollitura dell'acqua per la sterilizzazione delle calze per il luppolo e le operazioni di sanificazione del fermentatore e del tubo e le successive fasi di pulizia.
Preparato tutto scendiamo in cantina e iniziamo con il collegamento rubinetto-rubinetto, semplice, veloce e sicuro.


Come sempre posizioniamo il fermentatore donatore più in alto, ma non troppo, del ricevente e inseriamo il tubo. Questo è un lavoro che lascio fare di solito ad Andrea che sa bene come procedere per evitare di creare bolle nel tubo.
Normalmente lascia il rubinetto del ricevente chiuso, e apre piano il rubinetto in alto, lasciando piano piano riempire il tubo, una volta riempito non resta che aprire piano quello in basso è fatta, nessuna bollicina e scende che è un piacere.


Prima di inserire il tubo, si può controllare la densità, per controllare come è andata la fermentazione, si raccoglie un campione nella provetta e con il densimetro si misura la densità. In pochi giorni, ha praticamente terminato la fase di trasformazione di zuccheri in alcool visto che il densimetro segnava 1014, e da ricetta avevamo calcolato una densità finale di 1016.  Come al solito abbiamo assaggiato il campione nella provetta, la birra risulta secca e non molto amara, i malti non sono amalgamati, si sente molto il caramellato e poco il luppolo, che risulta più sovrastato dal gusto agrumato della scorza di arancia, alla fine in gola rimane poco, ne dovrà ancora da fare di strada, e noi saremo li pronti ad aspettare.


Durante la fase di travaso abbiamo introdotto nel fermentatore, la calza con i 50 grammi di luppolo EKG per il Dry Hopping.


Grazie all'utilizzo di 8 cucchiani in acciaio inox, la calza non rimane a galla e non va neanche a fondo, dove si ricoprirebbe di lieviti e creerebbe dei problemi per la strizzatura della calza, dove rimangono intrappolati la maggior parte dei oli essenziali, che causerebbe un intorbimento della birra, poco prima del travaso per l'imbottigliamento.
Siamo alla fine, ammiriamo ancora una volta la sua limpidezza e lo spettacolare colore ambrato.


Una volta terminato, chiudiamo il coperchio e sistemiamo il gorgogliatore e riponiamo il fermentatore nella cella.
Alla fine non rimane che pulire tutto, è ancora una volta, aperto il fermentatore, possiamo verificare quanto sia compatto il fondo creato dal S-04, che crea un letto compatto, lasciando un mosto (ormai birra) limpido e con poco materiale in sospensione.


Vista l'estrema compattezza e pulizia, ne adoperiamo un pò per preparare una bella e buona pizzata per domani, innaffiata da una fresca, amara e profumatissima Chua.
Tra una settimana si imbottiglia e rinnova il rito della cotta, ma queste sono altre storie.




giovedì 11 settembre 2014

Raj, una splendida ambrata per ricominciare la stagione

Anche quest'estate sta volgendo alla fine, e dopo un periodo di riposo, culminati con una splendida vacanza in Sardegna, all'Isola di San Pietro, ci siamo rituffati nella produzione di birra casalinga, si ricomincia a brassare. Ci eravamo lasciati con una nera amara profumatissima, NovaTerra, e ci ritroviamo con una ambrata amara dal gusto promettente.
Questo periodo di pausa, sopratutto la favolosa vacanza a Carloforte, ci ha dato nuovo vigore ed interesse per questa passione, che ci ha travolto, e diventata sempre più concreta e meno ossessiva. E' naturale pensare a quello che è stato fatto e la vacanza ci è servita anche per riflettere sulle cotte prodotte la scorsa stagione e tirare qualche somma.
Sicuramente non tutto è andato alla perfezione, ma ci possiamo ritene soddisfatti di questa seconda stagione. Alcuni flop ci hanno indotti a modificare alcuni parametri e a fine stagione tireremo le somme per capire se ci avranno aiutato a migliorare la nostra birra, o sarà stato solo tempo sprecato.
Siamo rimasti delusi dalla Stout Morrigan e dalla Blanche Rosaura, due birre più complesse, che ci hanno colti impreparati, qualche altra cotta più elaborata, è riuscita meglio, vedi la Terranova, la Uluru, e la Mühle, mentre sono le più semplici, ad aver riscontrato il maggior successo, su tutte la Chua, poi la Quanah , la Oro, e la Kashmir. Altre devono ancora maturare, ma dagli assaggi effettuati,  ci fanno sperare bene.
Nella nuova stagione abbiamo deciso di:
- eliminare il raggiungimento e la sosta a 78°C, visto l'inutilità della sosta nel BIAB, visto che non verrà effettuato alcun lavaggio delle trebbie, o sparge;
- accorciare il tempo di ammostamento, riducendo la/le sosta/e del 30%, cercando così di evitare di "cuocere" eccessivamente i grani, diminuendo l'estrazione, ma migliorando la consistenza;
- ridurre l'utilizzo della pompa, sia in portata abbassando il flusso, che il tempo di utilizzo ridotto semplicemente al tempo di accensione del fornellone, per evitare di creare una sacca di temperatura più alta sotto al fondo, questo comporterà la necessità di mescolare per uniformare la temperatura nella zona centrale e superiore della pentola;
- aumentare la bollitura da 60 a 90 minuti, per ottenere mosti più concentrati e aumentare l'amaro a parità di quantità di luppolo.
Così armati di una nuova linfa e tanta voglia, siamo ripartiti. Alcune cose non sono cambiate, una di queste è di preparare il "campo di battaglia", il giorno prima, anzi tanta è stata la voglia di ricominciare, che ci ha fatto addirittura iniziale due giorni prima.
La scelta per la prima cotta della nuova stagione, è caduta su una consolidata ambrata, rivisitazione della prima cotta in BIAB, con l'aggiunta di una percentuale di malto caramellato molto più chiaro, Cara 20, rispetto al molto più scuro Crystal 150L. Per i luppoli, oltre ai luppoli inglesi utilizzati nella prima cotta, abbiamo aggiunto del Pilgrim, visto che il Target scarseggia e dovrà servire anche per la prossima cotta, e del Saaz come luppolo da aroma negli ultimi 5 minuti, vista la scarsità del Fuggle che era stato inizialmente designato. Infine il tocco di originalità, 50 grammi di scorza di arancia amara, per dare un profumo e un aroma romantico.

Raj Ambrata Amara ALL Grain BIAB

Minuti ammostamento : 60
Litri in pentola : 40
Litri nel fermentatore : 25
Efficienza : 70 %
OG : 1062
ABV : 6.1 %
Plato : 15.2
IBU : 68.0
BU/GU : 1.1
EBC : 17

Malti e Fermentabili
Maris Otter 5400 gr 75 %
Cara20 1000 gr 14 %
Fiocchi di Orzo 400 gr 6 %
Crystal 150L 380 gr 5 %

Luppoli
Pilgrim 15 gr 90 min
Target 35 gr 60 min
Fuggle 25 gr 30 min
Goldings, East Kent 25 gr 30 min
Fuggle 20 gr 10 min
Goldings, East Kent 20 gr 10 min
Saaz 30 gr 5 min
Goldings, East Kent 50 gr Dry-Hop

Spezie
Buccia di Arancia 50 gr 15 min

Additivi
Nutrimento per lievito 5 gr 10 min 

Lieviti
SafAle English Ale S-04 23 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 63 °C 40 mn
Alpha-amilasi I 68 °C 5 min
Alpha-amilasi II 72 °C 15 min 

Abbiamo iniziato Venerdì, verificando che ci fosse tutto, e che tutto funzionasse, con il montaggio del banco con il fornellone e lo spargifiamma nuovo.


Il vecchio spargifiamma era praticamente distrutto e non siamo riusciti a trovarne un altro con lo stesso diametro, così abbiamo utilizzato due pezzi di grigliato sovrapposti, rimasti dal taglio delle griglie utilizzate per la cella climatica.
La pentola utilizzata è sempre la nostra da 50 litri.


Qui con la pompa e termometro collegati. Una volta verificato che tutto fosse a posto e funzionante, abbiamo cominciato a macinare i grani. Stranamente tutto funzionava perfettamente, anche la pompa è partita al primo colpo. 
Il giorno seguente siamo andati a prendere l'acqua alla fonte e riempito la pentola con gli ormai canonici 40 litri.
La mattina seguente, domenica mattina, la prima domenica di Settembre, a buon ora, sono sceso, acceso il fornellone e cominciato a scaldare l'acqua, e terminare gli ultimi preparativi, come la taratura del pHmetro.
Un'altra abitudine mantenuta è quella di versare il succo di un limone, per abbassare di 0,5 gradi circa, il pH, visto che ormai conosciamo la nostra acqua, con un valore alla fonte di 7,20 pH, leggermente basica.
L'acqua nella pentola non era molto fredda, visto che sembra essere tornata l'estate, e nel giro di una mezz'oretta  abbiamo raggiunto i 63°C, abbiamo versato i grani e i fiocchi. Inizialmente la temperatura ha continuato a salire fino a 64°C, verificando così che il nuovo spargifiamma, ha un inerzia termica più alta del precedente, ci sapremo regolare per le prossime cotte.
Come Vi ho detto, oltre a spegnere il gas, abbiamo spento anche la pompa e iniziato a mescolare. Dopo una decina di minuti abbiamo misurato il pH, 5,6 lo riteniamo soddisfacente, e decidiamo di non aggiungere acido lattico.


Lo spegnimento della pompa e l'utilizzo dei grigliati sotto la pentola, hanno contribuito a migliorare il mantenimento della temperatura, nonostante la pentola non sia coibentata e senza coperchio, nei 40 minuti di sosta, il gas è stato acceso una sola volta. Sarebbe interessante poter escogitare un sistema di controllo, in contemporanea della pompa e del riscaldamento con un elettrovalvola sul tubo del gas.


Durante il mescolamento, abbiamo notato la presenza di un numero elevato di chicchi integri, che ci costringerà ad un ulteriore stretta dei rulli del mulino, già ulteriormente stretti rispetto alla passata stagione.
I 60 minuti sono passati in fretta, 40 minuti di primo step a 63°C per la creazione di zuccheri più fermentabili, il maltosio, 5 minuti per la prima parte di alfa amilasi a 68°C per la creazione di zuccheri più complessi e meno fermentabili compreso il destrosio e la sosta finale a 72°C per completare la complessità di quegli zuccheri responsabili della corposità della nostra birra, non ci resta che verificare che tutti gli amidi siano stati convertiti, con il test della tintura di iodio.


Inconfondibile il colore rossastro, che ci conferma l'avvenuta conversione, ora possiamo tirare su la sacca e cominciare a strizzarla.


La prima parte è terminata, insieme alla strizzatura della sacca, abbiamo staccato la pompa e riacceso il fuoco, per portare, il più velocemente possibile, il mosto alla fase di bollitura, che per questa stagione sarà di 90 minuti.
In questa fase si registrano i primi dati, litri preboil e densità preboil, parametri importanti per eventualmente portare modifiche al tempo di bollitura e alla quantità di luppoli. Siamo partiti con 40 litri e dopo la fase di ammostamento ci sono rimasti 37 litri, e una densità preboil di 1046.
Raggiunta la temperatura di ebollizione, iniziamo le gitatte di luppolo. Prima i luppoli d'amaro Pilgrim subito e quindi bollirà 90 minuti, dopo la seconda gittata Target a 60 minuti, cioè dopo 30 minuti dalla prima gittata e quindi bollirà 60 minuti.


Dopo un ora di bollitura, passiamo alle gittate da aroma, anche le gittate a 30 minuti comportano la cessione ancora di amaro, ma in dose minore,  qui i luppoli utilizzati sono i classici da aroma inglesi, EKG e Fuggle. Nei tempi morti, si legge qualcosa.


Nel mezzo delle gittate da aroma, trovano spazio le spezie, e abbiamo deciso di inserire la scorza di arancia amara a 15 minuti, per dare quel tocco particolare, un pò "romantico", quel profumo agrumato che si mescola con gli aromi del luppolo e dei malti. A 15 minuti inseriamo anche la serpentina che servirà per il raffreddamento, per sterilizzarla.


Alla fine negli ultimi minuti di bollitura, a 10 minuti dalla fine, abbiamo aggiunto EKG e Fuggle, qui gli aromi dei luppoli scelti, rimangono più persistenti. E possibile anche inserire nel mosto vitamine e minerali utili in seguito alla crescita e nutrimento dei lieviti. In ultimo, ma non meno importante, la gittata a 5 minuti, è stato utilizzato il Saaz, visto che il Fuggle era terminato e il EKG restante sarà utilizzato per la luppolatura a freddo o Dry Hopping, un tocco floreale che si sposerà bene con il lievito secco S-04 della Fermentis.


Iniziamo a raffreddare, colleghiamo i tubi della serpentina alla rete idrica da un parte, e lo scarico in un bidone da 200 litri, l'acqua sarà poi recuperata per lavare tutto e successivamente per bagnare l'orto e le piante del giardino. Il sistema di raffreddamento con la serpentina va bene d'inverno quando abbiamo un acqua nei tubi che raggiunge anche i 3 - 4 gradi, anche meno, e si riesce a raffreddare in meno di 10 minuti, 25 litri di mosto da 100°C a 20°C. Invece in questo periodo dell'anno, la temperatura rimane relativamente alta  e facciamo fatica, come è successo con la Raj, dove per portare la temperatura a 21°C ci abbiamo messo oltre un ora. Utile in questo caso sarebbe l'utilizzo di uno scambiatore, dove sicuramente il tempo di raffreddamento si sarebbe ridotto di oltre il 70%.
Nel frattempo abbiamo reidratato il lievito secco. Come Vi dicevo, abbiamo utilizzato l'S-04, un lievito adatto soprattutto per birre ad alta fermentazione inglesi, con quel suo gusto fruttato, che non tutti amano, attribuendogli la copertura di parte degli aromi di malti, luppoli ed eventuali spezie utilizzate, noi lo troviamo un ottimo lievito, che crea un fondo compatto, lasciando poche particelle in sospensione.
Quindi, come nostra consuetudine, il processo di reidratazione comincia con il portare in ebollizione un pò d'acqua, che poi viene raffreddata fino a 25°C. Successivamente versiamo l'acqua, così raffreddata, nei bicchieri, circa mezzo bicchiere, e poi molto lentamente, mescolando, facciamo scendere i grani, cercando di evitare che si formino grumi. Copriamo i bicchieri con pellicola trasparente e dopo 10 minuti riapriamo e versiamo un grammo circa di zucchero rimescolando per scioglierlo bene. Anticamente abbiamo sempre sciolto lo zucchero nell'acqua prima di versarci dentro il lievito, ma una volta per un errore, abbiamo scoperto, che aggiungendo lo zucchero dopo si ha un attivazione più violenta, e abbiamo notato che la fermentazione parte prima.


Qui al momento di versare lo zucchero dopo dieci minuti dall'idratazione.


Qui dopo dieci minuti dall'aggiunta dello zucchero, è uno spettacolo vedere come cresce la schiuma in modo violento, la maggior parte delle volte dobbiamo togliere la pellicola e mescolare per evitare che fuoriesca.
Intanto il mosto ha raggiunto la temperatura idonea per essere travasato nel fermentatore, apriamo il rubinetto e guardiamo con rinnovata meraviglia il nettare sgorgare e cadere giù, nel fermentatore.


Durante la fase di travaso aggiungiamo, dopo poco, diciamo quanto il livello del mosto raggiunge gli 8 litri, il primo bicchiere di lievito, che grazie alla creazione di ossigeno per la caduta del mosto, incomincia da subito a adattarsi al nuovo ambiente e a moltiplicarsi.


Particolare dello splendido colore di questa ambrata, si apprezza anche la sua limpidezza. Prima di terminare è importantissimo prelevare un campione per la misurazione della densità finale, che ci servirà poi per calcolare la gradazione della nostra birra, un parametro importante per calcolare anche l'efficienza del nostro impianto. Densità finale 1062. Rimaniamo stregati dal favoloso il colore.


Verso la fine, intorno ai 20 litri, abbiamo versato il secondo bicchiere di lievito e inserito l'aeratore che aiuta ad aumentare ulteriormente la quantità di ossigeno presente all'interno del mosto, e creare le condizioni iniziale e ottimali di moltiplicazione dei lieviti, dieci minuti sono sufficienti. Il tempo passa, ma non abbiamo perso la vecchia abitudine di assaggiare il mosto nella provetta del densimetro, troppo forte il desiderio di assaporare quei gusti vergini e primordiali. Il profumo è inebriante, si sente molto l'aroma dell'arancio mescolato al dolciastro del malto, meno presenti gli aromi dei luppoli. Al gusto la prima sensazione e il dolce dei malti, mentre l'amaro si percepisce man mano che il mosto scende, lasciando un piacevole gusto fresco al naso.


L'aeratore è un cimelio reduce dalla vecchia passione per l'acquariofilia.


Nel particolare ci si può rendere conto di quanto ossigeno viene creato.
Prima della chiusura del fermentatore abbiamo dato ancora una mescolata veloce, e poi via lo abbiamo trasportato in cantina, e abbiamo inaugurato la cella climatica che ospiterà la prima birra.


Posizionato il fermentatore, abbiamo inserito il gorgogliatore e versato la grappa. Normalmente si utilizza soluzioni disinfettanti, come il bisolfito o prodotti specifici, ma anche gli alcolici vanno bene, l'importante che l'aria non entri nell'ambiente isolato del fermentatore, e che il liquido non contenga batteri.


Il termostato esterno, che regolerà la temperatura interna, è stato regolato a 20°C, mentre il termometro a cristalli liquidi del fermentatore segnava 22°C. Questo primo fermentatore, sarà un pò la prova generale per verificare, sul campo, il funzionamento della cella.


Posizionato sopra la griglia si appresta a iniziare la sua prima fase di fermentazione.
Nel giro di un ora ha cominciato a gorgogliare e in serata è iniziata la fase tumultuosa portando la temperatura a 24°C. Nonostante la taratura del termostato, la temperatura rilevata dalla sonda dell'ambiente segnava i 23°C, questo denota un perfetto isolamento della cella.
La fase tumultuosa è durata 36 ore, poi piano piano i gorgogli si sono diradati e così è scesa anche la temperatura che a raggiunto oggi i 21°C.


Sul fondo sono già molto evidenti la presenza dei resti di lieviti esausti e residui di farine depositate.
Ora non ci resta che attendere ancora un paio di giorni e poi effettuare il primo travaso, dove sarà aggiungo 50 gr. di EKG in DH (luppolatura a freddo), ma questa è un'altra storia.

venerdì 29 agosto 2014

Realizzazione di una cella climatica

Finalmente dopo più di tre mesi siamo riusciti a terminare la cella climatica, che sarà per ora, una cella riscaldante, utile anche per la rifermentazione in bottiglia.


L'idea nasce dall'esigenza di trasferire il più possibile in cantina, il materiale come sacchi di grani, i vari sacchetti sottovuoto, le spezie, i luppoli, l'attrezzatura, pentole & co., ma soprattutto le fasi di fermentazione e rifermentazione, che in questi due anni erano state eseguite in casa, con notevole sopportazione della mamma-moglie.
È stato posto notevole attenzione alla melodia della fermentazione, la gorgogliazione. Vi spiego. La cantina è ubicata sotto la camera da letto del vicino di sotto, e non volendo assolutamente disturbare nessuno, l'idea principale era stata quella della creazione di un contenitore che attenuasse il più possibile l'ipnotico gorgoglio che emette il nostro gorgogliatore alla fuoriuscita della CO². 
Solo successivamente si è pensato di lasciare anche durante l'inverno, i fermentatori in cantina (8-9 gradi di media, quando fuori spesso di giorno non sale oltre lo zero).
Oltre alla fase di fermentazione, e le operazioni di primo travaso ed eventuale Dry-Hopping (luppolatura a freddo o inserimento di tisane di spezie e/o altro), secondo travaso e imbottigliamento, avere anche la possibilità di lasciare le bottiglie durante la fase di rifermentazione, fase importantissima per la creazione di un ottima carbonazione.
Così il passo è stato breve, da scatola insonorizzante, a cella climatica.
Il progetto iniziato a marzo, si è protratto oltre i 3 mesi stabiliti inizialmente, e troverà il suo primo utilizzo a Settembre, quando riprenderemo l'attività brassicola.
Così alla fine la scatola che doveva contenere il nostro misero fermentatore da 32 litri, è diventata un armadio alto 1900 mm, largo 1080 mm, profondo 580 mm , con una superficie utile di utilizzo di 870 cm cubici, quasi un metro cubo, in grado di contenere tranquillamente due fermentatori da 50 litri più un centinaio di litri in bottiglia.
Internamente la cella misura 1740 mm di altezza, 1000 mm di larghezza e 500 mm di profondità. 
Il primo dubbio a interessato la parte di refrigerazione, che avrebbe previsto l'inserimento di una serpentina refrigerante collegata ad una pompa, come avviene in un frigorifero. A disposizione avevano un vecchissimo freezer funzionante, da poter squartare e mettere a nudo i suoi tubi, da posizionare all'interno del materiale isolante dell'armadio. Sono state diverse le motivazioni che ci hanno fatto desistere da questa operazione, rinviando la refrigerazione della cella in una fase successiva. Il freezer in questione era stato inizialmente individuato come il contenitore giusto per creare la cella, ma le piccole dimensioni, la guarnizione vecchia che non isolava perfettamente e la fame energetica di quel piccolo mostro ci aveva scoraggiato ad utilizzarlo. Con l'armadio avremo sicuramente eliminato il piccolo spazio e la chiusura non ermetica, ma sarebbe stato sempre affamato di energia. Ricordo che le volte che avevamo provato a collegarlo al STC-1000, termostato per il controllo della temperatura in grado sia di attaccare e staccare la pompa, sia la resistenza, il contatore sembrava essere preda di qualche demone, che neanche il migliore degli esorcisti, sarebbe riuscito a calmarlo. Ma la cosa che ci ha più scoraggianti nell'effettuare l'operazione di espianto e rimpianto, è stato lo smontaggio della serpentina, riuscendo a fare a pezzi il freezer, senza danneggiarla, un operazione tutt'altro che semplice. Su internet si trovano comunque pazzi più di noi che invece lo hanno realizzato, apparentemente senza difficoltà.
Superato questo primo momento di indecisione siamo partiti con decisione.
Abbiamo acquistato il legnane, quadrelli di abete 50x40 mm che sono stati utilizzati per costruire lo scheletro, e perline spessore 10 mm, tavole sempre di abete larghe 180 mm alte 30 mm per incorniciare le porte. Inoltre sono state acquistate perline spessore 20 mm da utilizzare come ripiani.
La prima fase è stata la costruzione delle pareti laterali.


Per migliorare la tenuta della struttura, sono stati inseriti cunei tagliati dai quadrelli. Tra i loro i pezzi sono stati uniti con viti e colla, ed esternamente sono state fissate delle perline, avendo cura di lasciare scoperto i montanti dove poi abbiamo fissato i travetti principali.


Le perline servono anche per creare un base di appoggio per il materiale isolante.


Il materiale utilizzato sono stati fogli di polistirolo alto 40 mm perfetto per essere inserito nella struttura, della stessa misura. Il polistirolo è stato incollato con silicone.



La fase successiva ha interessato la copertura termica del l'isolante utilizzando la classica coperta termica di primo soccorso. 


La coperta termica è stata tagliata con un cutter della misura utile per ricoprire l'isolante e un pezzetto di montante, e fissata con silicone.


I lavoro è stato veloce e pulito, inoltre abbiamo colto l'occasione per sigillare anche le fessure tra il polistirolo e la struttura di legno.
Infine abbiamo ricoperto il tutto con un foglio di melamina, laminato bianco dal lato interno. Il pannello è stato prima incollato con silicone e poi inchiodato con i chiodini ai legni della struttura.



Applicato il pannello.


Sucessivamente abbiamo rifilato la coperta termica e ulteriormente sigillato il pannello, è inserito i supporti che serviranno di appoggio alle tavole delle mensole.


Sigillato tutto il perimetro del pannello.


Una volta finito il lavoro sulle due paratie laterali, dovranno essere uniti tramite i tramezzi superiore ed inferiore.  
Siamo poi passati alle due ante che abbiamo costruito con lo stesso procedimento.


Intelaiatura senza l'inserimento dei cunei visto che non avranno alcun peso da sorreggere, al parte il proprio peso.


Sono state ricoperte completamente da perline.


Qui durante la prima fase di fasciatura delle perline leggermente fuori misura, saranno successivamente rifilate per eliminare la parte di perline eccedenti. Come per le due paratie all'interno ha trovato posto il polistirolo, per l'isolamento. 


Per non sprecare niente è stato utilizzati i ritagli di polistirolo avanzati dall'isolamento delle due paratie: Anche loro sono state ricoperte da coperta termica e foglio di melamina laminata bianca.
L'ultimi componenti sono stati i due tramezzi che terranno insieme la struttura.


I due tramezzi, superiore ed inferiori sono stati, anche loro, isolati con polistirolo e coperta termica, anche se l'operazione, per maggiore facilita di montaggio, è stata eseguita dopo essere stati assemblati alla struttura.


Qui le due paratie sono state unite con i due tramezzi. In quello inferiore sono stati inseriti anche quattro perline di 20 mm di spessore per creare la base di appoggio per la griglia con resistenza, dove verranno appoggiati i fermentatori. Naturalmente al di sotto è stato inserito il foglio termico e l'isolante, oltre che per isolare l'interno, anche per cercare di bloccare l'aria fredda del pavimento.


Qui si vede bene lo spazio lasciato nella paratia, per poter fissare con viti e colla i tramezzi che le uniscono. Per proseguire con i lavori, la cella è stata adagiata in terra per permette di terminate le fasi di copertura e isolando dei due tramezzi.


Oltre ai tramezzi superiori ed inferiori, sono stati inseriti due quadrelli nella parte posteriore della cella, dove sono stati rinforzati con l'inserimento di cunei, sia sopra e sotto i quadrelli, per aumentare la resistenza alle forze laterali, che saranno create nel posizionamento della cella.



Come per la parte inferiore e superiore, anche nella parte posteriore sono state inchiodate le perline da 10 mm, che offriranno hanno offerto il supporto per l'inserimento dell'isolamento e per la copertura termica.
Prima di riportare in posizione verticale la cella, abbiamo provveduto a impregnarle con un prodotto all'acqua.



A questo punto c'è stato un momento di panico, quando abbiamo deciso di riportarlo in posizione verticale. Non c'era verso di rimetterlo in piedi, il soffitto misura due metri e l'inserimento di una cornice nella parte superiore, aveva leggermente alzato la misura non permettendoci di rimetterlo più in piedi. È stato necessario ruotarlo sulla parte anteriore, dove l'angolare non era stato ancora fissato, per poterlo alzare.


Dopo il posizionamento dell'isolante e della copertura termica, abbiamo posizionato il foglio di melamina laminato bianco. Il pannello è stato incollato e poi inchiodato nei tramezzi orizzontali posteriori. Una volta applicato e fatto asciugare, la coperta termica è stata rifilata e gli angoli sigillati con silicone, naturalmente bianco antimuffa.
Terminata la struttura principale, siamo passati a posizionare le porte, sicuramente il lavoro più complesso di tutta la cella. La struttura principale alla fine è risultata precisa e ci ha permesso di inserire facilmente le porte. È molto importante che le porte abbiamo le misure giuste. Troppo strette non permetteranno di aprirsi e troppo larghe, non riusciremo a trattenere il calore per la fessurazione che si creerà al centro.
Una volta presentate, per essere sicuri che tutto fosse a posto, alle porte sono state inserite le cornici, che oltre l'estetica più bella, serviranno anche per l'installazione dei cardini, per permettere l'apertura e la chiusura.


Qui la parte importante è l'inclinazione a 45 gradi del taglio delle tavole. Per far prima le avevano fatte tagliate al momento dell'acquisto, ma alla fine abbiamo deciso di rifarle perchè non risultavano precise, un lavoro da fare con calma e estrema precisione.


Un modo sicuro è quello di preparare una maschera che poi sarà riportata sulla tavola per poi essere tagliata.


Eventualmente se il lavoro non venisse proprio preciso, si può rimediare con un pó di stucco per legno.


Qui la cornice finita. Di seguito le abbiamo impregnate con la soluzione all'acqua.


Qui le porte pronte.


Prima di passare al montaggio delle porte sui cardini, è stato finito il lavoro di rifinitura l'interno della cella, chiudendo tutte le eventuali fessure tra le pareti di melamina laminata, con silicone bianco.


Il silicone a fatto il suo compito egregiamente sigillando ogni piccola fessura o imperfezione, isolando completamente la cella.


Il silicone è stato applicato anche  nella parte inferiore tra le tavole che formano il piano di appoggio, in poche parole non passa un filo d'aria.


Prima di fissare le porte abbiamo posizionato i ripiani su cui troveranno posto le bottiglie per la rifermentazione. 



Per i ripiani sono state utilizzate 3 semplici perline da 20 mm di spessore inserite una nell'altra. È stato lasciato appositamente uno spazio dietro e davanti ai ripiani per non bloccare l'aria calda che tenderà a salire, creando così una circolazione di aria calda dal basso verso l'alto.
Il lavoro strutturale sta per terminare, siamo arrivati al momento del montaggio delle porte. Abbiamo posizionati le porte cercando di lasciare lo stesso spazio sopra e sotto, (operazione non semplice) posizionando uno spessore per mantenere la porta in posizione. Una volta sistemata, sono stati fissati i cardini, sia al montante della cella e successivamente alla porta. Un consiglio, fissate prima i cardini alla porta.


Il lavoro strutturale è terminato.


Ancora alcuni passaggi per l'inserimento dei pomelli, i cricchetti di chiusura dell'anta a sinistra, e il cricchetto di chiusura delle ante.
I pomelli sono stati inseriti nella cornice, semplicemente avvitandoli in due bulloncini senza testa e poi dopo aver eseguito un paio di fori nel legno, di un diametro minimo, li abbiamo inseriti a martellate.


Poi abbiamo posizionato i cricchetti di chiusura dell'anta sinistra. Il lavoro complicato è stato fare i fori precisi sopra e sotto, per farli combaciare con i cricchetti, senza lasciare gioco.


Una sopra l'altro sotto.


Infine il cricchetto di chiusura generale.


Successivamente abbiamo praticato un foro nella paratia di destra, per il passaggio del cavo di alimentazione dell'alimentatore della resistenza e per il passaggio della sonda. 


Entrambi saranno collegati al termostato esterno. Questa non è sicuramente la soluzione migliore ma una soluzione provvisoria, in attesa di testare la cella che se soddisferà le nostre necessità, verrà sistemato uno termostato direttamente nella paratia.


È venuto il momento della sigillatura delle ante rispetto alla cella. Sono stati utilizzate strisce adesive, normalmente utilizzate per gli spifferi delle finestre. 


Soluzione semplice ed economica, ma efficace, anche se con il tempo, le strisce adesive tenderanno a perdere elasticità, e si renderà necessario la sostituzione nel giro di pochi anni. Più consono l'inserimento di guarnizioni di gomma normalmente utilizzate per coibentare le porte dei frigoriferi, certo che però il costo è più alto, e per il posizionamento delle porte, bisogna calcolare la giusta fessura, per evitare di metterle troppo vicine e poi avere problemi nella chiusura.
Sono state così sistemate più strati sovrapposti, sia sul mobile, sia sulle porte per ottenere un contatto perfetto.


Particolare del contatto mobile-porta 


L'isolamento è stato applicato su tutto il perimetro sia delle porte, che del mobile.


Lato destro 


Sotto.


Lateralmente è stata inserita una sola striscia, le evitare di fare perno e rendere più difficile la chiusura, comunque sufficiente a sigillare.
Un consiglio, per evitare che le strisce adesive si stacchino dopo poco dal legno, abbiamo steso un strato di colla sopra al legno e poi l'abbiamo lasciata asciugare, l'adesivo delle strisce così farà più presa e durerà di più.
Ci siamo quasi, ora non rimangono che due cose, la resistenza e la tenda per bloccare il calore all'apertura delle ante.
Per la resistenza è stata utilizzato un vecchio cavo sotto sabbia di un nostro vecchio acquario, l'unico dubbio è l'esigua potenza della resistenza, 25 W.
La resistenza è stata inserita in un grigliato 400 x 800 mm.


Non è stato semplice trovare questo grigliato da 2 mm di spessore. Normalmente viene venduto in fogli da 2000 x 500, ma siamo stato fortunati a trovare un paio di ritagli.


Visto che si arrugginivano a vista d'occhio, abbiamo pensato di verniciarle. Prima una pulita con uno sgrassante e poi le abbiamo leggermente scartavetrate. Una volta puliti abbiamo applicato una vernice per ferro di colore nero lucido, per evitare la crescita di ruggine in un ambiente che potrebbe essere umido.


La verniciatura è risultata un pó complicata, la presenza dei fori nella grigliato, tendevano a catturare la vernice e poi a farla cadere in terra gocciolando. Alla fine l'abbiamo applicata non con la classica pennellata, ma semplicemente picchettando con il pennello la superficie.
Dopo tre giorni, complice il tempo infame di questa insolita estate, la vernice si è asciugata e abbiamo potuto inserirci la resistenza, che è stata inserita tra i due grigliati, tramite distanziali altri 10 mm.


Bucati al centro e poi con dei bulloncini e rondelle li abbiamo fissati al grigliato.
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Successivamente è stata fissata la resistenza, qui con l'alimentatore con delle fascette nere.


La posizione della resistenza è stata verificata un paio di volte per cercare di coprire l'intera superficie della griglia.


Qui potete vedere un particolare dell'assemblaggio della resistenza con la griglia, tramite delle fascette nere.




Una volta fissata la resistenza, é stata posizionata sopra l'altra griglia e fissata ai distanziati con i bulloncini.


Lavoro terminato, ora non resta che verificarne il funzionamento e posizionarla all'interno della cella, collegarla alla presa interna che a sua volta è collegata con il termostato esterno.


L'alimentatore è stato lasciando all'interno della cella perché anche lui provvederà al riscaldamento, visto che sarà un ulteriore fonti di riscaldamento. 
Il termostato utilizzato è un semplice STC-1000 incassato in una scatola elettrica con all'interno due relè da 10A e due fusilli, come vi dicevo, inizialmente creato per il freezer, quindi con possibilità anche di attaccare e staccare una pompa refrigerante, oltre alla resistenza.


È stata eseguita una prova a vuoto, per verificare che tutto funzionasse e se riuscisse a mantenere la temperatura. All'interno della cella è stato posizionato un sensore di un termometro con cui abbiamo tarato il termostato.


Il sensore poi comunica la temperatura al display principale.


Le due temperature fanno riferimento a quella del sensore in grande, e quella dell'ambiente in piccolo in basso a sinistra.
Dopo poche ore i termometri della sonda e del termostato combaciavano, e con i normali parametri impostato sul STC-1000 il tutto funziona perfettamente.
Già a vuoto la frequenza di attacco-stacco, è bassa, anche perchè la differenza di temperature con l'ambiente circostante non è molta. Una volta riempita, sia le bottiglie che i fermentatori, faranno effetto tampone mantenendo più a lungo la temperatura.
Per concludere non ci rimane che installare la tenda blocca calore.
La tenda è stata realizzata con del semplice materiale plastico semi-rigido, una tovaglia di plastica, che poi abbiamo tagliato a listoni.


Questa è la tovaglia


Questi sono i listoni di larghezza 200 mm. Sono stati fissati sovrapponendoli, ogni dieci centimetri circa, per diminuire le fessure tra un listone e l'altro.
I listoni sono stati poi fissati nella parte superiore della cella con colla.


E voilá il gioco è fatto.


Questo semplice espediente servirà durante l'apertura delle porte mantenere all'interno il più possibile la temperatura.
Ora non ci rimane che cominciare a riempirla.

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