Diventa sempre più difficile trovare il tempo per proseguire il nostro percorso birrario, mille impegni, Andrea sempre meno libero e io sempre più stanco.
L'unica cosa che dovevamo fare, l'abbiamo dovuta dividere in due parti, l'imbottigliamento della MataMua, la cotta fatta da Andrea e Alby. Così la settimana scorsa sono riuscito ad iniziare, con il travaso per pulire la birra dal luppolo in pellets utilizzato per il DH. Poi Andrea ha terminato con l'imbottigliamento vero e proprio, il giorno dopo.
Questa volta ho utilizzato una vecchia tecnica abbandonata l'anno scorso, per filtrare al meglio il luppolo. Involontariamente Shockwave, in un commento sulla birra alla castagna a risvegliato in me, il ricordo dell'utilizzo di questa tecnica che si è rivelata perfetta.
La tecnica prevede l'inserimento di una sacchetto filtrante, lo potete trovare su internet, alla fine del tubo utilizzato per il travaso, che invece di essere inserito nel rubinetto del fermentatore ricevente (la nostra solita tecnica) questa volta è stato lasciato libero all'interno.
Anche se il pellets è precipitato quasi completamente sul fondo del fermentatore, il sacchetto, naturalmente preventivamente fatto bollire per sterilizzarlo, ha eseguito perfettamente il suo lavoro trattenendo quel poco pellet libero, una tecnica che avevo utilizzato male e che invece si è rivelata perfetta per la filtrazione del luppolo in pellets utilizzato per il DH. Ringrazio l'Amico Shockwave per la dritta.
Ecco qui il fondo del fermentatore, con uno strato abbondante di luppolo sul letto di lievito esausto. Purtroppo non sappiamo come sia potuto accadere, ma il fermentatore dove c'era il mosto si è aperto sfiatando, probabilmente non avevamo chiuso bene il coperchio durante il travaso.
Così la schiuma che ci era creata e la successiva produzione di CO2 ha trovato un punto dove fuoriuscire accumulando il luppolo sotto il coperchio. Per fortuna sembra che si sia sigillato con il luppolo stesso che poi si è seccato, creando un tappo. La birra è risultata un pò più limpida anche se è ancora leggermente torbida.
E' notevole lo strato di lievito sul fondo del fermentatore, ma molto è ancora in sospensione. E' incredibile quanto se ne sia moltiplicato.
Nonostante sia il secondo travaso si nota ancora un paio di centimetri di lievito esausto depositato sul fondo del fermentatore.
La densità della birra è risultata essere 1006, rispetto ai 1013 preventivati, facendo salire così la percentuale di alcool a quasi 6% contro i 4,9% preventivati in ricetta.
La fase invece vera è propria di imbottigliamento è stata eseguita da Andrea la mattina successiva, ci siamo così dati il cambio, io al lavoro, lui ad imbottigliare. Per la rifermentazione hanno (lui e Alby) deciso di non esagerare con le bolle, aggiungendo 130 grammi di zucchero sui 24 litri, attestandosi sui 5 grammi litro.
Anche se le cotte sono diminuite come numero, continuiamo a prepararci per le prossime, preparando soprattutto ricette, affinandole, per essere pronte il giorno che decideremo di metterle in pratica. Nel frattempo continuiamo a dar fondo alla cantina, per far spazio alle prossime birre. Siamo riusciti a terminare la Raj la birra ambrata di chiaro stampo inglese, con il suo amaro deciso e la Toc Toc, la prima ricetta solista di Andrea per questa splendida americana, che a dire la verità ha dato il meglio di se, nei mesi precedenti. Abbiamo approfittato per assaggiare qualche nuova produzione, come la Midas. La birra è risultata una bomba nel vero senso della parola, sia dal lato dell'aroma, che sprigiona appena aperta la bottiglia, sia alla degustazione, dove i luppoli inondano le papille gustative, lasciando solo alla fase finale un leggero ma importante amaro in gola. I gusti dei malti speciali sono imponenti ma non eccessivi, anche se il biscuit forse è troppo invadente. Su questa birra era stata effettuata una prova, per creare qualcosa di unico, utilizzando un ulteriore DH direttamente in bottiglia prima della tappatura. Purtroppo, non ha dato gli esisti che ci aspettavamo, è ancora presto per un deposito più denso sul fondo, ma basta il solo movimento della bottiglia per alzare dal fondo il lievito insieme alla polvere di luppolo. E' proprio il luppolo che ostacola la creazione di un deposito più solido. Non è stata una buona idea, a peggiorare ulteriormente le cose, la presenza di tanto luppolo libero, al momento dell'apertura delle bottiglie reagisce creando un effervescenza che tende a creare schiuma nella bottiglia, disperdendo mano a mano la CO2. Naturalmente prima di dare un giudizio finale dobbiamo ancora attendere un paio di mesi, ma già adesso è una birra particolare.
I mesi che non si produce con continuità, ha una controindicazione, l'abbassamento del livello delle bottiglie in cantina! è urge il ripristino del livello!!
Il tempo e gli impegni di ognuno di noi, non ci ha permesso ultimamente di brassare insieme e così, per ripristinare a tutti i costi il livello di guardia della nostra cantina (livello minimo 100 bottiglie!), ho deciso di prendere l'iniziativa e di brassare qualcosa da solo.
Da soli è tutto più complicato, e non avendo il tempo materiale per completare una cotta in AG, ho così preferito utilizzare la scorciatoia degli estratti, complice anche la presenza di un paio di chili di estratto light e un chilo di zucchero candito bruno, ritrovati in fondo ad uno scatolone. Per la ricetta ho deciso di utilizzare insieme 200 grammi di Caramunich 2, in scadenza, e 100 grammi di fiocchi per aumentare la corposità della schiuma che con questi ingredienti e soprattutto per la grande quantità di zucchero, risulterebbe debole.
Da soli è tutto più complicato, e non avendo il tempo materiale per completare una cotta in AG, ho così preferito utilizzare la scorciatoia degli estratti, complice anche la presenza di un paio di chili di estratto light e un chilo di zucchero candito bruno, ritrovati in fondo ad uno scatolone. Per la ricetta ho deciso di utilizzare insieme 200 grammi di Caramunich 2, in scadenza, e 100 grammi di fiocchi per aumentare la corposità della schiuma che con questi ingredienti e soprattutto per la grande quantità di zucchero, risulterebbe debole.
Anche i preparativi sono un pò saltati, ho iniziato giovedì con il prelievo dell'acqua alla fonte, anche se ne serviva molto di meno ho preso i soliti 40 litri. Mentre Venerdì ho sistemato alla bene e meglio il resto compresa la macinazione dei 200 grammi di Caramunich.
Non utilizzando la tecnica All Grain, è stato tutto molto più semplice e veloce. In primo caso la pentola, ho utilizzato la pentola da 13 litri senza rubinetto, quella che all'inizio della nostra storia birraria, utilizzavamo per le birre fatte con le latte, quindi il tempo necessario per il montaggio e l'istallazione del rubinetto è risparmiato; poi utilizzando del gas della cucina, non abbiamo preparato il carretto che di solito ospita il fornellone, ma soprattutto il tempo risparmiato è stato nella macinazione dei grani, durata meno di un minuto. Ecco qui tutti i nostri grani e fiocchi utilizzati.
La ricetta prevede anche l'utilizzo di zucchero candito bruno, in realtà sarebbe stato meglio chiaro, ma come si suol dire, questo passa il convento e questo abbiamo utilizzato, e i fiocchi d'orzo.
I cristalli dello zucchero candito, sembrano gemme di qualche pietra preziosa, come prezioso è il sapore che sanno donare alle birre, soprattutto di stampo belga.
Vediamo la ricetta.
Lola E+G
Minuti ammostamento :45
Litri in pentola :11
Litri in fermentatore :26
Efficienza :88 %
OG :1042
ABV :4.1 %
Plato :10.5
IBU :37.8
BU/GU :0.9
EBC :19
Malti e Fermentabili
Extra Light 2000 gr 61 %
Zucchero Candito, Amber 1000 gr 30 %
CaraMunich 80 200 gr 6 %
Fiocchi di Orzo 100 gr 3 %
Totale 3300 gr
Luppoli
Nelson Sauvin (AA 12.6) 20 gr 30 min
Nelson Sauvin (AA 12.6) 15 gr 15 min
Nelson Sauvin (AA 12.6) 15 gr 10 min
Nelson Sauvin (AA 12.6) 20 gr 5 min
Nelson Sauvin (AA 12.6) 30 gr 0 min
Nelson Sauvin (AA 12.6) 50 gr Dry-Hop
Totale150 gr
Lieviti
SafAle US 05
Profilo Mash
Mash-in 52 °C 10 min
Mash 68 °C 35 min
Bollitura 30 min
La cosa che salta subito agli occhi, è l'utilizzo di un solo luppolo, non è certo una nostra abitudine, ma è un modo per iniziare a conoscere meglio i gusti e gli aromi dei luppoli e quale tecnica migliore che assaporarli singolarmente.
Iniziamo con la cronaca. La mattinata è iniziata molto presto, complice i turni di notte delle ultime settimane, non sono riuscito a dormire, e alle 6 ero già in piedi. Ho salutato Andrea impegnato con il lavoro, e non farà parte di questa nuova avventura, e mi toccherà sobbarcarmi l'intera cotta, sperando che arrivi ad aiutarmi per le fasi conclusive.
Inizio sistemando la sacca nella pentola per il mash dei fiocchi e del grani. Sul fondo ho sistemato un cestello per la cottura a vapore, per evitare che la sacca tocchi il fondo della pentola, anche se questa piccola pentola in alluminio di Agnelli a poco a vedere con la sottilissima pentola da 50 litri che usiamo per il BIAB. Nella pentola verso gli 11 litri stabiliti dalla ricetta e un piccola quantità di succo di limone, accendo e vado in rampa per la sosta a 52°C.
Visto il quantitativo di acqua faccio presto ad arrivare in temperatura. Verso 500 grammi di estratto light più i fiocchi e il Caramunich e do una bella mescolata.
Copro e aspetto i dieci minuti programmati, intanto preparo il resto e sanifico il fermentatore. Sono le 8 del mattino era tempo che non facevo una cotta da solo, o forse non l'ho mai fatta!
Il tempo passa, la temperatura è rimasta costante per i 10 minuti, scaduto il tempo, riaccendo e salgo per il secondo step. Per il quantitativo di acqua bastano pochi minuti per arrivare a 68°C spengo e copro, non resta che aspettare che passino i 35 minuti.
Intanto preparo il luppolo neozelandese, Nelson Sauvin, utilizzato sia per l'amaro che per l'aroma, famoso per il suo aroma inconfondibilmente fruttato, che ricorda il famoso vino francese Sauvignon Blanche di cui prende il nome. Le gittate sono cinque, una da amaro a 30 minuti e poi le successivi 4 per l'aroma a 15 10 5 e l'ultima a 0 minuti.
Oltre al luppolo preparo anche il lievito, US-05 della Fermentis, il classico lievito neutro utilizzato per la sua capicità di mangiare gli zuccheri velocemente senza apportare aromi particolari, solo in condizioni particolari sui 18°C tende a rilasciare esteri agrumati.
Prima di reidratarlo attendo la fine del mash (che strano chiamarlo così questa specie di tisana) semplificato. Dopo 20 minuti controllo la temperatura siamo scesi di mezzo grado, decido di riaccendere per un minuto e riportare la temperatura nel range prefissato a 68°C.
Al termine tiro su la sacca e lascio scolare qualche minuto.
Non strizzo, lascio che goccioli per gravità, alla fine rimane un inezia all'interno dei fiocchi e dei grani. Riaccendo e vado in bollitura, intanto comincio ad aggiungere gli altri componenti. Lo zucchero candito per primo si scioglie in un attimo, mi fa sempre uno strano effetto vedere quelle pepite ambrate, poi unisco l'estratto che con i vapori che salgono dalla pentola tende ad incollarsi sul bordo della busta, e non si riesce mai ad utilizzato tutto!
Non faccio in tempo a finire di aggiungere i componenti che inizia a bollire, preparo il timer ed inizio con la prima gittata.
Verso i luppoli faccio partire il timer -30 minuti e reidrato il lievito. Come sempre ho preparato un pò di acqua che ho fatto bollire e poi raffreddato a 25°C e poi con molta calma aggiungo il lievito disidratato, lentamente per evitare grumi e mescolo. Finito copro con la pellicola trasparente.
Le gittate si susseguono incessanti, intanto preparo il fermentatore a terra con il colino sopra che mi servirà per filtrare il luppolo in coni. In mezz'ora è tutto finito, riempio il lavandino di acqua fredda e ci metto anche qualche bottiglia congelata.
Per il raffreddamento ho scelto di utilizzare anche una parte di acqua di frigo, una variante del famoso Ice Addition del mio Mastro Joseph. Infatti giovedì una delle due taniche utilizzate per prelevare l'acqua di fonte, lo posizionata all'interno del frigo e posizionato il termostato a 3 e mezzo, limite massimo prima che l'acqua si congeli completamente.
La sera precedente con un programmino, avevo calcolato quanto doveva essere la temperatura all'interno della pentola che mescolata con l'acqua proveniente dal frigo avrebbe portato la temperatura finale sui 20°C. Quando ho tirato fuori la tanica dal frigo ho avuto un attimo di paura "Accidenti (eufemismo) è congelata!" per fortuna l'acqua congelata era solamente uno strato sottile sopra, misuro la temperatura 0,8°C, perfetto. Sul soft avevo marcato 18 litri di acqua fredda a 3°C e 7 litri a 65°C. Ma le condizioni erano mutate, la temperatura dell'acqua fredda era ben più bassa e il quantitativo di mosto era più dei 7 litri calcolati, così un veloce ricalcolo e esce fuori che il mosto deve essere a 50°C al momento di essere versata nel fermentatore.
Faccio tutto per bene, raffreddo a 50°C, comincio a versare 5 litri di acqua quasi ghiacciata nel fermentatore posiziono il colino e comincio a versare il mosto. ci vuole meno di un minuto per versare tutto, anche se il luppolo rimasto all'interno della pentola gronda sapore ed aroma, decido di lasciarlo indietro, sbagliato!, avrei dovuto strizzarlo un pò, sicuramente ci sarà rimasto un litro dentro.
Finito con la pentola comincio a versare l'acqua ghiacciata, a 20 litri mi fermo sentore che sto per combinare qualche stupidata (altro eufemismo), temperatura 22°C, tra me e me penso"E' già a 22, non è che con gli altri litri mi scende troppo?? No dai il soft è preciso", E' preciso sei i dati sono precisi! Così continuo a versare arrivato a 25 litri, preso da uno strano raptus, di cui ancora adesso ignoro l'origine, ci butto ancora un litro, sicuro che sulla ricetta ci fosse scritto 26 litri. Ed invece nooooo!!! sulla ricetta c'era scritto 25. Alla fine un litro in meno a 50°C e un litro in più a 0,8°C risultato finale 18,2°C, non era proprio quello che avevo programmato.
Tutto sommato non è quella tragedia che sembra trasparire da queste righe, anche se avrei preferito rimanere sui 20°C. Per aumentare l'ossigenazione, sia il mosto che l'acqua l'ho versata dall'alto, creando un bel cappello di schiuma, va venire voglia di ficcarci la faccia dentro!.
Tiro su il fermentatore, con estrema fatica, i miei over 50 si fanno sentire tutti, come le ultime settimane di lavoro notturno, e rischio il colpo della strega. Prelevo un campione è misuro la densità.
Sentore del casino fatto prima con i litri, presumo che avrò sicuramente una densità più bassa di quella della ricetta.
Infatti mi ritrovo con una densità di 1042, contro i 1048 che avevo calcolato, pazienza avrò finalmente una birretta leggera, visto che tutte le volte, con un attenuazione superiore al 80%, ci ritroviamo sempre con birre con una percentuale di alcool superiore al 6%.
Non mi sottraggo alla prova dell'assaggio del mosto in provetta (non è una cosa brutta!!). Il profumo è molto intenso si sente bene questo leggero aroma di piscio (di gatto per la precisione!), al gusto e molto dolce all'inizio della bocca poi man mano che scende si sente l'amaro importante, sicuramente avendo una densità più bassa, il rapporto Bu/Gu è più alto, ma non da fastidio, però alla fine è sfuggente il corpo si perde subito, strano per una birra fatta con gli estratti, potrebbe esser l'alto contenuto di zucchero candito utilizzato.
Il colore è splendido, il mosto è trasparente come difficilmente capita in BIAB, anche se sul fondo della provetta si è depositato un piccolo strato di farine probabilmente dovuto al Caramunich.
Il pensiero di dover trasportare il fermentatore in cantina da solo mi fa star male, inizialmente avevo preventivato di lasciarlo in garage, ma stamattina c'erano 16°C, questo inizio della stagione calda stenta a decollare e le temperature non salgono, soprattutto di notte dove tocchiamo ancora i 7 - 8 gradi, ma caspitolina (altro eufemismo) non siamo in Liguria qui??? No!
Così decido di aspettare Andrea che torni dal lavoro, per farmi dare una mano a trasportare il fermentatore giù in cantina. Purtroppo c'è una sola controindicazione, il lievito era stato reidratato per essere utilizzato a li ad una mezz'oretta al massimo in un ora ed invece dovrà attendere un ora in più.
A forza di aspettare, il lievito si è stufato e vuole andarci da solo nel mosto, non resiste più. Persino il mosto si è scaldato arrivando a 20°C, grazie anche alla stufa accesa, per mitigare il freddo che mi attanagliava stamattina.
Mi decido ad inoculare sperando che Andrea non ritarderà ancora molto, una mescolata al lievito e via lo verso tutto nel fermentatore, e per aumentare ancora l'ossigeno do una mescolata energica per un paio di minuti.
Una magica schiuma riappare, e tutto pronto per chiudere il coperchio.
Come in uno special televisivo, spunta Andrea " Ehi Pà, tutto bene?" "André finalmente, sei arrivato proprio nel momento giusto per darmi una mano a portare giù il fermentatore in cantina". Pochi minuti, ed è sistemato nella cella.
Eccolo qui posizionato, con ai piani superiori le due cotte precedenti MataMua e la Avanz a rifermentare. Non resta che attendere che il lievito cominci a fare il suo lavoro, e trasformi gli zuccheri in alcool.
Una bella esperienza solista che mi mancava, a parte il calcolo errato della temperatura nel fermentatore, tutto è andato bene, semplice, veloce e pulito. Questi ingredienti di prossima scadenza ci hanno dato la possibilità di avere una ventina di litri abbondanti di una birra beverina, leggera, splendida da bere tra poco più di un mese, bella fresca.
L'utilizzo degli estratti rispetto al All Grain, in BIAB o Classico, è un ottima soluzione, per produrre un pò di birra veloce, senza pretese, in momenti magari dove non c'è il tempo e la voglia di mettersi li a preparare tutto il materiale, a macinare chili e chili di grani, e a metterci tutto il giorno tra mash e bollitura per non parlare per AG Classico del lavaggio delle trebbie, e non bastasse la minuziosa pulizia di tutto il materiale utilizzato. E come diceva il grande Renzo "Meditate gente, meditate".
Infine una anteprima per il prossimo post, abbiamo il piacere di ospitare un nuovo Amico nella rubrica " Una Chiacchierata con....", un personaggio di primo piano della cultura birraria artigianale italiana, un personaggio che ha aiutato in primo piano la crescita del movimento italiano della birra. Lanciamo un concorso a premi della durata di 3 giorni, chi indovina si viene a prendere un chilo di Black Malt. In caso di diversi vincitori il chilo sarà diviso tra quelli che verranno, avanti lasciate ila vostra previsione qui sotto nei commenti.
Il tempo passa, la temperatura è rimasta costante per i 10 minuti, scaduto il tempo, riaccendo e salgo per il secondo step. Per il quantitativo di acqua bastano pochi minuti per arrivare a 68°C spengo e copro, non resta che aspettare che passino i 35 minuti.
Intanto preparo il luppolo neozelandese, Nelson Sauvin, utilizzato sia per l'amaro che per l'aroma, famoso per il suo aroma inconfondibilmente fruttato, che ricorda il famoso vino francese Sauvignon Blanche di cui prende il nome. Le gittate sono cinque, una da amaro a 30 minuti e poi le successivi 4 per l'aroma a 15 10 5 e l'ultima a 0 minuti.
Oltre al luppolo preparo anche il lievito, US-05 della Fermentis, il classico lievito neutro utilizzato per la sua capicità di mangiare gli zuccheri velocemente senza apportare aromi particolari, solo in condizioni particolari sui 18°C tende a rilasciare esteri agrumati.
Prima di reidratarlo attendo la fine del mash (che strano chiamarlo così questa specie di tisana) semplificato. Dopo 20 minuti controllo la temperatura siamo scesi di mezzo grado, decido di riaccendere per un minuto e riportare la temperatura nel range prefissato a 68°C.
Al termine tiro su la sacca e lascio scolare qualche minuto.
Non strizzo, lascio che goccioli per gravità, alla fine rimane un inezia all'interno dei fiocchi e dei grani. Riaccendo e vado in bollitura, intanto comincio ad aggiungere gli altri componenti. Lo zucchero candito per primo si scioglie in un attimo, mi fa sempre uno strano effetto vedere quelle pepite ambrate, poi unisco l'estratto che con i vapori che salgono dalla pentola tende ad incollarsi sul bordo della busta, e non si riesce mai ad utilizzato tutto!
Non faccio in tempo a finire di aggiungere i componenti che inizia a bollire, preparo il timer ed inizio con la prima gittata.
Verso i luppoli faccio partire il timer -30 minuti e reidrato il lievito. Come sempre ho preparato un pò di acqua che ho fatto bollire e poi raffreddato a 25°C e poi con molta calma aggiungo il lievito disidratato, lentamente per evitare grumi e mescolo. Finito copro con la pellicola trasparente.
Le gittate si susseguono incessanti, intanto preparo il fermentatore a terra con il colino sopra che mi servirà per filtrare il luppolo in coni. In mezz'ora è tutto finito, riempio il lavandino di acqua fredda e ci metto anche qualche bottiglia congelata.
Per il raffreddamento ho scelto di utilizzare anche una parte di acqua di frigo, una variante del famoso Ice Addition del mio Mastro Joseph. Infatti giovedì una delle due taniche utilizzate per prelevare l'acqua di fonte, lo posizionata all'interno del frigo e posizionato il termostato a 3 e mezzo, limite massimo prima che l'acqua si congeli completamente.
La sera precedente con un programmino, avevo calcolato quanto doveva essere la temperatura all'interno della pentola che mescolata con l'acqua proveniente dal frigo avrebbe portato la temperatura finale sui 20°C. Quando ho tirato fuori la tanica dal frigo ho avuto un attimo di paura "Accidenti (eufemismo) è congelata!" per fortuna l'acqua congelata era solamente uno strato sottile sopra, misuro la temperatura 0,8°C, perfetto. Sul soft avevo marcato 18 litri di acqua fredda a 3°C e 7 litri a 65°C. Ma le condizioni erano mutate, la temperatura dell'acqua fredda era ben più bassa e il quantitativo di mosto era più dei 7 litri calcolati, così un veloce ricalcolo e esce fuori che il mosto deve essere a 50°C al momento di essere versata nel fermentatore.
Faccio tutto per bene, raffreddo a 50°C, comincio a versare 5 litri di acqua quasi ghiacciata nel fermentatore posiziono il colino e comincio a versare il mosto. ci vuole meno di un minuto per versare tutto, anche se il luppolo rimasto all'interno della pentola gronda sapore ed aroma, decido di lasciarlo indietro, sbagliato!, avrei dovuto strizzarlo un pò, sicuramente ci sarà rimasto un litro dentro.
Finito con la pentola comincio a versare l'acqua ghiacciata, a 20 litri mi fermo sentore che sto per combinare qualche stupidata (altro eufemismo), temperatura 22°C, tra me e me penso"E' già a 22, non è che con gli altri litri mi scende troppo?? No dai il soft è preciso", E' preciso sei i dati sono precisi! Così continuo a versare arrivato a 25 litri, preso da uno strano raptus, di cui ancora adesso ignoro l'origine, ci butto ancora un litro, sicuro che sulla ricetta ci fosse scritto 26 litri. Ed invece nooooo!!! sulla ricetta c'era scritto 25. Alla fine un litro in meno a 50°C e un litro in più a 0,8°C risultato finale 18,2°C, non era proprio quello che avevo programmato.
Tutto sommato non è quella tragedia che sembra trasparire da queste righe, anche se avrei preferito rimanere sui 20°C. Per aumentare l'ossigenazione, sia il mosto che l'acqua l'ho versata dall'alto, creando un bel cappello di schiuma, va venire voglia di ficcarci la faccia dentro!.
Tiro su il fermentatore, con estrema fatica, i miei over 50 si fanno sentire tutti, come le ultime settimane di lavoro notturno, e rischio il colpo della strega. Prelevo un campione è misuro la densità.
Sentore del casino fatto prima con i litri, presumo che avrò sicuramente una densità più bassa di quella della ricetta.
Infatti mi ritrovo con una densità di 1042, contro i 1048 che avevo calcolato, pazienza avrò finalmente una birretta leggera, visto che tutte le volte, con un attenuazione superiore al 80%, ci ritroviamo sempre con birre con una percentuale di alcool superiore al 6%.
Non mi sottraggo alla prova dell'assaggio del mosto in provetta (non è una cosa brutta!!). Il profumo è molto intenso si sente bene questo leggero aroma di piscio (di gatto per la precisione!), al gusto e molto dolce all'inizio della bocca poi man mano che scende si sente l'amaro importante, sicuramente avendo una densità più bassa, il rapporto Bu/Gu è più alto, ma non da fastidio, però alla fine è sfuggente il corpo si perde subito, strano per una birra fatta con gli estratti, potrebbe esser l'alto contenuto di zucchero candito utilizzato.
Il colore è splendido, il mosto è trasparente come difficilmente capita in BIAB, anche se sul fondo della provetta si è depositato un piccolo strato di farine probabilmente dovuto al Caramunich.
Il pensiero di dover trasportare il fermentatore in cantina da solo mi fa star male, inizialmente avevo preventivato di lasciarlo in garage, ma stamattina c'erano 16°C, questo inizio della stagione calda stenta a decollare e le temperature non salgono, soprattutto di notte dove tocchiamo ancora i 7 - 8 gradi, ma caspitolina (altro eufemismo) non siamo in Liguria qui??? No!
Così decido di aspettare Andrea che torni dal lavoro, per farmi dare una mano a trasportare il fermentatore giù in cantina. Purtroppo c'è una sola controindicazione, il lievito era stato reidratato per essere utilizzato a li ad una mezz'oretta al massimo in un ora ed invece dovrà attendere un ora in più.
A forza di aspettare, il lievito si è stufato e vuole andarci da solo nel mosto, non resiste più. Persino il mosto si è scaldato arrivando a 20°C, grazie anche alla stufa accesa, per mitigare il freddo che mi attanagliava stamattina.
Mi decido ad inoculare sperando che Andrea non ritarderà ancora molto, una mescolata al lievito e via lo verso tutto nel fermentatore, e per aumentare ancora l'ossigeno do una mescolata energica per un paio di minuti.
Una magica schiuma riappare, e tutto pronto per chiudere il coperchio.
Come in uno special televisivo, spunta Andrea " Ehi Pà, tutto bene?" "André finalmente, sei arrivato proprio nel momento giusto per darmi una mano a portare giù il fermentatore in cantina". Pochi minuti, ed è sistemato nella cella.
Eccolo qui posizionato, con ai piani superiori le due cotte precedenti MataMua e la Avanz a rifermentare. Non resta che attendere che il lievito cominci a fare il suo lavoro, e trasformi gli zuccheri in alcool.
Una bella esperienza solista che mi mancava, a parte il calcolo errato della temperatura nel fermentatore, tutto è andato bene, semplice, veloce e pulito. Questi ingredienti di prossima scadenza ci hanno dato la possibilità di avere una ventina di litri abbondanti di una birra beverina, leggera, splendida da bere tra poco più di un mese, bella fresca.
L'utilizzo degli estratti rispetto al All Grain, in BIAB o Classico, è un ottima soluzione, per produrre un pò di birra veloce, senza pretese, in momenti magari dove non c'è il tempo e la voglia di mettersi li a preparare tutto il materiale, a macinare chili e chili di grani, e a metterci tutto il giorno tra mash e bollitura per non parlare per AG Classico del lavaggio delle trebbie, e non bastasse la minuziosa pulizia di tutto il materiale utilizzato. E come diceva il grande Renzo "Meditate gente, meditate".
Infine una anteprima per il prossimo post, abbiamo il piacere di ospitare un nuovo Amico nella rubrica " Una Chiacchierata con....", un personaggio di primo piano della cultura birraria artigianale italiana, un personaggio che ha aiutato in primo piano la crescita del movimento italiano della birra. Lanciamo un concorso a premi della durata di 3 giorni, chi indovina si viene a prendere un chilo di Black Malt. In caso di diversi vincitori il chilo sarà diviso tra quelli che verranno, avanti lasciate ila vostra previsione qui sotto nei commenti.