sabato 8 febbraio 2014

Imbottigliamento APA ORO

In attesa di brassare la Blanche, abbiamo imbottigliato la American Pale Ale ORO, anche per preparare il fermentatore al nuovo ospite.
Le normali attività di sanificazione ormai le conoscete bene, prima si comincia con le bottiglie, noi come sempre usiamo una miscela di acqua fredda e bisolfito, in proporzione di 3 cucchiaini per litro, utilizzando il classico lavatore a molla che si trova nelle confezioni dei Kit.


Oltre al lavaggio con bisolfito, le bottiglie ricevono una sterilizzata in lavastoviglie, con un programma ad alta temperatura, naturalmente senza usare detersivi e brillantanti. Una volta lavate vengono lasciati scolare nell'apposito scola bottiglie per una notte e poi sanificate il giorno dell'utilizzo; si lasciano nuovamente asciugare, e a dire la verità è capitato che qualche volta fossero ancora bagnate da qualche goccia residua, ma non ci siamo mai accorti nel sapore finale nella birra.
Poi si passa al fermentatore del travaso dove verrà aggiunto lo zucchero di priming.


Il lavoro di sanificazione è un compito di Andrea, che svolge con calma e precisione, è un lavoro che deve essere fatto bene, pena il rischio di qualche infezione.
Quindi il fermentatore in primis, con il coperchio, il mestolo di plastica, anche lui derivante dal kit, le varie parti del rubinetto, le due gomme, quella del travaso da rubinetto a rubinetto, e quella per il travaso con l'asta. Poi siccome bisogna sanificare tutto quello  che va a contatto con la birra, noi sanifichiamo anche i tappi, non tutti però lo fanno, diciamo solo i più "scimmiati".


Utilizziamo il cestello delle postate in acciao così si sgocciolano subito , perchè anche pochi minuti ammollo si sviluppa una reazione chimica che produce ruggine, poi i tappi vengono lasciati asciugare velocemente.
Si sanificano anche i tappi meccanici, che vengono poi disposti a modo di gioca sopra al lava bottiglie.


Una volta sanificato tutto, si passa al travaso per eliminare il lievito esausto e le proteine precipitate sul fondo, compresi i residui trasportati dal primo travaso, e poi ci pensate a mescolare tutto con lo zucchero..... Nel frattempo si prepara lo zucchero per i priming, in questo caso essendo una APA abbiamo optato per una carbonazione media visto che può arrivare anche 2,8 di volumi di anidride carbonica, ma ci siamo tenuti sui 2,6 e abbiamo aggiungo 159 grammi di zucchero bianco per i 24 litri di birra, diciamo 6,5 gr./lt.


Poi si procede a versarlo nel pentolino con 300 cc di acqua in ebollizione e tenere in ebollizione per 5 minuti caramellando un pò lo zucchero. Finito si passa al raffreddamento. Questa volta ho fatto un pò di casino e mentre raffreddavo, mi è finita dell'acqua fredda dentro al pentolino, risultato buttare tutto e rifare da capo.

   
Ricordatevi prima di versare lo zucchero, di misurare il valore di densità finale che questa volta si è attestato sui 1012, e visto che siamo partiti da 1063 ci troviamo un volume alcolico di quasi 7 gradi. Un pò troppo per i nostri gusti e anche per lo stile che non prevede un valore superiore a 6 gradi, probabilmente dovuto a eccessiva estrazione di maltosio che a gusto a creato una birra molto secca. 


Naturalmente la birra presente nel misurino non va buttata, non sia mai che vada sprecata una parte, anche se pur minima, del nostro nettare prezioso, e siamo passati all'assaggio.
Come da prima impressione all'apertura del fermentatore, dove ero stato investito da un aroma fruttato molto intenso, come di prugna e il classico aroma pungente del Nelson Sauvin, il profumo sembra leggermente bananoso, ma l'aroma principale è di prugna indubbiamente. Il colore è quello classico di una APA un oro profondo tendente all'arancione. Al gusto è imponente il sapore di luppolo, l'amaro la fa da padrona, ma anche il gusto del malto è molto presente, leggermente biscottato e caramellato in finale. Diciamo che per essere un APA è forse eccessivamente fruttata, dovuto probabilmente alla temperatura di fermentazione che ha toccato i 24°C.


Si va avanti, si versa lo zucchero, qui nella foto è troppo in alto, meglio evitare che si crei della schiuma che sta significare ossigenazione, ma diciamo che per l'effetto coreografico, l'abbiamo versato da più alto, e poi si procede alla importantissimo mescolamento, che deve essere effettuato spesso durante il travaso. Noi mescoliamo ogni cinque bottiglie.


Quindi si passa alla fase finale (proprio finale no perchè poi ho due fermentatori da lavare, i rubinetti, i tubi, il mestolo, insomma il lavoro più grosso mi tocca a me, anche perchè non mi fido di nessuno, e de diventato il classico lavoro dello "scimmiato doc", che deve essere certo al 100% di aver ucciso tutti i nemici delle infezioni), l'imbottigliamento vero è proprio che si effettua con la gomma con l'asta dosatrice, e poi si passa alla chiusura delle bottiglie.


Anche questa è fatta, l'ultima operazione che sarà da fare, ma a tempo debito, sarà lo svuotamento! Ora ci attende la produzione della nostra prima Blanche in BIAB, che come succede da un pò ha subito un ulteriore slittamento a domenica prossima, visto l'ulteriore impossibilità di Andrea in questo fine settimana.
Va beh ci consoleremo con delle buone bevute, soprattutto della Quanah la American IPA fatta a Ottobre che si sta rivelando una gran birra.
Alla prossima.

giovedì 6 febbraio 2014

Etichettatura & Assaggio Dark IPA

Ciao  a  tutti, finalmente, dopo un periodo di riposo forzato, si ritorna alla routine quasi quotidiana, nella produzione della nostro amato nettare.
Questa volta aggiorniamo la situazione della Dark IPA, imbottigliata appena il 19 gennaio e fatta riposare fino adesso, a carbonare a 22°C in cucina.
Il priming di questa IPA scura è stato intorno ai 6 gr./lt, un pò sbilanciato verso l'alto della carbonazione,  ma ci piacciono le birre un pò gasate, ma alla fine si è rivelato neanche troppo.
Sono stati aggiunti 140 grammi di zucchero bianco, per i 24 litri, fatti sciogliere in 300 ml. di acqua e fatto bollire per cinque minuti per caramellare un pò, ma non troppo se no si rischia di renderla troppo viscosa e diventa più difficile da mescolare,  per evitare stratificazioni.


Eccole qui le nostre bottiglie etichettate, nei tre formati 0,33 - 0,50 - 0,66 cl. 


La piccola di rappresentanza quella che rimarrà in cantina a ricordare i bei momenti passati a  farla e a degustarla.


Il retro.

L'etichetta sarà l'ultima del suo genere, visto che dalla prossima passeremo all'etichetta unica, più pratica e più in linea con le birre artigianali in commercio. Qui sotto potete vedere le etichette create con Gimp.


Il Fronte.


Il retro.

Una volta finito l'etichettatura, non potevamo desistere dall'assaggio.
Andrea è rimasto sbalordito, "Papà questa è la più buona che abbiamo fatto!!" Devo ammettere che è davvero spettacolare, sotto ogni punto di vista, e sono passati solo una ventina di giorni.


La birra presenta un profumo esilarante, appena si avvicina il bicchiere al naso, è istantaneo il profumo di luppolo, determinante il Citra in DH, che però con il passare del tempo, perderà man mano il suo profumo.
La schiuma è favolosa, come al solito persistente, e molto cremosa, tipo cappuccino.


L'effervescenza è perfetta, salgono molto lentamente piccole perle di anidride carbonica, che alimentano la schiuma presente in superficie, è così bella che sembra finta, è nonostante i suoi 6gr./lt non risulta eccessivamente gasata.


La foto non rende, purtroppo la messa  fuoco non è delle migliori, e non se ne vuole andare, fino in fondo, dopo qualche minuto e sempre li, pazzesco!


Al gusto subito è un esplosione, non si riesce bene a capire quale sia il gusto predominante, ma la massiccia presenza di luppoli, smorza il torrefatto, resta comunque presente il favoloso malto Chocolate, poi appare l'amaro del luppolo, il Chinook ha fatto il suo compito, mentre gli aromi del Cascade e del Amarillo sono importanti ma non predominanti, ma è un gusto esplosivo.
Alla deglutizione, arriva il Crystal, si sente quel gusto di caramello classico nelle IPA e stranamente si sente un lieve sapore di nocciola.
Insomma una favolosa IPA scura, una gran Birra!!
E ora ci attende una nuova avventura con quel grano che abbiamo in dispensa, una Blanche.




domenica 26 gennaio 2014

Oro Travaso

Anche oggi ci siamo dedicati a coccolare il nostro nettare, la nuova fatta domenica scorsa, Oro la bionda.
Dopo 6-7 giorni si rende necessario effettuare un travaso per "pulire" il mosto dal deposito di lieviti esausti, farine e proteine, e anche, se previsti dallo stile, per inserire la luppolatura a freddo con, questa volta, il formato pellets. Siccome utilizzando i soliti sacchi di cotone, avendo una trama larga, che una volta assorbito il mosto, tenderebbe a farlo fuori uscire ed espandersi libero nel mosto.
E' stato così utilizzato un filtro, sempre di cotone, ma a trama finissima, che viene utilizzato normalmente per filtrare le tisane, dove trattiene anche la polvere.


Bisogna semplicemente sfilarlo dal supporto in metallo e poi con una spilla da balia inserire uno spago alimentare, per poi chiudere il sacchetto.


Naturalmente, per evitare eventuali presenze di contaminanti, che potrebbero creare infezioni e preferibile sterilizzarlo in acqua bollente facendolo bollire qualche minuto.


Come sempre si inizia cominciando a sanificare tutto, il fermentatore, il rubinetto, e il gorgogliatore, oltre alla gomma che provvederà al passaggio tra i due fermentatori, con bisolfito, 4 cucchiaini rasi in 1 litro di acqua fredda. Sconsiglio l'acqua calda per evitare di inalare vapori dannosi e irritanti.


Nel frattempo si preleva un campione di mosto per verificare la densità, e magari anche un assaggio, per capire un pò che gusti e aromi si potrebbero trovare più avanti, un anteprima a cui non si può rinunciare.


Come potete vedere, i lieviti hanno praticamente già compiuto il proprio compito, anche se si nota una certa torbicita causata da lieviti in sospensione, infatti il gorgogliatore ancora "cantava", causato probabilmente da anidride carbonica in quantità abbondante nel mosto, infatti il campione prelevato presentava una buona effervescenza. 
Il gusto rilevava un certa caramellosità, e un corpo deciso, piacevole, anche se speravo una maggiore presenza di luppolo e di più dall'aroma, è presente un lieve amarognolo in gola alla declutizione.


La ricetta prevedeva un FG di 1016, ma come vedete dalla foto siamo già a 1012, probabilmente dovuto all'aumento del tempo di mash, che ha trasformato maggiormente gli amidi in maltosio più fermentabile, creando una birra più secca.
Una volta sanificato tutto, ci si accinge a collegare i due fermentatori con il tubo tra i due rubinetti.


E da evitare un apertura brusca del rubinetto, per non tirarsi giù i lieviti intorno alla parte interna del rubinetto, ma aprire delicatamente, per evitare di creare una depressione eccessiva, e trasportare meno torbicita. 
Intanto prepariamo il luppolo in pellets, la scelta è caduta sul Nelson Sauvin in pellets, cogliendo anche l'occasione di utilizzare un sacchetto di luppolo in pellets aperto un pò di tempo fa.


Questa volta il sacchetto non è stato fissato, perchè il pellets, anche se all'inizio tende a galleggiare, con il passare delle ore tende ad affondare naturalmente, inzuppandosi maggiormente dei coni che sono più leggeri.


Qui potete vedere il lento fluire del mosto nel nuovo fermentatore, e il sacchetto legato con il luppolo in pellets.


Qui si vede molto bene il sacchetto a galla, bisogna anche ricordare che il luppolo era nel congelatore e quindi bisogna attendere che si scongeli.


A operazioni terminate la temperatura era di 20°C e si procedere ad inserire il gorgogliatore con liquido per lasciare il fermentatore isolato dall'atmosfera esterna e si procede anche ad inserire liquido nel rubinetto per evitare che il malto presente nel rubinetto di secchi, possibile causa di attacchi di batteri e funghi e a volte anche di bloccare la rotazione del rubinetto.



Normalmente si può utilizzare il bisolfito utilizzato per la sanificazione della attrezzatura, ma abbiamo anche usato grappa o alcool.


Una volta terminato rimane solo il lavoro più noioso, la pulizia del fermentatore svuotato, dove si può vedere il fondo lasciato dai lieviti esausti.


Il fondo è risultato compatto, con la presenza di coaguli di proteine che durante il travaso tendono a salire dal fondo.


Qui potete vedere quanto era compatto il fondo, addirittura rimane il segno passando il dito. Sul bordo del fermentatore era presente un bordo di schiuma indurito residui delle fermentazione.


Qui potete vedere anche i coaguli di proteine attaccati alle pareti, e anche affiorare dal fondo.
Ora il prossimo passo sarà l'imbottigliamento, che di solito effettuiamo dopo una settimana. Purtroppo complice alcuni impegni e la presenza della luna nuova a fine settimana dovremmo far slittare di una settimana l'imbottigliamento, speriamo che almeno così la luppolatura a freddo possa agire maggiormente.

martedì 21 gennaio 2014

Una Bionda dal Profumo Irresistibile in BIAB

Come succede da un pò di mesi, i giorni di festa sono dedicati completamente alla birra, e così anche questa domenica è stata passata a produrre una nuova birra, Oro, una Bionda Irresistibile.
La giornata di lavoro è stata allietata dalla presenza del Amico d'infanzia, Massimo, e grazie a questo blog, abbiamo avuto la possibilità di ritrovarci dopo una ventina d'anni, occupati entrambi ha crescere i nostri figli e ha consolidare le nostre famiglie, finalmente siamo riusciti a rivederci, e d è solo in questi momenti che mi ha permesso di capire quanto mi è mancato.


Questa volta la cotta è stata fatta con calma e serenità, complice la presenza di Massimo, che mi ha regalato, con la sola presenza, una giornata splendida, ma soprattutto per il fatto che sabato sono riuscito a preparare tutto il  materiale, per partire così in prima fila, senza i classici intoppi della prima ora, guadagnando oltre al tempo, anche la tranquillità, di avere tutti gli strumenti a disposizione.


Sono state fatte poche foto, quindi gli amici dei "fotoromanzi" saranno un pò delusi, ma sono convinto che risulterà piacevole la lettura di questa cotta che ha superato ogni aspettativa anche dalla parte dei numeri nudi e crudi. Qui potete vedere le prime fasi della preparazione di sabato dove si vede la pentola con il rubinetto montato. Il rubinetto viene smontato tutte le volte e pulito bene a fine cotta, in tutte le sue parti, di solito si trova una melma appiccicosa, sono i resti delle farine che aderiscono alle pareti ruvide, e se seccassero sarebbero un problema, sia per il flusso che andando avanti si tapperebbe, soprattutto i filtri minibazooka, sia per una questione di igiene, sarebbero ricettacolo di muffe e batteri, e potrebbe poi portare infezioni nella birra. Il rubinetto è sicuramente una causa ricorrente nelle infezioni, anche per quello che riguarda i fermentatori. Nonostante le innumerevoli visite al supermercato, non siamo riusciti a trovare l'acqua minerale naturale che utilizziamo per questo tipo di birre, chiare con poca presenza di minerali, e ci siamo dovuto accontentare dell'acqua di fonte, molto più basica e con una concentrazione di ioni di calcio più alta, ma almeno questa volta le taniche le ho riempite in pochi minuti, complici le abbondanti piogge e nevicate.

  
Qui l'interno della pentola dove potete vedere i due filtri minibazooka, utilizzati soprattutto per la filtrazione dei luppoli in coni, anche se normalmente, utilizzando i sacchetti non servono, più che altro è una precauzione.


La pentola riempita con i 39 litri con il fondo, attaccato alla maniglia con uno spago alimentare, per poi estrarlo dopo il mash.


Qui la postazione completa con la pompa collegata e provata. E facile, se non è pulita bene, che non parta, bloccata dai residui collosi del malto, è importantissimo far girare la pompa con acqua pulita, alla fine del mash per almeno una decina di minuti.


La materia prima, i 6 Kg di Pale Ale più i 600 gr. di Carapils pronti per essere macinati e i 400 gr. di fiocchi d'orzo,  tutti custoditi in sacchetti sottovuoto. Per i grani, al contrario del luppolo è necessario adottare dei sacchetti o rotoli più robusti, perchè in quelli leggeri i grani bucano facilmente la plastica in fase di aspirazione dell'aria.


Importantissima la postazione di lavoro principale, dove sia tutto ben pulito e in ordine, per trovare subito lo strumento necessario.


Se fossi da solo a brassare, probabilmente preparerei anche la pesatura del luppolo, con ben distinte le gittate e la macinatura dei grani, ma siccome so che ad Andrea ci tiene a eseguire qualche operazioni, le lascio da fare a lui, e poi è capitato più di una volta di modificare la ricetta all'ultimo momento, anche perchè magari durante la stesura posso esserci degli errori o possibili discordanze tra quello che ci serve, e quello che realmente c'è.
Così la domenica mattina si può stare a letto qualche ora di più e ci si alza più rilassati.
La mattina di domenica, mi sono recato in garage, più che l'altro con l'orecchio teso al telefono, in attesa della chiamata di Massimo. Ho subito acceso la stufa, con 3 gradi si lavora male! e poi ho acceso il gas per cominciare a riscaldare i 39 litri di acqua. Dopo poco mi raggiunge Andrea e comincia a macinare i grani, e accendo il computer per verificare la ricetta:

ORO American Pale Ale All Grain BIAB
Minuti di ammostamento: 70
Litri in pentola: 39
Litri in fermentatore: 25
Efficienza: 70%
OG: 1059
ABV: 5.9%
Plato: 14.5
IBU: 34.1
BU/GU: 0.58
EBC: 4

Fermentabili
Pale Ale:          6000 gr. 86%
CaraPils:            600 gr.  9%
Fiocchi d'Orzo: 400 gr.  6%

Luppoli
Nelson Sauvin:   15 gr. 20 min.
Cascade:             15 gr. 20 min.
Nelson Sauvin:   10 gr. 15 min.
Cascade:              20 gr. 15 min.
Saaz:                   10 gr. 15 min.
Nelson Sauvin:   10 gr. 10 min.
Cascade:             20 gr. 10 min.
Saaz:                   10gr. 10 min.
Saaz:                   10 gr. 5 min.
Nelson Sauvin    50 gr. in DH

Lievito
SafAle US-05 23 gr.

Profilo Mash
Protein Rest:   50°C  5 min.
Beta-amilasi:  66°C  60 min.
Mash Out:       78°C  5 min.

Questa era la ricetta originale, che a parte i grani e i fiocchi, è stata rivoluzionata per i luppoli, perché al momento della pesatura, ci siamo accorti che non avevamo i grammi giusti di Nelson Sauvin e abbiamo ripiegato sull'inserimento del Pacifica, che non era previsto.
Ma le modifiche finali sono state altre e inaspettate, ma le vedremo alla fine.
A 25°C preleviamo un campione di acqua per la verifica del pH, che già conosciamo, in tutte queste cotte non si è mai discostato dal 7,7 e anche questa volta, nonostante l'abbondante nevicata e dalla pioggia continua, speravo fosse sceso un pochettino, invece niente. Cominciamo con la spremitura dei due limoni e li verso nella pentola.


Dopo qualche minuto, preleviamo nuovamente un campione e raffreddiamo a 25°C il pH è sceso a 6,2, come al solito il limone fa una gran parte del lavoro. Anche se molti non approvano l'utilizzo del limone, perché secondo loro, lascia il gusto, comunque riduce un pò l'utilizzo di acidificanti.



Suona il telefono, e lui è arrivato, lascio Andrea a macinare i grani e vado incontro a Massimo. 



Sono un pò emozionato, dopo tanti anni rivederlo e poterlo riabbracciare è un sogno che diventa realtà. Chi ha avuto un grande Amico, mi può capire, abbiamo passato l'infanzia e la turbolenta adolescenza insieme, erano i famosi fine anni 70 e inizio 80.
Quando lo vedo sono impietrito, voglio assaporare ogni frazioni di secondo di quando scende dalla macchina e si avvicina, il tempo sembra fermarsi. E lui mi guarda è sorride, lo abbraccio, vent'anni passati in un secondo.
Ci avviamo al garage e si comincia a chiedere le solite cose di rito, "Come stai?" lo vedi in perfetta forma, come sempre una roccia, con il viso appena scalfito da qualche ruga guadagnata dall'impegno che Ti chiede la crescita di una famiglia e da due figli ormai grandi.
Arriviamo è vedo l'emozione di Massimo nel vedere Andrea, l'ultima vota che l'aveva visto era in piedi da pochi mesi, e comincia a fargli i complimenti. Ma io, quando faccio la birra, mi calo nella parte del Mastro Birraio, li richiamo all'ordine e verifico che i grani siano pronti e la temperatura della pentola sia giusta, arrivati in tempo.
Faccio accomodare Massimo e mentre Andrea versa i grani, cerco di spiegare in poche parole cosa stiamo facendo, intanto mescolo e verifico il termometro "Andrè siamo a 48°C accendi un pò va" e mescolo un pò per amalgamare i grani con l'acqua, un paio di minuti e siamo di nuovo a 50°C spegniamo e aspettiamo 5 minuti.
Passati i minuti della sosta del Protein Rest, preleviamo un altro campione di mosto e verifichiamo il pH,  6,2, non è sceso molto, ma siamo vicini alla zona dove gli enzimi lavorano al meglio pH 5,3 - 5,7, accendiamo e si sale verso i 66°C, sosta che dovrebbe attivare entrambi gli enzimi.
Arrivati a 66°C spengo, Andrea insieme a Giusi e Massimo salgono in casa per fargli vedere la casa e fare una sosta obbligatoria e un caffè.
Nel frattempo io mi dimentico di buttare i fiocchi e mentre verifico tutto, mi ritrovo in mano il sacchetto dei fiocchi "belin i fiocchi!!" Apro il coperchio e butto i 4 etti di fiocchi e mescolo sono passati 10 minuti da quando siamo arrivati a 66°C.
Ritorna Andrea e gli spiego l'accaduto e decidiamo di aggiungere 3 cc. di acido lattico per avvicinarci ulteriormente al pH ideale.
Dopo 10 minuti preleviamo un campione di mosto e verifichiamo, dopo aver raffreddato il mosto a 25°C il valore del pH è 5,7, va bene così.



Il colore è molto chiaro, ma c'è lo aspettavamo con una previsione di un EBC di 4. Nel frattempo mia moglie preoccupata per l'ospite arriva con polenta e funghi, più una magnifica insalata russa fatta con una maionese senza uova, una vera delizia, e ci distraiamo un pò e cominciamo ad attrezzare la zona per un pranzo, il tutto innaffiato da un ottima Stout residui di vecchie cotte da Kit.
Così con la temperatura a 66 gradi che sale e scende, spegni accendi, inavvertitamente ci rendiamo conto che il tempo e volato e dopo l'ultima accensione ci dimentichiamo persino il fornello acceso e siamo arrivati a 69°C. Non bastasse ci accorgiamo anche che è passata un ora, e probabilmente preso dai vapori sia del mosto che dalla splendida nera che scende nella gola, decidiamo di spegnere e lasciare ancora 20°C minuti a 69°C per terminare di mangiare anche lo strudel alle mele, spolverato da polvere di cannella.
Cogliamo l'occasione a fine pranzo di fare anche un pò di foto in memoria dell'incontro.


Dall'espressione dei commensali si vede che l'alcool è presente, siamo già tutti stanchi!!! L'unica attenta è Diana, sempre pronta ad intervenire ad ogni rumore, qui si desta al clic dell'autoscatto della macchina fotografica.
Mentre la Giusi mette a posto il tavolo, che dovrebbe essere il banco di lavoro per la cotta, accendiamo per la rampa al mash out a 78°C, e sono passati effettivamente 20 minuti.
Dopo 8 minuti arriviamo a 78°C e siamo ancora un pò indaffarati e lasciamo 5 minuti a 78°C, spegniamo, e tiriamo su la sacca, per far vedere a Massimo in cosa consiste il metodo BIAB, che praticamente è racchiuso nell'immagine che vede, una sacca con dentro i grani e il mosto che gocciola dentro la pentola. Altra distrazione, mentre eseguo l'operazione mi dimentico di riaccendere, e mentre strizziamo la sacca,  la temperatura torna a 70°C.  Riaccendiamo e togliamo il fondo, c'è un pò di casino, Andrea utilizza il solito metodo di compressione per estrarre altro mosto dai grani. Con calma ritrovata misuro la quantità di mosto nella pentola 37 litri, manteniamo la media di un assorbimento di 0,28 lt/kg.
Massimo attento osserva tutte le operazioni, condisce il tutto da una conversazione per ricordare i bei tempi andati, e ci manca solo mia moglie che arrivi con le foto di 40 anni fà. Detto fatto, arriva con un sorriso e dice "Ragazzi (si fa per dire!) guadate cosa ho trovato!". Il più attratto è Andrea, curioso di vedere, ma soprattutto di sentire i racconti delle mille avventure adolescenti di noi nati in un era e cresciuti in una altra. Si sprecano gli aneddoti, gli incontri, gli eventi, Andrea è curioso dei particolari e fa domande, le risposte sono sincere, e a volte fin troppo.
Intanto la temperatura sale e le proteine salgono in superficie, è importante scremarle, per evitare di trovarsi una birra torbida.


Questa volta la rampa per arrivare alla bollitura è stata un pò più lunga del solito, ci sono voluti 40 minuti, a causa di una distrazione la temperatura era scesa tanto, comunque è poco meno di un grado al minuto di risalita,  così la durata della schiumatura delle proteine è durata oltre mezz'ora.
Nel frattempo è stato prelevato un campione per il calcolo della densità in preboil, che una volta raffreddato a 20°C,  rileviamo 1046, e calcolando la densità desiderata dovevamo bollire per 58 minuti. 
Come da ricetta, al momento della bollitura, non abbiamo gettato luppolo, infatti non avevamo previsto l'utilizzo di luppolo per l'amaro, ma semplicemente da aroma. Così è stato fatto bollire il mosto per 40 minuti, e poi sono cominciate le gittate di luppolo ogni 5 minuti.
Finito la bollitura abbiamo iniziato velocemente il raffreddamento, e con la temperatura dell'acqua che ci ritroviamo nei tubi, in meno di 20 minuti abbiamo raggiunto i 20°C e cominciato a concentrare le farine e le proteine restanti con il mulinello, che ci ha permesso di ottenere mosti più limpidi uniti all'apertura moderata del rubinetto e di non utilizzare più le alghe irlandesi,Irish Moss.
Nello stesso momento del raffreddamento, reidrato le due buste di lievito US-05, come sempre con un punta di zucchero nell'acqua dei bicchieri con acqua bollita e fatta raffreddare a 25°C. Normalmente in 30 40 minuti il lievito si attiva e si può verificare l'azione dalla schiuma, più o meno, abbondante.
Versiamo il mosto nel fermentatore come al solito con caduta dall'alto, per ossigenare alla grande il mosto.


Terminato versiamo nel fermentatore il lievito che viene alla fine inoculato a 21°C, una bella mescolata per amalgamare il tutto e dare ancora un pò un ulteriore ossigenata.



Finito chiudiamo il fermentatore e lo portiamo su a casa.
Tempo totale della cotta 5h 48 min.
E venuto anche il tempo di salutare Massimo, è ringraziarlo per la visita, e la gioia provata nel ricordare tutti quei momenti che hanno segnato la nostra crescita e reso, a volte felici e spensierati.
Naturalmente ci siamo dati nuovamente appuntamento, magari senza la preoccupazione di dover seguire una cotta, ma una semplice giornata a berla accompagnandoci con una pizza.
Una volta pulito tutto e tornati in casa, mi siedo e con Andrea facciamo la verifica della cotta, verificando che è successo qualcosa che ha modificato i parametri, portando addirittura l'efficienza da 70% al 78%, e otto punti di efficenza sono tanti.
Alla fine è diventata così:

ORO American Pale Ale All Grain BIAB
Minuti di ammostamento: 90
Litri in pentola: 39
Litri in fermentatore: 26
Efficienza: 78%
OG: 1063
ABV: 6.3%
Plato: 15.5
IBU: 31.6
BU/GU: 0.5
EBC: 4

Fermentabili
Pale Ale:          6000 gr. 86%
CaraPils:            600 gr.  9%
Fiocchi d'Orzo: 400 gr.  6%

Luppoli
Pacifica:               5 gr. 20 min.
Nelson Sauvin:   10 gr. 20 min.
Cascade:             15 gr. 20 min.
Pacifica:               8 gr. 15 min.
Nelson Sauvin:    4 gr. 15 min.
Cascade:              20 gr. 15 min.
Saaz:                   10 gr. 15 min.
Pacifica:             10 gr. 10 min.
Nelson Sauvin:   10 gr. 10 min.
Cascade:             10 gr. 10 min.
Saaz:                   10gr. 10 min.
Saaz:                   10 gr. 5 min.
Nelson Sauvin    50 gr. in DH

Lievito
SafAle US-05 23 gr.

Profilo Mash
Protein Rest:    50°C   5 min.
Beta-amilasi:   66°C  60 min.
Alpha-amilasi: 69°C  20 min.
Mash Out:        78°C   5 min.

Purtroppo nella giornata ci sono state troppe distrazioni, per essere certi di cosa sia successo, e ripetere in futuro la ricetta,  e non siamo neanche sicuri, dei tempi di mash, ma pensiamo che aver aumentato il tempo di ammostamento abbia reso la condizione ottimale per un aumento dell'estrazione degli zuccheri da parte degli enzimi.
Ora il fermentatore borbotta da domenica notte e ieri ha dato il meglio di se gorgogliando in continuazione, per il consueta fase tumultuosa segnata anche da un aumento delle temperature , dovuto al lavoro dei lieviti, che hanno portato la temperatura del fermentatore a 24°C e ci ha costretti a scoprire il fermentatore per la notte, dove la temperatura in cucina scende a 19°C, abbassando la temperatura della birra fino a 22°C.
Ora bisogna attendere fino a venerdì o sabato per il travaso, per pulire la birra dal fondo dove si depositano lieviti esausti, farine residue della cotta e le proteine.
Questa, però, sarà la nostra prossima cronaca.





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