venerdì 22 febbraio 2019

Video Birra - Automatizzare il processo di birrificazione

Cari Amici e simpatizzanti del Signormalto, oggi siamo a presentarvi un nuovo video in onda sul nostro canale YouTube.
Il video è stato girato da Stefano e si tratta dell’impianto automatizzato presentato nelle scorse settimane in 3 post pubblicati sul blog.
L’impianto in se stesso non è stato completato ma soprattutto non è stato messo in sicurezza.
Il video più che altro vuol essere un modo di prendere eventualmente degli spunti in attesa dell’impianto definitivo.
Sabato prossimo andrà in onda una sorpresa, non vi voglio svelare niente ma sono certo che sarà un video molto apprezzato e tanto atteso!

Buona visione


sabato 16 febbraio 2019

Video Birra - Germinazione orzo

Dopo il video di Giovedì, a completamento della visita di Corrado presso la malteria del Monferrato, proponiamo un video un pò particolare. Si tratta di un video riguardante la germinazione dell'orzo durante il processo di maltazione.
Qualche settimana fa era uscito un post-intervista con il proprietario Davide che potete trovare qui: https://signormalto.blogspot.com/2019/01/due-chiacchiere-con-la-malteria-del.html
Sabato prossimo andrà in onda il video di Stefano riguardante il proprio impianto automatizzato per vedere in pratica quello che ci aveva scritto in 3 parti.

Buona Visione.

Link diretto al video: https://youtu.be/f0z1aKXFqi4


giovedì 14 febbraio 2019

Video Birra - Come aprire un sacco di malto

Cari amici birraioli casalinghi, per dare in modo a tutti i membri del Gruppo di poter pubblicare i loro lavori, abbiamo deciso di aggiungere un'altro giorno alla nostra abituale programmazione. Questo per cercare di ampliare il nostro catalogo video. Il giorno scelto è il giovedì. Non sarà un appuntamento fisso. Usciranno video con argomenti più disparati per cercare di coprire tutte le curiosità e altro sul mondo della birra anche non prettamente casalinga.
Inauguriamo oggi con il primo lavoro di Corrado un video che ci presenta una curiosità. Non so quanti di voi, soprattutto con i sacchi da 25 kg, hanno avuto un pò di difficoltà per aprire questi sacchi cuciti. 
La cosa è semplicissima ed inoltre si recupera il sacco integro.
Sabato sarà ancora Corrado a tenerci compagnia questa volta con un video particolare sulla germinazione del orzo. Il video è stato girato presso la Malteria del Monferrato.

Buona Visione


martedì 12 febbraio 2019

Starter da Lievito Liquido

Dopo essermi cimentato esclusivamente in fermentazioni con lieviti secchi, per la mia ultima produzione ho deciso di adoperarmi nella gestione di un lievito liquido.
La ragione di questa scelta è dovuta al fatto che mi stavo apprestando a realizzare la cotta di una Weiss per la quale sarebbe appropriato l’utilizzo di un ceppo di lievito liquido adatto allo stile. La ragione di questa scelta deriva dal fatto che HB più esperti e professionisti del settore ritengono che solo con un lievito liquido specifico, unito a una corretta temperatura di fermentazione possono essere messi in risalto in modo equilibrato esteri e fenoli caratteristici (Banana e chiodi di garofano). 
Molti HB, per scelta e per ragioni di praticità, utilizzano lieviti secchi come il WB06 che a detta di molti permette di raggiungere risultati comunque soddisfacenti.
Dopo essermi recato di persona presso il mio rivenditore di fiducia, ho optato per l’acquisto di un lievito White Labs WLP300. Il motivo di questa scelta, su consiglio del negoziante, è dovuto alla “Fresca” data di produzione del lievito che garantiva ancora un discreto numero di cellule attive.

Il Dubbio:
Il produttore consiglia l’utilizzo di una bustina di lievito direttamente nel fermentatole (Senza starter) per batch attorno ai 20 lt con OG non superiore a 1050.
A quel punto, mi è balzata in mente l’idea di dividere la cotta in 2 fermentatori per testare il risultato della fermentazione con il lievito liquido e per confrontarlo con il il lievito secco WB06, dividendo la cotta rispettivamente in 18lt e 5lt.
Fidarsi però di quanto suggerito da White Labs? Come è possibile che avvicinandomi alla data di scadenza le cellule residue possano completare senza problemi la fermentazione?
Per togliermi il dubbio ho provato ad inviare una mail al produttore per chiedere specifiche. 
Gentilmente mi hanno risposto confermando la possibilità di versare direttamente la busta nel contenitore a patto che l’OG non fosse troppo elevata e la quantità di mosto non fosse superiore ai 20lt. Tutto ciò solo a patto di non andare oltre la metà tra la data di produzione e di scadenza riportata sulla confezione.
Credevo che la risposta fugasse tutti i dubbi, ma in realtà il timore di guastare la fermentazione della mia prima AllGrain, e la carenza di Birre in dispensa, mi ha fatto desistere ed ho optato per la realizzazione di uno starter, il mio primo starter!

La realizzazione:
Non ero dotato di attrezzatura (Agitatore magnetico, ancoretta e beuta), ma avevo solo una busta di lievito e tanta voglia di fare.
Fortunatamente un’amica che lavora presso un laboratorio mi ha prestato per il week-end un agitatore ed un contenitore sterile usa e getta che utilizzano a livello professionale.
Per calcolare la vitalità delle cellule del lievito liquido e per determinare la quantità di starter da realizzare mi sono fatto aiutare da un calcolatore disponibile on-line sul sito Brewer's Friend, ma è possibile utilizzare anche il tool disponibile sull'app Brewfather.
Di seguito racconterò la mia esperienza che desidero condividere. 
La procedura che verrà descritta non vuole essere di insegnamento, ma esclusivamente la condivisione di un’esperienza. 

1° step: Calcolare vitalità del lievito presente nel pack del lievito liquido: 
OG prevista: 1044
Volume del mosto: 23lt
Target pitch rate: 0,75 (Valore fisso)
Tipo di lievito: Liquido
Quantità lievito: 1 Pack
Data di produzione lievito: Riportata sulla confezione del lievito

2° Step: Calcolare la quantità di starter in funzione alla q.tà di cellule attive nel lievito liquido:
Dal momento in cui ho appurato che il lievito aveva una vitalità pari al 50% ho selezionato nella maschera successiva la modalità di agitazione dello starter durante la moltiplicazione delle cellule.
Nel mio caso ho selezionato Braukaiser Stirplate in quanto utilizzo un agitatore magnetico con temperatura controllata (Qualcuno consiglia di selezionare White Stirplate).
Per completare la maschera di calcolo, ho inserito la densità prevista per lo starter (1.036) e il volume di mosto che si ipotizza di realizzare per lo starter, nel mio caso 1,5lt.
Una volta cliccato sul pulsante Update nel campo inferiore verranno caricati automaticamente i dati che riguardano la realizzazione dello starter.
Nel dettaglio:
DME required: Q.tà di estratto secco necessario
Grow Rate: Quantità di cellule iniziali
Ending Cell Count: Quantità di cellule finali
Resulting Pitch Rate: Risultante di cellule per inoculo.
Se l'ultimo campo risultasse verde e se fosse presente la dicitura (Starter meets desired pitching rate!) abbiamo raggiunto l'obbiettivo.
Nel caso invece il campo fosse rosso con presente la dicitura (Starter does not create enough yeast cells. Increase starter size, change aeration technique, or do another step.) sarà necessario aumentare la quantità di mosto per lo starter.

3° Step: Dalla teoria alla pratica:
Fatti i dovuti calcoli, mi sono organizzato per realizzare 1,5 lt. di starter.
Per realizzarlo, il foglio di calcolo suggerisce l'utilizzo di circa 154gr di estratto di malto secco all'interno di circa 1,5lt di acqua. Ho cercato di rispettare le quantità, anche se la precisione chirurgica non è necessaria. Un minimo errore sulla densità dello starter è tollerato.
Ho unito a 1,5lt di acqua 154gr di DME lasciando bollire il tutto per circa 10', giusto per sterilizzare il mosto.
Passato questo tempo ho spento il fuoco e posizionato la pentola su di un una ciotola contenente ghiaccio per abbassare la temperatura il più velocemente possibile (Per guadagnare tempo ed evitare infezioni indesiderate…).
Non appena la temperatura è scesa sotto i 26°C ho versato il mosto all’interno del recipiente sterile con fondo piatto. A questo punto ho provveduto ad agitare vigorosamente il mosto per ossigenarlo a dovere e dopo aver inserito l'ancoretta magnetica sanitizzata ho inoculato il lievito liquido che era già stato portato a temperatura ambiente perché tolto dal frigorifero un paio di ore prima.
Ora il mosto ha perso un paio di gradi di temperatura e dopo aver coperto il contenitore con della carta stagnola, in modo che la CO2 possa uscire senza permettere a polvere o schifezze varie di entrare, l'ho posizionato sull'agitatore magnetico.
In una prima fase ho fatto roteare l'ancoretta quasi a velocità massima per consentire al mosto di amalgamarsi con il lievito, ma dopo un paio di ore ho ridotto la velocità. Non è necessario avere un vortice intenso ma il mosto deve sempre rimanere in movimento per incorporare ossigeno e per tenere il lievito omogeneo all’interno del liquido.
E buona norma tenere l'agitatore attivo per almeno 48ore. 
Nel mio caso ho mantenuto l'attività attiva nella camera di fermentazione a temperatura controllata di 22°C per circa 54 ore.
E' importante tener presente che il range di temperatura ideale per la moltiplicazione del lievito nello starter va dai 18 ai 26°C. E' buona norma non abbassare troppo la temperatura perché le cellule rallenterebbero la "fermentazione", ma anche non oltrepassare i valori massimi per il rischio di "Uccidere" il lievito.
Ritengo che 22°C siano il giusto compromesso.
L'eventuale produzione di esteri troppo invadenti non preoccupa in questa fase perché circa l'80% del mosto dello starter verrà eliminato e la piccola percentuale che verrà messa nel fermentatole non influirà la resa aromatica della birra finita.
Passata la fase di agitazione, lo starter va riposto in frigorifero per almeno 48ore per permettere alle cellule di depositarsi sul fondo. Questa operazione aiuterà la separazione del mosto dal lievito che verrà poi inoculato nel fermentatore.
E’consigliabile non far passare troppi giorni dalla data di realizzazione al giorno dell’utilizzo.
Ricordo inoltre che prima di versare lo starter nel fermentatore con il mosto che avremo prodotto, è necessario portarlo a temperatura ambiente per evitare lo shock dovuto allo sbalzo termico. 
Non ci resta che brassare!



a cura di:
Michele giovane bresciano che ha sposato la mission del Signormalto, condivisione delle proprie esperienze. 
Si occupa della parte che mancava al gruppo, una parte più didattica, con post e video specifici sia delle proprie esperienze, sia di far conoscere argomenti basilari nella cultura birraria.

sabato 9 febbraio 2019

Video Birra - Blanche Easy Grain metodo BIAB

Dopo una serie di video del Gruppo Birrario Signormalto, ritorniamo con un video dedicato all'ultima cotta, una Blanche classica birra belga ricca di profumi ed aromi.
La cotta è stata eseguita con impianto All in One Easy Grain utilizzato il metodo BIAB più idoneo per piccole cotte, per evitare problemi sia di mescolamento che di inerzia termica durante gli step.
Andate a rileggervi la cronaca e la ricetta sul blog uscita martedì scorso qui:
Sabato prossimo torna a trovarci il GBS con un nuovo video, questa volta tocca a Corrado con un video girato presso la Malteria del Monferrato, un video decisamente diverso dai soliti, a mio avviso da non perdere. Corrado ha inviato anche un piccolo video di circa un minuto dove ci fa vedere come aprire un sacco di malto. Quanti di Voi hanno tirato qualche bestemmia ad aprire questi sacchi!!
La settimana successiva avremo il video di Stefano che ci farà vedere il suo impianto, in modo da illustrare il funzionamento dell'impianto automatico che ha creato allacciandosi così ai 3 post usciti nelle settimane precedenti.

Buona Cotta e Buona Visione


martedì 5 febbraio 2019

Blanche - Easy Grain BIAB

Frumento
L'anno nuovo è iniziato e le abitudini restano invariate, parola d'ordine brassare!
La prima cotta dell'anno è stata una Blanche. La birra doveva essere brassata alla fine dello scorso anno brassicolo, ma le temperature alte di fine Giugno ci avevamo fatto desistere, decidendo di spostare il tutto ad inizio della nuova stagione.
La stagione è iniziata da qualche mese ma non avevamo ancora trovato l'occasione di produrla. Siamo ormai agli ultimi grani e c'è sembrato il momento buono per utilizzare il frumento.
Questa volta al contrario dell'ultima cotta eseguita con l'Easy Grain con sparge, dove a causa del basso volume del mosto in fase di mash, le temperature erano schizzate fuori dai range stabiliti, siamo tornati, per questa nuova cotta, ad utilizzare il metodo BIAB e nel contempo abbassare la resistenza a 2500W in fase di mash. 
E' decisamente una birra diversa vuoi per gli ingredienti, vuoi per il metodo utilizzato, vuoi per la pulitura maniacale della polvere dai grani prima e dopo la macinazione. Si perché oltre alla polvere presente (soprattutto nei sacchetti da 5 Kg) all'interno dei grani abbiamo asportato anche la farina che si forma durante la macinazione. Naturalmente questo ha portato ad una diminuzione di peso che abbiamo integrato con altri grani macinati e setacciati a loro volta per raggiungere il peso previsto.
Purtroppo non è stata una buona idea. Lo avevamo immaginato ma abbiamo voluto provare. Togliendo la farina inevitabilmente abbiamo perso una parte di amidi già disponibili e alla fine abbiamo pagato con una densità finale più bassa.
La ricetta deriva direttamente dalla splendida Rosaura la Blanche che avevamo fatto con il metodo BIAB un pò di anni fà. Da tempo le nostre donne ci chiedono "la birra fatta con il grano" finalmente abbiamo esaudito il loro desiderio.
Vediamo la ricetta:

Rosaura Blanche Easy Grain BIAB
lt acqua mash :25 lt
lt acqua sparge: 0 lt
OG preboil:1025
Min bollitura:70 min
Litri in fermentatore :15 lt
OG :1040
ABV :4.0 %
Plato :10
IBU :13.9
BU/GU :0.39
EBC : 4

Malti e Fermentabili
Pilsner 1800 gr 50 %
Frumento non maltato 1600 gr 44 %
Fiocchi di Orzo 100 gr 3 %
Lolla di riso 100 gr 3 %
Totale 3600 gr

Luppoli
Citra (AA 12.5) 4 gr 60 min Pellet
Hallertauer Mittelfrueh (AA 4) 6 gr 30 min Pellet
Aramis (AA 7.1) 6 gr 10 min Pellet
Citra (AA 12) 25 gr DH
Totale 36 gr

Spezie
Buccia di Arancia 15 gr 15 min
Buccia Bergamotto 15 gr 15 min
Coriandolo 15 gr 15 min
Coriandolo 7 gr DH
Buccia di Arancia 7 gr DH

Lieviti
SafBrew Specialty Ale S-33 11.5 gr

Profilo Mash
Acid Rest 42 °C 10 min
Step 1 47 °C 1 min
Protein Rest 48 °C 15 min
Step 2 60 °C 1 min
Beta-amilasi 61 °C 60 min
Step 3 69 °C 1 min
Alpha-amilasi 70 °C 15 min
Mash Out 77 °C 10 min

Fermentazione 20°C
Priming : 8 gr

Easy Grain

La ricetta è molto simile alla sua originale, con il solo cambiamento del luppolo Hersbrucker con il Mittlefrueh. Per il resto non ci sono i fiocchi d'avena ma di orzo.
Questo perchè abbiamo, per pura combinazione, a disposizione quasi gli tutti gli ingredienti della ricetta originale.
Infatti spesso siamo costretti a modificare ricette già consolidate perchè non abbiamo gli ingredienti. Molto spesso fare birre in stile BJCP rimane sempre comunque difficile realizzarle a fine stagione.
La cotta è andata bene nessun intoppo. Il quantitativo di più acqua iniziare che ci offre il metodo BIAB ci ha permesso di mescolare fin da subito bene prima il frumento e successivamente gli altri grani, ottenendo cosi una birra limpidissima e una filtrazione perfetta. 
Le sorprese sono arrivate alla fine quando misurando la densità ci siamo accorti di essere un pò più bassi di quello che avevamo stabilito fermando il densimetro a 1040 invece dei 1048 della ricetta. Parte della mancanza deriva dal fatto che questa volta ci siamo dimenticati di aggiungere il succo di limone per acidificare l'acqua e quindi i grani hanno all'inizio lavorato con un acqua a 7,2 pH decisamente alto.
Mash
La birra ha già compiuto una prima fase di fermentazione sui 20°C con pochissima CO2 espulsa ma decisamente un bel cappello compatto di schiuma classico del S-33. 
Dopo 10 giorni è arrivata a 1010. La misurazione l'abbiamo presa durante l'aggiunta in Dry Hopping oltre che 25 grammi di Citra per rafforzare quel suo gusto aggrumato la birra e dalle tisane di arancia bergamotto e coriandolo (come avete visto recentemente un video sul nostro canale video. Per chi se le perso lo puo rivedere qui: https://youtu.be/7aDbTe1KtTo )
Abbiamo atteso altri 10 giorni prima di controllare da densità. S-33 è un lievito un pò particolare che ha il brutto vizio di simulare una fine fermentazione bloccandosi per poi ripartire dopo qualche giorno.
Ci ha messo quasi un mese a stabilizzare la densità, terminando la fermentazione con una FG di 1006 niente male come attenuazione.
Abbiamo ancora due birre da fare con gli ultimi avanzi poi faremo l'ordine per le birre della nuova stagione.
Con le nuove birre torneremo in garage e al metodo classico. Non abbiamo ancora deciso se utilizzare le nostre pentole o inserire l'easy grain come pentola di mash.
Ma questa è un'altra storia.









sabato 2 febbraio 2019

Importare una ricetta da Brewfather a Grainfather - Il Video

Questo sabato Michele ci presenta la seconda parte del video dedicato al controller bluetooth del Grainfather. 
Questa seconda parte tratta di come importare una ricetta all'interno del controller con app bluetooth. Il video presenta una prima parte dedicata alla creazione di una ricetta che successivamente tramite l'app del Grainfather ed infine importata all'interno del controller della macchina.
Buona Visione



Link diretto al video qui: https://youtu.be/nK-wnkMNl6o

mercoledì 30 gennaio 2019

Due chiacchiere con la Malteria del Monferrato

Come mio solito sono stato alla Malteria del Monferrato per fare incetta di malto base, Pils e Pale Ale.
Ho colto l’occasione per fare due chiacchiere con Davide, titolare dell’attività.
Durante i mesi di convalescenza, dopo un infortunio al ginocchio di Davide, nel 2015 nasce la malteria del Monferrato. Davide mi spiega che il processo di maltificazione lo ha sempre affascinato e durante quei mesi si è documentato meglio e ha preso la decisione di avviare questa attività.
Il percorso non è stato immediato, prima di attivarsi in Italia ha sostenuto diversi stage ed approfondimenti in varie parti del mondo, Canada, Stati Uniti, Germania ecc. da dove ha appreso spunti e “trucchetti” per la produzione del malto.
Una volta rientrato in Italia, e dopo aver preso contatti con il CERB, nell’estate del 2017 parte il progetto Malteria del Monferrato.
Un percorso non immediato in quanto si sono dovute individuare le aziende locali che fossero interessate a produrre l’orzo secondo un rigido capitolato tecnico.
Al momento una quindicina di aziende hanno aderito al progetto e producono orzo distico che, con le sue sapienti conoscenze, Davide lavora per grandi e piccoli produttori di birra.
Al momento la lavorazione avviene con appositi macchinari, ma il sogno e quello di realizzare parte del prodotto direttamente a terra come si faceva una volta.
Bene adesso che conosciamo l’azienda è giunto il momento di carpire anche noi qualche “segreto” del malto. 
Esiste la macinazione perfetta?
No, o meglio non credo. Ogni macinazione deve essere regolata in funzione del produttore da cui si compra il prodotto e dai diversi lotti. In ogni caso il chicco deve avere dimensioni minime di 2,5mm e quindi tarando il mulino, considerando questo valore, bene o male i chicchi vengono aperti. Ricordo di non esagerare per non polverizzarlo.

Meglio macinare a umido o a secco?
Ma guarda tutte e due le procedure hanno dei pro e dei contro. La macinatura ad umido ha una migliore reazione nello spezzamento ma va da se che una volta bagnato il malto deve essere utilizzato. Mentre a secco hai maggiori problemi di polverizzazione ma riesci a conservarlo meglio una volta macinato.

Perfetto, una volta macinato, a secco, il malto quanto si conserva e come?
Una volta macinato il malto deve essere conservato ben chiuso ed in un locale fresco ed asciutto, e comunque entro 48 ore deve essere utilizzato per evitare che si ossidi.

Come possiamo conservare in modo corretto il malto a casa Nostra?
Il grado di umidità del malto deve essere mantenuto tra il 4 e il 5%. Per fare ciò i birrifici hanno dei locali con temperatura e grado di umidità costantemente controllati. Capisco che in casa questo non sia possibile ma è sufficiente tenere sempre ben chiusa la confezione e ricoverare il prodotto in un locale fresco e asciutto. Nel caso in cui il malto dovesse prendere eccessiva umidità, tra il 6 e l’8%, si potrebbe avere una resa inferiore alle aspettative. Oltre cercate un parente con le galline.

Sicuramente queste due righe non possono essere esaustive sul mondo del malto, ma spero di aver chiarito alcuni dei dubbi che avevo anche io.

a cura di:

Corrado Angeloni 49 anni, professione progettista di impianti elettrici. Nel novembre 2017 organizzatore della manifestazione torinese Birrafacendo. Dal 2018 birrifica con il metodo classico 3 pentole. Si occupa della produzione di birra casalinga.

lunedì 28 gennaio 2019

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 3)

Disclaimer
In questo articolo vediamo come è possibile automatizzare un impianto di birra. Sono richieste competenze elettriche e si usa la corrente a 220 Volt, è molto pericoloso, fatelo soltanto se siete elettricisti o se siete assistiti da personale competente! 
SignorMalto non si prende nessuna responsabilità in caso di incidenti domestici.

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 3)

Entriamo ora nella terza ed ultima parte di questo processo di automazione ossia nell’implementazione di un software che possa leggere le temperature della nostra sonda e che possa leggere e scrivere sui nostri relè. Ovviamente in questa fase è necessaria una conoscenza di un qualsiasi linguaggio di programmazione e la scelta del linguaggio va un attimo pensata e ponderata. Io programmo da circa 30 anni (mamma mia come passano gli anni) e ho sempre avuto la convinzione che un linguaggio vale l’altro, l’importante è che il software faccia il compito per il quale è nato, tuttavia questa volta non è proprio cosi…
Vi riporto alcuni pensieri che ho fatto sulle diverse tecnologie, ovviamente sono pareri personali dove altri informatici potrebbero non essere d’accordo con me. 
  • Interfaccia WEB: oggi vanno molto di moda e molti sanno programmare per il web, tuttavia una soluzione del genere richiede l’installazione di un server web su un raspberry. Tecnicamente la cosa è possibile, sul raspberry è possibile un server LAMP (Linux Apache MySQL PHP) però pretendere che con l’hardware limitato che ha, abbia anche delle buone prestazioni sarebbe chiedere troppo. Dall’altra parte se per leggere la temperatura, valutare se spegnere la resistenza elettrica e successivamente spegnere la resistenza elettrica richiedesse del tempo di latenza alto, pensiamo anche solo 6 secondi (che sono 2 secondi per attività) per lo scopo che abbiamo potrebbe essere troppo. 
  • Python : E’ un linguaggio di programmazione molto usato in questi anni grazie alla sua semplicità, tuttavia ho scartato questa opzione perchè non ha la possibilità in maniera nativa di creare interfacce grafiche (a meno di non fare salti pirotecnici creando interfacce WEB ma si torna al punto precedente), altro vincolo, questo linguaggio rientra nella categoria dei linguaggi interpretati che richiede un framework per girare quindi anche in questo caso non è il massimo come performance. 
  • Linguaggi compilati: Cadono in questa categoria tutti quei linguaggi che una volta compilati generano codice macchina (i file .exe per Windows o binari per Linux). Sono linguaggi compilati linguaggi come il C/C++, Pascal etc. Va da sé che da un punto di vista delle performance questa sia la soluzione migliore. 
La mia scelta è caduta sull’uso del Pascal (che non è più il vecchio Pascal degli anni ‘90) appunto perchè è un linguaggio compilato e perchè ho usato questo linguaggio a livelli professionali per anni quindi lo conosco molto bene.
Per il mondo Linux (quindi per il raspberry) esiste un progetto open source clone del più famoso Delphi che si chiama Lazarus (link : https://www.lazarus-ide.org/) è un progetto maturo ed io lo uso tuttora al lavoro perchè mi permette di creare interfacce grafiche con estrema facilità e la libertà di programmare in Pascal. Un’altra alternativa valida potrebbe essere la programmazione C/C++, ma questa l’ho scartata perchè non ho esperienza nella creazione di interfacce grafiche con questo linguaggio. 

Entriamo nel merito dell’interfaccia grafica, all’avvio del software viene selezionata la ricetta (precedentemente inserita) e verranno visualizzati i vari step di Mash


nell’esempio, la mia Weiss esegue i seguenti step di mash: 
  • 5 minuti a 54 gradi 
  • 30 minuti a 63 gradi 
  • 30 minuti a 68 gradi 
  • 10 minuti a 78 gradi
La temperatura dell’acqua di sparge è settata a 78 gradi e il tempo di bollitura è 60 minuti.
Una volta che sono stati settati i parametri apparirà la seconda videata, quella della cotta


Nella parte superiore è visibile la temperatura dell’acqua o del mosto con il relativo valore settato. Cliccando il tasto a destra “Start Mash” inizierà la fase di mash portando la temperatura al valore settato (nell’esempio 54 gradi). Durante tutta la fase di Mash e bollitura verrà graficato la temperatura, questo è molto utile perchè si vedrà se ci sono dei cali termici
Non mancano ovviamente alcuni tasti fondamentali, come il tasto di emergenza dove si spengono tutte le resistenze, o pulsanti per accendere o spegnere la singola resistenza.
Altra caratteristica utile è la visualizzazione del tempo impiegato nella cotta, dal momento che si preme il tasto Start Mash fino alla fine del fase di bollitura. Io faccio cotte da 15 litri e ci metto 3 ore e 20 minuti, naturalmente poi va aggiunto il tempo di raffreddamento mosto e travaso nel fermentatore.

Codice
Mostrare e spiegare tutto il codice in un singolo articolo è una impresa impossibile, ad ogni modo per chi fosse curioso o volesse collaborare alla stesura di questo progetto mi può contattare privatamente, al momento attuale il codice è eternamente “work in progress” tuttavia ho una versione stabile e una in sviluppo che conta ormai oltre 1200 righe di istruzioni. Le parti fondamentali sono leggere la temperatura della sonda e scrivere il valore 0 o 1 sui relè (con 0 si apre il circuito quindi si spegne la resistenza con 1 l’opposto). Vediamo qualche pezzo di codice che reputo interessante al fine della birrificazione.
Per quanto riguarda la temperatura, io ho fatto una sola funzione che prende come input la sonda alla quale siamo interessati di leggere il valore, questo comporta che quando si chiama la funziona bisogna sapere quale pin della GPIO (trattato nel precedente articolo) vogliamo leggere.



In maniera analoga, quando vogliamo spegnere una resistenza ho implementato una funzione che prende in input la resistenza e il suo valore (OFF)








Caso diverso invece quando vogliamo accendere una resistenza, in un caso siffatto prima è necessario spegnere tutte le altre resistenza (ad esclusione della pompa), diversamente si supera il voltaggio che ho a disposizione in casa e questo mi farebbe saltare la corrente. 



Infine questo codice mostra come viene eseguito il controllo in fase di Mash, se la temperatura corrente è uguale o maggiore di quella impostata allora viene spenta la resistenza di Mash. Qua va tenuto presente un aspetto che forse migliorerà in futuro, al momento attuale ogni 20 secondi leggo la temperatura e valuto il da farsi, questo comporta che la resistenza potrebbe essere stata accesa per 19 secondi oltre la temperatura impostata, da aggiungere che al suo spegnimento esiste comunque un aumento della temperatura dovuto al fatto che la resistenza resta calda per un certo arco temporale. Al momento mi regolo ad occhio, se voglio impostare 53 gradi, io setto 52 o 51. 


Conclusioni
E’ una passione e un bellissimo passatempo, da soddisfazione vedere la produzione di birra in modo automatizzato e sapere di aver creato il tutto da zero. Come dicevo il software cambia di cotta in cotta e per testarlo, evitando di usare pentole e litri di acqua, alla presa attacco 4 lampadine che si accendono e spengono (simulando di fatto l’accensione o lo spegnimento delle resistenze). Per testarlo in tempi celeri, ho una cotta di test dove gli step di Mash sono solo 2 entrambi di un minuto e le temperature sono di 20 e 25 gradi (velocemente raggiungibili da una lampadina) e il boil è settato a 30 gradi dalla durata di un minuto. In questo modo la cotta di test dura 4 o 5 minuti e so se il software funziona o meno. Inutile nascondere che un po’ di agitazione il giorno della cotta c’è.

a cura di:
Stefano cresciuto in un paesino della provincia bergamasca, nella vita si occupa di Sicurezza Informatica ed ha voluto unire le sue competenze professionali con il suo hobby di Homebrewing. Birrifica dal 2017 con metodo All Grain classico con i tre tini. Da questa passione ha scoperto la bontà delle birre ambrate.
Ha un sito internet. http://www.stefanolorenzi.org/site/ 
Si occupa, all'interno del Gruppo, della parte informatica del processo di produzione e gestione della fermentazione con spiegazioni di programmazione e sviluppo di app.






sabato 26 gennaio 2019

Grainfather Controller Bluetooth - Il Video

Anche questo sabato ci tiene compagnia Michele con un nuovo video dedicato al Grainfather. 
Questa volta ci parla del controller bluetooth. Un video specifico sulla programmazione del controller con esempio pratico di impostazione di una cotta. Presentazione della modalità ritardata utile quando si vuole avere alla mattina a disposizione l'acqua alla temperatura di mash.
In realtà questa è una prima parte perchè sabato prossimo completerà il video con una importazione di ricetta dall'app Brewfather tramite il soft Grainfather direttamente nel controller.
Se avete dubbi scrivete a signormalto@gmail.com
Buona Visione.

Link diretto: https://youtu.be/vIcTpz4h78k



martedì 22 gennaio 2019

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 2)



Disclaimer
In questo articolo vediamo come è possibile automatizzare un impianto di birra. Sono richieste competenze elettriche e si usa la corrente a 220 Volt, è molto pericoloso, fatelo soltanto se siete elettricisti o se siete assistiti da personale competente! 
SignorMalto non si prende nessuna responsabilità in caso di incidenti domestici.

Automatizzare il processo di birrificazione (Parte 2)
In questa seconda parte entreremo nel vivo dello “smanettamento” hardware e nel prossimo post entreremo nel vivo nella parte software. Va da sè che smanettare con l’hardware del Raspberry richiede alcune nozioni sia del sistema operativo Linux sia di un po’ di elettronica, ad ogni modo chi necessita di chiarimenti può contattarmi. Resta chiaro che questa è la parte più “pericolosa” quindi ci tengo a sottolineare il Disclaimer sopra. In questa fase si lavora con la corrente, quindi non prendete sottogamba nulla, dovete lavorare in massima sicurezza. 
Come sappiamo la cosa più importante nella fase di birrificazione è garantire gli step di ammostamento, quindi la prima cosa di cui ci dobbiamo occupare è saper leggere le temperature dal nostro Raspberry. Dopo diverse ricerche io ho optato per le sonde ds18b20 dell’azienda AZDelivery facilmente reperibili su Amazon 
esistono principalmente due versioni, quella water-proof ( a prova d’acqua) e una versione che non resiste all’acqua, a noi ovviamente serve la prima. 
L’immagine sotto a sinistra mostra i collegamenti alla GPIO del raspberry (poi spiego cosa è), senza entrare in tecnicismi dovete mettere la resistenza da 4.7 OHM, semplificando al massimo (elettricisti perdonatemi per la superficialità) la resistenza ha il compito di trattenere della corrente, che se arrivasse tutta alla sonda verrebbe bruciata perchè non potrebbe reggere a quel carico (a me è successo), non entro nello specifico del perchè da 4.7 OHM, fidatevi. 
Mentre la foto qui sotto mostra il mio circuito saldato (non sono un bravo saldatore)

GPIO
Le GPIO sono collegate direttamente ai pin del processore e non sono protette.
In uscita forniscono una tensione di 3.3v e in ingresso non sono tolleranti ai 5v.
Fate molta attenzione, sbagliare i collegamenti può comportare danni irreparabili al vostro Raspberry.
Il cavo rosso, porta corrente, mentre il cavo blu è la massa infine il cavo giallo è dove si andrà a leggere il dato. Ripeto è fondamentale tra il cavo giallo e il cavo rosso mettere la resistenza di 4.7 OHM, diversamente brucerete la resistenza. 
In fase di test è possibile usare le basette elettriche, ma non pensateci nemmeno un secondo ad usarle per la birrificazione, usatele solamente in fase di test per leggere le temperature, poi sarà necessario saldare il circuito elettrico che darà maggior garanzie di tenuta. I fili dalle basette si staccano con troppa semplicità, mettendo a rischio la possibilità di leggere il valore, per questo motivo sarà necessario, finiti i test saldare il circuito. 
Fatto questo potete dare i comandi che vedete nell’immagine sotto, nel percorso /sys/bus/w1/devices verrà creata una cartella con nome 28-00000XXXXXXXX che riporterà il numero della vostra sonda. A questo punto viene creato un file w1_slave con la vostra temperature, sia in formato esadecimale che in formato “numerico” intero nel caso specifico il numero è 28625 che corrisponde a 28,625 gradi Celsius. Fate delle prove usando acqua calda e acqua fredda e vedete che la temperatura si aggiornerà (mi pare una volta al secondo)



I relay
Ancora una volta voglio ricordare la pericolosità di questa operazione, se nella parte precedente si rischia di bruciare una sonda o il raspberry, qua avremo a che fare con la corrente a 220 Volt per questo motivo fate moltissima attenzione!!!
I relè sono degli apparecchi che possono aprire o chiudere un circuito elettrico. Nel primo caso la corrente verrà interrotta, mentre nel secondo la corrente passerà, vengono chiamati Normalmente Aperti o Normalmente Chiusi. Quindi il primo consiglio è quello di usare relè normalmente aperti, in questo modo la corrente non passerà e il nostro impianto anche se attacchiamo la spina non funzionerà finchè non diremo al relè di chiudersi. Altra cosa importante, non tutti i relè sono uguali, esistono da diversi amperaggi, il relay che io ho usato è il seguente (25A/250V). Se ben ricordo costano 6 euro l’uno su Amazon.

Impianto Finito
L’immagine sotto mostra l’impianto finito, nella sua prima versione, al momento attuale sto lavorando sulla seconda versione che mostrerò le foto nel prossimo articolo. 
Come vedete in alto c’è il Raspberry e a sinistra i 4 Relays (Mash, Sparge, Pompa e Boil) e a sinistra l’impianto saldato per le sonde.
Per motivi di sicurezza sui relay ho messo del nastro isolante inoltre come doppia sicurezza ho messo una copertura in plastica. Questa doppia sicurezza serve per evitare che accidentalmente qualcuno tocchi la parte dove passa la corrente a 220V.
In realtà non sono strettamente necessari 4 relè, perchè quando inizia il boil, non vi serve più lo sparge e il Mash quindi ne basterebbero 3 (addirittura due se non avete la pompa).
Per questo motivo io ho due sonde, perchè per il boil uso la sonda dello sparge.
Insomma, c’è la possibilità di creare un impianto molto modulare e flessibile.



a cura di:
Stefano cresciuto in un paesino della provincia bergamasca, nella vita si occupa di Sicurezza Informatica ed ha voluto unire le sue competenze professionali con il suo hobby di Homebrewing. Birrifica dal 2017 con metodo All Grain classico con i tre tini. Da questa passione ha scoperto la bontà delle birre ambrate.
Ha un sito internet. http://www.stefanolorenzi.org/site/ 
Si occupa, all'interno del Gruppo, della parte informatica del processo di produzione e gestione della fermentazione con spiegazioni di programmazione e sviluppo di app.


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