Per festeggiare l'arrivo del nuovo anno abbiamo pensato che fosse una buona idea, tanto per cambiare, brassare una nuova birra. Per questa nuova nata, abbiamo inaugurato la nuova pentola da 100 litri, anno nuovo, pentola nuova!
La nuova pentola ci ha permesso di raddoppiare la produzione. Come in quella da 50 litri, l'unico intervento eseguito è stato praticare un foro da 20 mm. per l'inserimento del rubinetto. La pentola ha il fondo saldato e siamo stati costretti a fare il foro leggermente più in alto, per evitare di compromettere l'integrità del fondo, ed inoltre non avrebbe permesso un buon accoppiamento tra la parete del fondo della pentola, leggermente svasata, la guarnizione di silicone e la rotella di supporto, rischiando di avere qualche perdita.
Nelle due settimane che sono passate dall'ultima cotta, Diana la birra alla Castagna, oltre a preparare la nuova pentola, abbiamo eseguito parecchi lavori birrofili, iniziati con l'imbottigliamento di Luna Rossa, la birra di classico stampo inglese, dove abbiamo diviso il mosto in due fermentatori, utilizzando due lieviti diversi, US-05 classico lievito neutro americano in uno e l'S-04 il lievito inglese nell'altro. La rifermentazione in bottiglia è stata fatta in casa, per il problema di temperatura della cella climatica, risolto in parte negli ultimi giorni, con l'aggiunta di un'altro cavetto riscaldante, questa volta da 50W, che ci ha permesso di raggiungere nuovamente i 20°C. Con un incremento di 50W, la cella riesce a mantenere una differenza termica, tra interno e ambiente, intorno ai 10 gradi, rispetto hai 6 - 7 gradi con la sola resistenza da 25W. Un altro fattore importante, è che la resistenza riesce a raggiungere la temperatura impostata, permettendo al termoregolatore di staccarsi ed evitare di continuare a consumare energia elettrica.
Rimanendo sulla cella, abbiamo anche deciso di effettuare una modifica importante, che riguarda la composizione dei ripiani. In questo momento i ripiani sono in legno, bloccando in parte il flusso termico che si crea all'interno della cella, con l'aria calda che sale e la fredda che scende, riscaldandosi di nuovo e risalendo in un ciclo infinito. Così abbiamo acquistato alcuni fogli di lamiera grigliata 100 X 45, (ci siamo dovuti recare in Piemonte) per sostituire i piani in legno con una struttura metallica traforata, che permetterà una migliore circolazione del calore, unificando la temperatura sui due piani superiori. Il problema è trovare il momento giusto per effettuare questo intervento: primo, per intervenire dovremmo lasciare la cella aperta per un paio ore e all'interno i fermentatori e le bottiglie rimarrebbero esposte per troppo tempo ai 10 gradi della cantina; secondo il tempo. L'unica soluzione è avere la cella vuota, insomma dovremmo sospendere la produzione per oltre un mese. Se la temperatura interna si stabilizza sui 20°C, sposteremo il lavoro più avanti a fine primavera.
Un'altro lavoro svolto nel periodo santo è stato il travaso della birra alla castagna. La birra è risultata ancora molto torbida, dovuto alla grande quantità di lieviti ancora in sospensione, classico del WB-06, il classico lievito da weizen. Durante il travaso abbiamo avuto la possibilità di assaggiare il mosto/birra presente nella provetta del densimetro, utilizzato per la misura della densità, ed è stata una piacevole sorpresa. Dopo l'assaggio direttamente dalla pentola della cotta, eravamo rimasti un po' delusi, la birra era risultata stranamente amara e l'unico altro aroma che si sentiva era l'affumicato delle castagne essiccate, che copriva anche i sapori dei malti utilizzati. Ora invece, ad una settimana l'amaro iniziale si è miscelato splendidamente con l'aroma affumicato delle castagne essiccate, risultando molto meno amara e si sente oltre che il gusto di castagne, anche il classico aroma del frumento, diventando così una birra di grano aromatizzata alla castagna, proprio quello che volevamo. Anche il lievito a fatto la sua parte, con il classico gustoso bananoso, anche se pensavamo che con una temperatura in fase di fermentazione intorno ai 19-20°C gradi, avrebbe dovuto rilasciare meno esteri e più gusto di chiodi di garofano. Un esperienza da ripetere sicuramente il prossimo autunno, magari questa volta utilizzando un lievito più neutro come l'US-05 e la sostituzione del grano maltato, con malti speciali leggermente tostati, come il Crystal, per dare un maggiore aroma caramellato.
Rimanendo sulla cella, abbiamo anche deciso di effettuare una modifica importante, che riguarda la composizione dei ripiani. In questo momento i ripiani sono in legno, bloccando in parte il flusso termico che si crea all'interno della cella, con l'aria calda che sale e la fredda che scende, riscaldandosi di nuovo e risalendo in un ciclo infinito. Così abbiamo acquistato alcuni fogli di lamiera grigliata 100 X 45, (ci siamo dovuti recare in Piemonte) per sostituire i piani in legno con una struttura metallica traforata, che permetterà una migliore circolazione del calore, unificando la temperatura sui due piani superiori. Il problema è trovare il momento giusto per effettuare questo intervento: primo, per intervenire dovremmo lasciare la cella aperta per un paio ore e all'interno i fermentatori e le bottiglie rimarrebbero esposte per troppo tempo ai 10 gradi della cantina; secondo il tempo. L'unica soluzione è avere la cella vuota, insomma dovremmo sospendere la produzione per oltre un mese. Se la temperatura interna si stabilizza sui 20°C, sposteremo il lavoro più avanti a fine primavera.
Un'altro lavoro svolto nel periodo santo è stato il travaso della birra alla castagna. La birra è risultata ancora molto torbida, dovuto alla grande quantità di lieviti ancora in sospensione, classico del WB-06, il classico lievito da weizen. Durante il travaso abbiamo avuto la possibilità di assaggiare il mosto/birra presente nella provetta del densimetro, utilizzato per la misura della densità, ed è stata una piacevole sorpresa. Dopo l'assaggio direttamente dalla pentola della cotta, eravamo rimasti un po' delusi, la birra era risultata stranamente amara e l'unico altro aroma che si sentiva era l'affumicato delle castagne essiccate, che copriva anche i sapori dei malti utilizzati. Ora invece, ad una settimana l'amaro iniziale si è miscelato splendidamente con l'aroma affumicato delle castagne essiccate, risultando molto meno amara e si sente oltre che il gusto di castagne, anche il classico aroma del frumento, diventando così una birra di grano aromatizzata alla castagna, proprio quello che volevamo. Anche il lievito a fatto la sua parte, con il classico gustoso bananoso, anche se pensavamo che con una temperatura in fase di fermentazione intorno ai 19-20°C gradi, avrebbe dovuto rilasciare meno esteri e più gusto di chiodi di garofano. Un esperienza da ripetere sicuramente il prossimo autunno, magari questa volta utilizzando un lievito più neutro come l'US-05 e la sostituzione del grano maltato, con malti speciali leggermente tostati, come il Crystal, per dare un maggiore aroma caramellato.
La misurazione della densità, ha decretato che i nostri amici lieviti hanno già quasi mangiato tutti gli zuccheri, visto che la misura si è attestata a 1008, un valore decisamente basso, ma in linea con il mash scelto, per creare una birra secca.
Nonostante tutto i lavori non sono terminati, abbiamo etichettato, prima la bionda dorata Oro, e poi negli ultimi giorni la bitter Luna Rossa.
Nel post precedente Vi ho illustrato a grandi linee come creare un etichetta, e anche queste due etichette sono state create con Gimp.
La Oro ha trovato posto in cantina, andando a rimpolpare la già nutrita schiera di birre, mentre la Luna Rossa è rimasta ancora in casa a terminare la fase di rifermentazione.
Piano piano stiamo tornando ai tempi d'oro, riempendo i ripiani, che si erano svuotati quest'estate.
Iniziamo con la cronaca di questa prima cotta dell'anno. Anche questa volta, per motivi diversi, non siamo riusciti a prepararci a dovere nei giorni precedenti, e la cotta è stata inserita nell'unica giornata libera di queste ultime due settimane. Siamo comunque riusciti a recati alla fonte il giorno prima, per prelevare l'acqua alla fonte, in un ambiente molto diverso dall'ultimi anni, uno scenario raro in questi periodi, visto che nonostante la stagione non c'è neve, che normalmente incornicia la fonte.
Naturalmente trattandosi di una cotta eseguita con una pentola più grande, serviva più acqua, e dai 50 litri che prelevavamo prima, abbiamo dovuto caricarci 90 litri, per fortuna ho un arma segreta, di nome Andrea. Bello vincere facile.....
L'acqua è stata depositata in garage in attesa della cotta del giorno dopo.
L'acqua è stata depositata in garage in attesa della cotta del giorno dopo.
La giornata è continuata con la preparazione del locale per la festa serale, come sempre a base di pizza e birra. Prima di iniziare la cena siamo riusciti a macinare i 10 kg. di grani, una fetta importante del lavoro che ci avrebbe atteso la mattina successiva. Per la ricetta inizialmente avevamo deciso di utilizzare il Pilsner tedesco insieme al frumento maltato, ma poi abbiamo deciso di sostituire il Pilsner, di cui ne abbiamo poco e con una data di scadenza lontana, con il Maris Otter scaduto il mese scorso di cui ne avevamo ancora una decina di kg.
Ma vediamo la ricetta definitiva:
2 Mü Maeve ALL Grain BIAB
Minuti ammostamento :60
Litri in pentola :77
Litri in fermentatore :54
Efficienza :76 %
OG :1043
ABV :4.3 %
Plato :10.8
IBU :9.4
BU/GU :0.22
EBC : 3
Malti e Fermentabili
Maris Otter 4700 gr 46 %
Wheat Malt 4700 gr 46 %
Fiocchi Orzo 400 gr 4 %
Fiocchi Frumento 400 gr 4 %
Totale10200 gr
Luppoli
Hallertauer Hersbrucker 60 gr 60 min
Buccia di Arancia essiccate 50 gr 15 min
Foglie di Limonetto essiccate 10 gr 10 min
Totale120 gr
Lieviti
SAFBREW WB-06 40 gr.
Profilo Mash
Protein Rest 50 °C 10 min
Beta-amilasi 63 °C 35 min
Alpha-amilasi 72 °C 15 min
Bollitura 120 min
Bollitura 120 min
Qui sotto il secchio con i 10 Kg di grani macinati e fiocchi, pronti da essere utilizzati la mattina seguente.
La serata è stata splendida, grazie all'ottima compagnia. La mattina siamo stati costretti a scendere molto presto, con la moglie che ha sistemato, lavato, riordinato, dal casino lasciato la sera dopo la cena, permettendomi di preparare tutto il necessario, fornellone, pentola e gli strumenti essenziali, lasciando da parte le complicazioni. Il riempimento della pentola ci ha portato via molto tempo, soprattutto perché, essendo la prima volta, abbiamo dovuto "tarare" la pentola. Come master abbiamo utilizzato la pentola piccola da 13 litri, quella che usiamo per le cotte di prova con il luppolo selvatico, versando 10 litri alla volta. Per la misura della pentola piccola abbiamo un asta graduata che ci indica i litri, e siamo sicuri dell'accuratezza dello rudimentale strumento.
Come successo per la pentola da 50 litri, abbiamo segnato, sul manico del mestolo di legno, dall'altro lato, i litri. Ogni dieci litri abbiamo fatto una tacca. Arrivati a 80 litri, ci siamo guardati in faccia con mia moglie, "Enrico ma non Ti sembra un po' troppo st'acqua, non ci stanno anche i grani","Già mi sa che abbiamo o misurato male i litri, o la pentola è più piccola!". E molto probabile, che per la fretta, abbiamo messo qualche litro in più, probabilmente confondendo le righe sulla asta piccola, bisognerà, la prossima volta, agire con più attenzione. Alla fine decidiamo di levare tre litri, portando il litraggio totale a 77 litri.
Come vedete, se questa pentola è da 100 litri (dichiarati dal produttore), e abbiamo versato 80 litri, c'è qualcosa che non va. D'obbligo la prossima cotta di fine gennaio, la verifica del volume della pentola.
Andiamo avanti, tolti i tre litri, abbiamo acceso, la giornata è splendida, non ricordo un periodo simile, gli anni precedenti. Proseguiamo con l'inserimento del fondo, purtroppo non ho trovato un coperchio adatto a coprire tutto il fondo della nuova pentola, e ci siamo dovuti accontentare del vecchio, che per la pentola da 50 era perfetto, che invece ora, c'è troppo spazio tra il fondo e il bordo della pentola, diventando rischioso, la sacca si potrebbe infilare nello spazio, rischiando di bruciarsi sul fondo caldissimo della pentola, ma non abbiamo altro e siamo costretti ad accettare questo rischio.
Per diminuire le possibilità di bruciature non previste, al momento dell'estrazione della sacca, decidiamo di arrotolare un po' la sacca, accorciandola di una decina di centimetri.
Per migliorare la presa della sacca, abbiamo utilizzato anche qualche molletta da carta, per evitare che durante il mescolamento possa scivolare giù. Ora tocca al succo di limone che utilizziamo come acidificante naturale (acido citrico), visto il quantitativo di acqua ne mettiamo due.
Ci siamo, ora non resta che coprire la pentola e attendere che l'acqua raggiunga i 50°C per la sosta del proteine rest. L'utilizzo di Maris Otter non lo rende così necessario come con il Pilsner, ma è consigliato per la presenza del Frumento, anche se maltato, pochi minuti renderanno sicuramente la birra più limpida.
Per la cotta sono attesi un po' di Amici che divideranno con noi gli oneri e i piaceri di questa prima cotta dell'anno. Più o meno arrivano tutti insieme, Andrea con Diego, e poco più tardi Fabio e sua figlia Maeve (a cui la birra è dedicata). Passa anche Alex, mio fratello, per fare un saluto, una bella comitiva, sono tutti curiosi di vedere la cotta, la compagnia è piacevole, porta un po' di serenità e di giovialità, che non guasta mai. Così mentre ci scambiamo qualche parole, ci distraiamo e la temperatura sale a 55°C, è troppo alta, decidiamo di spegnere e aspettare che cali da sola. Il grande volume dell'acqua non permette una abbassamento repentino e dopo un quarto d'ora, siamo costretti ad utilizzare la serpentina, per abbassare a 50°C. Eravamo già in ritardo, ci mancava ancora questa mezz'ora persa per distrazione. Iniziamo a versare i grani macinati appena arrivati a temperatura, "Ma pà, secondo me non ci stanno tutti", " Tranquillo, ci mettiamo quelli che ci stanno". In effetti ci stanno al pelo, se non avessimo tolto quei tre litri, su consiglio della moglie, avremmo avuto seri problemi a farceli stare tutti.
Come potete vedere, il mosto è arrivato sul bordo, facciamo fatica a mescolare i grani, con molta pazienza senza dare scossoni, cerchiamo di miscelarli al meglio.
Anche Diego guarda incredulo, pronto a balzare indietro a primo segno di tracimamento. Neanche il tempo di mescolare un po' che i 10 minuti passano, riaccendiamo per salire allo step a 63°C per la sosta di beta amilasi, ci diamo un po' di cambio.
Durante le fasi di rampa, per passare ad una temperatura più alta, mescoliamo spesso, per evitare che: primo, si creino zone di temperature più alte in basso e secondo per evitare che la sacca si adagi sul fondo e possa bruciarsi a causa dello spazio tra il fondo e il bordo della pentola. Fabio non si è perso un secondo, sempre attento e curioso. Durante le fasi di pausa ho cercato di spiegargli tutte le fasi, e i motivi delle azioni compiute.
Durante la sosta a 63°C, la temperatura è rimasta praticamente costante per tutti i 35 minuti, si è abbassata di un solo grado, cosa che non accadeva con la pentola più piccola, e abbiamo mescolato solo un paio di volte per unificare la temperatura, anche Fabio ci ha dato una mano.
Il tempo corre quando la compagnia è piacevole, i 35 minuti della sosta di beta amilasi volano e proseguiamo con la rampa per arrivare a 72°C per la sosta di alfa amilasi. Anche questi 15 minuti passano in un attimo, per fortuna Andrea mi richiama sempre all'ordine. Siamo pronti per la verifica con la tintura di iodio, Fabio ci guarda allibito, gli spiego cosa stiamo facendo.
La prova è positiva, tutti gli amidi sono stati trasformati in zucchero, si può tirare su la sacca è passare alla fase di strizzamento della sacca. Sembra di stare a qualche dimostrazione pubblica, si guarda, si commenta e si dice la propria.
Lavoriamo piano piano per evitare di far fuoriuscire il mosto. Come la pentola, anche la sacca è nuova, e trattiene molto mosto, e si fa fatica a tirare su la sacca, che peserà una ventina di chili.
Piano piano arrotoliamo la sacca, così da cominciare a comprimerla, scende molto mosto. La lasciamo un po' scolare prima di trasferirla nel secco con la bacinella bucherellata, e passare alla parte forzosa dello spremitura.
Alla fine recuperiamo ancora 5 litri di mosto. La sacca è intatta, per fortuna, ho temuto fino alla fine, tolto il fondo, misuriamo il mosto restante, 74 litri circa, siamo riusciti a strizzare parecchio e a recuperare la maggior parte del mosto intrappolato, nei grani c'è ne dovrebbero essere rimasti tre litri. Quindi non ci resta che aspettare che inizi a bollire, abbiamo così un bel po' di tempo per mangiare qualcosa. Indovinate un po' cosa c'è da mangiare??? Pizza della sera prima, e da bere?, la nostra birra, non manca anche il dolce, un tiramisù preparato da Danila, la moglie di Fabio, un dolce meraviglioso con panna vegetale, insomma un pranzo da Re!!
Intanto la temperatura, nella pentola, sale e cominciamo a separarsi le proteine, e con così tanti litri di mosto, lo strato è notevole, e ci tiene impegnati a schiumarle, in alcuni momenti sembra una panna grigiastra piuttosto spessa.
Cominciamo a preparare il luppolo, con unica gittata da amaro a 60 minuti dalla fine della bollitura. Il luppolo scelto è il classico delle Weizen, l'Hallertauer Hersbrucker, uno splendido luppolo tedesco, varietà tradizionale bavarese dall’aroma molto buono, mediamente intenso, speziato e gradevole.
Durante la fase di progettazione avevamo deciso di aggiungere anche qualche spezia, per caratterizzare la nostra birra di grano. Inizialmente avevamo pensato alla scorza di arancia, ma poi abbiamo inserito anche qualche foglie di Limonetto, scientificamente Aloysia Citrodora, pianta dai tanti nomi che ricordano il suo intenso profumo di limone. Per la quantità decidiamo di non esagerare, per la scorza di arancia 1 gr.lt circa, mentre per il limonetto, visto che è la prima volta che lo utilizziamo, ci accontentiamo di 10 gr. totali.
Per il lievito, preferiamo esaltare il gusto classico delle birre di grano tedesche, utilizzando il WB-06, anche perché ne abbiamo un paio di confezioni che scadono il prossimo mese.
Anche per questa cotta decidiamo di far bollire il mosto 120 minuti, soprattutto perché ne abbiamo parecchio in pentola e non vogliamo poi alla fine trovarci a buttarne troppo, a disposizione abbiamo soltanto due fermentatori in plastica da 25 litri, e poi così aumentiamo un po' la densità, migliorando anche l'efficienza.
Il tempo corre veloce, dopo un ora di bollitura gettiamo il luppolo, 60 grammi, non è molto, ma è per evitare di amaricare troppo la birra, considerando che anche il limonetto tende a rilasciare un leggero retrogusto amaro.
Poi a 15 minuti dalla fine buttiamo la scorza e a 10 minuti il limonetto, naturalmente tutto libero nel mosto.
E' incredibile il profumo che si sprigiona dopo aver gettato il limonetto. Insieme mettiamo la serpentina, ma mi accorgo subito che è piccola in proporzione con la pentola nuova, capisco subito che sarà più complicato del solito raffreddare il mosto.
Intanto preparo il lievito, come sempre preparo un pentolino con l'acqua, 100ml ogni busta di lievito usata, la faccio bollire e poi una volta raffreddata fino a 25°C, la verso nei bicchieri. Successivamente sciolgo il lievito nei bicchieri fino a creare una crema, infine sigillo i bicchieri con pellicola trasparente. Dopo 15 minuti li riapro e ci verso dentro un grammo di zucchero, mescolando bene per scioglierlo, richiudo e dopo 30 minuti di solito è pronto per essere versato nel mosto.
Arrivati a 2 ore di bollitura, spegniamo e cominciamo la fase di raffreddamento. L'acqua dell'acquedotto è molto fredda, ma la serpentina è sottodimensionata. La temperatura scende lentamente, siamo costretti ad inserire anche le bottigliette ghiacciate. Si cerca di movimentare il mosto per aumentare il raffreddamento della serpentina, ci diamo un po' di cambio, anche Fabio ci aiuta.
Visto il quantitativo di mosto, ci va un ora per portarlo a 20°C, dobbiamo pensare ad una soluzione per raffreddare più velocemente. Esistono scambiatori di calore che raffreddano in pochi minuti, in alternativa si potrebbe costruire una serpentina di rame più grossa. Esistono anche serpentine di acciaio inox dimensionate per pentole da 100 litri, più o meno tutti con lo stesso costo. Per la prossima volta possiamo provare a tirare un po' la serpentina, facendola diventare più alta, aumentando, in parte, il volume di contatto con il mosto, una soluzione tampone finché non troviamo l'idea giusta.
Arrivati a 20°C togliamo la serpentina e Andrea crea il vortice, per accumulare le scorie, luppoli, spezie e farine, al centro sul fondo della pentola. Di solito lasciamo vorticare il mosto finché non si ferma, dai 15 ai 20 minuti sono sufficienti.
Siamo alla fine, sistemiamo il fermentatore, precedentemente santificato, è apriamo il rubinetto.
Inizialmente il mosto è torbido, come sempre, nei primi litri ci sono ancora farine in sospensione che non si sono depositate sul fondo. Importante anche non aprire eccessivamente il rubinetto per evitare di creare un risucchio, che trascini le farine più vicine.
Ma man mano che scende si chiarifica, diventando di un bel giallo dorato. Quando il mosto raggiunge la meta del primo fermentatore, versiamo il primo bicchiere di lievito, e verso la fine la metà del secondo. Arrivati a 25 litri decidiamo di riempirlo ancora, all'interno della pentola c'è ancora molto mosto e abbiamo paura che alla fine ci rimanga troppo per il secondo, così arriviamo al massimo, 27 litri. Prima di sistemare il secondo preleviamo un campione di mosto, per misurare l'unico parametro importante, la densità iniziale. Inseriamo il densimetro e il valore letto è 1043, in linea con il progetto. Inseriamo l'altro fermentatore e prima di chiudere il primo, insuffliamo l'ossigeno con l'aeratore.
Ripetiamo le stesse operazioni con il secondo fermentatore. Verso la fine il mosto torna torbido, e non ci rimane che chiudere il rubinetto, raggiungendo anche in questo i 27 litri, ma nella pentola ci rimangono ancora almeno altri 5 litri, probabilmente la prossima cotta dovremmo diminuire leggermente l'acqua iniziale. Al centro della pentola c'è rimasta una montagnetta, il trub, la parte di scarto composta da luppoli, le spezie e le farine, di colore grigio, non certo un bel aspetto.
Come vedete dall'immagine c'è ancora molto mosto, ma complice anche il foro più in alto del rubinetto, dobbiamo lasciarlo nella pentola. Siamo proprio alla fine, ossigeniamo anche questo secondo fermentatore e lo chiudiamo. Grazie a Diego che aiuta Andrea, li portano nella cella climatica.
Giusto il tempo di riempire i gorgliatori e il beccuccio del rubinetto di grappa e ora non rimane che aspettare una settimana prima del travaso. Mi sembra di vedere doppio, no no sono proprio due, due fermentatori pieni!!
La giornata è finita, salutiamo e ringraziamo gli amici Fabio, Maeve e Diego per l'aiuto durante le fasi della cotta, e gli rinnoviamo l'invito.
La mattina dopo, i gemelli andavano come un treno in corsa, fase tumultuosa partita alla grande con la temperatura salita a 22°C. Dopo le successive 48 ore, la fase tumultuosa è terminata e de iniziata la fase di trasformazione di zuccheri meno fermentabili, con una diminuzione dei borbottii da parte della nostra copia di gorgogliatori. Ora manca un giorno al primo travaso per la pulizia dai lieviti esausti, temperatura costante a 22°C e l'emissione di anidride carbonica e quasi azzerata, ma sappiamo quanto ancora lavora sotto sotto il nostro lievito.
Domani travaso ma questa è un'altra storia.