lunedì 22 settembre 2014

Capitolo Finale, Imbottigliamento dell'Ambrata Amara Raj

Sembra impossibile come passi il tempo, siamo già arrivati al momento dell'imbottigliamento della Raj. Questo fine settimana è stato intenso come non ricordavo da mesi. Abbiamo iniziato venerdì con un giro nei dintorni per verificare a che punto fossero i coni di luppolo autoctono, e ne abbiamo raccolto un etto per fare una prova. Lo abbiamo fatto essiccare in forno, per un paio d'ore a 40 gradi, portando il peso a circa 20 grammi, e provare ad utilizzarlo Domenica per nuova cotta.


Purtroppo lo sportello a specchio non fa intravedere granché, ma sono i coni in forno.
Faremo un articolo in seguito dove Vi daremo qualche informazione in più. Ieri abbiamo raccolto un chilo di coni, in diverse zone, con dimensioni diverse e gusti diversi, avete mai masticato un cono fresco?? Fatelo con cautela! Oggi replicato con un altro mezzo chilo.


Ma torniamo all'imbottigliamento. Purtroppo la mancanza di un lavandino e dell'acqua, ha evidenziato l'impossibilità di effettuare tutte le operazioni in cantina, un limite che ci negherà la possibilità di trasferire tutte le fasi in cantina. Ma stiamo già studiando qualcosa.
Procediamo con ordine, la fase più importante è stabilire se i lieviti hanno finito di trasformare gli zuccheri in alcool. A seconda del lievito utilizzato, e la quantità e il tipo di zuccheri presenti all'interno del mosto e la temperatura di fermentazione, la fase può avere tempistiche diverse. Un metodo semplice per cercare di capire se è arrivato il momento giusto per l'imbottigliamento, è il valore della densità misurata in due momenti diversi, a giorni alterni. Per esempio, nel nostro caso abbiamo prelevato un campione di mosto giovedì verificando la densità a 1012, poi è stato prelevato un altro campione poco prima di imbottigliare verificando nuovamente con la densità ferma ancora a 1012, e così abbiamo deciso di imbottigliare.
Successivamente abbiamo effettuato il travaso, per evitare che il lievito, durante la fase di aggiunta dello zucchero e di mescolamento, per la carbonazione naturale, finisca in eccesso nelle bottiglie, creando torbidità al momento della degustazione. Come sempre, il travaso è effettuato con il metodo rubinetto-rubinetto.
Mi raccomando ricordatevi di togliere il gorgogliatore, è un attimo, presi dall'entusiasmo, all'apertura del rubinetto,  il liquido finisce dentro alla birra, all'inizio capita spesso, per quello che alla fine abbiamo deciso di usare la grappa, piuttosto che qualche disinfettante...!


Intanto Andrea, sanifica le bottiglie e i tappi.


Nel fermentatore avevamo aggiunto 50 grammi di EKG, e nostra abitudine strizzare bene la calza, per recuperare il meglio del succo celestiale che dimora all'interno dei coni zuppi di birra, ma aprendolo abbiamo notato che parte del lievito, che di solito dimora sul fondo, era in superficie.


E' probabile che la causa sia dovuta alla resistenza su cui è appoggiato il fermentatore. Il calore, anche se minimo, abbia aumentato la produzione di C0² e si sia creato uno strato di gas tra la zona dura superficiale e la zona morbida a contatto con il fondo, causandone la separazione. Nessun problema, siamo stati pò più attenti al momento di arrivo vicino al rubinetto, interrompendo il flusso prima. L'utilizzo di un colino avrebbe potuto intorbidire la birra, e trasportato troppo lievito nell'altro fermentatore.
Naturalmente non ci siamo sottratti all'assaggio della provetta. Appena portata alla bocca si capisce subito che è una birra molto secca, è intenso il vapore alcolico che sale insieme al caramellato che è intenso e che copre sia le scorze di arancio che il luppolo. Al gusto è intenso, il sapore rilasciato dal malto caramellato Cara 20, davvero tanto intenso, forse troppo, mentre scendendo in gola si sente appena l'aroma dell'arancio e l'amaro del luppolo. Alla fine rimane molto la sensazione alcolica.
La birra ha cmq un profumo intenso, e ricco, per il colore è splendido, più chiaro di quanto ci aspettavamo, complice il Cara 20 che è molto chiaro, come sempre una birra molto limpida già da ora. La foto non rende.


Finito il travaso, abbiamo portato su in cucina il fermentatore ed effettuato l'imbottigliamento vero e proprio. Prima abbiamo calcolato la quantità di zucchero da utilizzare per la carbonazione, che abbiamo stabilito intorno a 5 grammi litro per un totale di 115 grammi, sciolti in 300 ml di acqua, fatta bollire e successivamente raffreddata  alla temperatura del fermentatore.
Importante una volta versato e mescolare bene, per evitare stratificazioni della soluzione zuccherina e ritrovarsi con bottiglie più gasate e altre meno. Anche durante l'imbottigliamento è fondamentale mescolare per una trentina di secondi ogni 2 - 3 litri, lo so è una scocciatura, ma è importante mescolare bene.


Questa volta ci siamo scambiati i ruoli, Andrea riempiva le bottiglie e io le tappavo.


Anche Andrea si scoccia ha mescolare, ma è d'accordo a mescolare con la frequenza giusta.


Siamo stanchi per la giornata intensa.


Intanto io continuo a tappare.


Sono sempre un pò in difficoltà a tappare, ho paura che si spacchino per la forza applicata per la chiusura dei tappi.
Alla fine non rimane che ritornare in cantina, questa volta con le bottiglie, da riporre all'interno della cella, per continuare la fermentazione dei nuovi zuccheri aggiunti e creare le bolle per la carbonazione naturale.


Come potete vedere al piano centrale sono state inserite alcune bottiglie di acqua, per creare un effetto tampone della temperatura, serviranno anche loro per immagazzinare il calore e rallentare il raffreddamento della stessa.
Intanto io recupero il lievito e preparo un pò di pasta poi da utilizzare per fare pane e pizza.


Insieme al lievito, c'è anche un pò di birra, nessun problema, sapeste che profumo....
Anche questa avventura è finita, ora non ci rimane che attendere almeno un tre quattro mesi per il primo assaggio, ma sarà necessario almeno 6 mesi per gustare a fondo questa splendida birra, dal colore ambrato e dal sapore caramellato, sarà come sempre una battaglia tra la mente e il cuore.
Ora non ci resta che procedere con la nuova cotta, la Kashmir, la rivisitazione della nostra prima birra in BIAB, ma questa è un'altra storia. 


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