lunedì 14 settembre 2015

Alla Ricerca di una Nuova APA in BIAB

La stagione è partita alla grande, dopo l'inizio dell'attività brassicola con la Oro III, abbiamo inziato anche la stagione degli infusi alcolici, con la creazione di un liquore al Limonetto, cronaca che leggerete a breve nel blog. Oltre a le normali attività  brassicole di travaso e imbottigliamento della Oro III, importante lo studio per l'etichetta della bionda, nella creazione di un nuovo stile, iniziamo da qui.
Nelle settimane di riposo estivo ho pensato e ripensato ad un modifica delle etichette, in vista dell'etichetta speciale per la 50ª cotta. Ci sono volute settimane di tentativi e bozze prima di trovare una nuova forma. L'idea di base era quella di dividere nuovamente l'etichetta in due parti distinte, solamente per la cotta speciale, nel frattempo ho dovuto pensare come ripensare è creare un'etichetta di passaggio. Così ho semplicemente tagliato gli angoli superiori e poi curvati, creando più movimento, e mantenendo comunque il formato unico.


Questa non è l'etichetta definitiva, ma comunque saranno apportate poche modifiche, soprattutto per quello che riguarda i dati definitivi. Il progetto per la birra di Anniversario vi sarà svelata al momento giusto.
Le attività brassicole di queste settimane ha riguardato il travasato e poi imbottigliato della Oro III, la prima cotta della stagione, l'inizio di una serie di cotte di affinamento per avvicinarci il più possibile alla ricetta finale.
Nel travaso abbiamo usato 50 grammi di Simcoe in pellets, per aumentare ancora l'aroma della nostra bionda. Come facciamo ultimamente il luppolo è stato messo libero, e filtrato durante il travaso per l'imbottigliamento.


Già dopo il primo travaso, l'aroma di luppolo era imponente, il profumo davvero intenso, peccato che tutto andrà inevitabilmente a scemare con il tempo. Anche la densità si è rivelata molto vicino a quella finale, praticamente tutti gli zuccheri più fermentabili sono stati trasformati, rimaneva ancora un pò di zuccheri meno fermentabili.
Il fine settimana successivo abbiamo imbottigliato, con la densità a 1008 che ha portato la percentuale di alcool a 5,2%. Per la filtrazione del luppolo è stato utilizzato un filtro che abbiamo legato all'uscita del tubo, costringendoci così a non travasare rubinetto-rubinetto, ma con il tubo di travaso dentro al fermentatore ricevente.


Alla fine tra il luppolo rimasto su fondo del fermentatore, la maggior parte, e quello catturato dal filtro, la birra è rimasta perfettamente "pulita". E' un ottima tecnica per avere un ottimo apporto di aroma, senza il problema di ritrovarmi la birra piena di pezzetti di luppolo tritato.
Ora la birra è stata posizionata nella cella dove è cominciata la rifermentazione in bottiglia che durerà una ventina di giorni, prima di essere poi posizionata sullo scaffale per rimpolpare le nostre file. 
Ma veniamo a questa nuova birra, anche se di nuovo ha poco, visto che è quasi una replica della precedente, a parte l'utilizzo del Bisciut invece dell'Aromatic.
Vediamo subito la ricetta.

Oro IV American Pale Ale ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :75
Litri in pentola :40
Litri in fermentatore :24
Efficienza :84 %
OG :1056
ABV :5.6 %
Plato :13.8 
IBU :37.3
BU/GU :0.67 
EBC : 5

Malti e Fermentabili
Maris Otter 4500 gr 84 %
Biscuit 430 gr 8 %
CaraPils 200 gr 4 %
Fiocchi di Orzo 200 g r4 %
Totale 5330 gr

Luppoli
Chinook (AA 12.1) 10 gr 30 min
Chinook (AA 12.1) 15 gr 20 min
Amarillo Gold (AA 9.5) 10 gr 15 min 
Centennial (AA 8.1) 10 gr 15 min
Centennial (AA 8.1) 10 gr 10 min 
Amarillo Gold (AA 9.5) 10 gr 10 min
Centennial (AA 8.1) 15 gr 5 min
Amarillo Gold (AA 9.5) 15 gr 5 min
Amarillo Gold (AA 9.5) 20 gr 0 min
Centennial (AA 8.1) 20 gr 0 min
Simcoe (AA 11.4) 50 gr Dry-Hop
Totale185 gr

Lieviti
SafAle US 05 11.5 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 68 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 80 °C 15 min

Bollitura 120 min

Rispetto alla Oro III, abbiamo modificato il grano speciale, il Bisciut al posto dell'Aromatic, con la modifica del peso utilizzando 430 grammi di Bisciut contro i 200 grammi di Aromatic. Le modifiche non si fermano qui, la bollitura è stata portata a 120 minuti, creando un mosto più concentrato, anche se  così abbiamo perso almeno due litri, e poi il mash out portato a 80 gradi per migliorare la fluidità del mosto, cercando di evitare di estrarre tannini.
Ma veniamo alla cronaca. Come sempre abbiamo iniziato a preparare la cotta sabato, dopo aver imbottigliato la Oro III, per la verità mentre io imbottigliavo, Andrea era a prendere l'acqua alla fonte, armato di tanta pazienza, visto che questo è il periodo dell'anno prima delle piogge, dove ci vuole mezza giornata per riempire due taniche.
Come sempre si macina i grani, si prepara la pentola, il fornellone, si versa l'acqua e si preparano gli strumenti principali, sempre meno per la verità.


Andrea si lamenta sempre che secondo lui maciniamo sempre troppo fine. La scelta della distanza dei rulli è stata fatta due anni fà, dove dopo qualche cotta di prova, avevamo trovato il compromesso, dove il parametro principale scelto, era l'efficienza. E' indubbio che ci ritroviamo un mosto in bollitura sempre molto "sporco", così per accontentarlo cominceremo a fare nuove prove, dove questa volta il parametro seguito sarà ottenere un mosto il più "pulito" possibile, cercando di non scendere troppo con l'efficienza. Cosa non si fa per i figli!


La nottata ha portata la prima pioggia intensa della stagione, tra tuoni, lampi e pioggia battente, abbiamo dormito ben poco. Così la mattinata comincia tardi, e come sempre scendo prima io, Andrea mi raggiungerà più tardi.
Sono le 10 comincio le operazioni di routine, inserimento del doppio fondo, la sacca, il succo di un limone spremuto  e si parte, accensione.
Una mezz'oretta arrivo a 68°C e comincio a versare i grani, piano piano. Da solo faccio più fatica e a volte mi scendono troppi grani che poi tendono a raggrumarsi, devo quindi mescolare bene per scioglierli. 
Una cosa che ho notato, dopo tante cotte, invece di portare la temperatura più in alto e poi versare i grani freddi che fanno inevitabilmente scendere la temperatura, lascio il gas accesso al minimo e così versando piano piano i grani, la temperatura rimane stabile.

  
La fase di Beta amilasi a 68°C è al limite delle Alfa amilasi, diciamo che è un ambiente idoneo per entrambi gli enzimi. Durante i 45 minuti della sosta non abbiamo acceso il gas, la temperatura è rimasta a 68°C e abbiamo mescolato una sola volta.
La successiva sosta a 72°C per gli enzimi Alfa, che serve per creare maltosio, lo zucchero meno fermentabile "colpevole" della creazione di birre più "corpose", come succede ormai da tempo, di 15 minuti, ha comunque una seconda motivazione, più da leggenda metropolitana che da HB esperto, che possa giovare alla ritenzione della schiuma, con la formazione di glicoproteine.
Poi il mash out, sosta tanto discussa per il BIAB, visto che non facendo sparge risulta inutile. Sinceramente non so se sia inutile nel BIAB hai fini del degrado gli enzimi contenuti nel mosto bloccando ed inibendo definitivamente le reazioni enzimatiche, ma sicuramente più sale la temperatura, più il mosto diventa fluido, migliorando così la fuoriuscita del mosto intrappolato nelle trebbie. La forzatura a 80°C è proprio per ottenere la massima fluidità del mosto e così strizzare meno  possibile e così tentare di "sporcare" meno il mosto che poi andrà in bollitura.
15 minuti sono sufficienti, si riaccende, si tira su la sacca e si va verso la fase di bollitura.


Una cosa sempre da fare durante la rampa che porta in bollitura e la schiumatura delle proteine che vengono a galla.
Come avete letto nella ricetta su questa birra abbiamo una bollitura un pò più lunga, di 120 minuti. La scelta è caduta sull'aumento della densità, memore del buon risultato ottenuto con la Oro Evo (II), però è inevitabile così sacrificare un paio di litri di birra.
Nel frattempo prepariamo le gittate del luppolo che sono identiche alla precedente, sia nel peso nel tempo e nei tipi, con l'unica esclusione che non abbiamo inserito il luppolo fresco delle nostre piante, che vista l'esile qualità preferiamo fare maturare qualche settimana e utilizzare successivamente.


E sempre piacevole, fiutare l'aroma che sprigionano questi piccoli pezzetti verdi, stiamo parlando di luppoli americani, detto tutto. Non rimane che inserirli nei momenti giusti.
Ormai abbandonata la gittata a 60 per l'amaro, almeno in queste birre, iniziamo sempre con una gittata a 30 minuti, e poi a 20 15 10 5 e 0 minuti.


A 10 minuti della fine inseriamo la serpentina di rame che servirà per il raffreddamento, in fase di bollitura, per sterilizzarla.


Nonostante le temperatura siano ancora alte, sono bastate una quarantina di minuti per portare la temperatura giusta per l'inoculo, 19°C. Un bel mulinello per concentrare le farine e i residui della cotta insieme ai coni del luppolo libero, e 15 minuti di attesa per il deposito delle farine e siamo pronti per aprire il rubinetto.


Il colore è leggermente più scuro di quello stabilito dalla ricetta, causato dalla bollitura prolungata, che ha caramellato il mosto, è una forzatura ma in abbinata ad una temperatura di mash più alta dovrebbe creare un aroma particolare. Preleviamo un campione per la misura della densità. E' un momento sempre cruciale, dove si può verificare come abbiamo lavorato, e direi bene.


Anche questa volta, abbiamo inoculato il lievito senza reidratarlo, tecnica che pensiamo di abbandonare, visto anche il risultato ottenuto nella cotta precedente, dove praticamente non abbiamo rilevato variazione sia nel tempo di innesco, sia nel modo di fermentare, anzi ci sembra che la prima fase di fermentazione tumultuosa sia meno intensa e continui per più tempo, diciamo una fermentazione più costante anche dopo il travaso. Abbiamo aperto la bustina e versato sopra al mosto.


Una bella mescolata energica, per un paio di minuti, sia per miscelare e sciogliere bene il lievito  e per ossigenare il mosto, per la prima fase di crescita dei lieviti. Chiudiamo il coperchio e portiamo il fermentatore giù in cantina, temperatura stabile del mosto 19°C.
Sono le 16, non rimane che dare una bella pulita a tutto, fase mai menzionata ma di fondamentale importanza, pulire bene tutto, appena finito, per evitare che i residui si secchino e che poi sia più difficile levarli. Normalmente laviamo tutto nel momento stesso che finiamo di utilizzarlo, così alla fine rimane davvero poco, con la pompa a pressione diamo una bella passata con acqua e poi asciughiamo accuratamente tutto.
Stamane sono sceso in cantina, e ho potuto appurare il canto del gorgogliatore che borbottava con molta calma, molto più in relax di quando reidratavamo il lievito secco, e come vi ho già detto, la fermentazione e molto più lenta e prolungata, di tumultuoso è rimasto il mio vecchio cuore stanco!
Ora non resta che attendere 5 giorni per il primo travaso e la successiva aggiunta di Simcoe in pellets per il DH.
Le prossime settimane saranno decisive, ci attende una nuova versione della Oro con l'inserimento nuovamente dell'Aromatic, ed è probabile l'inserimento del Sorachi Ace in DH al posto del Simcoe, per la 49ª cotta, poi ci sarà lo sviluppo finale dell'etichetta per la birra speciale per il 50ª cotta che sarà eseguita in AG Classico con le tre pentole, ma queste sono altre storie.






mercoledì 9 settembre 2015

Storia della coltivazione casalinga di luppoli americani.

Ormai è passato un anno e mezzo, da quando, insacchettati nel suo scatolone, arrivarono i luppoli di Mario. Erano i primi giorni di Marzo. Quanti progetti e quanta curiosità nell'aprire quella scatola.


Ero sicuro che avrei ottenuto un buon risultato, vista la mia esperienza botanica, dopo oltre trent'anni di esperienza nel mondo del bonsai. 
Avevo sentito Mario Pedretti l'anno precedente, per una discussione sul luppolo selvatico, ed eravamo rimasti d'accordo che avrei preso qualche rizoma per fare qualche prova. Se la coltivazione del luppolo riscuote sempre più successo lo dobbiamo senz'altro a lui, che è stato un pioniere in Italia.
Cosi cominciai a cercare un posto dove poter piantare i rizomi, ed iniziare la coltivazione del luppolo per le nostre birre, più che per risparmiare, per avere la soddisfazione di coltivare da se una parte degli ingredienti, e sentire le birre più "nostre", uno dei tanti tarli di chi inizia.
Dopo qualche mese alla ricerca di un terreno adatto, sciolto (con una giusta proporzione di argilla e sabbia), esposto a sud (illuminazione solare tutto il giorno) e la presenza di un pozzo, gettai la spugna, si trovavano solo terreni senza approvvigionamento di acqua e con un terreno troppo compatto. Non avevamo più tempo, la primavera si avvicinava, e così tirai giù un progetto per piantumare i rizomi a fianco del muro del garage. L'intenzione era quella di sistemare dei cavi di acciaio, per formare una rete su cui far arrampicare i tralci del luppolo, l'esposizione solare era ottima, e il terreno ricco di sabbia. Proposi il progetto a mio figlio e mia moglie, e mi dissero che per la zona scelta avevano da propormi la costruzione di una siepe di erbe aromatiche, così invece di luppolo, piantammo salvia, rosmarino, timo, santoreggia, origano, erba cipollina, menta, dragoncello, limoneto, ruta, e alla fine convinsero anche me.
Dopo qualche giorno arrivò lo scatolone, con dentro i rizomi delle tre varietà americane, Chinook, Willamette e Columbus.


Non avevamo molto tempo per decidere, così per evitare che seccassero, decidemmo di piantarli in vaso, provvisoriamente. Purtroppo non riuscimmo a trovare altra sistemazione e le piante rimasero in vaso per tutta la stagione. 


Le piante soffrirono molto, crescevano stentate e verso fine stagione cominciarono ad ammalarsi. La patologia fungina più comune è la Peronospora, un fungo micidiale, che si manifesta, con depigmentazioni a carico dei tessuti verdi, a cui seguono in genere necrosi più o meno estese. A carico dei coni si instaurano processi degenerativi che si manifestano con necrosi o marciumi. L'esito degli attacchi di peronospora è spesso letale, soprattutto quando interessa le piante erbacee, come il luppolo.


Non abbiamo eseguito nessun trattamento, nella speranza che una diminuzione delle annaffiature, avrebbe comunque rallentato la malattia. La stagione si concluse molto presto, le piante deboli persero velocemente le foglie e a metà settembre, cominciarono a ingiallirsi, seccarsi e entrare in dormienza autunnale.



Le piante rimasero sono la neve, per tutto l'autunno e l'inverno, con poche speranze di vederle in vita in primavera.
Quando giunse la nuova stagione, alcuni problemi familiari ci tenero lontani dalle nostre attività del tempo libero, e sia la birra, l'orto e le nostre piantine furono per un periodo abbandonate.
Nonostante lo stato di abbandono, i rizomi si risvegliarono e con una forza inaspettata cominciarono e crescere crescere ed allungare i loro tralci. 
Un anno era passato ma il problema di trovare un luogo per la messa a dimora rimaneva. Non avevamo molto tempo, ho avremmo rischiato di far passare un'altra stagione in vaso ai nostri amici luppoli, e questa volta sicuramente dagli esiti letali.
Dopo qualche settimana, le piante cominciarono nuovamente ad indebolirsi, la crescita si arrestò e le foglie cominciarono a diventare gialle e a seccare i margini, la peronospora si era risvegliata ai primi caldi, non si poteva più aspettare.
Decidemmo così di utilizzare uno spazio libero, non molto grande, a confine con un vicino, parte finale del piccolo prato seminato tre anni fà.
Dopo il lavoro eseguito sul altro lato del confine, con la costruzione di una siepe di bambù e cornus variegato, cominciammo la sistemazione dei supporti su cui posizionare i tralci cresciuti liberi nei vasi.


Abbiamo utilizzato delle canne unite tra loro. Lo sviluppo lineare delle canne è misero, il luppolo geneticamente allunga i tralci fino a 9 metri, ma per questa stagione sono stati sufficienti, ma il prossimo anno avremo il problema di gestire l'esuberanza dei tralci.
Quando siamo riusciti a sistemare le piantine, la stagione era già inoltrata, il caldo asfissiante di questa splendida estiva era già potente, e non eravamo certi che le piantine si sarebbero adatte, figuriamoci se pensavamo che avrebbero prodotto qualche cono. Come era capitato in vaso la pianta più robusta vegetò e crebbe meglio, il Chinook che si è rivelata l'essenza più robusta è adatta a questo clima rigido prealpino, anche il Willamette è cresciuto bene, mentre il Columbus che era la pianta più colpito dalla peronospora risulto la in difficoltà.


In primo piano il Willamette, con qualche foglia colpita dalla peronospora in basso, mentre sullo sfondo il Chinook, forte robusto.


Questo il Columbus molto debole, con poche foglie.
Saranno state le temperature alte, ma le piante nel giro di poche settimane cominciarono a crescere e a distendere i loro tralci lungo la struttura creata. Tutti i giorni dovevo sistemare tralci ribelli che tendevano ad arrampicarsi sul canniccio di confine. 


Nel giro di due mesi cominciarono a produrre coni, non avremmo mai pensato che sarebbe successo.


Fa sempre piacere vedere una pianta crescere e fruttificare, chi ha la passione per le piante può capire.
Da fine luglio, ogni giorno, è stato un curiosare dai i tralci, per vedere come puntavano, in continuazione,  piccoli ricci come quelli del castagno, un invasione, non credevamo hai nostri occhi.


Nel giro di tre settimane i coni completarono lo sviluppo, diventato i coni maturi che tanto amiamo. 
I coni del Chinook molto grossi e lunghi, dovuto probabilmente anche al vigore della pianta.


I coni del Willamette, sempre grandi ma meno allungati di quelli del Chinook.

  
Mentre i coni del Columbus, molto più globosi e piccoli, ma sulle dimensioni non siamo certi quanto abbia influito la robustezza della pianta.


Fino qui tutto bene. Annaffiatura costante ogni tre giorni, visto il terreno ricco di sabbia e il clima torrido, anche se comunque le radici sono rimaste sempre all'ombra del canniccio.
Ora cominciava il difficile, quando raccogliere? e poi come seccarli? e la conservazione?
Con l'esperienza acquisita l'anno scorso, con i luppoli selvatici, e il consiglio scritto (purtroppo) di qualche amico, più o meno avevamo un idea di quando raccoglierli, il famoso effetto "carta velina", la sensazione che si deve avere al tatto al momento della raccolta dei coni.


Dopo la raccolta è importante che i coni si asciughino bene prima di essere messi sotto vuoto o messi in sacchetto. Certo sottovuoto si conservano molto più a lungo, se poi tenuti in frigo si aumenta la conservazione. C'è chi li sistema anche nel congelatore.
Ai primi di settembre, nonostante che i coni non "suonassero" ancora bene, abbiamo deciso di raccoglierli lo stesso, le previsioni del tempo non promettevano niente di buono, e qui quando comincia a piovere non la smette più. Rischiavamo di trovarci con coni bagnati alla raccolta, con il rischio di farli marcire, sarebbe stato un peccato dopo tanta fatica, probabilmente sarebbe servito ancora una settimana di maturazione sulle piante.
Il Chinnok ha prodotto 350 grammi di coni freschi.


300 il Willamette.


150 il Columbus. 


I coni sono stati sistemati su una griglia di acciaio utilizzata per le zanzariere, fissati ad un telaio di legno. Per chi ci segue da un pò, sa che le griglie erano state costruite per seccare i coni del luppolo selvatico lo scorso anno. Le griglie sono state sistemate sopra dei quadrelli di legno per aumentare il passaggio dell'aria.

  
Nei giorni successivi i coni sono rimasti nel garage a seccare, il profumo nell'aria era davvero notevole, quando si apriva la porta le narici erano inondate da un aroma intenso, erbaceo, pungente.
Non abbiano idea se abbiamo lasciato i coni a seccare troppo, essendo la prima esperienza vera, tralasciando i luppoli selvatici, che in confronto erano molto più freschi al momento del confezionamento. Chiedendo ad amici, ci avevano consigliato un tempo tra i 5 e 10 giorni, in base alla freschezza dei coni e della temperatura dell'ambiente. 
I coni erano leggermente freschi (effetto carta velina basso) e l'ambiente intorno ai 23 gradi.


Dopo 6 giorni i coni apparivamo molto secchi (forse troppo), e all'odorato l'aroma era molto tenue, pensiamo di avere perso la gran parte della luppolina fuoriuscita all'apertura dei coni.
Purtroppo una volta confezionati e pulito il tavolo, abbiamo trovato un strato di luppolina sotto alle griglie che sarebbe stato meglio fosse rimasta al interno dei coni.
Per il confezionamento abbiamo utilizzato la nostra macchina per sottovuoto, una macchina ormai indispensabile per noi, che consigliamo vivamente a tutti, e su internet si trovano a prezzi accessibili per tutte le tasche.


Alla fine una volta seccati sono rimasti 70 grammi di Chinook, 68 grammi di Willamette e 30 grammi di Columbus.


Ora non resta che provarli, già dalla prossima cotta. Non conoscendo la percentuale di Alfa Acidi, ed essendo alla prima esperienza, utilizzeremo i coni a 0 minuti, solo per l'aroma.
Per il prossimo anno sarà difficile che i rizomi saranno rimossi, e le piante nasceranno ancora li, invece per il  2017, sarà probabile che cominceremo a dividere rizomi, intanto per contenere la crescita, visto che è una pianta infestante che tende a correre sotto al terreno, e non vorrei che finisse per invadere il terreno del vicino e poi per moltiplicarli, anche se poi avremo nuovamente il problema di trovare un terreno dove sistemarli, ma quella è un'altra storia.

lunedì 31 agosto 2015

Una nuova stagione all'insegna del BIAB

L'estate sta finendo, (come cantavano i Righeira, un po di anni fà...), le temperature cominciano a ridiscendere, e si può così ricominciare a birrificare.
La stagione appena passata, da settembre 2014-giugno 2015, ci ha regalato tante soddisfazioni, e anche qualche delusione, come capita spesso tra innamorati.
E' stato un crescendo di evoluzioni, con l'acquisto di nuove attrezzatura, non sempre indispensabili, la ricerca di nuove sapori ed aromi,  per creare nuovi gusti, aromi e piaceri.
Abbiamo prodotto 401,5 litri di nettare amaricante, con una media di produzione di 23,5 litri a cotta per 18 cotte totali, le produzioni più piccole sono state i due esperimenti con luppolo selvatico da 8 e 10 litri, mentre le più grandi la 2 Mü Maeve con 52 litri e la Midas 48 litri.
Con le 18 cotte abbiamo creato birre tutte diverse, con grani e luppoli diversi, lieviti e spezie diverse, nella ricerca infinita di trovare, alla fine, gli aromi più affini ai nostri gusti.
Questa nuova stagione, sarà oggetto di una maggiore attenzione, cercando di affinare le ricette delle birre che ci sono più piaciute.  
Così alla fine della scorsa stagione, abbiamo tirato le somme e deciso su quali birre puntare. La prima birra che sarà affinata sarà la Oro, il nostro cavallo di battaglia, la biondissima luppolata, di questa stagione, anche se la ricetta originale è dell'anno precedente; poi la Abj, la belga ambrata forte e caratterizzata da spezie ed aromi e infine la Babd la nera intensa e profonda con i suoi aromi di torrefatto, cioccolato e di liquirizia, entrambi della stagione precedente.
Possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati ottenuti, nel nostro piccolo abbiamo creato alcune birre davvero buone anche se non abbiamo mai avuto la pretesa di fare birre da concorsi o particolari, ma semplicemente appagare la nostra sete e quella dei nostri amici.
La stagione era iniziata con un paio di IPA di classico stampo inglese, sia per l'utilizzo dei grani sia del luppolo; la Raj in perfetto stile e la Kashmir con l'aggiunta di qualche luppolo non proprio in stie come il Saaz e il Cascade, in più l'aggiunta di una parte di luppolo selvatico. Diciamo che tra le due ha "passato il turno" la Kashmir che è stata il lizza, per essere perfezionata, fino alla fine, e sarà oggetto di riverifica in futuro. Poi abbiamo fatto la Pallare e la Toc Toc, una fatta esclusivamente con luppolo selvatico e la seconda una APA classica, con il suo aroma biscottato e l'utilizzo di luppoli neozelandesi. 
L'utilizzo del luppolo selvatico, si è rivelato un insuccesso, anche per la successiva PallaRevenge. Le birre sono risultate, la Pallare, poco amara e con poco aroma, mentre la PallaRevenge, un aroma intenso ma fastidioso, simile ad uno strano gusto di plastica, indescrivibile.
In mezzo è stata brassata la 6Figlio, una splendida Saison ricca di sapori e aromi, fresca, che è piaciuta a molti, sicuramente una nota piacevole nel panorama delle birre di frumento.
Dopo il fallimento del luppolo nostrano, siamo riusciti a superare lo sconforto, con la creazione della birra che ci ha più soddisfatto, la Oro Evo, una birra luppolata, chiara, con un buon mix tra il gusto di malto e il connubio dell'aroma intenso di arancio e frutti esotici dei luppoli della zona oceanica come il Galaxy e il Pacifica, e gli aromi americani più agrumati e speziati del Chinook e del Citra.
Poi abbiamo proseguito con una bitter, Luna Rossa, una sperimentazione sul utilizzo di due lieviti diversi per creare due birre diverse dallo stesso mosto. Le birre sono risultate simili, ma con differenze importanti, una molto amara, ma con un buon equilibrio nel gusto, l'altra con un aroma più condizionato dal lievito, che ha trasformato l'aroma, in un gusto più fruttato, con un profumo più marcato, e un amaro meno accentuato. 
Non so dove lo avevo sentito o letto, ma è vero il detto che "noi facciamo il mosto, ma la birra la fa il lievito".
Successivamente abbiamo creato un paio di birre, che hanno riscosso un gran successo, che invece a noi meno, che non amiamo particolarmente le birre di frumento. Diana, una birra di frumento aromatizzata alla castagna, una birra caratterizzata dall'intenso aroma affumicato, una Rauch, grazie  al utilizzo di castagne seccate con il metodo della nostra valle, affumicate con l'utilizzo di foglie di faggio bagnate, che ha donato un gusto unico. L'altra birra di grano è stata la 2 Mü Maeve, una rivisitazione della classica weizen, con l'utilizzo di spezie più consone alle birre bianche belghe.
In seguito ad inizio primavera, sono state brassate un paio di birre molto luppolate, la Midas, che alla fine è risultata una birra troppo luppolata, troppo ricca di varietà di grani, che ha confuso un pò il gusto finale, rendendola un pò "stonata", e la Accisa Bionda, una birra nata durante la protesta, per l'aumento delle tasse, creata con malti chiari e luppoli neozelandesi. Una birra ricca di sapori e aromi, un birra creata in semplicità, che alla fine si è rivelata una felice sorpresa.
Le cose semplici sono sempre le migliori.
Purtroppo quando si cercano gusti ed aromi sempre diversi si finisce poi per avere decine di sacchetti di grani e luppoli utilizzati parzialmente e che inevitabilmente finiscono per scadere. L'utilizzo di sacchetti sottovuoto ci ha permesso di mantenere al meglio la conservazione dei nostri grani e dei luppoli, anche se non c'è ombra di dubbio, che mano a mano che il tempo passa, gli aromi tendono a volatilizzarsi, così abbiamo deciso di prendere i grani e i luppoli più "anziani" e senza calcolare proporzioni, e ricetta, ne abbiamo fatto un calderone. Alla fine ne è scaturita una birra un pò stucchevole, l'utilizzo di una parte abbondante di Crystal e di Carafa insieme, ne ha fatta una Brown caramellata con l'aroma del Pilsner, non proprio una buona abbinata. Anche per il luppolo utilizzato è valsa la stessa regola, avevamo parecchio Styrian Golding scaduto da un pò che alla fine a dato davvero poco aroma, per fortuna l'utilizzo del Target ha dato un piacevole amaro che ha smorzato un pò l'aroma di caramello. Anche l'utilizzo del T-58, anche lui con qualche primavera in più, ha dato una raddrizzata al tutto, comunque sarà una birra che avrà una maturazione lenta.
Sucessivamente, per alcuni intoppi, non siamo più riusciti a brassare con regolarità e per un periodo non ho potuto birrificare. Andrea a proseguito l'attività in compagnia del suo amico Alby, birrificando una americana superluppolata, la MataMua, una mix perfetto di malti e luppoli, piacevole, fresca, dall'aroma e dal profumo intenso e pungente.
Verso la fine della primavera ho dovuto scegliere se fermare completamente le attività brassicole o ripiegare, se così di può dire, sugli estratti. Ho preferito non fermarmi, pur avendo poco tempo, è essendo anche da solo.
Gli estratti di malto vengono incontro se non si ha il tempo per birrificare, saltando completamente la fase di ammostamento. Così ho brassato tre birre, Lola I, Lola II, Lola III. La prima una bionda senza eccessive pretese, molto secca con pochi aromi; la seconda una brown, caratterizzata da un leggero aroma torrefatto, poco amara e la terza una ambrata condizionata dall'utilizzo di due lieviti diversi insieme, che hanno dato vita ad una birra con gusti pepati floreali, una birra che comunque avrà bisogno di una maturazione più lunga rispetto alle altre due.
In questa stagione abbiamo utilizzato diverse tecniche per birrificare, partendo dal classico BIAB australiano, con l'utilizzo di tutta l'acqua all'inizio, fino a provare alla fine con mash concentrati. Non abbiamo trovato differenze sostanziali nel gusto e gli aromi finali nella birra, anche con l'utilizzo di "tecnologie", che abbiamo perso per strada, non abbiamo trovato miglioramenti e non le  rimpiangiamo assolutamente.
Il problema del BIAB, se di problema si può parlare, è che il mosto portato in bollitura, è poco pulito, sia che sia fatto con tutta l'acqua all'inizio o tramite un mash concentrato, il risultato finale è identico indipendentemente dalla tecnica utilizzata, e allora senza tante complicazioni utilizzeremo la tecnica classica di tutta l'acqua all'inizio, e senza l'apporto di pompe, rims etc.
Faremo comunque una prova, per la birra "Fifty Anniversary" la nostra 50ª cotta, con la tecnica All Grain Classico con le tre pentole, per avere un mosto in bollitura, pulito. Sarà soltanto una prova, per verificare le nostre capacità e la padronanza nella tecnica dello sparge, ma non pensiamo, per ora di passare al sistema AG classico.
Così questa stagione, al contrario degli anni scorsi dove eravamo alla ricerca dei nostri gusti, ora approfondiremo una ricetta, cercando di ottenere il meglio, modificando, con leggeri cambiamento la ricetta originale, che riguarderanno sia gli ingredienti, sia le temperature di mash, ci vorrà molta pazienza e ancora pazienza e calma, perché le combinazioni e i fattori che influiscono sul risultato finali sono molti, e per trovare la ricetta finale, non basterà una stagione.
Ma la nostra passione, e l'amore con cui creiamo le nostre birre, ci daranno la forza per giungere al traguardo.
E con questo spirito che ripartiamo, Avanti!!!


Ma veniamo alla cronaca della prima ricetta di questa nuova stagione.
Il tempo passa, ma le cose consolidate nel tempo non cambiano, e l'abitudine di preparare la cotta almeno un giorno prima è rimasta anche in questa nuova stagione. La raccolta dell'acqua alla fonte, sempre la stessa, la preparazione della pentola, la vecchia compagna di tante "battaglie", la 50 litri, la sistemazione degli strumenti necessari alla realizzazione del mosto, la macinazione dei grani  sono state preparate il sabato.


Rispetto alla ORO EVO, nella nuova Oro III è stato sostituito il grano speciale Bisciut con l'Aromatic e siamo stati costretti ha utilizzare luppoli diversi, non avendo a disposizione i luppoli neozelandesi. Certo avremmo preferito cambiare meno profondamente la ricetta originale, ma in questo momento, con tutto il materiale che abbiamo a disposizione, che probabilmente ci farà arrivare fino alla fine di questa nuova stagione, non vogliamo spendere altro e utilizzare la marea di ingredienti che abbiamo.
Vediamo le ricette, una sopra (quella vecchia) l'altra (quella nuova) sotto, così Vi potete fare un idea.

Oro Evo ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento : 60
Litri in pentola :41
Litri in fermentatore :26
Efficienza :84 %
OG :1056
ABV :5.6 %
Plato :13.8
IBU :37.5
BU/GU :0.67
EBC :4

Malti e Fermentabili
Pale 5000 gr 86 %
CaraPils 400 gr 7 %
Biscuit 200 gr 3 %
Fiocchi Frumento 200 gr 3 %
Totale 5800 gr

Luppoli
Chinook 10 gr 60 min
Galaxy 10 gr 30 min
Pacific Jade 10 gr 20 min
Galaxy 10 gr 15 min
Pacific Jade 10 gr 10 min
Galaxy 10 gr 5 min
Citra 50 gr DH
Totale110 gr 

Lieviti
SafAle US 05 17 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min

Bollitura 120 min


Oro III ALL Grain BIAB   
Minuti ammostamento :75
Litri in pentola :40
Litri in fermentatore :27
Efficienza :80 %
OG :1047
ABV :4.7 %
Plato :11.7 
IBU :38.5
BU/GU :0.82
EBC : 4

Malti e Fermentabili
Maris Otter Grani 4500 gr 85 %
CaraPils Grani 400 gr 8 %
Aromatic Grani 200 gr 4 %
Fiocchi di Orzo Fiocchi 200 gr 4 %
Totale5300 gr

Luppoli
Chinook (AA 12.5) 15 gr 30 min 
Chinook (AA 12.5) 10 gr 20 min
Centennial (AA 9.1) 10 gr 15 min
Amarillo (AA 9.5) 10 gr 15 min
Centennial (AA 9.1) 10 gr 10 min
Amarillo (AA 9.5) 10 gr 10 min
Centennial (AA 9.1) 15 gr 5 min
Amarillo (AA 9.5) 15 gr 5 min
Centennial (AA 9.1) 20 gr 0 min
Amarillo Gold (AA 9.5) 20 gr 0 min
Chinook PP 23 gr. 0 min
Willamette PP 17 gr. 0 min
Simcoe (AA 12) 50 gr Dry-Hop
Totale 225 gr

Lieviti
SafAle US 05 Dry 17 gr

Profilo Mash
Beta-amilasi 66 °C 45 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Mash Out 78 °C 15 min

Bollitura 90 min

La mattina di Domenica con estrema calma sono sceso per iniziare la cotta, come sempre Andrea preferisce prendersi ancora un pò di tempo tra le braccia di Morfeo. Sono le 10,30 e accendo il fornellone.


Sistemo il doppio fondo, la sacca, verso il succo di un limone e attendo che arrivi a temperatura. Fa già caldo, sono gli ultimi giorni di questa splendida e calda estate, davanti ci si presentano i lunghi giorni dell'autunno piovoso, ma da sempre è così e così sarà ancora per molto molto tempo.
In mezzora  raggiungo la temperatura per la prima fase di mash, 66°C e come un messia appare Andrea "A che punto sei??" " Sei arrivato giusto giusto per versare i grani". Così con estrema calma versiamo i grani e intanto mescoliamo.


Durante il versamento, non abbiamo spento il gas, ma tenuto al minimo, per evitare che la temperatura scendesse. Ci mettiamo qualche minuto a versato tutto il contenuto del secchio, e la temperatura non scende, spegniamo, copriamo e facciamo partire il conto alla rovescia - 45 minuti. 


La temperatura rimane costante, l'ambiente esterno è a 30°C e da quando non utilizziamo più la pompa la temperatura scende molto molto più lentamente e di solito accendiamo un sola volta per qualche minuto, quando scende di mezzo grado.
Quando abbiamo alzato il coperchio, abbiamo trovato dei tegumenti neri, non abbiamo idea se durante la cottura si siano bruciati sul fondo, ma ci sembra impossibile visto che il doppio fondo  tiene staccata la sacca di 8 cm dal fondo della pentola. Durante la macinazione non mi è sembrato di vedere dei grani scuri.  Sta di fatto che comunque il mosto è sempre rimasto molto chiaro. Non sappiamo cosa pensare.

  
I minuti passano veloci, c'è una leggera eccitazione per questa prima cotta di stagione, insieme a lei ci sono tante speranze di riuscire a migliorare, e come si fa con il secondo e il terzogenito, ci si prende le cose con sempre più calma e serenità e tante complicazione se ne vanno, come le alghe irlandesi... nella spazzatura!!


Dopo i 45 minuti di beta amilasi a 66°C portiamo la temperatura a 72°C per la fase di alfa amilasi con sosta di 15 minuti. Abbiamo a lungo discusso se era il caso o no di fare anche una fase di mash out a 78°C per 15 minuti, visto che non c'è sparge o similari con aggiunti di acqua, ma alla fine la spunto io. La viscosità del mosto tende a scendere con l'aumentare della temperatura, e quindi più facile liberare il mosto trattenuto dalle trebbie nella sacca.
E' ora di sollevare la sacca e iniziare la fase di strizzatura.

  
Anche se non sembra sono sempre io.....!!! Tiriamo su la sacca e lasciamo gocciare qualche minuto e poi senza tante problemi recuperiamo ancora un paio di litri con la bacinella e il fermentatore, saranno i due litri che faranno salire l'efficienza fino al 80%.


Non strizziamo da assassini come una volta, ma comunque con una buona pressione sulle trebbie recuperiamo gran parte del mosto. E' indubbio che così si aumenta la torbicità, ma il mosto risulta già molto "sporco" appena tolta la sacca, non pensiamo che un paio di litri in più, che alla vista sono addirittura più puliti di quella della pentola, aumentino in proporzione le quantità di farine.

   
Per velocizzare i tempi e raggiungere prima la bollitura, il fornellone lo accendiamo già durante la fase di sollevamento della sacca, e di solito finito di strizzare la sacca, comincia la fase di bollitura. Prima però schiumiamo le proteine che vengono a galla man mano che sale la temperatura.


Siamo arrivati al momento della preparazione del luppolo. Essendo una birra luppolata, è naturale che il luppolo sia abbondante, anche se oramai abbiamo abbandonato le gittate da amaro e si comincia di solito a gettare il luppolo a 30 minuti dalla fine della bollitura.


Abbiamo utilizzati gli ultimi luppoli acquistati, è incredibile l'aroma che sprigionano appena aperti, inevitabilmente la prossima volta non sarà la stessa cosa. Insieme ai coni essiccati decidiamo di utilizzare anche qualche cono fresco dei nostri.


Siamo stati indecisi tutta la mattina se iniziare o no la raccolta. Abbiamo preso un cono e lo abbiamo aperto a metà per verificare la presenza di luppolina. Il quantitativo non è elevato ma la presenza della magica polverina gialla, ci da la possibilità della raccolta.


Purtroppo come al solito il tempo è tiranno, e abbiamo preferito posticipare la raccolta di un paio di giorni, prima comunque della arrivo del maltempo, piogge e abbassamento delle temperatura (di già!!), potremo così fare le cose con calma, i coni poi saranno fatti essiccare in garage, in ambiente asciutto e caldo (non so per quanto...). Alla fine per la gittata finale a 0 minuti, decidiamo di metterci anche un pò di coni freschi.


Bisogna dire che i coni sono grossi e carnosi, ricchi di aroma e profumi, tutta altra cosa di quelli selvatici che avevamo raccolti lo scorso anno.


Alla fine sono 170 gr di luppoli, di cui 40 freschi, suddivisi in 6 gittate. Rispetto alla Oro Evo, questa volta la bollitura è di 90 minuti, e non c'è molto da aggiungere, ma attendere che il tempo passi, e a 30 minuti dalla fine della bollitura iniziare le varie gittate di luppoli.
Terminata la fase di bollitura, cominciamo la fase di raffreddamento e nonostante l'alta temperatura dell'ambiente in mezz'oretta portiamo la temperatura a 22°C. Decidiamo che comunque meno di così è difficile scendere, apriamo il rubinetto e cominciamo a versare il mosto nel fermentatore.


Il mosto di un colore giallo paglierino, molto chiaro non è per niente torbido, sarà stato il poderoso mulinello fatto a fine raffreddamento, ma soprattutto la presenza del luppolo in coni libero. Infatti una volta che affonda crea un filtro naturale alle farine libere nel mosto.


Anche se la foto non rende, il mosto è pulito e libero da gran parte delle impurità.


Siamo alla fine, e c'è un ultima novità. Il lievito non è stato reidratato precedentemente ma semplicemente versato sul mosto. Una prima parte con mezza bustina, circa 5 -6 grammi, arrivati a metà del fermentatore, e la bustina intera alla fine.


Come potete vedere dal colore della bustina, il lievito scelto è US-05, scelto per la sua neutralità, in grado di esaltare l'aroma amaricante del luppolo. Non ci resta che dare una bella mescolata oltre che per sciogliere bene il lievito, anche per aumentare l'ossigenazione del mosto, chiudere il coperchio e portare il fermentatore in cantina, dove grazie al notevole abbassamento delle temperature notturne della zona e rientrata sono i 20°C.


Nella mattinata è partita la fermentazione e sinceramente non mi pare di avere riscontrato, tantissima differenza, forse reidratando il lievito secco in acqua prima di essere versato nel mosto, la fermentazione parte qualche ora prima, ma vale tutto lo sbattimento?
Non ci resta che aspettare 5 - 6 giorni per effettuare il primo travaso di pulizia dal lievito esausto e dalle impurità presenti, e verificare a che punto si trova il lavoro dei nostri amici lieviti.
Abbiamo così iniziato questa nuova stagione, alla ricerca di un affinamento di questa bionda luppolata, la prima di una lunga serie, ma questa è l'inizio di una serie di nuove avventure.

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