mercoledì 5 marzo 2014

Come Iniziare a fare Birra in casa. Birra preparata con il Kit.

Ciao a Tutti, molti mi chiedono come iniziare a fare birra in casa, il metodo più semplice, sicuro e veloce è l'utilizzo dei malti preparati, le cosidette birre da kit.
Così abbiamo pensato di raccontarvi, come facevano noi, prima di passare all'AG BIAB.
I kit oltre a essere il metodo più semplice e veloce per creare una birra in casa, rimane anche una buona base di partenza per imparare e introdursi nel mondo della birra casalinga e si possono ottenere dei discreti risultati.
Normalmente con un barattolo si ottengono 23 litri di birra, e in un paio di mesi, anche meno, è pronta per essere bevuta. Alcuni tipi un pò più particolari, possono essere necessari qualche mese in più per il consumo e possono variare anche le quantità di birra prodotta a parità di barattoli.
Qui vi illustreremo tutte le fasi della  produzione di una birra da kit prendendo come esempio la Tarwebier di grano belga, visto che quella in All Grain non riusciamo a farla, ci rimane, solo,  il ricordo di questa splendida birra speziata belga.
L'attrezzatura necessaria può essere acquistata separatamente, oppure si trovano già kit pronti dove c'è tutto il materiale che serve:
- un fermentatore di plastica da 33 litri completo di gorgogliatore (meglio acquistarne un altro, per  il primo travaso che si renderà necessario). Nel Kit è presente anche un'altro contenitore uguale, ma non utilizzabile come fermentatore perchè non ha un coperchio adatto alla pressione, e da utilizzare per il successivo travaso (secondo travaso), prima dell'imbottigliamento.


- paletta di plastica per mescolare gli ingredienti.
- il rubinetto.
- densimetro con provetta per controllo della densità.
- lava bottiglie.


- un termometro (nel kit è quello classico di vetro)
- un tappa bottiglie (nel kit è a due leve per tappi corona)


Naturalmente poi serve il barattolo con il malto amaricato, cioè già con il luppolo all'interno, lo zucchero e l'acqua necessaria nelle dosi riportate sul barattolo.


Questo è il barattolo di Malto Amaricato della Brewferm di Tarwebier o birra bianca di grano belga, e come riportato dall'etichetta pronto per produrre 15 litri di birra.
La cosa principale è la pulizia, mani e tutti gli strumenti necessari, che vengono a contatto con la birra, devono essere puliti, quindi prima di iniziare si lava tutto con un detergente neutro in piccole dosi e poi si risciacqua  tutto con acqua calda.
Una volta eseguita la pulitura di tutto il materiale si passa alla sanificazione, cioè l'eliminazione della parte di germi che potrebbero causare delle infezioni del mosto e successivamente della birra. Per la sanificazione normalmente si utilizza il metabisolfito di potassio, che normalmente si trova già dentro il kit, ma che si può acquistare in un qualunque negozio che tratti vino o materiali per cantina. Esistono tutta una serie di prodotti specifici più aggressivi, che si possono acquistare su internet, noi cmq abbiamo sempre utilizzato il metabisolfito. La dose utilizzata è di 4 cucchiaini in 1 litro di acqua fredda. Una volta sciolto bene si versa tutto dentro un contenitore e si comincia con lasciare a mollo tutto il materiale compreso il rubinetto, poi si toglie tutto e si lascia asciugare senza risciacquare. La soluzione viene poi utilizzata per sanificare il fermentatore, montato il rubinetto, si versa la soluzione all'interno e si chiude bene il fermentatore e si passa alla lavaggio, agitandolo bene, è importante che si bagni bene tutta la superficie interna.
Una volta che tutto il materiale è ben lavato e sanificato, si comincia con preparare gli ingredienti. Normalmente i barattoli di malto amaricato prevedono la giunta di solo zucchero o addirittura in alcuni preparati particolarmente concentrati, di niente, e viene reidratato semplice con l'acqua nel fermentatore.
Dopo che abbiamo fatto più di una dozzina di birre con il kit possiamo affermare di utilizzare  come ingrediente fermentabile l'estratto di malto in polvere ed eventualmente altri zuccheri come  il miele o zuccheri caramellati, che sono in grado di donare alle nostre birre anche un pò di corpo e aroma in più.
In questa ricetta abbiamo anche utilizzato miele di limone e di arancio, per dare un pò di aroma, la ricetta la potete recuperare nell'articolo delle ricette scritto a dicembre.
Inizialmente si mette a bagnomaria il miele, che come sapete, essendo un prodotto ricco di muffe e batteri e lieviti selvaggi, potrebbe mettere a rischio la buona riuscita della birra, così provvediamo a sterilizzarlo, naturalmente il suo carico di zuccheri ed aromi rimane inalterato.

  
Il miele deve bollire per almeno mezz'ora, per essere certi che sia sterile, inoltre da caldo e più facile scioglierlo bene, specialmente per quei mieli artigianale che rimangono molto densi, e sarà più semplice poi mescolarlo perfettamente con gli altri ingredienti, attenzione quando lo maneggiate, utilizzate degli metodi di protezioni delle mani, idonei, rischio ustioni assicurate!!
Intanto si mette il barattolo (in questo caso due) a bagnomaria nell'acqua calda, per sciogliere il malto, che se aperto senza questo passaggio sarebbe quasi impossibile tirarlo fuoria causa della sua alta densità. Basta mettere su una pentola abbastanza capiente e portare l'acqua in ebollizione spegnere e immergere il barattolo per una decina di minuti, per sciogliere bene il malto all'interno.


Girate il barattolo un paio di volte, state attenti a non scottarvi, nel frattempo preparate la pentola principale che servirà per unire e amalgamare tutti gli ingredienti.
Questa pentola è indispensabile, è deve essere di buona qualità per evitare che durante le fasi di cottura e bollitura il mosto non attacchi sul fondo e bruci, visto che, al contrario del All grain , il mosto risulterà molto più denso e concentrato.


La capienza ottimale è di 10 litri minimo.
Come vedete dalla foto, c'è anche un'altra pentola sul fuoco, quest'acqua servirà per risciacquare bene i barattoli dopo aver versato il contenuto nella pentola, perchè nonostante il malto si sciolga perfettamente, a causa della sua alta viscosità, ne rimane molto attaccato alle pareti e sul fondo del barattolo e l'unico molto è versarci dell'altra acqua bollente e scioglierlo bene. Naturalmente l'acqua utilizzata deve essere sempre quella che adopererete per il mosto.
Si prepara la pentola principale con almeno 3-4 litri di acqua e la si porta in ebollizione. L'acqua utilizzata per il mosto dovrebbe essere di fonte o minerale, per evitare di utilizzare l'acqua del rubinetto ricca di calcio e di cloro in molti casi. Eventualmente si può preparare l'acqua il giorno prima facendo bollire e riposare 24 ore tutta l'acqua che serve, circa 25 litri (normalmente poi dipende da quant'acqua serve per raggiungere il volume trascritto sulle etichette del barattolo).
Inoltre far bollire tutta l'acqua necessaria, prima dell'utilizzo, aiuta ad avere una schiuma migliore.
Noi abbiamo la fortuna di abitare in collina è quindi la scelta è ricaduta sulla fonte.


Una volta che l'acqua nella pentola bolle si abbassa la fiamma e si comincia a versare e mescolare molto bene tutti gli ingredienti che sono necessari. In primis si aggiunge lo zucchero o il malto in polvere, poi l'eventuali altri fermentabili come miele e una volta sciolto tutto perfettamente si versa il contenuto del barattolo.



Questo che si vede è il barattolo aperto, potete vedere il mosto sciolto, pronto da versare nella pentola.
Come zucchero per dare un maggiore caratteristica alla birra, si può usare lo zucchero di canna, mi raccomando che sia vero zucchero di canna biologico, il gusto sarà inconfondibile.


Questo è quello che utilizzavamo. Qui sotto potete vedere l'estratto secco di malto per dare un maggiore corpo alla birra, che al contrario rimarrebbe troppo secca e piatta.


Ci sono diversi tipi di estratti a seconda della ricetta che si va a fare, si va dal light per birre chiare, l'amber per birre ambrate, e il dark per birre scure. Poi esistono anche estratti di grano wheat, per le birre di grano.
Indispensabile anche una frusta per mescolare bene il tutto e il termometro per verificare le temperature.



Qui potete vedere anche il gorgogliatore che andrà poi infilato nel foro del coperchio del fermentatore, che nel frattempo riempirete con tre litri di acqua fredda e posizionerete nel posto definitivo.




Importante a questo punto è reidratare il lievito secco. Normalmente dentro i coperchi dei barattoli c'è una busta di lievito generico, consiglio di comprare un lievito più specifico, perchè ricordatevi, il mosto lo facciamo noi, ma la birra la fa il lievito.


Questo è solo da esempio, non è quello usato per la Tarwebier, ma della stessa casa produttrice esiste tutta una serie di varietà di lieviti specifici, a secondo delle vostre esigenze.
Quindi si prepara un pentolino con 200-250 ml di acqua e si scalda l'acqua. E' meglio sterilizzarla, quindi bollirla e poi raffreddarla fino a 25°C, poi versate l'acqua fino a metà di un bicchiere, naturalmente anch'esso sanificato, mi raccomando a volte ci si inciampa nelle cose banali, aggiungendo poi anche una punta di zucchero per preparare del "carburante" per il lievito. Una volta sciolto lo zucchero si versa il contenuto della bustina e si mescola energicamente fino a sciogliere bene e a formare come una crema, tutto il lievito, cercando di inglobare anche ossigeno, creando delle bolle, per permettere la moltiplicazione delle cellule del lievito. La prima fase di moltiplicazione delle cellule, che avviene anche nel fementatore, avviene in presenza di un ambiente aerobico ricco di ossigeno.


Una volta eseguita la reidratazione del lievito, ci andrà un mezz'oretta prima che sia attivato e pronto per essere inoculato all'interno del mosto, non ci rimane che terminare la fase di mescolamento degli ingredienti, portando per 5 minuti ad ebollizione il contenuto della pentola per sterilizzare completamente il tutto.
Nel ricetta della Tarwebier, sono state aggiunte anche spezie, questo è un passo sicuramente successivo, che necessità di più esperienza, ma ve lo vogliamo raccontare, più che altro per completezza di cronaca di questa birra bianca di grano.
Bisogna tornare indietro di qualche passaggio, all'inizio della bollitura dell'acqua della pentola. Invece di abbassare la fiamma e cominciare a versare gli ingredienti, si continua a far bollire per 15 minuti con all'interno della pentola, soltanto le spezie necessarie alla ricetta, in questo caso coriandolo e scorze di arancia secche.


Il coriandolo, spezia dal profumo impareggiabile, va pestato, noi qui in Liguria abbiamo tutti in casa un mortaio dove si fa pazientemente il pesto, mentre la scorza secca di arancio va utilizzata così come è.


Si utilizza un filtro di bollitura per luppolo, dette anche calze, dove si mettono dentro le spezie e si buttano nella pentola e devono bollire per i 15 minuti, in modo che tutti gli oli essenziali vengano estratti e passino nell'acqua.


Dopo 15 minuti di bollitura, si può levare la calza e si riprende il normale ciclo di lavoro, abbassando il fuoco aggiungendo lo zucchero, l'estratto di malto, gli eventuali altri fermentabili come il miele e alla fine quando e tutto mescolato bene si versa il malto amaricato del barattolo, e si alza la fiamma e si fa bollire per 5 minuti. La bollitura del mosto non è consigliata da tutti, in molte etichette c'è specificato che non deve essere bollito, principalmente per due ragioni, primo il mosto si caramellizza diventando più scuro e quindi anche la birra risulterà più scura, secondo l'amaro del luppolo contenuto nel malto amaricato tende a far aumentare l'amaro nella birra e a variare leggermente il gusto originale. Vi garantisco che le variazioni sono minime e ne vale la pena,  per essere più tranquilli, per non avere sorprese successivamente, così si sterilizza il mosto.


Tutto è pronto per il raffreddamento. Per evitare di trovarsi un mosto troppo caldo in fase di inoculo del lievito, bisogna portare il mosto ad una temperatura consona al lavoro dei lieviti, che deve avere alla fine una temperatura intorno ai 20°C. Più la temperatura è alta più si rischia di avere sapori eccessivamente fruttati e avere delle fermentazioni troppo tumultuose, e la possibilità di vedere uscire dal gorgogliatore non sono l'anidride carbonica, ma anche schiuma con il rischio che seccandosi, si otturi, bloccando la fuori uscita del gas e addirittura con il pericolo di apertura del coperchio e quindi di una contaminazione, e con la probabile fuoriuscita della schiuma.
Vi garantisco che non è piacevole ve lo dico per esperienza vissuta, anche perchè la schiuma è molto densa e tende ad appiccicarsi dappertutto e se si lascia seccare è la fine, diventa quasi cemento!.
C'è da dire anche che oltre a certe temperature, si rischia di inibire le cellule del lievito, vanificando la fermentazione. Il discorso vale anche all'inverso, comunque sulle buste del lievito è specificata la variazione di temperatura ottimale minimo-massimo di lavoro.
Quindi ci passa al raffreddamento, si riempie il lavandino di acqua fredda e si immerge la pentola e si raffredda il più velocemente possibile, perché è proprio questo il momento più pericoloso per le infezioni, essendo il contenuto ricchissimo di zuccheri e a una temperatura idonea alla rapida moltiplicazione di germi, batteri e funghi. E' chiaro che l'ambiente dove si effettua questa operazione deve essere un ambiente più pulito possibile.


Con l'acqua a 20°C il mosto deve essere a 20°C, ma se si ha l'acqua più fredda si può mettere un mosto più caldo e questione di rapporti tra temperature e quantità.
(Temperatura del mosto x la quantità di mosto) + (Temperatura dell'acqua x la quantità dell'acqua) / i litri totali. Es:. (35°C x 10 litri) + (12°C x 13 Litri) / 23 = 22°C gradi che troverete all'interno del fermentatore. Logicamente se avete l'acqua con una temperatura più alta potete inserire qualche litro di ghiaccio precedentemente congelato aggiungendo alla formula i litri dell'acqua che avete congelato sommati ai litri dell'acqua e del mosto.
Es:. (38x8)+(12x13) / 21+2(ghiaccio) = 20°C
Una volta raffreddato alla temperatura desiderata, si versa tutto nel fermentatore cercando di versare il mosto da più in alto possibile per far inglobare quanto più possibile ossigeno, che come dicevamo servirà ai lieviti per la prima parte di crescita.
La prima cosa da fare è controllare la densità iniziale, è obbligatorio, ci servirà per capire quando imbottigliare e la gradazione alcolica della nostra birra.


Mentre si mescola il tutto per continuare ad ossigenare il mosto si preleva un campione di mosto e si misura la densità tramite il densimetro in dotazione con il kit e si annota il numero. Sulla confezione di solito è scritto il valore della densità iniziale o OG, naturalmente se avete inserito anche estratto o altri fermentabili oltre lo zucchero questo numero sarà più alto.
Su quanto estratto o fermentabili aggiungere esistono soft in rete che vi possono aiutare, perchè bisogna semplicemente sostituire lo zucchero o parte di esso con una percentuale di estratto consono alla quantità totale. Facciamo un esempio se lo zucchero ha un coefficiente pari a 1 gli altri ingredienti avranno una capacità più bassa. Esiste una tabella che vi può aiutare,
Zucchero                 1
Zucchero di canna 0,77
Miele                     0,53  
Malto secco           0,77
Malto liquido        0,63
ricordate che potete aumentare leggermente ma mai esagerare, si otterrà birre più alcoliche ma molto più secche a discapito del corpo. Quindi se la ricetta prevede 1 Kg di zucchero potete invece di usare lo zucchero bianco, da cucina, usare 500 gr. di malto secco + 500 grammi di miele +  500 grammi di zucchero di canna e avrete la stessa quantità di fermentabili, ma sicuramente una birra con un corpo e un aroma migliore.
Adesso, vi ricordate il lievito? In una mezz'ora si è creata una schiuma sulla superficie del bicchiere che ci fa capire che l'attivazione è avvenuta e si può versare all'interno del fermentatore, attenzione ricordate di verificare bene la temperatura del mosto.


Si versa il lievito


Una volta versato il lievito si procede ad una bella mescolata per 5 minuti, oltre che per mescolare bene il lievito, anche per aumentare ancora l'ossigeno all'interno del mosto.


Dopo aver dato una bella mescolata si copre il fermentatore con il coperchio e si inserisce il gorgogliatore, che altro non serve a far fuoriuscire l'anidride carbonica prodotta dai lieviti durante la fermentazione e trasformazione degli zuccheri in alcool e evitare di far entrare aria all'interno dell'ambiente protetto che è il fermentatore.


Mi raccomando che il coperchio sia ben chiuso, controllate due volte! Una volta sicuri che sia chiuso si aggiunge un pò di soluzione sanificante all'interno del gorgogliatore fino alle tacche


è buona norma anche inserire un pò di soluzione all'interno del rubinetto che avete nel frattempo girato al contrario.


Si controlla un ultima volta la temperatura e il quantitativo di mosto presente, fatevi un piccolo promemoria con tutti questi numeri vi verrà utile, in caso vi venisse bene e vorreste rifarla.


Una volta terminato potete ora verificare la densità sul densimetro, visto che risulta meglio attendere qualche minuto prima di leggere il valore.



Magari cercando di muoverlo un pò per "sgasarlo" come si dice, per evitare che piccole bolle si ossigeno si attacchino al densimetro e sfalsino la misura.


Qui si può vedere le numerose bolle.
La prima parte è finita, ora non vi resta che attendere qualche ora per sentire il vostro gorgogliatore che comincia a sbuffare e vi avverte che la conversione è iniziata.
Capita a volte, come nel caso di questa ricetta, che il gorgogliatore non ha mai sbuffato, ma la fermentazione è partita lo stesso.
Potete eventualmente controllare attraverso la plastica che si formi una schiuma sulla superficie del mosto, anche questo indica l'avvenuto inizio della fermentazione.
Questo può succede a temperature più basse, dove la fermentazione è più tranquilla o dove c'è eccessivo spazio tra l'orlo del mosto e il coperchio, e quindi l'emissione di anidride carbonica è più contenuta, e de più grande lo spazio a sua disposizione. Con una temperatura più alta, la fermentazione sarà più breve e tumultuosa, mentre con una temperatura più bassa sicuramente più lunga e silenziosa.
Una cosa importante, è meglio che il fermentatore non sia alla diretta luce solare, e buona norma posizionarlo in un luogo buio o coprirlo.
Quando sarete belli e contenti del lavoro svolto, vi troverete davanti un bel pò di materiali da pulire perfettamente, ricordate bene che tutto il materiale deve essere pulito alla perfezione, per evitare di avere problemi di infezioni, perchè il malto è particolarmente rognoso, specialmente se lo lasciate seccare.



Da qui in poi potete trovare informazioni sul blog, perchè le successive operazioni sono uguali con tutti i metodi, comunque facciamo un veloce ripasso.
Dopo una settimana, si procede con il travaso, per eliminare il lievito esausto che si deposita sul fondo del fermentatore e che se lasciato potrebbe portare aromi e profumi sgradevoli, e comunque ricchi sapori di lievito.
Si prende un'altro fermentatore perfettamente pulito e sanificato e lo ci collega con un tubo alimentare e si travasa la birra.


In questa fase è possibile aggiungere all'interno del secondo fermentatore un filtro contente luppolo e fare così un ulteriore luppolatura a freddo per aumentare l'aroma, non l'amaro, della nostra birra.


Ricordate di misurare la densità per farvi un'idea di come va la vostra birra, normalmente dopo una settimana, quasi tutti gli zuccheri sono stati trasformati, e il valore sarà molto vicino al valore finale che otterrete, la cosiddetta FG o densità finale.
Dopo un'altra settimana si procede alla misurazione della densità è si annota il numero se dopo due giorni la densità è uguale si può imbottigliare.
Oltre a sapere se la vostra birra è pronta la misura della densità finale in aggiunta alla densità iniziale, vi permette di calcolare il grado alcolico della vostra birra, tramite la formula:
densità iniziale - densità finale / 7,46
Es:. 1060-1012/7,46= 6,4 sono i gradi alcolici della vostra birra.
Una volta che abbiamo verificato la densità finale, prima di imbottigliare è fondamentale procedere con il priming o l'aggiunta di zucchero per la rifermentazione in bottiglia. Questa aggiunta permetterà ai lieviti rimasti di produrre all'altra anidride carbonica che andrà a gasare la vostra birra. Normalmente sulle etichette o su i fogli dell'istruzioni che troverete nel coperchio o nella confezione del malto amaricato ci sono già scritti i quantitativi da aggiungere di zucchero.
In rete si possono trovare tabelle con il grado di colume ci CO2 per ogni stile e anche i grammi a litro da aggiungere nel fermentatore.
Potete trovare un elenco nell'articolo su l'imbottigliamento della Dark IPA di Gennaio.
Ci sono due metodi per aggiungere lo zucchero, o bottiglia per bottiglia o tutto il quantitativo che serve dentro il fermentatore. Noi utilizziamo questo secondo metodo.
Si esegue quindi un ulteriore travaso, per evitare durante il mescolamento dello zucchero di sollevare il lievito esausto depositato sul fondo del secondo fermentatore.
Quindi si calcola lo zucchero necessario e si pesa.


Intanto si prepara un pentolino con 300 ml. di acqua e si fa bollire. Quando l'acqua bolle, si aggiunge lo zucchero è si continua a bollire per qualche minuto, caramellizzando leggermente lo zucchero.




Quindi si raffredda fino a raggiungere la temperatura del fermentatore. Il metodo più semplice è metterlo nel lavandino con acqua fredda.



Una volta raffreddato si versa nel fermentatore mescolando bene, per evitare che lo zucchero stratifichi.


Poi successivamente, ogni 5 - 6 bottiglie riempite, si deve mescolare per evitare di trovarsi bottiglie con più zucchero di altre meno, e alla fine avere alcune birre troppo gasate e altre lisce.


Per imbottigliare si utilizza l'asta di riempimento che si trova all'interno del kit. Il funzionamento è semplice quando premete l'asta contro il fondo della bottiglia la birra uscirà, una volta arrivati ad un paio di centimetri dal bordo sollevando l'asta la birra smettere di uscire. Non lasciate troppo spazio tra il tappo e l'orlo della birra, si rischia di avere birre poco sgasate. Due dita al massimo.


Mano a mano che imbottigliate tappate le bottiglie, importante anche qui pulire e sanificare bene tutti i tappi e le bottiglie. Per le tecniche di sanificazione e pulitura dei tappi e bottiglie vi rimando agli articoli inerenti gli imbottigliamenti di Dicembre Gennaio e Febbraio.
Le bottiglie poi devono essere lasciate un paio di settimane alla stessa temperatura che la birra ha fermentato e poi si trasferiscono in cantina o in un ambiente più fresco meglio intorno ai 10°C, per continuare la maturazione.
Non resta che attendere un paio di mesi e poi si può procedere al consumo.
Dall'esperienza che abbiamo maturato sui kit, bisogna dire che al contrario delle birre eseguite con il metodo All Grain BIAB che tendono a migliorare con il passare del tempo, le birre prodotte con il metodo kit, tendono ad appiattirsi mano mano che il tempo passa e il periodo più idoneo per assaporare al meglio le nostre birre è tra un minimo i 45 giorni-due e tre mesi, ottimale, e ad un massimo di sei.
Spero che nonostante il volume di parole, che oltre a essere pesante ed impegnativo, e si sa quando si scrive tanto, si commettono tanti errori, e che questa mini-cronaca-guida possa essere utile a chi vuole iniziare a crearsi qualche birra a casa, e perchè no, iniziare una vera e propria passione e produzione di birre, un pò come è successo a noi.

In coda all'articolo un doveroso ringraziamento a 8Gazza, il mio Mastro, che in quei periodi mi ha iniziato, aiutato, sopportato e supportato, anche in quei momenti difficili. Grazie.
E adesso pensiamo alla prossima cotta domenica si rifa la IPA o no......
A presto.

venerdì 28 febbraio 2014

Etichettatura & Assaggio dell'American Pale Ale ORO

Cari Amici, purtroppo questo mese non ci ha permesso di brassare birra, è accaduto sempre qualcosa che non ci ha permesso di fare la Blanche che tanto desideravamo.
Questa splendida birra Belga si nega, così non ci ha permesso di concludere il cerchio che pensavamo di completare, e terminare questa prima fase della sperimentazione nella creazione delle nostre birre. 
Purtroppo non è stato così, addirittura questa volta, il giorno prima di brassare la Blanche Andrea si è fatto male e siamo stati costretti a utilizzare il tempo per la cotta prima al pronto soccorso il sabato e la domenica all'ospedale. E così abbiamo pensato che "sta bianca non sa da fare", che qualcosa di diabolico in essa, è abbiamo deciso di rimandare ancora e brassare la classica IPA, la nostra prima birra in BIAB, ripetendola con alcune modifiche che riguarderanno la temperatura e la durata del mash, ma questa sarà un'altra storia.
Ora andiamo a completare la serie di articoli riguardanti la nostra American Pale Ale ORO, una splendida birra dal colore dorato-arancione e leggermente torbida come si addice ad una vera APA.


La birra è stata imbottigliata il 06 febbraio, per tutti questi giorni è stata lasciata in casa a 20°C per aiutare i lieviti a carbonarla. Il priming, per lo stile adottato è intorno ai 2,8 volumi di anidride carbonanica che corrisponde a 7,5 gr per lt di birra, noi abbiamo voluto rimanere un pò al di sotto con un 2,6, per evitare di creare una "gazzosa", visto che in fase di travaso ci aveva colpito il forte aroma fruttato, e così abbiamo aggiunto 160 gr. di zucchero bianco.
Come al solito è stato fatto bollire 300 ml di acqua e lo zucchero per qualche minuto.


Qui vediamo le bottiglie con le nuove etichette uniche che danno un tocco più professionale, create come sempre con GIMP, nei tre formati 33 50 66 cl.


In primo piano il campione che farà bella figura di se nella cantina, insieme a tutte le altre birre che abbiamo creato.
Una volta applicata l'etichetta, abbiamo notato che risulta leggermente corta e non copre  il 50% del diametro della bottiglia, bisogna allargarla un pò per le prossime e portarla almeno al 80%.
Ve la ricordate l'etichetta completa?


Eccola qui!
Prima di attaccare le etichette non avevamo resistito a eseguire una assaggio di questa profumatissima e gustosa APA!
La birra è un pò diversa dalle altre, diversa anche da ULURU l'altra APA fatta qualche mese fà, questa è molto più fruttata, con un profumo di banana e prugna molto intenso, una vera piacevole sorpresa. Quando si appoggia il bicchiere alla bocca il profumo fruttato Ti pervade il naso, e prepara ad un esperienza unica. Infatti al gusto è subito invadente ma non fastidioso il dolce-caramellato  del malto Pale e del Carapils. Dopo un istante pervade in bocca i luppoli da aroma, gli unici utilizzati, visto che non sono state eseguite gettate prima di 40 minuti dall'inizio della bollitura e fatti bollire per i soli restanti 20 minuti con gittate continue ogni 5 minuti di luppoli prettamente da aroma come Nelson Sauvin, Pacifica, Cascade e Saaz. Tutti questi luppoli creano oltre ad un profumo, anche un aroma persistente, ma è soprattutto il Nelson Sauvin che si fa sentire, mentre il Pacifica e il Cascade si sentono poco, forse per il quantitativo minimo usato, mentre è piacevole il Saaz con il suo gusto classico leggermente speziato ma quello che si sente è il suo leggero gusto amaro che scende man mano che la birra finisce in gola. Alla deglutizione ritorna il profumo di banana che sale nel naso. Alla fine si sente piano piano salire un leggero amaro del luppolo incontrastato delle famose Pilsner Ceche, il Saaz che rimane in bocca per alcuni minuti.
Nonostante tutti problemi che abbiamo avuto, soprattutto legati al tempo di mash, causa la distrazione che abbiamo avuto quella domenica, la birra è rimasta veramente piacevole, anche se ripeto è completamente diversa dalle altre e forse sarà meno apprezzata da chi ama birre più amare e corpose.  Questa alla fine risulta molto fruttata e gentile al palato.


Anche questa volta abbiamo avuto una schiuma perfetta e persistente, sicuramente oltre ai fiocchi d'orzo, l'apporto alla schiuma è dovuto anche all'utilizzo del malto Carapils in dose abbondante.


L'effervescenza è perfetta, i 6 gr/lt sono giusti, anche in bocca le piccole bolle di anidride carbonica non disturbano.
Come al solito stupisce la persistenza della schiuma che accompagna la bevuta, sembra quasi non voler scendere, come potete vedere dagli anelli che rimangono attaccati al bicchiere.


E alla fine è la sola cosa che rimane nel bicchiere!


Ora dopo questa pausa imprevista di febbraio speriamo di riuscire a rimettere in moto la macchina e già da Domenica 9 marzo ricominciare a brassare una nuova birra, lasciando da parte ancora una volta la Blanche e invece rifare la nostra prima IPA.
A presto.

sabato 8 febbraio 2014

Imbottigliamento APA ORO

In attesa di brassare la Blanche, abbiamo imbottigliato la American Pale Ale ORO, anche per preparare il fermentatore al nuovo ospite.
Le normali attività di sanificazione ormai le conoscete bene, prima si comincia con le bottiglie, noi come sempre usiamo una miscela di acqua fredda e bisolfito, in proporzione di 3 cucchiaini per litro, utilizzando il classico lavatore a molla che si trova nelle confezioni dei Kit.


Oltre al lavaggio con bisolfito, le bottiglie ricevono una sterilizzata in lavastoviglie, con un programma ad alta temperatura, naturalmente senza usare detersivi e brillantanti. Una volta lavate vengono lasciati scolare nell'apposito scola bottiglie per una notte e poi sanificate il giorno dell'utilizzo; si lasciano nuovamente asciugare, e a dire la verità è capitato che qualche volta fossero ancora bagnate da qualche goccia residua, ma non ci siamo mai accorti nel sapore finale nella birra.
Poi si passa al fermentatore del travaso dove verrà aggiunto lo zucchero di priming.


Il lavoro di sanificazione è un compito di Andrea, che svolge con calma e precisione, è un lavoro che deve essere fatto bene, pena il rischio di qualche infezione.
Quindi il fermentatore in primis, con il coperchio, il mestolo di plastica, anche lui derivante dal kit, le varie parti del rubinetto, le due gomme, quella del travaso da rubinetto a rubinetto, e quella per il travaso con l'asta. Poi siccome bisogna sanificare tutto quello  che va a contatto con la birra, noi sanifichiamo anche i tappi, non tutti però lo fanno, diciamo solo i più "scimmiati".


Utilizziamo il cestello delle postate in acciao così si sgocciolano subito , perchè anche pochi minuti ammollo si sviluppa una reazione chimica che produce ruggine, poi i tappi vengono lasciati asciugare velocemente.
Si sanificano anche i tappi meccanici, che vengono poi disposti a modo di gioca sopra al lava bottiglie.


Una volta sanificato tutto, si passa al travaso per eliminare il lievito esausto e le proteine precipitate sul fondo, compresi i residui trasportati dal primo travaso, e poi ci pensate a mescolare tutto con lo zucchero..... Nel frattempo si prepara lo zucchero per i priming, in questo caso essendo una APA abbiamo optato per una carbonazione media visto che può arrivare anche 2,8 di volumi di anidride carbonica, ma ci siamo tenuti sui 2,6 e abbiamo aggiungo 159 grammi di zucchero bianco per i 24 litri di birra, diciamo 6,5 gr./lt.


Poi si procede a versarlo nel pentolino con 300 cc di acqua in ebollizione e tenere in ebollizione per 5 minuti caramellando un pò lo zucchero. Finito si passa al raffreddamento. Questa volta ho fatto un pò di casino e mentre raffreddavo, mi è finita dell'acqua fredda dentro al pentolino, risultato buttare tutto e rifare da capo.

   
Ricordatevi prima di versare lo zucchero, di misurare il valore di densità finale che questa volta si è attestato sui 1012, e visto che siamo partiti da 1063 ci troviamo un volume alcolico di quasi 7 gradi. Un pò troppo per i nostri gusti e anche per lo stile che non prevede un valore superiore a 6 gradi, probabilmente dovuto a eccessiva estrazione di maltosio che a gusto a creato una birra molto secca. 


Naturalmente la birra presente nel misurino non va buttata, non sia mai che vada sprecata una parte, anche se pur minima, del nostro nettare prezioso, e siamo passati all'assaggio.
Come da prima impressione all'apertura del fermentatore, dove ero stato investito da un aroma fruttato molto intenso, come di prugna e il classico aroma pungente del Nelson Sauvin, il profumo sembra leggermente bananoso, ma l'aroma principale è di prugna indubbiamente. Il colore è quello classico di una APA un oro profondo tendente all'arancione. Al gusto è imponente il sapore di luppolo, l'amaro la fa da padrona, ma anche il gusto del malto è molto presente, leggermente biscottato e caramellato in finale. Diciamo che per essere un APA è forse eccessivamente fruttata, dovuto probabilmente alla temperatura di fermentazione che ha toccato i 24°C.


Si va avanti, si versa lo zucchero, qui nella foto è troppo in alto, meglio evitare che si crei della schiuma che sta significare ossigenazione, ma diciamo che per l'effetto coreografico, l'abbiamo versato da più alto, e poi si procede alla importantissimo mescolamento, che deve essere effettuato spesso durante il travaso. Noi mescoliamo ogni cinque bottiglie.


Quindi si passa alla fase finale (proprio finale no perchè poi ho due fermentatori da lavare, i rubinetti, i tubi, il mestolo, insomma il lavoro più grosso mi tocca a me, anche perchè non mi fido di nessuno, e de diventato il classico lavoro dello "scimmiato doc", che deve essere certo al 100% di aver ucciso tutti i nemici delle infezioni), l'imbottigliamento vero è proprio che si effettua con la gomma con l'asta dosatrice, e poi si passa alla chiusura delle bottiglie.


Anche questa è fatta, l'ultima operazione che sarà da fare, ma a tempo debito, sarà lo svuotamento! Ora ci attende la produzione della nostra prima Blanche in BIAB, che come succede da un pò ha subito un ulteriore slittamento a domenica prossima, visto l'ulteriore impossibilità di Andrea in questo fine settimana.
Va beh ci consoleremo con delle buone bevute, soprattutto della Quanah la American IPA fatta a Ottobre che si sta rivelando una gran birra.
Alla prossima.

giovedì 6 febbraio 2014

Etichettatura & Assaggio Dark IPA

Ciao  a  tutti, finalmente, dopo un periodo di riposo forzato, si ritorna alla routine quasi quotidiana, nella produzione della nostro amato nettare.
Questa volta aggiorniamo la situazione della Dark IPA, imbottigliata appena il 19 gennaio e fatta riposare fino adesso, a carbonare a 22°C in cucina.
Il priming di questa IPA scura è stato intorno ai 6 gr./lt, un pò sbilanciato verso l'alto della carbonazione,  ma ci piacciono le birre un pò gasate, ma alla fine si è rivelato neanche troppo.
Sono stati aggiunti 140 grammi di zucchero bianco, per i 24 litri, fatti sciogliere in 300 ml. di acqua e fatto bollire per cinque minuti per caramellare un pò, ma non troppo se no si rischia di renderla troppo viscosa e diventa più difficile da mescolare,  per evitare stratificazioni.


Eccole qui le nostre bottiglie etichettate, nei tre formati 0,33 - 0,50 - 0,66 cl. 


La piccola di rappresentanza quella che rimarrà in cantina a ricordare i bei momenti passati a  farla e a degustarla.


Il retro.

L'etichetta sarà l'ultima del suo genere, visto che dalla prossima passeremo all'etichetta unica, più pratica e più in linea con le birre artigianali in commercio. Qui sotto potete vedere le etichette create con Gimp.


Il Fronte.


Il retro.

Una volta finito l'etichettatura, non potevamo desistere dall'assaggio.
Andrea è rimasto sbalordito, "Papà questa è la più buona che abbiamo fatto!!" Devo ammettere che è davvero spettacolare, sotto ogni punto di vista, e sono passati solo una ventina di giorni.


La birra presenta un profumo esilarante, appena si avvicina il bicchiere al naso, è istantaneo il profumo di luppolo, determinante il Citra in DH, che però con il passare del tempo, perderà man mano il suo profumo.
La schiuma è favolosa, come al solito persistente, e molto cremosa, tipo cappuccino.


L'effervescenza è perfetta, salgono molto lentamente piccole perle di anidride carbonica, che alimentano la schiuma presente in superficie, è così bella che sembra finta, è nonostante i suoi 6gr./lt non risulta eccessivamente gasata.


La foto non rende, purtroppo la messa  fuoco non è delle migliori, e non se ne vuole andare, fino in fondo, dopo qualche minuto e sempre li, pazzesco!


Al gusto subito è un esplosione, non si riesce bene a capire quale sia il gusto predominante, ma la massiccia presenza di luppoli, smorza il torrefatto, resta comunque presente il favoloso malto Chocolate, poi appare l'amaro del luppolo, il Chinook ha fatto il suo compito, mentre gli aromi del Cascade e del Amarillo sono importanti ma non predominanti, ma è un gusto esplosivo.
Alla deglutizione, arriva il Crystal, si sente quel gusto di caramello classico nelle IPA e stranamente si sente un lieve sapore di nocciola.
Insomma una favolosa IPA scura, una gran Birra!!
E ora ci attende una nuova avventura con quel grano che abbiamo in dispensa, una Blanche.




domenica 26 gennaio 2014

Oro Travaso

Anche oggi ci siamo dedicati a coccolare il nostro nettare, la nuova fatta domenica scorsa, Oro la bionda.
Dopo 6-7 giorni si rende necessario effettuare un travaso per "pulire" il mosto dal deposito di lieviti esausti, farine e proteine, e anche, se previsti dallo stile, per inserire la luppolatura a freddo con, questa volta, il formato pellets. Siccome utilizzando i soliti sacchi di cotone, avendo una trama larga, che una volta assorbito il mosto, tenderebbe a farlo fuori uscire ed espandersi libero nel mosto.
E' stato così utilizzato un filtro, sempre di cotone, ma a trama finissima, che viene utilizzato normalmente per filtrare le tisane, dove trattiene anche la polvere.


Bisogna semplicemente sfilarlo dal supporto in metallo e poi con una spilla da balia inserire uno spago alimentare, per poi chiudere il sacchetto.


Naturalmente, per evitare eventuali presenze di contaminanti, che potrebbero creare infezioni e preferibile sterilizzarlo in acqua bollente facendolo bollire qualche minuto.


Come sempre si inizia cominciando a sanificare tutto, il fermentatore, il rubinetto, e il gorgogliatore, oltre alla gomma che provvederà al passaggio tra i due fermentatori, con bisolfito, 4 cucchiaini rasi in 1 litro di acqua fredda. Sconsiglio l'acqua calda per evitare di inalare vapori dannosi e irritanti.


Nel frattempo si preleva un campione di mosto per verificare la densità, e magari anche un assaggio, per capire un pò che gusti e aromi si potrebbero trovare più avanti, un anteprima a cui non si può rinunciare.


Come potete vedere, i lieviti hanno praticamente già compiuto il proprio compito, anche se si nota una certa torbicita causata da lieviti in sospensione, infatti il gorgogliatore ancora "cantava", causato probabilmente da anidride carbonica in quantità abbondante nel mosto, infatti il campione prelevato presentava una buona effervescenza. 
Il gusto rilevava un certa caramellosità, e un corpo deciso, piacevole, anche se speravo una maggiore presenza di luppolo e di più dall'aroma, è presente un lieve amarognolo in gola alla declutizione.


La ricetta prevedeva un FG di 1016, ma come vedete dalla foto siamo già a 1012, probabilmente dovuto all'aumento del tempo di mash, che ha trasformato maggiormente gli amidi in maltosio più fermentabile, creando una birra più secca.
Una volta sanificato tutto, ci si accinge a collegare i due fermentatori con il tubo tra i due rubinetti.


E da evitare un apertura brusca del rubinetto, per non tirarsi giù i lieviti intorno alla parte interna del rubinetto, ma aprire delicatamente, per evitare di creare una depressione eccessiva, e trasportare meno torbicita. 
Intanto prepariamo il luppolo in pellets, la scelta è caduta sul Nelson Sauvin in pellets, cogliendo anche l'occasione di utilizzare un sacchetto di luppolo in pellets aperto un pò di tempo fa.


Questa volta il sacchetto non è stato fissato, perchè il pellets, anche se all'inizio tende a galleggiare, con il passare delle ore tende ad affondare naturalmente, inzuppandosi maggiormente dei coni che sono più leggeri.


Qui potete vedere il lento fluire del mosto nel nuovo fermentatore, e il sacchetto legato con il luppolo in pellets.


Qui si vede molto bene il sacchetto a galla, bisogna anche ricordare che il luppolo era nel congelatore e quindi bisogna attendere che si scongeli.


A operazioni terminate la temperatura era di 20°C e si procedere ad inserire il gorgogliatore con liquido per lasciare il fermentatore isolato dall'atmosfera esterna e si procede anche ad inserire liquido nel rubinetto per evitare che il malto presente nel rubinetto di secchi, possibile causa di attacchi di batteri e funghi e a volte anche di bloccare la rotazione del rubinetto.



Normalmente si può utilizzare il bisolfito utilizzato per la sanificazione della attrezzatura, ma abbiamo anche usato grappa o alcool.


Una volta terminato rimane solo il lavoro più noioso, la pulizia del fermentatore svuotato, dove si può vedere il fondo lasciato dai lieviti esausti.


Il fondo è risultato compatto, con la presenza di coaguli di proteine che durante il travaso tendono a salire dal fondo.


Qui potete vedere quanto era compatto il fondo, addirittura rimane il segno passando il dito. Sul bordo del fermentatore era presente un bordo di schiuma indurito residui delle fermentazione.


Qui potete vedere anche i coaguli di proteine attaccati alle pareti, e anche affiorare dal fondo.
Ora il prossimo passo sarà l'imbottigliamento, che di solito effettuiamo dopo una settimana. Purtroppo complice alcuni impegni e la presenza della luna nuova a fine settimana dovremmo far slittare di una settimana l'imbottigliamento, speriamo che almeno così la luppolatura a freddo possa agire maggiormente.

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